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La Voce n° 20

del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Anno VII – Luglio 2005

 

 

 

·         Comunicato arresti Maj e Czeppel 28 maggio

·         Elevare la qualità del nostro Partito per porre le basi del suo sano sviluppo

·         La mobilitazione per il Socialismo dei giovani della classe operaia e delle altri classi delle masse popolari

·         La Voce dei Comitati di Partito e del movimento comunista internazionale
·         La reazione del movimento comunista internazionale agli arresti dei compagni Maj e Czeppel del (n)PCI e la linea del Partito
·         L’accerchiamento della città dalla campagna
·         Insegnamenti delle elezioni regionali e amministrative di aprile
·         Mobilitare le masse popolari perché irrompano nel teatrino della politica borghese!
·         Dibattito: La nuova bandiera/Proletari Comunisti
·         Bilancio dell’azione repressiva del 26 Maggio 2005
·         Comunicato del 20 aprile: Che se ne vadano!
·         Comunicato del 20 maggio: Celebrare il 25 Aprile
·         Il futuro dell’Europa dei gruppi imperialisti
·         Dieci tesi sulla Seconda Guerra Mondiale e il movimento comunista
·         Comunicato del 2 aprile: La fine del regno di Karol Woityla
·         Comunicato del 19 giugno: la campagna del referendum del 12 giugno
·         Comunicato arresti Maj e Czeppel

 


Comunicato della CP

 

(nuovo)Partito comunista italiano Commissione Provvisoria (CP) del Comitato Centrale

Comunicato sugli arresti dei compagni Maj e Czeppel

 

La borghesia imperialista non riuscirà a soffocare il lavoro di costruzione del (nuovo)Partito comunista italiano e la lotta per fare dell’Italia un paese socialista!!

Libertà per i compagni Maj e Czeppel!!

 

Il giorno 26 maggio 2005 a Parigi sono stati arrestati i compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, militanti del (nuovo)Partito comunista italiano. La borghesia imperialista italiana, attraverso la complicità delle Autorità Francesi, con questa operazione repressiva torna di nuovo a colpire il (n)PCI, nel vano tentativo di soffocarne l’attività. La classe di speculatori, parassiti, sfruttatori, guerrafondai, arrivisti, preti, chierichetti e fascisti che opprime e tormenta la classe operaia e il resto delle masse popolari conducendo contro di esse una feroce guerra di sterminio non dichiarata, ricorre ancora una volta alla menzogna della “guerra al terrorismo” per cercare di nascondere alle masse popolari i reali motivi che si celano dietro la sistematica persecuzione del (n)PCI.

La lotta per la costruzione del partito comunista é il centro dello scontro tra classe operaia e borghesia imperialista. Questo è il reale motivo per cui la borghesia imperialista italiana da più di vent’anni perseguita i compagni e le compagne che lavorano per costruire il (n)PCI e che dopo la sua fondazione (3 ottobre ’04) lottano per renderlo lo stato maggiore necessario per fare dell’Italia un paese socialista.

La decisione della CP di costruire il (n)PCI partendo dalla clandestinità, ha reso ancora più accanita la persecuzione condotta dalla borghesia imperialista. Solo l’esistenza di un partito comunista ideologicamente e organizzativamente indipendente dalla borghesia imperialista (dunque di un partito clandestino guidato dal marxismo-leninismo-maoismo) può infatti trasformare in guerra civile per il Socialismo la guerra di sterminio non dichiarata che essa conduce contro le masse popolari.

Gli arresti dei compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel sono un incidente di percorso, generato dalla struttura organizzativa ancora relativamente debole. L’arresto dei due compagni, per quanto rappresenti un duro colpo all’attività della CP, non ne cessa però l’attività.

La clandestinità garantisce infatti la continuità del lavoro di costruzione del partito: la CP sta già lavorando per riordinare le forze, raccoglierne di nuove e rilanciare la lotta per fare dell’Italia un paese socialista.

Gli arresti dei due compagni non negano dunque la correttezza della concezione, della strategia e della linea elaborate dal (n)PCI.

La CP rilancia quindi con forza a tutti i compagni e compagne che lottano per fare dell’Italia un paese socialista l’appello a creare ovunque Comitati di Partito (intermedi o di base) seguendo le indicazioni date sulla Voce e reperibili anche sul sito internet del (n)PCI: http://www.nuovo-pci.com.

Ogni compagno è chiamato in prima persona a contribuire alla costruzione del (n)PCI e ad assolvere così il ruolo che gli spetta nella lotta per fare dell’Italia un paese socialista!

Abbandonate le incertezze, compagni, ponete la rivoluzione al centro della vostra esistenza e arruolatevi nel (n)PCI: questo è ciò che occorre fare per sovvertire il sistema capitalista e instaurare il Socialismo!

I CdP devono sviluppare, utilizzando al meglio la linea di massa, la più vasta mobilitazione della classe operaia e del resto delle masse popolari in solidarietà dei compagni Maj e Czeppel, trasformando l’attacco repressivo in un contributo alla lotta per fare dell’Italia un paese socialista!

I CdP devono fare la massima diffusione del presente comunicato e produrne dei propri!

La CP ringrazia tutte le FSRS che si sono già espresse in solidarietà dei compagni Maj e Czeppel, condannando l’ennesima operazione repressiva condotta dalla banda Berlusconi contro il (n)PCI.

 

Libertà per i compagni Maj e Czeppel!

Trasformiamo l’attacco repressivo in un contributo alla lotta per fare dell’Italia un paese socialista!

Continuiamo ad avanzare nella costruzione del (n)PCI e nella lotta per fare dell’Italia un paese socialista!

W il (nuovo)Partito comunista italiano!

 

28 maggio 2005


 

Elevare la qualità del nostro Partito

per porre le basi del suo sano sviluppo quantitativo

 

Il nostro Partito è un piccolo partito comunista. Oggi è l’embrione del futuro partito comunista. Certo, è un embrione sano e vispo, capace di crescere. Ma comunque per ora è ancora soltanto un embrione. Rispetto a cosa è piccolo? Rispetto alle dimensioni che il Partito deve raggiungere e che raggiungerà per essere effettivamente, e non solo nelle aspirazioni dei suoi membri, quello Stato maggiore e corpo di ufficiali di cui la classe operaia ha bisogno.

In Italia gli operai, intesi nel senso indicato nel capitolo 3.2 del Progetto di Manifesto Programma, sono circa 7 milioni. Per orientare, organizzare e dirigere 7 milioni di operai occorrono dai 70 ai 300 mila comunisti. Il resto delle masse popolari (circa 7 milioni di proletari non operai, 8 milioni di lavoratori autonomi e svariati milioni di studenti, casalinghe e pensionati) il partito comunista li orienterà, organizzerà e dirigerà principalmente attraverso la classe operaia, il suo esempio e le sue organizzazioni di massa. Basta studiare l’una o l’altra delle lotte rivendicative della classe operaia, ad esempio lo sciopero degli operai FIAT di Termini Imerese del 2002, per vedere questa azione della classe operaia sul resto delle masse popolari.

Quindi un corpo di comunisti, un minimo compreso tra 70 e 300 mila, di cui una buona parte operai in forza nelle aziende capitaliste: ecco le dimensioni con cui il nostro attuale Partito deve confrontarsi. È questo che ci porta a dire che noi oggi siamo l’embrione del futuro partito comunista.

Ovviamente i ragionamenti fatti e i numeri che ne derivano sono solo orientativi, vengono dalla riflessione sull’esperienza passata e sui rapporti tra le classi nella situazione attuale. Servono a darci un’idea delle dimensioni delle cose. Servono anche a definire realisticamente i nostri obiettivi fase per fase e a delimitare realisticamente le nostre attese. Finché siamo molto al di qua del minimo indicato, è dannoso sognare che il Partito possa effettivamente dirigere la classe operaia, che possa indurla ad adottare nel suo movimento pratico le parole d’ordine generali del Partito (come “fare dell’Italia un paese socialista”) e a seguire le sue iniziative, in particolare quando un brusco cambiamento della situazione esigerebbe un rapido cambiamento degli obiettivi e delle forme di lotta. Oggi il Partito può solo influenzare in una certa misura l’attività pratica e lo stato d’animo della classe operaia; essi però principalmente evolvono ancora in modo spontaneo: cioè sono determinati da fattori diversi dalla coscienza che il Partito ha della via che per la classe operaia sarebbe più vantaggioso seguire. Finché siamo molto al di qua del minimo indicato, l’obiettivo principale che il Partito deve perseguire è la crescita del numero dei suoi membri e delle sue organizzazioni, fermo restando la qualità e le caratteristiche che gli uni e le altre devono avere. Si tratta, attraverso le più varie vicende della lotta di classe e l’attiva azione delle attuali forze del Partito in ognuna di esse, di elevare al livello di membri del Partito il numero maggiore principalmente di operai e in secondo luogo di elementi delle altre classi delle masse popolari: organizzandoli, formandoli e mettendoli contemporaneamente all’opera. Noi non aspettiamo di essere in tanti per fare la rivoluzione. Noi costruiamo oggi quello che saremo domani. Noi manovriamo costantemente sul terreno della lotta di classe con le forze oggi disponibili dandoci obiettivi di crescita delle nostre forze ( di reclutamento) proporzionali alle nostre forze attuali. Essendo ben coscienti e tenendo sempre nella pratica il debito conto che le nostre forze crescono solo se si allarga e approfondisce la lotta della classe operaia e del resto delle masse popolari contro la borghesia imperialista. È una legge della lotta di classe: il partito comunista è solo la punta dell’iceberg.

