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Problemi di metodo

  Materialismo dialettico e bilancio della nostra attività



Introduzione: il “collo di bottiglia”

Tratti principali del materialismo dialettico

Dalla teoria alla pratica

Il bilancio è la ricostruzione delle seguenti tappe


Introduzione: il “collo di bottiglia”

“Per sconfiggere il nemico innanzi tutto bisogna essere indipendenti ideologicamente da lui”: questo è uno dei principi fondamentali della politica rivoluzionaria.

Solo attraverso questo principio ideologico è infatti possibile applicare i due importanti principi politico/militari: “Ogni classe fa la guerra a suo modo” e “Strategia ferma, tattica flessibile”.

Il materialismo dialettico (md) è il metodo di conoscenza (teoria) e la guida per l’azione (pratica) dei comunisti. È la scienza più avanzata prodotta dall’umanità. È attraverso il md che il partito comunista costruisce la sua indipendenza ideologica dal nemico.

Come è stato ben illustrato nell’articolo “Elevare la qualità del nostro Partito per porre le basi del suo sano sviluppo quantitativo” ( La Voce n. 20), oggi l’assimilazione del md e la costruzione dell’unità ideologica dei comunisti organizzati nel (nuovo)PCI costituiscono il “collo di bottiglia” della lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

“Solita roba da rivoluzionari da salotto”, obietteranno sicuramente i “praticoni” movimentisti. È opportuno analizzare questa posizione, data la frequenza con cui essa ancora si manifesta nel movimento comunista del nostro paese (rappresentandone il principale limite) e, soprattutto, per via della dimostrazione che la sua confutazione ci permette di fare.

La teoria è di fatto “roba da rivoluzionari da salotto” inutile ai fini rivoluzionari se è staccata dalla pratica, se non guida l’azione.

La classe dominante alimenta in seno alle masse popolari la divisione e la contrapposizione tra teoria e pratica, tra pensiero e azione. Per effettuare questo intervento impiega una quantità consistente di uomini, di mezzi e di risorse. Il lavoro di intossicazione, di confusione, di promozione dell’evasione dalla realtà e della diversione dalla realtà è infatti uno degli aspetti centrali del regime di controrivoluzione preventiva.

Perché?

L’esperienza pratica delle masse popolari le mette in contraddizione con il capitalismo. Il nemico di classe deve quindi cercare di intervenire nel processo di elaborazione che le masse popolari fanno della loro esperienza pratica, per intossicarlo, deviarlo e confonderlo. In altre parole: il nemico di classe lavora affinché il pensiero (la teoria) delle masse popolari non sia il ricavato scientifico (giusto, oggettivo) della loro esperienza pratica e, quindi affinché la loro teoria non elevi la loro pratica.

La “filosofia per la filosofia”, la “teoria per la teoria” che eccita l’intelletto degli inconcludenti “rivoluzionari da salotto” è un’impostazione ideologica prodotta da questo operato del regime di controrivoluzione preventiva, finalizzato a dividere e contrapporre, in seno alle masse popolari, la teoria alla pratica, il pensiero all’azione.

I compagni “praticoni” hanno quindi ragione a rifiutare la “teoria per la teoria”. Questo è il loro aspetto positivo. Il loro aspetto negativo (ed è l’aspetto determinante: nel senso che determina la loro sterilità politica) è che rigettano in blocco la teoria anziché rigettare la divisione e la contrapposizione tra teoria e pratica fomentata dal regime di controrivoluzione preventiva. In altre parole, questi compagni “buttano il bambino con l’acqua sporca”.

L’assenza di una giusta concezione (teoria) li porta ad una pratica errata: il loro giusto rigetto dell’essere unilaterali (“solo teoria”) li porta ad essere unilaterali (“solo pratica”). Così facendo si riducono ad una pratica sterile e di fatto si trovano, come i “rivoluzionari da salotto”, al carro della sinistra borghese (aldilà delle forme con cui si presentano e dell’immagine che hanno di sé).

