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Nepal - La prima grande vittoria del movimento comunista internazionale nel secolo XXI

In Nepal il 28 maggio l’Assemblea Costituente ha dichiarato decaduto il re e ha proclamato la fine della monarchia che dal 1768 regnava su tutto il Nepal. A schiacciante maggioranza (560 voti su 601 membri di cui 564 presenti) l’AC ha dichiarato il Nepal una repubblica democratica federale. La decisione dell’AC è una tappa importante della rivoluzione democratica in corso nel Nepal. L’avvenimento è tanto più importante e di rilevanza internazionale perché la rivoluzione democratica è guidata dal Partito comunista del Nepal (maoista). Infatti la repubblica democratica federale è il primo degli obiettivi che il Partito comunista del Nepal (maoista) ha posto 18 anni fa alle masse popolari del Nepal e per i quali è riuscito a mobilitarle.

Il Nepal è un paese relativamente piccolo: per superficie e popolazione è circa la metà dell’Italia. Era un paese molto arretrato non solo politicamente, ma anche dal punto di vista economico e culturale. L’oppressione delle donne (molte donne sono reclutate per fare le prostitute in India), la divisione in caste e l’oppressione delle minoranze nazionali erano rafforzate dalla dominazione straniera: prima il colonialismo inglese (il governo della Gran Bretagna recluta ancora oggi soldati in Nepal: i Gurkha), poi dagli imperialisti Indiani e USA.

In questo paese negli ultimi vent’anni la rivoluzione democratica si è sviluppata finalmente con forza grazie alla direzione del Partito comunista del Nepal (maoista). L’Assemblea Costituente è composta da rappresentanti eletti da tutte le componenti della popolazione nepalese: numerose sono le donne e i membri delle caste inferiori e delle nazionalità oppresse. La soppressione della monarchia è il risultato della guerra popolare rivoluzionaria che il Partito comunista del Nepal (maoista) ha iniziato nel 1990, quando si è staccato dai revisionisti moderni (la cui forza conviveva con l’oppressione feudale e imperialista e con la monarchia divina e quindi di fatto faceva dei revisionisti un loro abbellimento) e ha adottato il marxismo-leninismo-maoismo come sua teoria guida e la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata come sua strategia. La grande vittoria (più di un terzo di tutti gli eletti, 220 su 585 membri elettivi) del Partito comunista del Nepal (maoista) nelle elezioni per l’Assemblea Costituente tenute il 10 aprile non sarebbe stata possibile senza la mobilitazione delle coscienze, l’organizzazione delle masse popolari e i rapporti di forza creati nel paese dai successi conseguiti dal nuovo potere instaurato negli anni passati in gran parte del paese e fondato sulle forze armate rivoluzionarie, sui governi democratici locali e sulle altre organizzazioni popolari create e guidate dal Partito comunista del Nepal (maoista). Le speranze che la nuova repubblica venga a capo dei suoi nemici interni ed esterni e che la rivoluzione democratica si sviluppi ulteriormente anche sul terreno economico e culturale sarebbero ben poche, se non ci fossero le forze che il Partito comunista del Nepal (maoista) ha già accumulato con la guerra popolare rivoluzionaria. La vittoria della rivoluzione democratica nel Nepal è quindi la vittoria della concezione e della linea del Partito comunista del Nepal (maoista): il marxismo-leninismo-maoismo e la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

 

Il Nepal è stato unificato sotto la monarchia alla metà del Settecento, 240 anni fa. Il re del Nepal ancora fino a ieri pretendeva di aver ricevuto il potere da dio, un po’ come il Papa che a capo della Corte Pontificia spadroneggia nel nostro paese e tira le fila delle sue istituzioni politiche, economiche e culturali ed è quindi responsabile del marasma i cui siamo infognati. Ma né l’origine divina, né l’appoggio degli imperialisti americani e indiani sono bastati a tenerlo in sella. L’AC gli ha dato 15 giorni di tempo per sgomberare il palazzo reale. Questo è stato dichiarato proprietà nazionale e destinato a diventare un museo. La monarchia nepalese è così finita nel museo della storia. Ha preceduto di qualche anno il Pontefice di Roma e il futuro che attende il Vaticano.