Questa nostra concezione implica sia che noi possiamo crescere (contro ogni forma di disfattismo e di rassegnazione), sia le condizioni e i tempi della nostra crescita (contro ogni forma di avventurismo e ogni fantasticheria). Implica sia il ruolo indispensabile della nostra attività oggi ( contro ogni forma di passività e di attendismo), sia il ruolo invalicabile delle condizioni oggettive dello sviluppo della lotta di classe ( contro ogni atteggiamento da “quanto peggio, tanto meglio”).

Questa nostra concezione ci premunisce da attese miracolistiche e da delusioni disfattiste. Noi cresceremo grazie alla combinazione della giusta applicazione della nostra linea giusta con le vicende e i tempi della lotta di classe, cioè con l’esperienza diretta delle masse popolari nella ribellione alla borghesia imperialista. A questa condizione, qualunque azione della borghesia imperialista, le sue contraddizioni intestine e le sue iniziative forsennate e disperate e insensate o astute, consapevoli o spontanee contro le masse popolari e contro di noi, possono essere da noi trasformate in un fattore della nostra crescita e di rafforzamento del movimento comunista.

Quello che dipende invece interamente da noi e che può condizionare anch’esso i tempi della nostra crescita, è la qualità delle nostre forze. Da esse dipende la giusta applicazione della nostra linea giusta. La qualità delle nostre forze oggi consiste principalmente di tre elementi.

1. La dedizione di ognuno di noi alla causa del comunismo, la capacità di sacrificio e lo slancio rivoluzionario di ogni membro del Partito. La borghesia conduce una sistematica e subdola campagna contro questi valori. La borghesia imperialista esalta e promuove l’individualismo, il merito individuale e il ruolo dell’individuo finché si tratta di rompere la solidarietà operaia e popolare (“ognuno per sé”), di spingere l’individuo a far carriera, a fare soldi, a fare le scarpe agli altri e a sfruttarli, a fare lo spione. Ma contemporaneamente divide e denigra in mille modi l’impegno e lo spirito di sacrificio dell’individuo nella lotta di classe. Non vi sono più le basi perché essa possa suscitare e usare a favore della sua causa queste attitudini umane e cosicché cerca in mille modi di impedire od ostacolare il loro sviluppo a favore della causa del comunismo. Essa insulta e deride l’impegno a lottare per costruire un nuovo mondo come sciocco e giovanile idealismo. In realtà la causa del comunismo verrà a capo dei suoi nemici, la borghesia imperialista e i suoi accoliti e succubi, grazie a comunisti personalmente disposti a ogni sacrificio e capaci di suscitare, in primo luogo con l’esempio, un simile slancio in migliaia e milioni di uomini e donne. I comunisti individualmente sono gli esponenti più generosi ed energici della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari. L’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria non lascia dubbi in proposito. Opere come “Lettere dei condannati a morte della Resistenza”, le memorie di tanti compagni protagonisti della rivoluzione danno larga testimonianza e conferma. La borghesia imperialista denigra in ogni modo i miracoli di eroismo e i sublimi esempi di dedizione personale fino al sacrificio della propria vita che in questi giorni tanti combattenti del popolo palestinese e iracheno danno a tutto il mondo e scoraggia per mille vie dall’imparare da essi. Ma a noi comunisti questi eroi della rivoluzione democratica dei popoli arabi ci ricordano il comportamento di tanti comunisti e semplici lavoratori che hanno reso il movimento comunista invincibile finché ha avuto una linea giusta e per alcuni decenni hanno riempito d’angoscia e di terrore la borghesia imperialista, il clero e tutte le altre classi sfruttatrici.

2. La capacità di orientarsi, di comprendere le condizioni, le prospettive e i risultati della lotta di classe e di tracciare in ogni circostanza una linea giusta. Questa capacità non è né una dote naturale né un dono divino. Concretamente essa oggi proviene dallo studio della concezione comunista del mondo esposta nella rivista e nei comunicati del Partito, dallo studio e dall’applicazione delle linee generali dell’esperienza compiuto da ogni organizzazione e da ogni compagno alla luce della concezione del mondo e della linea del Partito. Dei tre elementi di cui sto parlando, questo secondo è quello il cui sviluppo oggi condiziona lo sviluppo degli altri: è l’elemento principale.

Oggi nel nostro pur piccolo Partito vi sono compagni che non studiano La Voce e i Comunicati della CP come testi che espongono la nostra concezione del mondo, come testi di scienze politiche che educano i lettori a comprendere e decidere con autonomia nelle situazioni concrete in cui essi operano. Al contrario, li leggono in fretta, come articoli di commento a fatti di cronaca o direttive per l’azione, attenti solo a vedere se su quel preciso fatto “dicono qualcosa di nuovo” o “assumono una posizione diversa da quella che essi hanno”. In una simile frettolosa lettura essi colgono solo o principalmente la conferma delle loro credenze e continuano quindi a fare grossomodo quello che hanno sempre fatto. Questi compagni non esigono nulla per sé dalla rivista e dai Comunicati del Partito. Come se non fossero fatti per loro! Essi non mettono quasi mai a confronto il generale, l’universale che è detto nella rivista e nei Comunicati (ovviamente gli scritti dicono sempre il generale e l’universale, a meno che non siano racconti o rapporti che trattano proprio e solo di un caso particolare), con le situazioni particolari e concrete con cui essi hanno avuto o hanno a che fare. Quindi né traggono dalla loro esperienza concreta degli insegnamenti generali e universali che essa contiene e che un accurato e giusto bilancio dell’esperienza mostrerebbe, né traggono dalla lettura della rivista e dei Comunicati la luce che essi gettano e che rischiarerebbe la loro pratica volenterosa ma cieca. Quante volte lo stupore o il dolore colgono noi redattori quando nei contatti diretti e personali alcuni compagni ci pongono apertamente o i loro racconti e discorsi pongono implicitamente come oscuri problemi che sono stati più e più volte illustrati nella letteratura del Partito. Evidentemente si è trattato di scritti che sono scivolati sui nostri compagni come acqua sulla pietra, senza lasciare traccia! Capita spesso di vedere compagni affrontare isolatamente e artigianalmente, con scarsità di mezzi, di risorse e di tempo, analisi dell’esperienza storica e internazionale del movimento comunista, problemi che nella letteratura del Partito sono stati già affrontati con abbondanza di argomenti e di esempi, professionalmente, basandosi sull’esperienza compiuta dal movimento comunista nella sua storia di oramai 160 anni e da un capo all’altro del mondo. Di conseguenza ci si imbatte nelle affermazioni più strampalate. Difficilmente incontrerete qualcuno che ha studiato l’elettricità e si occupa di elettricità, che afferma che due cariche elettriche dello stesso segno si attirano. Facilmente invece sentirete compagni, che pur si dicono d’accordo con noi, affermare che la borghesia riesce ad impedire ogni ribellione della classe operaia. Eppure la nostra scienza comunista ha mostrato e dimostrato al di là di ogni dubbio che dove c’è oppressione c’è ribellione, con la stessa forza con cui gli scienziati hanno nel campo della fisica mostrato e dimostrato la repulsione tra cariche di segno opposto. Ovviamente però nella realtà ogni legge si combina con altre. Solo nella nostra testa una legge esiste da sola. Se nella realtà vigesse solo la legge dell’attrazione delle cariche di segno opposto e della repulsione delle cariche di segno eguale, tutto sarebbe da tempo immemorabile neutro. Parimenti la legge della ribellione degli oppressi agli oppressori nella realtà si combina con altre leggi. La classe dominante ad esempio incarna e personifica la coesione sociale, senza cui nessuna società e nessuna vita umana oggi può esistere. Per cui non è possibile semplicemente eliminare la classe dominante ( lo sciocco sogno degli anarchici) senza creare un tipo diverso di coesione sociale, senza la quale nessuna nuova società può nascere. Non è possibile eliminare la borghesia senza creare l’associazione dei lavoratori. Ragione per cui la ribellione degli oppressi non si sviluppa oltre un livello elementare o non si sviluppa affatto senza la lotta per instaurare il socialismo. Il compagno che ha compreso l’una o l’altra legge, dalla mancanza di ribellione non è spinto alla rassegnazione e non ne vede la causa nella soddisfazione degli oppressi. Ma vede in essa la conferma della necessità della lotta per instaurare il socialismo, della necessità di andare oltre la lotta rivendicativa.

Esempi di questo genere ogni compagno ne può proporre a volontà.