Emergono in maniera chiara due elementi:

- la teoria e la pratica sono legate tra loro

- l’indipendenza ideologica dal nemico è fondamentale per riuscire a combinare nel giusto modo la teoria con la pratica.

Il materialismo dialettico (md) è lo strumento con cui il partito comunista costruisce la sua indipendenza ideologica dal nemico. Il md è il metodo di conoscenza (teoria) e la guida per l’azione (pratica) dei comunisti. È la scienza più avanzata prodotta dall’umanità.

La realtà è la combinazione di numerosi componenti. Attraverso il md si riesce ad individuare queste diverse componenti, a studiare le caratteristiche specifiche di ognuna, a comprendere il legame che unisce tra loro le varie componenti e a individuare le varie tendenze che le attraversano e le muovono. Il md è uno strumento potente che permette di comprendere e di trasformare la realtà.

Analizzando attraverso il md la teoria e la pratica, queste emergono come due componenti di una contraddizione in continuo movimento. Lo studio scientifico di questa contraddizione e del suo movimento mostra che la giusta dialettica tra i due aspetti è: teoria-pratica-teoria superiore. Ossia: elaborazione della teoria-applicazione della teoria nella pratica-bilancio dell’esperienza ed elaborazione di una teoria superiore.

Il bilancio dell’esperienza ha un ruolo molto importante in questo processo. Senza un giusto bilancio dell’esperienza non si possono sintetizzare tutti gli insegnamenti e le scoperte che la dialettica teoria-pratica ha messo in luce e le prospettive che ha aperto. In altre parole, senza una giusta sintesi materialista dialettica dell’esperienza (bilancio) non si può giungere ad un’analisi scientifica della realtà.

Oggi nella “carovana” del (nuovo)PCI c’è ancora la tendenza a confondere i bilanci dell’esperienza con i resoconti. La differenza tra i due è però molto profonda. Diverso è infatti la profondità con cui si sviluppa il lavoro di studio della realtà.

I bilanci dell’esperienza studiano la realtà prima dell’intervento dei comunisti (le sue diverse componenti, il legame che le unisce, le diverse tendenze che l’attraversano), studiano come avviene l’intervento dei comunisti, le dinamiche che produce. Da tutto questo lavoro di analisi vengono verificati i criteri e i principi elaborati prima dell’intervento, da un lato e si cerca di ricavarne dei nuovi, superiori, dall’altro.

I resoconti sviluppano un’analisi della realtà più superficiale. Non è un limite: è la loro funzione. I resoconti sono infatti strumenti di inchiesta, sono come delle foto. L’accumulazione quantitativa di resoconti (e quindi di informazioni) permette di fare un salto di qualità nella comprensione della realtà: i bilanci dell’esperienza. Ad esempio, studiando diversi resoconti di iniziative promosse da una determinata FSRS si può giungere all’elaborazione di un bilancio delle sue forze, delle sue caratteristiche, delle sue potenzialità, dei suoi limiti e tracciare una superiore linea di intervento nei suoi confronti.

I bilanci e i resoconti sono quindi due opposti legati dialetticamente tra loro, con delle funzioni diverse e specifiche. Le diverse caratteristiche, appena viste nelle loro linee generali, fanno si che dei due sono i bilanci dell’esperienza che mettono in condizione di analizzare a fondo la situazione e tracciare linee di prospettiva.

La confusione che ancora persiste nella “carovana” del (nuovo)PCI tra resoconti e bilanci riduce la possibilità di “raccogliere tutto quello che si semina”: in termini sia di forze che di esperienza.

Attraverso questo articolo vogliamo contribuire all’elevazione della concezione e del metodo con cui si effettuano i bilanci dell’esperienza e contribuire così al processo di assimilazione del md e di costruzione dell’unità ideologica dei comunisti organizzati nel (nuovo)PCI: unità ideologica che oggi è ancora il “collo di bottiglia” della lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Quest’articolo è composto da una prima parte teorica e da una seconda parte pratica, sperimentale.