Il Nepal sta in questi mesi rivivendo quello che ha vissuto l’Inghilterra alla metà del Seicento, quando il re Carlo I della dinastia degli Stuarts fu deposto e poi giustiziato (1649). Sta vivendo quello che ha vissuto la Francia durante la Rivoluzione Francese, quando fu abolita la monarchia e il re Luigi XVI della dinastia dei Borboni venne deposto e poco dopo giustiziato (1793). Sta vivendo quello che ha vissuto la Russia nel 1917 quando lo Zar venne deposto e poi giustiziato (1918). Ma lo vive nelle condizioni del secolo XXI, dopo la prima ondata della rivoluzione proletaria e all’inizio della seconda. Alla direzione della rivoluzione non vi sono i rappresentanti dei mercanti e della borghesia in ascesa, fedeli protestanti o intellettuali illuministi. La rivoluzione democratica nepalese è guidata da un partito comunista basato sul marxismo-leninismo-maoismo. Per alcuni aspetti la situazione politica è più simile a quella della Russia del 1917, ma la direzione del partito comunista nella rivoluzione democratica è in Nepal ben più affermata di quanto lo fosse in Russia, mentre non vi è una classe operaia concentrata, organizzata e cosciente come vi era nella Russia del 1917 e il contesto internazionale è profondamente diverso.

 

La decisione presa il 28 maggio dall’Assemblea Costituente segna l’inizio di una nuova fase della rivoluzione democratica in Nepal. Nei prossimi mesi il movimento rivoluzionario nepalese dovrà superare ancora molti ostacoli: costituire un governo che corrisponda agli obiettivi del movimento popolare, porre fine in tutto l’ordinamento del paese al sistema feudale e delle caste e all’oppressione sulle donne e sulle minoranze nazionali, avviare l’intero paese sulla via del progresso economico e culturale.

All’interno del Nepal la rivoluzione democratica deve metter fine ai rapporti di dipendenza personale (patriarcali, feudali o religiosi) e rafforzare l’economia mercantile, con l’obiettivo di migliorare le condizioni materiali e spirituali della grande massa della popolazione. Essa quindi dovrà resistere alle cospirazioni delle forze monarchiche, feudali e clericali che cercheranno di ritornare al potere. Dovrà anche impedire che prevalgano le forze borghesi e riformiste (compresi i falsi comunisti, i revisionisti moderni che in Nepal sono piuttosto forti - il Partito comunista del Nepal (UML) ha 103 eletti nell’AC). Al di là dei nomi che si danno, queste forze borghesi e riformiste sono portavoce della borghesia velleitaria, oramai incapace di uno sviluppo autonomo dal sistema imperialista mondiale: nell’epoca imperialista i tentativi fatti in numerosi paesi di uno sviluppo capitalista autonomo sono tutti falliti. Esse volenti o nolenti cercheranno di integrare il nuovo Nepal nel sistema imperialista mondiale e di impedire che le masse popolari si mobilitino e si organizzino su vasta scala per risolvere esse stesse i loro problemi economici e culturali. Esse quindi porterebbero la rivoluzione democratica alla rovina.

Nelle relazioni internazionali la rivoluzione democratica del Nepal ha vinto contro il sistema imperialista mondiale del secolo XXI. Costituisce per i popoli di tutto il mondo un precedente e un esempio che gli imperialisti faranno di tutto per cancellare. È un colpo portato contro tutto il sistema mondiale dell’imperialismo. Indebolisce lo sforzo disperato che gli imperialisti e le altre forze reazionarie compiono in ogni angolo del mondo per distogliere le masse dalla rivoluzione proletaria, nonostante le infami condizioni in cui il sistema imperialista le ha precipitate e in cui ogni giorno più le affonda. La rivoluzione democratica del Nepal quindi dovrà resistere all’aggressione armata o non armata, aperta o mascherata dell’imperialismo, in particolare americano e indiano. Da anni gli imperialisti indiani agiscono in combutta con gli imperialisti USA (che a Nuova Delhi hanno addirittura installato una centrale del FBI) e con i gruppi sionisti d’Israele. Gli imperialisti cercheranno di aggravare la già difficile situazione economica delle masse popolari e di fomentare le divisioni nazionali. Useranno gli enormi mezzi di cui dispongono per comperare e rafforzare i residui notabili feudali che la rivoluzione democratica non ha ancora sbalzato di sella, corrompere i nuovi notabili borghesi e creare movimenti controrivoluzionari. Cercheranno in ogni modo di trarre profitto sul piano politico da ogni appiglio per soffocare o deviare la rivoluzione, come hanno fatto con successo in vari paesi dell’Africa (Mozambico, Angola, ecc.), in Nicaragua dopo la vittoria dei Sandinisti nel 1979 e in vari altri paesi, come hanno tentato senza successo di fare in Russia e a Cuba. La rivoluzione democratica del Nepal poggia sulla lungimirante direzione del Partito comunista del Nepal (maoista) e sulla solida e larga mobilitazione popolare che il Partito ha creato in particolare tra i contadini durante i dieci anni di lotta armata (1996-2006) e che ha esteso nelle città negli ultimi anni.

