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La forza principale della rivoluzione

 

Sulla strada per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, tracciata dalla strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, il Partito deve adempiere ai compiti che la situazione attuale comporta e darsi gli strumenti e i mezzi adeguati per adempierli. Nel periodo attuale il Partito deve mantenere e rafforzare la sua capacità di resistere alla repressione e di continuare a svolgere il suo ruolo quali che siano le misure che la borghesia imperialista prenderà, nell’ambito dell’ottavo procedimento giudiziario che le Autorità Italiane hanno scatenato contro la “carovana del (n)PCI” (procedimento Giovagnoli) e delle altre manovre che la borghesia imperialista sta conducendo alla chetichella. Il Partito deve quindi rafforzare la sua struttura clandestina, elevare la qualità della sua struttura centrale, reclutare nuovi membri, moltiplicare il numero dei Comitati di Partito, elevare la qualità della loro attività. Solo se noi realizzeremo in misura sufficiente questi compiti, gli operai avanzati e gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari riusciranno a determinare una mobilitazione delle masse popolari sufficiente a impedire che il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti realizzi il programma comune della borghesia imperialista italiana, il mandato che il Vaticano e gli altri centri di potere politico della classe che domina e saccheggia il nostro paese, delusi dal fallimento della banda Berlusconi, hanno confidato al circo Prodi. Nel corso di questa lotta contro il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti, se essa sarà condotta con successo, cioè se noi lavoreremo secondo una linea abbastanza giusta, si rafforzerà il legame del Partito con la classe operaia, aumenterà il numero degli operai avanzati membri del Partito, crescerà l’aggregazione delle masse popolari attorno alla classe operaia. In sintesi si rafforzerà nel nostro paese il nuovo potere, alternativo al potere della borghesia imperialista, che la ricostruzione del partito comunista ha fatto sorgere. Il nuovo potere si consoliderà e si rafforzerà.

Questo è il modo in cui, nella situazione concreta attuale, faremo evolvere la crisi politica che il nostro paese sta attraversando, la crisi politica della borghesia imperialista, in senso favorevole alle masse popolari e all’obiettivo di fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Lo scandalo Telecom Italia / Anonima Ricattatori ha solo confermato la gravità di questa crisi: essa è lungi dall’essere risolta, è un aspetto della crisi generale del capitalismo. È una crisi che nessuna misura del governo italiano può risolvere, perché è una crisi profonda e internazionale. Spesso le misure prese dal governo italiano non fanno che aggravarla. Essa offre di giorno in giorno innumerevoli spunti e occasioni per il dispiegarsi dell’iniziativa del Partito. Mille situazioni in cui i rapporti tra la classe dominante e una parte delle masse popolari si tendono e l’iniziativa del Partito può trasformare l’indignazione delle masse in rivolta o almeno in una lotta rivendicativa vittoriosa che comunque sarà una nuova scuola di comunismo. Ogni iniziativa del Partito accresce l’aggregazione delle masse popolari attorno al Partito, acuisce il contrasto tra le masse popolari e la borghesia imperialista, rafforza il nuovo potere. Man mano che il Partito diventerà l’effettivo Stato Maggiore della classe operaia, capace per la sua composizione, per i suoi legami e per la quantità dei suoi Comitati, di orientare l’attività della classe operaia, il potere della borghesia diventerà sempre più precario e sempre più le masse popolari, anziché soffrire solo degli effetti della sua permanenza, trarranno profitto dall’instabilità di questo potere fino a far maturare il passaggio alla seconda fase della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, quella della guerra civile e dell’equilibrio strategico.

In questo modo contribuiamo alla rinascita del movimento comunista in tutto il mondo e in particolare nei paesi imperialisti, diamo il nostro contributo internazionalista alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo, siamo solidali con tutte le forze che da un capo all’altro della terra lottano contro l’imperialismo e fronteggiano la guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo, in particolare appoggiamo la rivoluzione democratica e antimperialista che i popoli arabi e musulmani conducono con eroismo e contribuiamo a che essa si dia una direzione capace di condurla alla vittoria,(1) ci gioviamo degli effetti dell’iniziativa delle forze rivoluzionarie di tutto il mondo e della crescente lotta delle classi sfruttate e dei popoli oppressi.