Il nostro Partito deve diventare una scuola, una istituzione di formazione permanente per i suoi membri. Con iniziative collettive e con iniziative individuali dobbiamo promuovere lo studio di La Voce e dei Comunicati della CP come testi di scienze politiche che, pur trattando ognuno di casi particolari ( ad esempio dell’opera di Papa Woityla), insegnano questioni generali ( ad esempio i criteri materialistici dialettici di valutazione di un personaggio), che insegnano a comprendere le classi e i gruppi sociali e i loro comportamenti, a distinguere e a far risaltare differenze su cui la cultura corrente sorvola o che addirittura nasconde, a vedere leggi laddove in apparenza si combinano caoticamente comportamenti e avvenimenti arbitrari di individui ognuno agente in libertà. Insomma trasmettono una concezione del mondo, un metodo per conoscere e un metodo per agire. L’Università Popolare che la Delegazione della CP ha organizzato nel 2004 è stata un esempio particolare del tipo di scuola di cui abbiamo bisogno. Antonio Gramsci, il reale fondatore del primo PCI, quando alla fine del 1923 per incarico dell’Internazionale Comunista assunse la direzione del Partito, subito avviò negli anni 1924-25 una “scuola di Partito” che fu il primo passo per la bolscevizzazione del Pci. Nella raccolta dei suoi scritti del periodo (“La costruzione del Partito 1923-26”, Einaudi editore) si può leggere il programma che Gramsci diede a quella scuola.

L’indifferenza per lo studio e l’acquisizione della concezione comunista del mondo ( il materialismo dialettico e storico) e del patrimonio teorico del movimento comunista, che alcuni compagni e varie FSRS ostentano (Rossoperaio-Proletari Comunisti valga come esempio per tutte), è di fatto rassegnazione alla soggezione ideologica della borghesia. Ognuno di noi ha e segue una concezione del mondo, un metodo di pensare e un metodo di agire. Dove non è la concezione e il metodo comunisti che predominano ( e predominano solo se sono acquisiti con uno sforzo apposito, consapevole e sistematico: non sono acquisiti spontaneamente), predomina una delle concezioni e dei metodi borghesi, predominano le idee e i metodi che le classi degli oppressori hanno messo a punto lungo i millenni di oppressione di classe per la classe dominante e per le classi oppresse.

Il buon senso comune con cui alcuni compagni affrontano la loro pratica di lotta di classe, molte volte non è che una delle varianti della concezione della classe dominante, che grazie alla sua lunga vigenza ha acquisito la solidità e l’evidenza di un pregiudizio, di una cosa così ovvia che non occorre neanche dimostrarla e che solo la teoria rivoluzionaria dei comunisti scuote e mette in discussione. Certo nel buon senso elementare del semplice proletario si riflette sempre e comunque anche l’esperienza pratica di oppressione e di ribellione all’oppressione a cui nessun proletario sfugge e la cui influenza la borghesia non può in nessun caso eliminare completamente e in modo permanente. Ma quanto più questo buon senso comune è colto, deve affrontare problemi complessi come l’organizzazione e la direzione sociale, problemi dai quali normalmente la borghesia esclude la massa della popolazione, tanto più esso è influenzato dalla classe dominante, partecipa della sua cultura. Gli operai avanzati e i dirigenti o seguono la concezione comunista del mondo o seguono la concezione borghese del mondo. Più si sale nella gerarchia del movimento delle masse popolari, più netta si fa la distinzione tra comunisti da una parte e portavoce della borghesia dall’altra. Le teorie elaborate, necessarie per trattare problemi complessi, sono solo due: la nostra e quella della borghesia. Questo lo si è visto in modo particolarmente chiaro nei primi paesi socialisti. Grazie alla loro concezione del mondo rivoluzionaria i comunisti hanno da dire la loro e da orientare le masse su ogni problema e alla conservazione del presente e alla restaurazione del passato contrappongono la mobilitazione delle masse popolari per costruire un mondo nuovo, a misura delle conquiste materiali e spirituali che gli uomini hanno raggiunto, in primo luogo senza più divisioni in classi di sfruttati e sfruttatori.

Di fronte a ogni articolo di La Voce e a ogni Comunicato della CP, ogni compagno deve porsi la questione: quali sono gli insegnamenti principali di questo scritto in relazione con i problemi del consolidamento e del rafforzamento del Partito e dell’attuazione del Piano Generale di Lavoro? Cosa mi insegna in relazione alle mie idee, ai miei metodi, alla mia esperienza? Non sono ammissibili articoli che non dicono niente! Un compagno che trovasse scritti del genere, deve protestare presso il Centro del Partito. D’altra parte un indice del livello dello studio condotto è la quantità di riferimenti alla propria esperienza che il lettore trova nello scritto che ha studiato. Ovviamente uno studio condotto in questo modo porterà ogni compagno a rilevare nella propria esperienza un certo numero di elementi che confermano, chiariscono, arricchiscono, contrastano, apparentemente o effettivamente le affermazioni generali del testo. Tutto questo, trasmesso alla CP anche semplicemente tramite la casella e.mail via Internet, renderebbe più vivo il lavoro della redazione, arricchirebbe di molto la nostra letteratura e la nostra scuola di formazione permanente, accelererebbe il nostro lavoro.

All’inizio uno studio del genere sottrarrà tempo all’attività cosiddetta pratica, istituzionale. Ma in breve questa attività sarà resa da esso tanto più ricca e più feconda, più efficace, che la riduzione del tempo dedicato ad essa sarà più che compensato. Uno studio di questo genere può essere condotto anche individualmente, ma esso sarà ancora più fecondo ovunque è possibile farlo in gruppo di due, tre o al massimo quattro compagni.

3. La capacità di orientare gli altri. La capacità di indicare ad altri la giusta via da seguire e di farla accettare e attuare come propria. Anche questa è una capacità che si acquista gradualmente con la pratica. Facendo pratica e facendo il bilancio dell’esperienza nella forma più collettiva possibile, esaminando, discutendo e sottoponendo i risultati al vaglio di quanti più compagni possibile, senza schivare i loro giudizi ma anche senza sottomettersi ad essi se non si è convinti. La contraddizione è sempre un indizio di qualcosa che occorre capire: se non si riesce a capirlo subito, almeno accantonarla per domani, ma non dimenticarla. La pratica senza bilancio dell’esperienza ha un’efficacia limitata. Vi sono compagni che desistono al primo insuccesso e compagni che persistono a ripetere le stesse azioni anche se non danno alcun risultato: ma né gli uni né gli altri si danno il tempo e compiono lo sforzo di capire perché, di indagare, di fare questa o quella prova per capire meglio la questione. La capacità di mobilitare gli altri è l’indice di quanto praticamente un compagno o un’organizzazione del Partito ha assimilato la concezione comunista del mondo su cui il nostro Partito si basa e deve basarsi per assolvere il suo ruolo storico.

Ho già detto che dei tre elementi sopra indicati che costituiscono la qualità delle nostre organizzazioni, oggi il principale è il secondo. Esso è quello che condiziona lo sviluppo degli altri, oggi. Una campagna di studio di La Voce e dei Comunicati della CP ( tutti ora facilmente reperibili sul Sito Internet www.nuovo-pci.com – che si può anche copiare integralmente in una volta sola) è quello di cui abbiamo bisogno per dare a ogni nostra organizzazione e a ogni membro del Partito la qualità che deve avere. La qualità che ci permetterà di affrontare con sicurezza, con iniziativa e con larghezza di vedute il lavoro sui quattro fronti indicati nel nostro Piano Generale di Lavoro e di superare con successo il rischio che un ampio lavoro di massa, la creazione di organizzazioni di massa e un vasto reclutamento al Partito, dissolvano il Partito nella massa, distolgano il Partito dal suo ruolo di avanguardia cosciente della classe operaia, lo riducano ad essere retroguardia. Non astenendoci o limitandoci nel lavoro di massa, ma elevando il livello, migliorando la qualità dei membri del nostro Partito e delle sue organizzazioni noi ne salvaguardiamo il ruolo d’avanguardia e trasformiamo questo ruolo da giusta aspirazione in un dato di fatto sempre più effettivo e dispiegato su scala sempre più ampia.

 

Nicola P.

 


 

La mobilitazione per il Socialismo dei giovani della classe operaia

e delle altri classi delle masse popolari

 

Nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, i giovani della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari rappresentano un’importantissima e irrinunciabile risorsa. I primi 150 anni di storia del movimento comunista non lasciano dubbi al riguardo. È necessario quindi dedicare particolare attenzione al lavoro di orientamento, mobilitazione, organizzazione e reclutamento [che è la forma più alta di organizzazione] che si conduce in questo ambito. Per impostare bene il lavoro anche in questo settore, la nostra linea politica e le nostre forme organizzate ( la linea organizzativa) devono essere edificate tenendo conto delle caratteristiche specifiche presentate da questa importante componente delle masse popolari. L’inchiesta deve essere posta al centro del nostro operato, elevata a bussola diretti dalla quale utilizzare poi la linea di massa come principale metodo di direzione!

Nell’analizzare i giovani della classe operaia e del resto delle masse popolari due sono le principali contraddizioni che emergono: la contraddizione di classe [borghesia imperialista-classe operaia] e la contraddizione generazionale [contraddizione vecchio-nuovo].