 

Tratti principali del materialismo dialettico

In natura niente resta fermo. Tutto è in continuo movimento. Il movimento è prodotto da una contraddizione interna al contesto preso in considerazione.

Le caratteristiche della contraddizione interna sono determinate dai suoi due poli.

Il contesto in cui è immersa la contraddizione (fattori esterni) agisce su di essa. Allo stesso tempo, la contraddizione interna interviene sul contesto in cui è immersa.

La trasformazione è un aspetto particolare del movimento e, allo stesso tempo, determinante. È il salto qualitativo prodotto dall’accumulo quantitativo attuato nel movimento della contraddizione.

La trasformazione può essere in varie direzioni:

· la contraddizione interna trasforma le condizioni esterne e così facendo trasforma anche se stessa (acquista una qualità superiore);

· oppure le condizioni esterne riescono a trasformare la contraddizione interna e così facendo trasformano anche se stesse (acquistano una qualità diversa).

Tutto dipende dalla dialettica che si innesca all’interno della contraddizione tra i due poli. Questa dialettica tra i due poli determina infatti il modo con cui viene effettuata l’accumulazione quantitativa da parte della contraddizione.

 

Dalla teoria alla pratica

Applichiamo i principi appena visti ad un esempio-tipo: prendiamo in considerazione un collettivo di comunisti che opera in un paese.

Il collettivo costituisce la “contraddizione interna” e il paese “i fattori esterni”. Le caratteristiche della “contraddizione interna” sono date dai suoi “due poli” (aspetti positivi e aspetti negativi del collettivo).

In base a come questo collettivo opera sui “fattori esterni” in cui è immerso, li può trasformare oppure essi lo possono trasformare. Tutto dipende dalla linea che il collettivo segue, dal dibattito e dalla lotta tra le due linee che attua al suo interno.

Solo attraverso una linea giusta è infatti possibile accumulare quei tanti “piccoli successi” giorno dopo giorno che permettono poi di innescare una trasformazione reale del contesto in cui operano (accumulo quantitativo e salto qualitativo).

 

Il bilancio è la ricostruzione delle seguenti tappe

Innanzi tutto bisogna illustrare la fase d’inchiesta: analisi del collettivo (aspetti positivi e negativi) e, successivamente, analisi del contesto in cui opera o “fattori esterni” (distinguendo tra masse popolari e borghesia imperialista). Vedi più avanti il punto 1.

Poi si illustra la fase dell’elaborazione della linea: ossia la fase in cui si decide come sviluppare l’intervento della contraddizione interna sui fattori esterni. Vedi punto 2.

Successivamente si illustra il modo con cui la contraddizione interna interviene sui fattori esterni, ossia l’ “accumulo quantitativo” delle iniziative. Vedi punto 3.1

Poi si illustrano quali dinamiche ha prodotto l’intervento della contraddizione interna sui fattori esterni. Quali reazioni sono state prodotte sia nella contraddizione interna che nelle condizioni esterne? Vedi punto 3.2

Chi ha trasformato chi e come? Quali insegnamenti trarre da questa esperienza? Vedi punto 4.

 

1- Inchiesta:

a- Condizioni soggettive di partenza

b- Condizioni oggettive di partenza (fattori esterni):

- nel campo delle mp

- nel campo della bi

 

2- Elaborazione della linea d’intervento:

a- La nostra iniziativa (aspetto principale)

b- Quale può essere la risposta del nemico? (aspetto secondario)

 

3.1- Attuazione della linea (descrizione delle iniziative che si realizzano)

 

3.2- Reazioni (dinamiche prodotte dall’intervento)

 

4- Conclusioni:

a- fase uno:

b- fase due:

 

Claudio G. Bilancio di un'irruzione nel teatrino della politica borghese

 

 


 


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