Noi siamo ancora una piccola forza, ma operiamo in completa indipendenza ideologica e organizzativa dalla borghesia e in conformità alla tendenza al superamento del capitalismo che oggettivamente esiste nella società. Noi siamo i coltivatori ancora deboli e poco esperti di un terreno immensamente fertile. Più precisamente operiamo nel senso positivo che la società presenta, nel senso della tendenza al comunismo. Operiamo a favore della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, in contrapposizione alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Quest’ultima è invece la via che la borghesia imperialista, per mantenere il suo potere, certamente imboccherà con decisione crescente perché non ne ha altre. Anche questa via ha i suoi presupposti oggettivi nella società attuale. Per questo la destra borghese predomina sulla sinistra borghese. Per questo in ogni campo (dalle relazioni internazionali alla politica economica e culturale) la sinistra borghese si trascina al seguito della destra borghese. Su ogni terreno tende allo stesso obiettivo della destra, solo che opera con un metodo e con tempi diversi: con la concertazione e la cooperazione dell’aristocrazia operaia (in primo luogo dei sindacati di regime) invece che con la brutalità e l’arroganza proprie della banda Berlusconi. La destra borghese si sta raggruppando. La borghesia, in parte consapevolmente e in parte inconsapevolmente, sta generando e selezionando le forze capaci di promuovere e capeggiare la mobilitazione reazionaria. Il Vaticano sta un po’ alla volta mostrando il suo ruolo nascosto di centro di ultima istanza del potere politico della borghesia nel nostro paese e a livello internazionale assume il ruolo di portabandiera della guerra di religione e dello scontro di civiltà: la veste che la borghesia imperialista dà alla sua aggressione dei paesi oppressi e alla guerra di sterminio non dichiarata che essa conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo, ivi compresi i paesi imperialisti. Le forze politiche più reazionarie del nostro paese, anche quelle che nulla hanno a che vedere con la religione, si vanno sempre più raggruppando attorno al Vaticano. Persino gli esponenti delle correnti più affini al vecchio fascismo, persino eredi dichiarati del vecchio nazi-fascismo antisemita si schierano sempre più a difesa dell’impresa coloniale, razzista e teocratica, incarnata dai gruppi sionisti fondatori d’Israele, l’avamposto più feroce dell’imperialismo USA nella zona d’incontro dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa.(2) I neoconservatori USA, i fondamentalisti cristiani, stanno assumendo il ruolo di caporioni della borghesia a livello mondiale, ruolo che nella prima crisi generale del capitalismo fu assunto dai nazi-fascisti. I vecchi fenomeni si presentano con nomi diversi e anche in forme diverse per affrontare i vecchi problemi che a loro volta si presentano in forme diverse.(3)