La creatività, l’intraprendenza, l’energia, la voglia di progettare e costruire il futuro, la capacità di osare e di ribellarsi: nei giovani queste caratteristiche si esprimono con particolare rilievo rispetto a tutte le altre fasce d’età. La realtà viene vissuta con grande dinamismo e slancio: ci si rapporta con tutto ciò che appartiene al “vecchio” o che in qualche modo lo rappresenta e lo incarna [genitori, scuola, istituzioni, etc] come un qualcosa da superare, da migliorare, da violare, da sfidare. [“Il nuovo è nella nostra generazione! Noi siamo il futuro! Dobbiamo e possiamo spaccare il mondo!”]. I giovani osano sognare, aspirare e addirittura fare ciò che molti adulti non sognano neanche più!

Questo slancio, questa forza propulsiva e costruttiva, è però un fiume in piena che lungo il suo percorso trova le classi sociali. Per quanto la borghesia imperialista “bombardi” [mediaticamente parlando] i giovani con la sua propaganda fasulla e ipocrita, con le sue storielle del tipo “questa società permette a tutti di affermarsi e di stare bene: nulla è inaccessibile, nulla è inconquistabile”, la realtà, i rapporti sociali, ogni giorno fanno esplodere in mille pezzi questi specchi per allodole utilizzati dalla borghesia imperialista! “Non puoi iscriverti all’Università: non vedi che non ce la facciamo economicamente?”, “oggi non puoi andare a ballare: purtroppo dobbiamo fare tutti dei sacrifici”, “ papà ha perso il lavoro: quel figlio di un cane lo ha messo in cassa integrazione!”, “vuoi un’auto? Per adesso accontentati di quella di papà”, “lo so che i tuoi amici non fanno i pendolari e hanno tutti la casa vicino all’Università: noi però non possiamo permettercelo”, “signora, suo figlio necessita di cure specifiche. Conosco un chirurgo bravissimo che lavora in una clinica privata. Ah, come dice? È troppo caro per lei?”....

L’esistenza delle classi sociali si impone dunque nella pratica quotidiana dei giovani della classe operaia e delle masse popolari, benché la cultura dominante cerchi di occultarla. Le aspettative e i progetti passano attraverso le forche caudine delle classi sociali! Lo slancio, la creatività, la spinta verso l’innovazione e la trasformazione del vecchio [quindi la contraddizione vecchio-nuovo] assume carattere di classe.

 Noi comunisti dobbiamo far leva sulla contraddizione generazionale per portare i giovani delle masse popolari ad adempiere il loro ruolo nella lotta [contraddizione] di classe: anziché dire “vedrai che ti passa!”, dobbiamo guidare la loro ribellione e insoddisfazione verso il Socialismo, verso il massimo sviluppo del contrasto col mondo esistente, per la sua trasformazione! Anziché supportare il tentativo della borghesia imperialista di trasformare le contraddizioni esistenti fra sé e le masse popolari [dunque pure vecchi-giovani], dobbiamo convogliare la voglia e il bisogno di cambiamento dei giovani delle masse popolari verso la rivoluzione e l’instaurazione della dittatura del proletariato! Dobbiamo dimostrare loro che l’unica prospettiva per realizzare i loro progetti e aspirazioni è fare dell’Italia un paese socialista e contribuire così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo! Dobbiamo fornire ai giovani delle masse popolari la giusta chiave di interpretazione delle situazioni che vivono giorno dopo giorno! Ad ogni esplosione degli specchi per allodole che la borghesia imperialista utilizza per cercare di ingannarli, ad ogni affermazione della società divisa in classi sulle menzogne della borghesia imperialista, noi dobbiamo incanalare l’insoddisfazione, la rabbia verso il fiume della rivoluzione e della guerra civile!

L’esistenza, la concezione, il metodo e gli obiettivi del (n)PCI dà ai giovani della classe operaia e del resto delle masse popolari un obiettivo concreto, positivo, costruttivo. Il Socialismo è un obiettivo che corrisponde al ruolo specifico e agli aspetti che sono propri dei giovani delle masse popolari: non essere rassegnati a quello che l’ordinamento sociale consente, pensare in grande, avere grandi obiettivi e vasti orizzonti [“possiamo spaccare il mondo!”]. La lotta per l’instaurazione della dittatura del proletariato è un obiettivo che unisce i giovani al resto della loro classe e alle altre classi delle masse popolari non perché si abbassano alla parte più arretrata e sottomessa delle masse popolari, ma perché esprimono nella forma più alta, più ardita, più coraggiosa, più generosa e più forte quello che anche gli altri sognano o non sanno neanche sognare!

Prescindere da questo compito, tralasciare la mobilitazione dei giovani delle masse popolari per il Socialismo, significa rinunciare a ogni possibilità di vittoria e lasciare i giovani delle masse popolari in pasto alla borghesia imperialista! Questa non esita a rivalutare il fascismo e a finanziare i gruppi che ne invocano la riaffermazione a livello nazionale. Non ha problemi a sostenere e agevolare i clan camorristici. Non ha remore a fornire sempre maggiore visibilità e influenza alle dottrine esoteriche, movimenti fondamentalisti, alle credenze medievali del Vaticano e dei suoi Padre Pio, esorcisti, miracoli, visioni e segreti di Fatima! Non ha tentennamenti nel riversare nelle strade delle nostre città tonnellate di sostanze stupefacenti e fiumi di alcool. Non prova nessuna vergogna di sé nel cercare di imporre ai giovani delle masse popolari come prospettiva di vita il voler diventare “veline” o l’essere disposti a tutto per affermarsi nel mondo dello spettacolo.

Divisione, diversione ed evasione: questi sono i tre elementi che il regime controrivoluzionario della borghesia imperialista utilizza per cercare di riassorbire la resistenza che le masse popolari oppongono alla putrefazione del suo sistema! [1]

Le due contraddizioni principali che si manifestano nel mondo giovanile [contraddizione di classe e contraddizione vecchio-nuovo], molto spesso trovano una loro espressione nel “ribellismo anti-sociale”. Questa particolare [ma molto diffusa] componente del mondo giovanile, si manifesta attraverso numerose espressioni [che potremmo racchiudere nella sfera della controcultura piccolo-borghese: dunque modo di vestire e di vivere molto trasandato, psichedelia, anarchismo, etc]. Tutte queste multiformi espressioni hanno come elemento comune di fondo la trasgressione delle regole, costumi, tabù e imposizioni di vario genere che la società borghese presenta e impone. Il “ribellismo anti-sociale” analizzato secondo il materialismo dialettico, costituisce un fenomeno molto interessante. In esso infatti troviamo due componenti: il vecchio [influenza della b.i] e il nuovo [tendenza al superamento della società borghese]. Il vecchio influenza il nuovo proiettando la tendenza al superamento della società borghese verso la ribellione individuale di carattere piccolo-borghese: il soggettivismo, l’individualismo, l’anarchismo. “Io contro il mondo”. “Noi [il gruppo] contro le masse ignoranti e indifferenti”. L’ “Io” è il punto di riferimento e non la classe e la lotta di classe. Nello stesso tempo, la subordinazione ideologica alla borghesia imperialista, porta a ribellarsi [anche in modo molto radicale] senza però indicare chiaramente cosa costruire in alternativa allo stato presente delle cose e come raggiungerlo.

La presenza del vecchio e del nuovo nel “ribellismo anti-sociale”, lo rende una fase di transizione. Da questo stadio, si può quindi avanzare [dunque può prevalere il nuovo] o arretrare [ossia può prevalere il vecchio]. Nulla resta fermo, tutto è in movimento e il movimento è prodotto da una contraddizione interna sulla quale intervengono anche agenti esterni!

Avanzare significa trasformarsi da “ribelli anti-sociali” in rivoluzionari. Arretrare, al contrario, significa passare dallo stadio di “ribelli anti-sociali” ad uno stadio in cui si cerca di abbandonare la ribellione e di “inserirsi” nella società, mantenendo naturalmente ciò che si aveva del vecchio: quindi il soggettivismo e l’individualismo.

Questa analisi del “ribellismo-antisociale”, mostra chiaramente come sia necessario non abbandonare mai il materialismo dialettico [2] nello sviluppare un intervento nelle masse popolari. La trasformazione da “ribelli-antisociali” a rivoluzionari è legata alla direzione che noi comunisti esercitiamo. Il “ribellismo-antisociale” è la sintesi di una forma particolare dell’universale lotta tra due linee che si sviluppa all’interno dei giovani delle masse popolari. Anteporre il “moralismo” e atteggiamenti da “duri e puri”[“non dobbiamo avere niente a che fare con i capelloni, gli hippy, etc”] al materialismo dialettico significa deviare verso il settarismo. Significa abbracciare la concezione errata secondo cui “nulla è trasformabile, non esiste in ogni cosa una contraddizione interna che la muove e sulla quale si può intervenire”, arrivando così a sfiorare il sostegno della tesi del… “si nasce comunisti”!

Nel seguire questa “lungimirante” linea settaria, dobbiamo però chiederci [o far chiedere]: il nostro atteggiamento quale classe agevola? Così facendo, contribuiamo alla mobilitazione rivoluzionaria o alla mobilitazione reazionaria?