Stante le vittorie fin qui conseguite siamo convinti che i compagni nepalesi sapranno condurre avanti la rivoluzione e che le manovre delle forze reazionarie interne ed esterne (in particolare del governo di Washington e del governo di Nuova Delhi) saranno sconfitte assieme alle forze che essi riusciranno a mobilitare in Nepal. Il Partito comunista del Nepal (maoista) è membro del MRI (Movimento Rivoluzionario Internazionalista) ed è da tempo legato ai partiti comunisti degli altri paesi della zona: con essi nel 2001 ha formato il Comitato di Coordinamento dei Partiti e delle Organizzazioni Maoiste dell’Asia Meridionale (CCOMPOSA). Da quasi due decenni ha adottato il marxismo-leninismo-maoismo come concezione guida e la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata come strategia per la rivoluzione in Nepal. Ha dato contributi importanti al bilancio del movimento comunista internazionale, all’analisi della situazione attuale della lotta di classe nel mondo e alla definizione della concezione e della linea che il movimento comunista internazionale deve seguire per mettersi alla testa della lotta per instaurare il socialismo e creare regimi di nuova democrazia, per dirigere e condurre alla vittoria le masse popolari che in tutto il mondo resistono e lottano contro l’imperialismo e la reazione, contro gli effetti della nuova crisi generale, contro gli speculatori che affamano i popoli e contro i governi che li proteggono, contro le potenze imperialiste e la NATO che in nome della loro “guerra al terrorismo” aggrediscono un numero crescente di paesi e compiono ovunque manovre e complotti criminali nell’ambito di una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari. Il Partito comunista del Nepal (maoista) è avanzato di vittoria in vittoria nonostante l’opposizione degli imperialisti USA e Indiani. Esso merita la fiducia di tutti i partiti e i membri del movimento comunista internazionale che hanno molto da imparare da esso. (1)

Per sfuggire alla morsa del sistema imperialista e migliorare le loro condizioni economiche e culturali, le masse popolari nepalesi dovranno imboccare la via del socialismo e il Partito comunista del Nepal (maoista) le guiderà su quella strada. Oltre ai fattori interni, principali, giocheranno a favore della rivoluzione nepalese sia le contraddizioni tra i governi di Washington e di Nuova Delhi e il governo di Pechino, sia la resistenza che in tanti paesi, in particolare in Iraq, in Afghanistan, in Palestina, in Libano e in Somalia le masse popolari oppongono all’aggressione USA e NATO e sulle lotte analoghe che si profilano in altri paesi (Pakistan). Anche la nostra lotta contro la partecipazione dell’Italia alle aggressioni imperialiste (Afghanistan, Libano, Iraq, Jugoslavia, Palestina, ecc.) aiuterà la rivoluzione democratica del Nepal. Il migliore appoggio che noi comunisti dei paesi imperialisti possiamo e dobbiamo dare alla rivoluzione democratica in Nepal è però lo sviluppo della guerra popolare rivoluzionaria fino a instaurare il socialismo nei nostri paesi.


La lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista è il contesto necessario perché crescano su grande scala la coscienza politica e l’organizzazione delle masse popolari italiane autoctone e immigrate e si sviluppino con forza e con successo la loro lotta per la difesa e l’ampliamento delle conquiste e per un lavoro dignitoso e sicuro per tutti, la loro resistenza al procedere della crisi, la loro lotta contro il carovita, contro gli speculatori e contro le Autorità e la Corte Pontificia che li sostengono, contro lo squadrismo fascista e razzista e contro le Organizzazioni Criminali, per la civiltà e il benessere!

 

La vittoria della rivoluzione di nuova democrazia in Nepal è un evento di grande importanza mondiale, anche se il Nepal è un paese relativamente piccolo. Principalmente per due motivi.

1. Il Nepal è collocato in una regione, l’Asia meridionale (India, Pakistan, Bangladesh, Sri-Lanka), dove abitano più di 1.300 milioni di persone, un quinto della popolazione mondiale. In questa regione il movimento rivoluzionario democratico antimperialista è in pieno sviluppo ed è guidato dal marxismo-leninismo-maoismo, in particolare in India, grazie al Partito comunista indiano (maoista). È una zona cerniera tra la Cina che ha davanti a sé un periodo tempestoso e il mondo arabo e musulmano in piena effervescenza antimperialista. Il successo del Partito comunista del Nepal (maoista) darà un grande impulso al movimento rivoluzionario della regione. (2)

2. L’intero movimento comunista mondiale sta vivendo una fase decisiva per la sua rinascita: la fase dell’assunzione del marxismo-leninismo-maoismo come sua teoria guida. Questa è oggi la principale discriminante all’interno del movimento comunista mondiale. La vittoria conseguita dal Partito comunista del Nepal (maoista) e i suoi contributi alla teoria comunista imprimono uno slancio importante alla sinistra dell’intero movimento comunista mondiale: ai partiti più avanzati, alla sinistra all’interno di ogni partito, ai suoi esponenti più avanzati.

La rovina del regime monarchico e dell’ordinamento semifeudale che schiacciava le masse popolari del Nepal è incominciata quando il Partito comunista del Nepal (maoista) ha rotto con le esitazioni e le arretratezze comuni a gran parte dei partiti sedicenti comunisti, riformisti o comunque impotenti (perché ideologicamente arretrati) del Nepal come del resto del mondo, ha adottato il marxismo-leninismo-maoismo come sua concezione guida e, sulla base delle condizioni concrete del paese, ha dato inizio alla guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata: cioè alla creazione nel paese di un potere indipendente e contrapposto al potere del dio-re appoggiato dagli imperialisti americani e indiani e abbellito dai riformisti e dai revisionisti. Passo dopo passo ha creato un nuovo potere che poggiava sulla mobilitazione delle masse popolari attorno al Partito. In questo senso la lotta condotta dal Partito comunista del Nepal e la sua vittoria sono di esempio, conferma e stimolo per noi comunisti che lottiamo per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, tramite la guerra popolare rivoluzionaria e la creazione di un Nuovo Potere indipendente e contrapposto a quello della borghesia imperialista che ha la Corte Pontificia come suo centro di regia e gode dell’appoggio degli imperialisti USA, dei gruppi sionisti e delle Organizzazioni Criminali italiane. Come lo è per noi, lo sarà anche per molti altri partiti comunisti.

La rivoluzione democratica del Nepal è parte della nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo e nel Nepal apre la via alla rivoluzione socialista. Il nostro paese ha bisogno della rivoluzione socialista, ma anch’essa è parte della rivoluzione proletaria mondiale e ha in comune con la rivoluzione democratica del Nepal il nemico principale (il sistema imperialista mondiale) e la teoria che la guida (il marxismo-leninismo-maoismo). Nella nostra propaganda noi comunisti dobbiamo illustrare gli avvenimenti del Nepal per spiegare meglio cosa è il socialismo, la differenza tra il socialismo e la democrazia borghese, la differenza tra la lotta per il socialismo e le lotte rivendicative (che gli economicisti sostituiscono alla prima). Dobbiamo illustrarli per dimostrare che il socialismo è possibile nonostante l’imponenza e l’arroganza degli imperialisti e delle altre forze reazionarie (Corte Pontificia in testa), che la condizione chiave per la sua instaurazione è il partito comunista basato sul marxismo-leninismo-maoismo e che assume la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata come sua strategia. Nell’ulteriore elaborazione della nostra concezione del mondo e della nostra linea (la pubblicazione del nostro Manifesto Programma è un salto in avanti, ma non ha esaurito l’elaborazione della scienza della rivoluzione socialista nel nostro paese), dobbiamo usare gli avvenimenti del Nepal per capire meglio la nostra strategia e il ruolo dei comunisti nella lotta di classe: sia nella rivoluzione di nuova democrazia sia nella rivoluzione socialista.