Nel nostro paese vi sono oggi ancora molte organizzazioni e molti personaggi che fanno una giusta denuncia dei mali presenti nella nostra società, dei pesi crescenti che opprimono le masse popolari, del corso criminale che la destra borghese incarna e promuove, della guerra sanguinaria in cui la borghesia imperialista sta sprofondandoci. Ma accecati dall’influenza della cultura borghese, dalla loro ristrettezza di vedute e dalla loro sfiducia nelle masse e nella capacità delle masse di instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale, non vedono al di là del loro naso e più o meno apertamente ripongono le loro speranze nella borghesia di sinistra, nel circo Prodi, nel governo Prodi-D’Alema-Bertinotti. Non vedono altra via d’uscita, lo accettano come “il meno peggio”. Essi certamente resteranno delusi. Alcuni di essi isolano il corso delle cose del nostro paese dal corso delle cose a livello mondiale. Alcuni si lasciano abbindolare per periodi più o meno lunghi dal metodo diverso che la sinistra borghese usa rispetto alla destra, dalle parole compassionevoli e pretesche di Prodi a favore dei “più deboli”, dalle misure con cui il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti dà con una mano dieci a quelli a cui la borghesia imperialista e lo stesso governo tolgono cento (vedasi la Finanziaria 2007), dalle sue promesse. Prima o poi ognuna di queste organizzazioni e ognuno di questi personaggi si troverà davanti ad un bivio: o passerà dalla nostra parte delle masse popolari (e quindi si legherà in qualche modo al Partito) o smetterà anche di denunciare in maniera giusta i ali presenti. In questa fase queste organizzazioni e questi personaggi costituiscono delle forze intermedie. Se noi operiamo in modo giusto, essi svolgeranno in questa fase il ruolo di forze ausiliarie della rivoluzione, lavoreranno per noi, per la nostra causa. Ma questo avverrà solo se noi operiamo in modo abbastanza giusto. In questo senso quindi noi abbiamo nelle nostre mani la chiave della situazione. Da noi dipende il senso in cui la situazione evolverà. Noi possiamo prendere l’iniziativa. Dobbiamo prenderla e tenerla saldamente nelle nostre mani.

Detto in breve, si tratta di migliorare la qualità e la disposizione delle nostre forze attuali: migliorare il nostro metodo di lavoro nella clandestinità e nel lavoro aperto, rafforzare i legami già esistenti con la classe operaia e con gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari. Grazie a questo, aumentare la nostra quantità: moltiplicare i nostri legami con la classe operaia e con gli elementi avanzati della altre classi delle masse popolari, reclutare nuovi membri e formare nuovi Comitati di Partito, intermedi e di base. La crescita quantitativa arrivata ad un certo punto determinerà una nuova superiore qualità del Partito.

Rafforzare la struttura clandestina del Partito, rafforzare i nostri legami con la classe operaia, reclutare nuovi membri. Ecco quali sono in questa fase le armi principali del nostro successo.

Nicola P.


NOTE

 1. La Resistenza dei popoli arabi e musulmani ha commosso ed educa le forze e correnti progressiste di tutto il mondo e ha impaurito le classi dominanti di tutto il mondo per i miracoli di eroismo che essa ha mostrato e mostra. Tuttavia difficilmente essa raggiungerà la vittoria finché la sua direzione non supererà i suoi limiti attuali. Essa infatti 1. contrappone all’imperialismo un ordinamento sociale più arretrato (l’economia per l’autoconsumo e la piccola produzione mercantile), 2. mobilita le masse sulla base di relazioni sociali di dipendenza personale (schiavistiche, feudali, religiose, patriarcali), 3. non fa leva sull’appoggio delle forze progressiste antimperialiste degli altri paesi, mantiene numerose relazioni (ideologiche, politiche e finanziarie) con l’imperialismo.

 

2. Il processo in corso conferma che il sionismo è la variante ebraica del fascismo. In proposito vedasi il Comunicato della CP Viva l’eroica lotta del popolo palestinese, diffuso il 5 aprile 2002, reperibile nel sito Internet http://lavoce-npci.samizdat.net.

 

3. Da qui le interminabili discussioni nominalistiche se il regime attuale negli USA è o no un regime fascista. Quello che importa è che i neo-conservatori USA stanno assumendo nella seconda crisi generale del capitalismo il ruolo che i nazi-fascisti hanno svolto nella prima crisi generale del capitalismo nel secolo scorso, anche se in condizioni e con forme notevolmente diverse. Proprio per questo tutte le forze rivoluzionarie in ogni paese devono schierarsi contro l’imperialismo USA, quali che siano le bandiere che esso inalbera, le “buone ragioni” di cui ammanta le sue imprese brigantesche, le “cattive ragioni” (i limiti) di alcune delle forze (islamisti, ecc.) che ad esso si oppongono.