La storia del movimento comunista anche in questo campo fornisce ricche e importanti esperienze: migliaia sono stati i “ribelli anti-sociali” divenuti comunisti e anche grandi dirigenti [3].

Rafforzare e consolidare il (n)PCI, estendere l’influenza che il partito esercita, estendere la mobilitazione rivoluzionaria della classe operaia, significa anche imparare ad affrontare e dirigere queste situazioni, facendo di ognuna di esse una scuola di comunismo.

Se saremo all’altezza dei compiti che la situazione rivoluzionaria in sviluppo ci pone, il nostro operato farà germogliare in un numero sempre crescente di giovani il seme della rivoluzione, essiccando l’ortica dell’influenza borghese!

La CP indica ai Comitati di Partito (CdP) di intraprendere con maggiore determinazione e metodo il reclutamento e la formazione dei giovani più avanzati della classe operaia e del resto delle masse popolari, indicando loro chiaramente che in questa situazione storica l’unica prospettiva positiva per un giovane proveniente dalle masse popolari è intraprendere il lavoro clandestino, contribuire al consolidamento e rafforzamento del (n)PCI e alla trasformazione della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in guerra civile per il Socialismo!

I CdP devono convogliare i giovani delle masse popolari verso il lavoro di costruzione del partito, mostrando agli elementi più ribelli, generosi e lungimiranti che l’accanimento con cui la borghesia imperialista italiana perseguita da venti anni il (n)PCI è la prova incontestabile che per la classe di parassiti e sanguisughe che opprime le masse popolari il (n)PCI rappresenta il nemico principale!

Il (n)PCI sostiene e incoraggia lo slancio dei giovani della classe operaia e del resto delle masse popolari a creare Comitati di Partito (CdP) intermedi o di base, seguendo le indicazioni date sui numeri della Voce e sul sito del (n)PCI!

Il (n)PCI rinnova l’appello a tutti i giovani che lottano per fare dell’Italia un nuovo paese socialista ad abbandonare le incertezze e trasformarsi in rivoluzionari di professione!

W la mobilitazione per il Socialismo dei giovani della classe operaia e delle altri classi delle masse popolari!

I CdP devono sviluppare con maggiore determinazione e metodo il reclutamento dei giovani delle masse popolari!

Creare un CdP in ogni provincia, paese, quartiere, fabbrica, Università, Centro Sociale, associazione!

Il (n)PCI dà a tutti i giovani la possibilità di diventare rivoluzionari di professione!

W il (n)PCI!

W la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!

 

Claudio G.

 

Note:

[1] Vedere articolo “Ancora sulla controrivoluzione preventiva” VO 6 pag 53-57

[2] Per approfondimenti sul materialismo dialettico, vedere lo scritto del compagno Mao Tse-tung “Sulla contraddizione”, in Opere di Mao Tse-tung vol.5

[3] “Poema Pedagogico” del compagno Makarenko, edito dalla casa editrice Rapporti Sociali, fornisce esempi molto interessanti e chiari di come la direzione dei comunisti permette la trasformazione di “ribelli ani-sociali” in rivoluzionari.

 


 

La Voce dei Comitati di Partito e del movimento comunista internazionale

 

Pubblichiamo alcuni dei comunicati realizzati dai Comitati clandestini di Partito e due dei numerosi comunicati di solidarietà ai compagni Maj e Czeppel che sono giunti dal movimento comunista internazionale. Ognuno dei documenti qui riportati presenta importanti caratteristiche specifiche che riteniamo forniscano ai lettori della rivista rilevanti spunti di riflessione.

 

Solidarietà ai lavoratori della Zanussi!

Il Comitato Ottobre Rosso del (nuovo)Partito Comunista Italiano a nome di tutto il Partito esprime solidarietà a lavoratrici e lavoratori della Zanussi sotto minaccia di licenziamento da parte della Electrolux che intende portare avanti il piano di delocalizzazione già avviato con lo spostamento della produzione in paesi dell’Est, in Asia, in Messico, piano che ha già prodotto migliaia di licenziamenti in tutto il mondo.

I lavoratori e le lavoratrici della Zanussi hanno tutto il diritto di adottare le forme di lotta più dure ed efficaci per difendere come hanno fatto gli operai di Melfi, di Terni, di Termini Imerese, e dichiarare apertamente con le parole e con i fatti che la chiusura delle fabbriche è un problema di tutta la società.

Il diritto al lavoro per tutti, il benessere delle masse popolari, la garanzia di un futuro per i giovani, tutto questo è quanto la società deve perseguire, questo deve garantire, questo è ciò per cui ognuno deve lavorare. Tutto questo è quello che deve venire prima, e invece nella società in cui viviamo, nella società capitalista, prima di tutto vengono i profitti dei padroni, che sono legge, legge a cui finiscono per piegarsi anche quei sindacati e quelle forze politiche che di fronte all’attacco padronale prima si sprecano in dichiarazioni battagliere e poi si piegano come se la sconfitta fosse una cosa inevitabile e piangono come fa il papa di turno di fronte ai “mali del mondo”.

Certo che è inevitabile per tutti coloro che non vedono alternativa al capitalismo e alle sue leggi! È chiaro a tutti che al padrone conviene aprire la fabbrica dove gli operai costano meno, dove la repressione impedisce l’organizzazione sindacale e politica, oppure dove regimi politici e religiosi mantengono le masse popolari in uno stato di arretratezza materiale e spirituale che fa assai comodo ai capitalisti, oppure dove, come nell’Europa Orientale, la corrosione e l’abbattimento degli Stati socialisti e dei partiti comunisti ha lasciato le masse popolari senza difesa, spingendole alla miseria e all’emigrazione, oppure dove, per imporre queste leggi del capitalismo, per imporre la logica del profitto individuale contro quella del benessere collettivo, gli Stati imperialisti ricorrono al mezzo estremo, alla guerra con tutto il suo carico di distruzione e di orrore.

Il problema dei lavoratori e delle lavoratrici della Zanussi è un problema politico. È un aspetto dell’attacco che la classe dei padroni, la borghesia imperialista, conduce contro la classe operaia e contro le masse popolari in Italia e in ogni parte del mondo. Il fronte è chiaro: da una parte sta la classe operaia, dall’altro la borghesia imperialista, quella che “delocalizza” le produzioni. La mancanza di chiarezza viene “solo” da coloro che si dichiarano rappresentati dei lavoratori, che pretendono addirittura il monopolio della rappresentanza dei lavoratori e però non sono mai capaci di portare i lavoratori alla vittoria. La mancanza di chiarezza e colpa di coloro che si definiscono di sinistra e agiscono come la destra, seminando confusione e sfiducia.

Da 150 anni a questa parte, in Italia e in tutto il mondo, in pace e in guerra e in ogni condizione i comunisti uniti nel partito si sono dimostrati gli unici e veri rappresentanti della classe operaia e delle masse popolari. Il partito comunista è l’unico vero strumento della classe operaia per vincere tutte le battaglie, dalle più piccole alle più grandi, in questa guerra che la borghesia conduce contro le masse popolari in tutto il mondo. Le borse esultano quando le popolazioni vengono bombardate, o quando gli operai vengono licenziati, perché l’una e l’altra cosa fanno crescere i profitti, e l’una e l’altra cosa si rivelano così come due aspetti di una stessa guerra non dichiarata. Il nuovo Partito Comunista Italiano si organizza per far fronte a questa guerra e per vincerla, per dirigere le masse popolari italiane a fare dell’Italia un nuovo paese socialista, raccogliendo l’esperienza del primo PCI e l’eredità della guerra di resistenza contro il nazifascismo.

Comitato di Partito Ottobre Rosso

 

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La borghesia imperialista fa ancora cilecca!

È di pochi giorni fa la notizia dell'arresto di alcuni dirigenti del nuovo Partito Comunista Italiano, i compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, fermati in un quartiere di Parigi, dagli sgherri francesi in collaborazione con i servizi segreti del governo del bandito Berlusconi. Uno spettro nuovamente si aggira per l'Europa, è lo spettro del comunismo, avrà pensato la borghesia, bisogna fermarlo! La borghesia imperialista ha fatto i conti senza l'oste!

Il principale problema della borghesia imperialista, oltre ad affrancarsi dalla seconda crisi generale del capitalismo iniziata a metà anni settanta, è quello di difendere i suoi vizi, i suoi sporchi affari, i suoi privilegi, intensificare lo sfruttamento di risorse naturali e uomini, donne e bambini, ma i comunisti organizzati in Partito, intralciano i suoi piani e rappresentano un grave problema all'ordine costituito. Per la borghesia imperialista attaccare gli oppositori (Movimento anarchico, Movimento No Global, antimperialisti, lavoratori e operai avanzati), e principalmente i comunisti che hanno costituito il nuovo Partito Comunista Italiano, è diventata una delle sue priorità.