I comunisti italiani salutano quindi la vittoria del Partito comunista del Nepal (maoista) e delle masse popolari che esso ha mobilitato, a cui ha finalmente dato una coscienza e un’organizzazione coerenti con le loro necessità democratiche di emancipazione e di progresso.

Festeggiamo quindi il grande successo ottenuto dalle masse popolari del Nepal guidate dal Partito comunista maoista a compiere la loro rivoluzione democratica!

Noi comunisti dobbiamo diffondere tra le masse popolari del nostro paese con volantini, scritte murali e conferenze la notizia della nuova vittoria strappata dalla rivoluzione di nuova democrazia in Nepal. Il successo della rivoluzione democratica guidata dal Partito comunista del Nepal (maoista) è un segnale di speranza per i lavoratori del nostro paese e un segnale di morte per la borghesia, il clero, la Corte Pontificia e tutte le forze reazionarie. Il successo del Partito comunista del Nepal (maoista) conferma e rafforza il messaggio delle recenti elezioni del nostro paese: il fallimento delle forze riformiste e della sinistra borghese. La vittoria è possibile, ma bisogna scuotersi di dosso l’influenza dei riformisti e dei revisionisti, bisogna superare i limiti che hanno impedito al movimento comunista di continuare sulla via dei grandi successi che aveva strappato nella prima parte del secolo XX. Il successo raggiunto dalla guerra popolare rivoluzionaria in Nepal conferma che la rinascita del movimento comunista è in corso in tutto il mondo. Avanza nel mondo la seconda ondata della rivoluzione proletaria che nei paesi imperialisti instaurerà il socialismo e nei paesi oppressi dall’imperialismo e semifeudali instaurerà regimi di nuova democrazia che apriranno la via alla rivoluzione socialista. Le vittorie del Partito comunista del Nepal (maoista) confermano che il marxismo-leninismo-maoismo è la terza superiore tappa del pensiero comunista e che è la concezione che guiderà la seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale.

 

È facile comprendere perché la borghesia e le forze reazionarie di tutto il mondo minimizzano agli occhi delle masse popolari quello che è successo e quello che sta succedendo in Nepal, mentre cospirano per riportare al potere le forze reazionarie. Parlano il meno possibile della vittoria della rivoluzione democratica e del Partito comunista maoista che la dirige. Gli eventi del Nepal smentiscono tra le masse popolari la propaganda borghese: dimostrano che il movimento comunista non è morto, mostrano che il movimento comunista sta rinascendo. Mostrano quale è il fattore decisivo della rinascita: l’iniziativa dei comunisti guidata dal marxismo-leninismo-maoismo. Sono questi insegnamenti che la borghesia imperialista, il clero, la sinistra borghese cercano di nascondere alle masse popolari del nostro paese tacendo o minimizzando gli eventi del Nepal.

Anche tra partiti e gruppi e in ambienti e da parte di persone che si dicono comunisti (e magari personalmente tali onestamente si credono e cercano di essere) si scorgono rifiuti, esitazioni e dubbi nel salutare e festeggiare la rivoluzione democratica in Nepal. Perché? A secondo dei casi, questi dipendono principalmente da uno o dall’altro dei seguenti tre motivi, che a volte si combinano tra loro.