Le autorità al servizio della borghesia imperialista, pensano che arrestando i due dirigenti italiani del nuovo PCI, abbiano definitivamente smantellato tale progetto, ma per sventura loro e fortuna del proletariato, il Partito essendo clandestino, continua ad esistere ad agire e rafforzarsi. Continuano ad esistere organismi, lavoratori, studenti, operai che operano e agiscono sotto le sue direttive. La principale risorsa del Partito sono le masse e fintantoché il Partito sarà in stretto contatto con loro, nulla potrà impedire di arruolare nelle sue fila , i migliori elementi avanzati delle masse popolari e della classe operaia. Il Partito resistendo alla repressione, dà impulso alla nascita di organismi legali e clandestini e affina le sue tecniche cospirative dando garanzia a migliaia di lavoratori della sua attività rivoluzionaria.

Il Comitato Clandestino Lenin, in sintonia con altri Comitati di Partito (CdP), su indicazione della Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del nuovo PCI, lavora alacremente al rafforzamento del Partito e trae spunto e insegnamenti dal bilancio dell'esperienza della storia nazionale e internazionale del movimento operaio e comunista e dai suoi dirigenti attuali. Il Comitato Clandestino Lenin esprime la propria stima e solidarietà a tutti Rivoluzionari Prigionieri e in particolare ai rivoluzionari Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel auspicando e lavorando per la loro liberazione.

Avanti compagni la rivoluzione non si arresta!

Libertà per Maj e Czeppel !

Libertà per tutti I Rivoluzionari Prigionieri !

Solidarietà al Movimento anarchico e No Global !

Onore ai caduti per il comunismo !

Morte alla borghesia imperialista e i suoi lacchè !

Viva il nuovo Partito Comunista Italiano !

Viva il socialismo e la sua rivoluzione !

Comitato di Partito Lenin, 3 Giugno 2005

 

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Libertà per i compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel del (nuovo)Partito comunista italiano!

Il 27 maggio 2005 a Parigi i compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel del (nuovo)Partito Comunista Italiano sono stati nuovamente tratti in arresto dalle forze della repressione.

Le autorità Francesi, in accordo con quelle Italiane, avevano già arrestato i due compagni nel giugno del 2003 e, dopo alcuni mesi di carcere, li costringevano al confino per un periodo di tempo ancora indefinito e senza che venisse ancora istruito alcun processo. Dopo essersi giustamente sottratti alle misure repressive a novembre del 2004 i due compagni Maj e Czeppel erano rientrati nella clandestinità per continuare la loro attività per il partito liberi dal controllo delle forze della repressione. Oggi vengono nuovamente arrestati e non conosciamo ancora i particolari delle loro condizioni. Purtroppo abbiamo subito un nuovo colpo inferto dalla borghesia imperialista. Ma la nostra lotta per fare dell’Italia un paese socialista, la nostra lotta per la rivoluzione e per il comunismo non si arresta. I capitalisti ed i loro governi impongono ogni giorno di più sacrifici e sofferenze alle masse popolari di tutto il mondo. Fame, miseria e guerra sono la “ricompensa” che spetta al proletariato dopo aver subito i sacrifici che in nome del profitto vengono imposti a milioni di lavoratori. Questa situazione inevitabilmente continuerà a generare e a forgiare le forze che la sovvertiranno. I comunisti sono la parte più cosciente ed avanzata di queste forze, per ogni comunista che cade, che finisce nelle mani del nemico dieci ne sorgono. Per questo la borghesia ci reprime e tenta di impedire che si sviluppi un legame tra noi e gli operai, i proletari e le masse popolari che subiscono il suo sfruttamento e la crisi del suo sistema. Dopo ogni colpo subito noi comunisti ci rialziamo più forti e più tenaci di prima. Oggi il nostro partito è una piccola forza che deve svilupparsi e che si oppone con tenacia contro un nemico ricco e potente. Ma dalla nostra parte abbiamo la ragione dei fatti e la fiducia e la stima di una parte sempre più ampia della classe operaia e del proletariato, a cui la storia insegna che i comunisti sono i campioni della difesa delle loro conquiste e i più tenaci combattenti per il riscatto dallo sfruttamento e per la costruzione di un mondo migliore. I nostri padri e i nostri nonni sono eroicamente caduti sotto i colpi del fascismo, hanno subito il carcere e la tortura senza piegarsi. Milioni di comunisti in tutto il mondo hanno già dimostrato di poter vincere le forze del nemico e di aprire la strada per il comunismo. Imparando anche dalle battaglie perdute vinceremo la guerra contro i padroni, gli sfruttatori, i fascisti e gli assassini.

Il nostro nemico non ci fa paura: è lui che ha paura di noi!

Alla fine vinceremo!

 Avanti nel rafforzamento del (n)PCI!

 Costituire comitati di partito in ogni fabbrica, in ogni quartiere e in ogni zona!

 Libertà per i compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel!

 W il (n)PCI W il comunismo!

Comitato di Partito Stella Rossa

3 Giugno 2005

 

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA DI GERMANIA (MLPD)

COMITATO CENTRALE SETTORE INTERNAZIONALISMO

Schmalhorststr. 1c, D-45899

Gelsenkirchen, Germany

E-mail: info@mlpd.de

Homepage: www.mlpd.de

Gelsenkirchen, 01.06.05

AL (nuovo)PARTITO COMUNISTA ITALIANO

 COMMISSIONE PROVVISORIA (CP) DEL COMITATO CENTRALE

Cari compagni,

vi comunichiamo la nostra piena solidarietà in occasione dei nuovi arresti dei compagni Maj e Czeppel ad opera delle Autorità Francesi e vi assicuriamo il nostro sostegno nella lotta per la loro liberazione. Comunicate i nostri saluti anche ai compagni arrestati e alle loro famiglie.

La persecuzione dei due compagni è un chiaro attacco alla costruzione del (nuovo)PCI. Ci sono già state altre azioni coordinate tra le Autorità Italiane e le Autorità Francesi con questo obiettivo. Già il primo arresto in Francia dei due compagni è stato realizzato senza che ci fossero reali capi di imputazione. I due compagni sono stati imprigionati per sei mesi senza essere sottoposti ad un regolare processo e dopo la loro scarcerazione sono stati obbligati a sottostare a misure non democratiche, finalizzate ad impedire il loro lavoro politico.

La borghesia di tutti i paesi europei fa l’elogio al progetto di costituzione europea, presentandolo come esempio di democrazia. Questo nuovo arresto dei due compagni ne mostra però le vere finalità: soppressione dei diritti democratici e delle libertà degli operai e terrore di Stato coordinato aldilà delle frontiere e dei paesi. È un progetto finalizzato a garantire la dominazione illimitata dei monopoli internazionali.

Ciò mostra allo stesso tempo la paura dei dominati nei confronti del movimento popolare e degli operai dei paesi europei. La grande parte dei francesi e delle masse popolari dei Paesi Bassi hanno votato contro la costituzione europea e la politica dei loro governi. Anche in Germania il governo è in crisi; la crisi della classe dominante non è però limitata a questi tre paesi, ma attraversa tutta l’Unione Europea.

 La resistenza contro la disoccupazione di massa e la distruzione del sistema sociale è un fenomeno che si sviluppa aldilà delle frontiere.

In una situazione di questo tipo, la creazione di partiti marxisti-leninisti forti e l’intensifi-cazione della loro cooperazione è una cosa necessaria per dirigere le lotte, per coordinarle e svilupparle. Questi partiti possono dare alle masse popolari la prospettiva del vero Socialismo come soluzione alla degenerazione del sistema capitalista.

Per questo motivo è necessario sviluppare una mobilitazione comune:

Per la liberazione immediata dei due compagni arrestati !

Per sostenere la costruzione del (nuovo)PCI !

Lottare a livello internazionale per i diritti democratici !

Per sviluppare una collaborazione solidale e intensa del movimento operaio e popolare nei paesi europei contro l?Europa dei monopoli internazionali !

Proletari di tutti i paesi, unitevi !

Noi faremo conoscere in Germania gli arresti dei due compagni del (nuovo)PCI e organizzeremo la solidarietà. Informateci su tutti gli sviluppi.

Saluti rivoluzionari e solidali

Roland Maister (Responsabile dell’Internazionalismo del CC dell’MLPD)

 

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PCE(r) - Fracciòn Octubre

Indirizzo e-mail: gacet_frc@hotmail.com

30 Maggio 2005

Solidarietà ai compagni Maj e Czeppel nuovamente detenuti in Francia !

L’arresto del 26 Maggio ’05 a Parigi, per mano della Divisione Nazionale Antiterrorismo (DNAT), dei comunisti italiani Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel che si sono sottratti al confino imposto dalle Autorità Francesi e passati in clandestinità, è un duro colpo per il (nuovo)PCI, recentemente fondato. Lo è anche, nel caso di Giuseppe Maj, per tutto il movimento comunista internazionale, alla cui rinascita sta contribuendo in modo molto importante con il suo lavoro teorico e pratico. Questo lo hanno ben capito anche gli imperialisti francesi, che per quello che gli compete, appoggiano attivamente la banda Berlusconi nella persecuzione del (n)PCI mascherata da “guerra al terrorismo”.