1. Dopo le sconfitte subite dal movimento comunista negli ultimi 40 anni, molti comunisti e altre persone generose sono demoralizzate e hanno perso la fiducia che è possibile instaurare il socialismo. I primi paesi socialisti sono crollati. Molti partiti comunisti sono degenerati fino a sparire o cambiare natura. Molte rivoluzioni vittoriose sono in un modo o nell’altro state corrotte e vinte dagli imperialisti: dal Sud Africa al Nicaragua. Tutte queste sconfitte in realtà né sono state fatali né furono dovute principalmente alla forza degli imperialisti e dei reazionari. Furono l’effetto dei limiti dei comunisti stessi, dell’insufficiente comprensione che noi comunisti avevamo raggiunto del movimento sociale in corso, dell’incapacità intellettuale e morale del movimento comunista cosciente e organizzato di sviluppare una linea d’azione adeguata alle condizioni concrete. Chi non ha ancora capito i reali motivi delle sconfitte subite dal movimento comunista nella seconda parte del secolo scorso, per forza di cose non si è ripreso dallo stupore per quelle sconfitte e subisce gli effetti della propaganda borghese e clericale che le ingigantisce. Oggi la demoralizzazione e la sfiducia in se stessi impediscono a molti di gioire delle vittorie del movimento comunista. Hanno paura di andare una volta ancora incontro ad amare delusioni. Ma se ci lasciamo dominare dalla paura dell’insuccesso, non ci lanceremo in nessuna impresa, niente di nuovo avrà mai luogo. Noi dobbiamo gioire delle nostre vittorie e renderci capaci di prevenire e impedire nuove sconfitte e di conquistare nuove vittorie. Possiamo farlo: il maoismo ci ha mostrato le cause delle sconfitte passate e ci ha dato gli strumenti per riprendere l’avanzata. Dobbiamo quindi mettere in opera tutto ciò di cui noi siamo capaci perché la vittoria conquistata in Nepal sia un gradino per vittorie ancora maggiori, anche se non possiamo garantire che la rivoluzione democratica nepalese procederà di vittoria in vittoria, sfocerà nella rivoluzione socialista e si fonderà con la seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale vittoriosa. Questo in definitiva dipende principalmente dai comunisti e dalle masse popolari del Nepal. La rivoluzione democratica nepalese ha molti nemici all’interno del Nepal e all’esterno. Ad ogni nuovo passo avanti che la rivoluzione farà, la linea giusta da seguire dovrà essere scoperta e dovrà prevalere contro le contestazioni e le incomprensioni che la ostacoleranno all’interno delle stesse forze rivoluzionarie e dello stesso Partito comunista: ogni verità si afferma solo un po’ alla volta lottando contro errori, ogni fenomeno nuovo viene compreso solo gradualmente perché dobbiamo sopraffare pregiudizi e abitudini radicate, l’influenza delle vecchie classi dominanti sulle masse popolari e su noi stessi comunisti può essere limitata e contenuta ma scomparirà completamente solo quando le vecchie classi scompariranno. Quanto più siamo consapevoli dei rischi che corriamo, tanto meglio potremo evitarli e procedere di vittoria in vittoria. Non dobbiamo mai scoraggiarci per eventuali sconfitte.

2. Tra i comunisti e quanti si dicono, si credono e onestamente cercano di essere tali, sono ancora molti quelli ostili al maoismo. Il dogmatismo è una epidemia ancora diffusa nel movimento comunista. Molti compagni sono contro il revisionismo moderno per le sconfitte e la decadenza che ha portato nel movimento comunista. Attribuiscono la colpa dell’avvento del revisionismo a questo o a quel dirigente. Vorrebbero semplicemente ritornare al passato. Non si rendono conto che se i revisionisti moderni sono riusciti a far valere le loro stupide e rifritte teorie e a prendere la direzione del movimento comunista, la ragione sta nei punti deboli che il movimento comunista presentava. Non basta negare le stupide e vecchie teorie dei revisionisti moderni (di Kruscev, di Togliatti e Berlinguer, di Thorez, di Tito, di Teng Hsiao-ping, ecc.): i nostri padri hanno dato credito alle loro tesi rovinose perché non avevano risposte adeguate ai compiti che dovevano affrontare. Se Cossutta e Bertinotti hanno avuto successo tra tanti comunisti personalmente onesti e generosi di Rifondazione Comunista, è perché questi ultimi non vedevano o non osavano vedere che la realtà non era come Bertinotti la dipingeva e non sapevano a che altro santo votarsi. Chi le ha scoperte, deve far valere le verità che i nostri padri non avevano ancora scoperto. I dogmatici provano fastidio per la vittoria di un partito che si basa sul marxismo-leninismo-maoismo. In effetti questo fatto indebolisce le loro vecchie certezze, mette in dubbio i loro pregiudizi, scuote la loro autorità, ma potrebbe di contro aprire loro nuovi luminosi orizzonti. Bisogna spingerli a chiedersi: che concezione comunista è quella che vi impedisce di partecipare alla celebrazione delle vittorie che i comunisti del Nepal hanno conseguito nella rivoluzione democratica del loro paese?