Questo colpo non va ad impedire che la grande opera di costruzione di un nuovo partito comunista in Italia prosegua con maggiore forza e determinazione fino a che il (n)PCI, oggi un giovane partito, diventi il partito comunista necessario per la classe operaia italiana e per le masse popolari in generale. Impedire che questo avvenga non è possibile per gli imperialisti italiani, ne per il loro Stato, neanche con l’appoggio di altri stati imperialisti e con i numerosi apparati repressivi a loro disposizione. Un partito comunista non ha bisogno del permesso dello Stato della borghesia imperialista per svilupparsi.

La costruzione di un partito comunista richiede, innanzi tutto una concezione comunista del mondo e di una linea e strategia giusta nella lotta per il Socialismo, che sia preparato a fronteggiare in tutti gli ambiti la repressione e assicurare nonostante questa la continuità della sua direzione e del suo lavoro tra le masse popolari. È solo questo tipo di partito comunista, come il (n)PCI, che potrà vincere, combinando con intelligenza il lavoro clandestino e il lavoro legale per realizzare il suo lavoro tra le masse e imparando dai suoi propri errori, perché, generalmente, sono nostri errori e carenze che facilitano la repressione politica.

Libertà per Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel!

Viva il (nuovo)Partito Comunista Italiano !

Viva l’internazionalismo proletario !

Per la rinascita del movimento comunista internazionale !

 


 

La reazione del movimento comunista internazionale agli arresti dei compagni Maj e Czeppel del (n)PCI e la linea del Partito.

 

Agli arresti dei compagni Maj e Czeppel del (nuovo)PCI avvenuti a Parigi il 26.05.05 per mano della Banda Berlusconi in accordo con la cricca di Chirac, importanti componenti del movimento comunista internazionale, del movimento anti-imperialista, del movimento indipendentista e del movimento progressista hanno reagito esprimendo solidarietà di classe e intraprendendo una forte denuncia della persecuzione in atto da venti anni contro il Partito. La reazione del movimento comunista internazionale, del movimento anti-imperialista, del movimento indipendentista e del movimento progressista agli arresti del 26.05.05 è stata ed è molto più forte rispetto agli arresti del 2003. Ciò fornisce elementi molto positivi per la nuova battaglia che ci aspetta e allo stesso tempo mostra in maniera chiara:

1. che la lotta condotta dal Partito contro gli arresti del 2003 era sostenuta da una giusta e lungimirante linea;

2. che il lavoro internazionale condotto dal Partito si sta sviluppando nel migliore dei modi.

Nel lavoro internazionale la linea che il (nuovo)PCI sta adottando in questa nuova situazione è: trasformare il colpo subito dal Partito in un elemento propulsivo per rafforzare i rapporti con organizzazioni e partiti (laddove già esistono) e per instaurarne di nuovi (laddove ancora non esistono), creando un fronte comune per la liberazione dei compagni Maj e Czeppel e di tutti i prigionieri politici. Questa linea giorno dopo giorno mostra con sempre maggiore evidenza la sua correttezza: la forte ondata repressiva che i gruppi imperialisti di tutti i paesi stanno infatti sviluppando, fornisce un importante campo di incontro, di lavoro e di lotta comune per tutte le componenti del movimento comunista internazionale, del movimento anti-imperialista, del movimento indipendentista e del movimento progressista. La repressione se affrontata con la giusta linea può essere trasformata in un importante contributo alla rinascita del movimento comunista internazionale, alla costruzione del “terzo polo”. È in questa direzione che il Partito si sta movendo.

Per fornire un quadro completo della situazione a tutti i membri del Partito e a tutte le FSRS che ne sono interessate, riportiamo una dettagliata panoramica (nazionale e internazionale) su tutte le componenti comuniste, anti-imperialiste, indipendentiste e progressiste che hanno espresso solidarietà verso i compagni Maj e Czeppel e che, a differenti livelli, si stanno mobilitando per contribuire alla loro liberazione.

 

Italia:

Partito CARC e sue singole sezioni, Associazione Solidarietà Proletaria, Sindacato Lavoratori in Lotta, Campo Antimperialista, gli organismi facenti parte del Fronte Popolare per il Comunismo, Centro Sociale Sars (Viareggio), Centro Documentazione Filorosso (Milano), Paolo Dorigo (rivoluzionario prigioniero), Comitato di Bologna in sostegno alla campagna contro il 270 bis. L’altra Lombardia-su la testa.

Francia:

Associazione per uno Spazio Europeo delle Libertà (ADEEL), Polo della Rinascita Comunista in Francia (PRCF), Voce Proletaria (VP), Soccorso Rosso di Francia, Combat ARS, Oreste Scalzone (esule italiano degli anni ’70-’80), Bellaciao. Emancipation-corrente sindacale scuola.

Germania: Partito Marxista-Leninista di Germania (MLPD).

Spagna: PCE(r) - Fracciòn Octubre , Fronte Marxista-Leninista Spagnolo (FMLE).

Belgio: Soccorso Rosso.

Svizzera: Soccorso Rosso.

Movimenti per l’autodeterminazione nazionale: a Manca pro s’Independentzia (Sardegna), Emgann (Bretagna), Coordinamento anti-repressione di Bretagna, Anaram au Patac (Occitania), Comitato di Parigi di solidarietà con il popolo basco.

Perù: Comitato per la difesa dei diritti e delle libertà del popolo peruviano (CDLP), El diario internacional.

 

Questa panoramica, per quanto dettagliata, purtroppo non comprende i numerosi elementi della classe operaia e del resto delle masse popolari che singolarmente (ossia non facendo parte di collettivi) e a livello internazionale hanno espresso la loro solidarietà verso i compagni Maj e Czeppel e stanno unendo le loro preziosissime forze al lavoro che con grande determinazione si sta conducendo per liberare i due compagni.

Il (nuovo)Partito comunista italiano ringrazia tutte le componenti comuniste, anti-imperialiste, indipendentiste, progressiste e tutti gli elementi delle masse popolari per la loro solidarietà di classe!

Siamo certi che anche questa battaglia sarà un’importante scuola di comunismo per tutti coloro che vi parteciperanno, che svilupperà in ognuno un superiore livello di autonomia ideologica dalla borghesia imperialista e che rafforzerà e darà slancio (attraverso il consolidamento e l’instaurazione di nuovi rapporti politici tra i partiti e le organizzazioni e alla resistenza che i compagni svilupperanno all’interno delle carceri della borghesia imperialista) alla rinascita del movimento comunista internazionale!

W dunque la solidarietà di classe e internazionalista!

W la rinascita del movimento comunista internazionale!

Libertà per i compagni Maj e Czeppel del (nuovo)Partito comunista italiano e per tutti i prigionieri politici!

Giacomo L.

 
Manchette a pagina 19
 

La solidarietà con i compagni bersaglio della repressione rafforza la loro resistenza e sviluppa la dedizione di ognuno di noi alla causa del comunismo!

 

La CP invita tutti i compagni e le compagne a scrivere ai due militanti del (nuovo) PCI arrestati a Parigi il 26.05.05: Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel. Riteniamo che nella lotta contro la repressione politica sia necessario ricorrere a tutti gli strumenti possibili per contribuire alla liberazione dei compagni e allo stesso tempo per contrastare i tentativi che la borghesia imperialista e i suoi aguzzini sviluppano per cercare di annientare e soffocare le identità rivoluzionarie dei compagni detenuti nelle sue galere! A questi infami e terroristici tentativi, dobbiamo costruire e opporre una risposta unitaria, erigere un muro intorno ai compagni che annulli i tentativi di isolamento fatti dalla borghesia e rafforzi l’energia con cui i compagni lottano per il Comunismo! L’invio di saluti, messaggi di solidarietà e sostegno, l’invio di materiale politico (riviste, giornali, libri, etc.) è un importantissimo contributo alla resistenza che i compagni oppongono nelle galere della borghesia e allo stesso tempo è una scuola di comunismo per tutti i compagni che si cimentano in questa azione di solidarietà di classe!

La resistenza dei rivoluzionari prigionieri rafforza la rinascita del movimento comunista!

 

Giuseppe Czeppel

Prigioniero politico del (n)PCI

340658 F bat 2D

M.A. de Fleury Mérogis

7 avenue des peupliers

91705 Fleury Mérogis

France

 

Giuseppe Maj

Prigioniero politico del (n)PCI

285180 2éme Division 142

M.A. de la Santé

75014 Paris

France

 


 

L’accerchiamento della città dalla campagna

 

Lettera dal carcere di Parigi (Fleury Mérogis) del compagno del (n) PCI, Giuseppe Czeppel, arrestato a Parigi lo scorso 26 Maggio ad opera delle autorità francesi in combutta con i servizi segreti italiani.


Vorrei con questo articolo sfruttando sia l’esperienza fin qui maturata, sia gli articoli della Voce (rivista clandestina del (n) PCI) che riguardano la GRP-LD cercare di rendere “popolare” la condotta dei maoisti (m-l-m) nelle condizioni attuali, che sono in sintesi la lotta rivoluzionaria in un paese imperialista, cercherò di mostrare qual è nella pratica il lavoro dei m-l-m oggi. In particolare vorrei descrivere come si concretizza e si conduce quello che i maoisti chiamano “l’accerchiamento delle città dalla campagna”.