3. Infine vi sono nel movimento comunista persone che storcono il naso perché la rivoluzione in corso nel Nepal è una rivoluzione democratica e quindi non instaura il socialismo, benché sia diretta da un partito comunista. Sono l’altra faccia della medaglia (medaglia che si chiama “incomprensione delle leggi di sviluppo della società moderna insegnate dal marxismo”) di quelli che lanciano entusiastici ma sciocchi evviva alla rivoluzione socialista in Nepal, nascondendo a sé e al pubblico che si tratta di una rivoluzione di nuova democrazia (rivoluzione democratica guidata dal partito comunista). Il marxismo insegna che per instaurare il socialismo occorrono determinate condizioni oggettive (pratiche, materiali, di sviluppo delle forze produttive e della composizione di classe della popolazione) e determinate condizioni soggettive (intellettuali, morali, organizzative) della classe operaia. Esso ha indicato chiaramente e in dettaglio quali sono le une e quali sono le altre. Gli anarchici e i trotzkisti non tengono conto di questo insegnamento marxista, anzi lo negano apertamente. Anche per questo nelle rivoluzioni della nostra epoca o non hanno avuto un ruolo politico importante o hanno avuto un ruolo negativo. Gli economicisti a loro volta confondono la lotta per instaurare il socialismo con le lotte rivendicative. Ora è indubbio che in Nepal di lotte rivendicative ve n’è in abbondanza. Quindi gli economicisti o sono indignati perché il partito comunista non instaura il socialismo o strizzano l’occhio e gridano evviva al socialismo anche se il Partito comunista del Nepal (maoista) giustamente quanto è fermo nella lotta contro la monarchia, contro il sistema delle caste, contro l’oppressione delle donne e delle minoranze nazionali, contro gli altri costumi e ordinamenti feudali, contro l’ingerenza degli imperialisti indiani e americani, altrettanto chiaramente sostiene lo sviluppo dell’economia mercantile, l’alleanza tra le masse popolari sulla base della democrazia, il pluripartitismo, ecc. (3) Nella società contemporanea il socialismo è l’emancipazione delle masse popolari (dalla borghesia imperialista, dalle altre forze reazionarie e da ogni oppressione di classe) diretta dagli operai. L’emancipazione degli operai a sua volta non può essere che opera degli operai stessi. Le masse popolari nepalesi sono animate su grande scala da un forte spirito democratico, ma sono ancora estranee al comunismo. Le contraddizioni di classe nel senso moderno (cioè tra borghesia e proletariato) tra le masse popolari democratiche del Nepal sono ancora poco sviluppate. In Nepal gli operai non costituiscono ancora una classe ben distinta dalle altre classi delle masse popolari. Tanto meno costituiscono una classe cosciente e organizzata, preparata ed educata al socialismo da una lotta di classe aperta contro la borghesia e capace quindi di prendere nelle sue mani il potere e dirigere il resto delle masse popolari ad andare passo dopo passo verso il comunismo. Né le condizioni internazionali attuali li aiuterebbero a compiere una simile impresa. Parlare di instaurazione immediata del socialismo in simili condizioni sarebbe o una sciocchezza o una truffa. Quindi giustamente il Partito comunista del Nepal (maoista) lotta per portare al successo la rivoluzione democratica. Solo nel contesto della rivoluzione democratica vittoriosa si creeranno le condizioni per la rivoluzione socialista. Le aggressioni pacifiche o armate degli imperialisti, il comportamento servile della borghesia nepalese (che nelle nuove condizioni democratiche si svilupperà rapidamente) verso l’imperialismo e l’opera cosciente del Partito comunista del Nepal (maoista) educheranno rapidamente la classe operaia nepalese (che anch’essa nelle nuove condizioni democratiche si svilupperà rapidamente) a diventare classe dirigente.

Nell’epoca imperialista, la rivoluzione democratica diretta dal partito comunista non è ancora la rivoluzione socialista, ma apre la via alla rivoluzione socialista. Questo è l’abbiccì dell’insegnamento di Lenin. Mao lo ha sviluppato in un capitolo a se stante del pensiero comunista, il capitolo della rivoluzione di nuova democrazia. (4)

Per tutte queste ragioni noi comunisti dobbiamo portare tra le masse popolari del nostro paese la notizia e la gioia per la vittoria della rivoluzione democratica in Nepal. Inoltre possiamo e dobbiamo usare gli avvenimenti del Nepal per rafforzare nel nostro paese le condizioni soggettive della rivoluzione socialista.

Infatti è grazie all’assimilazione del marxismo-leninismo-maoismo e alla sua applicazione nella guerra popolare rivoluzionaria che i mille rivoli della resistenza che le masse popolari oppongono al procedere della crisi generale del capitalismo confluiranno nel fiume della rivoluzione socialista, che travolgerà l’attuale ordinamento sociale con il suo Papa, farà dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuirà alla vittoria e allo sviluppo delle rivoluzioni di nuova democrazia fino alla loro trasformazione in rivoluzione socialista.

Umberto C.

 

 

Note

1. I lettori che vogliono conoscere i contributi dati dal Partito comunista del Nepal (maoista) al patrimonio teorico del movimento comunista e la sua linea devono attingere alle fonti di lingua inglese:

The Worker (periodico del Partito comunista del Nepal (maoista), reperibile tramite

<lal_rpg@yahoo.co.uk> e presso Housmans Bookshop - 5, Caledonian Road, King Cross, Londra N1 9DX Gran Bretagna

tel. 0044. (0)2.07.83.74.473),

The Red Star (quindicinale, reperibile tramite <trs.nepal@gmail.com>,

tel. 00977.(0)1.69.14.630 Nepal),

Some important documents of Communist party of Nepal (maoist) di Prachanda e altri e People’war and women’s liberation in Nepal di Hisila Yami (compagna Parvati), opuscoli reperibili presso Second wave Pubblications & Distribution, BM Box 2978, London WC1N 3XX, Gran Bretagna,

<secondwave@hotmail.co.uk>).

In italiano sono disponibili l’opuscolo Innalzare la bandiera rivoluzionaria sul monte Everest nel 21° secolo e testi sparsi tradotti dal Settore Relazioni Internazionali del

P-CARC, reperibili presso le Edizioni Rapporti Sociali, <rapportisociali@libero.it>,

tel. 02.26.30.64.54 Milano.

Some important documents of Communist party of Nepal (maoist) e People’war and women’s liberation in Nepal sono stati pubblicati in italiano, purtroppo però la traduzione è del tutto inaffidabile.

 

2. Sulle prospettive della Cina vedasi La Voce n. 22 (Il ruolo della rivoluzione cinese nel movimento comunista mondiale e L’invasione cinese). Sulla resistenza antimperialista dei paesi arabi e musulmani, vedasi La Voce n. 16 (La rivoluzione democratica antimperialista dei paesi arabi e musulmani).

 

3. Il pluripartitismo è l’espressione fisiologica e sana, a livello politico, di una società il cui ordinamento sociale contempla interessi antagonisti. Tali sono per eccellenza le società basate sulla produzione mercantile e sulla produzione capitalista. Abolire il pluripartitismo senza abolire la produzione capitalista e la produzione mercantile porta inevitabilmente a risultati reazionari e assurdi (cioè instabili, provvisori, di breve periodo, che per stare in piedi richiedono uno sforzo politico continuo). I revisionisti moderni hanno cercato di mantenere in piedi il più a lungo possibile, con uno sforzo e uno spreco enormi, un regime politico a partito unico in società che ogni giorno di più spingevano verso l’economia capitalista e l’economia mercantile. Il risultato lo si è visto nella decadenza prima e infine nel crollo dei paesi socialisti costruiti in Europa Orientale e dell’Unione Sovietica. In proposito vedere il Manifesto Programma del (n)PCI, pag. 176-181.

 

4. Sulla rivoluzione di nuova democrazia e gli altri principali apporti del maoismo al pensiero comunista, vedere L’ottava discriminante

in La Voce n. 10.