 L’accerchiamento delle città dalla campagna è una legge generale della GRP-LD e non si traduce in modo meccanico nella sollevazione dei contadini che accerchiano le città anche perché oggi, prendo ad esempio l’Italia, i contadini sono il 3% della popolazione attiva. Molti contadini sono poi racchiusi in una catena di lavoro gestita dalle industrie agroalimentari e assomigliano per certi versi ai lavoratori dell’industria. Dobbiamo anche tener conto della fase; oggi noi iniziamo l’accerchiamento, non lo chiudiamo, lo sviluppiamo.

Superate queste premesse vorrei descrivervi finalmente come si concretizza questo lavoro di accerchiamento delle città dalla campagna.

Cosa sono le città nella pratica?

Le città nella pratica sono dei centri di potere culturale e di direzione della borghesia verso le masse popolari e i lavoratori. Un giornale della borghesia, una rivista scientifica borghese sono per me una città da accerchiare. Ma anche in una fabbrica, il padrone e i suoi scagnozzi sono la città da accerchiare.

Cosa è nella pratica la campagna?

La campagna è un “territorio” formato da tutti gli individui che i comunisti possono mobilitare per accerchiare le “città”, i centri di direzione della borghesia.

La classe operaia e i suoi elementi avanzati sono coloro che costituiranno i primi elementi di questo accerchiamento. Man mano che propaganda, agitazione, e reclutamento avanzeranno anche gli elementi avanzati delle altre classi inizieranno l’accerchiamento.

Nel dettaglio l’accerchiamento si amplia e mette le basi per uno sviluppo sicuro quanto più il (n) PCI attraverso i CdP (Comitati [clandestini] di Partito) diffonde analisi e indica la soluzione concreta ai problemi che la società diretta dagli imperialisti genera. Anche se il centro della lotta è tra la classe operaia e la borghesia imperialista non vi è dubbio che l’accerchiamento deve avvenire a partire da un territorio più vasto possibile, che per semplificare chiamiamo campagna.

In questo caso il territorio è vasto perché più l’accerchiamento si chiude su una città o sulle città, più significa che gli operai di una data fabbrica in lotta contro i padroni devono essere sostenuti dai vari settori in cui i comunisti sono attivi. Se il nostro lavoro di accerchiamento si è sviluppato a difesa di un gruppo di lavoratori piccolo si schierano associazioni, riviste, radio e quant’altro. Col nostro lavoro (il lavoro dei CdP) si è sottratto all’influenza culturale della borghesia e si sia dimostrata l’impos-sibilità di riformare un sistema che giustifica la miseria in relazione allo sfruttamento necessario a nutrire i capitali finanziari. Accerchiare dunque significa raggiungere il maggior numero possibile di individui della nostra società con le nostre idee e proposte e nel linguaggio più adeguato possibile. Anche storicamente il movimento comunista non ha mai avuto autolimitazioni al suo lavoro di direzione ed influenza, esso ha permeato e influenzato sia l’arte che la ricerca e indotto molti sinceri democratici ad aprire gli occhi sulle pseudo democrazie create dagli imperialisti.

La sintesi del discorso è quindi che l’accerchiamento delle città dalla campagna inizia con la creazione e pratica dei Comitati di Partito in ogni settore della nostra società e decisamente al lavoro nella comprensione dei metodi necessari a permeare la società della cultura antagonista che i comunisti elaborano e portano verso le masse indirizzandole nelle loro scelte fino a chiudere l’accerchiamento delle città dalla campagna. È evidente che questa fase è anche legata a quanto la borghesia permette ai comunisti di lavorare alla luce del sole, a quanto la controrivoluzione preventiva si spinge è per questo che tutto il nostro lavoro non deve essere alla luce del sole, pena la brusca interruzione della fase di accerchiamento. È anche ovvio che se riusciamo a conquistare una parte importante della campagna la borghesia sarà sempre costretta a valutare quanta parte del lavoro alla luce del sole andrà dopo essere illegalizzato a sostenere il lavoro clandestino del (n) PCI e dei CdP o di organizzazioni maoiste che svilupperanno un’adeguata teoria della GRP-LD nei paesi imperialisti.

Parigi 31 maggio 2005

W i CdP !!

W il (n) Pci !!

Accerchiamo le città dalle campagne!!!

Un grande saluto comunista da Giuseppe

 

Manchette a pagina 21
 
Il partito comunista deve diventare l'indistruttibile e irriducibile punto di riferimento, centro di aggregazione e, nella misura più ampia possibile, anche centro di organizzazione e di direzione di tutto il malcontento, il malessere, l'indignazione e la ribellione che l'attuale ordinamento sociale suscita. Deve promuovere ogni malcontento dando il massimo risvolto a tutti i contrasti anziché attenuarli, coprirli, soffocarli, ignorarli, nasconderli come fanno gli opportunisti, i riformisti e i preti. Deve incitare tutti alla lotta, sostenere e organizzare il più possibile tutti quelli che, per motivi diversi, sono contro l'attuale ordinamento sociale. Ovviamente ogni strato e persino ogni individuo porterà nella lotta anche i suoi pregiudizi e le sue arretratezze. Ma se, nonostante questo, attacca l'ordine sociale borghese, gli operai coscienti, soprattutto dopo la conquista del potere, riusciranno un po' alla volta e sulla base dell'esperienza pratica a venire a capo e a mobilitare tutti gli oppressi dell'attuale ordinamento sociale capitalista a costruire il nuovo mondo comunista.

 


Secondo Fronte

 

Insegnamenti delle elezioni regionali e amministrative di aprile

 

Il Partito ha costantemente dato l’indicazione di non fermarsi alle campagne elettorali, ma di trarre da esse e dai loro risultati tutti gli insegnamenti e le informazioni possibili per rilanciare su nuove più solide basi i nostri piani di lavoro. È un metodo che un po’ alla volta tutte le organizzazioni del Partito adotteranno. La pratica ne dimostrerà l’efficacia e nello stesso tempo insegnerà a praticarlo con maggiore abilità.

Un insegnamento di una certa importanza è dato dalla quantità di firme raccolte per la presentazione delle liste comuniste e dei voti raccolti dalle liste comuniste. Ove per liste comuniste intendo quelle indicate in La Voce numero 18.

Anzitutto il numero di firme è superiore al numero di voti. Questo indica che ci sono persone che vedono con simpatia, apprezzano, ritengono utile la nostra presenza, ma non sono ancora disposte a darci il loro voto. Ritengono che il voto dato a una lista comunista non sia un voto “utile”. È una conferma che la nostra presenza e la nostra campagna elettorale spostano a sinistra le masse popolari, in misura più ampia di quella indicata dal numero dei voti raccolti dalle liste comuniste. La campagna elettorale contribuisce cioè, ancora non riusciamo a capire in quale misura, a rendere più netta la spaccatura della società in due e promuove lo spostamento delle masse popolari a sinistra. Cosa che ha di riflesso un effetto su tutti i partiti borghesi: ognuno di loro ha bisogno di voti e di consenso tra le masse popolari. Il numero di voti raccolto dalle liste comuniste permette una valutazione approssimativa degli obiettivi organizzativi che oggi noi possiamo darci nell’immediato. Le pochissime esperienze di liste comuniste danno un numero di votanti per liste comuniste pari a 1 su mille elettori. Se fosse un dato significativo per tutto il paese, questo vorrebbe dire in tutto 40.000 elettori, quindi 4.000 sostenitori in qualche modo attivi, dal militante vero e proprio al collaboratore saltuario. Il rapporto di un sostenitore attivo ogni 10 voti a favore è desunto dalla esperienza del movimento comunista del nostro paese in situazioni in qualche modo comparabili.

Questo numero di sostenitori, attivi in qualche misura, 4.000, è molto maggiore del numero di compagni oggi in qualche modo legati organizzativamente al Partito. Oggi il Partito è un nucleo che ha attorno una nube molto più vasta di potenziali sostenitori attivi. Si tratta di raggiungerli con la nostra propaganda e di raggiungerli con le nostre iniziative organizzative.

Una volta raggiunti stabilmente dalla nostra propaganda e dalle nostre iniziative questi sostenitori è probabile che si trasformerebbero in militanti che rilancerebbero a un livello più ampio tutta l’attività di Partito.

Mi rendo ben conto che tutto questo ragionamento oggi è supportato da pochi dati e da poche esperienze. Ma credo possa servire come prima approssimazione per usare i dati elettorali ai fini di organizzare un lavoro, un lato del lavoro per il rafforzamento del Partito. D’altra parte mostra uno dei lati dell’utilità del lavoro sul secondo fronte (…)

 

dalla lettera di un membro del Partito, di Roma


Secondo fronte

 

A proposito dei referendum sulla Costituzione Europea.

Mobilitare le masse popolari perché irrompano nel teatrino della politica borghese!

 

I risultati dei referendum sulla Costituzione europea in Francia (29 maggio, votanti il 70% degli elettori e tra i votanti 55% di contrari) e in Olanda (1 giugno, votanti il 63% degli elettori e tra i votanti 62% di contrari) da una parte hanno confermato che la classe dominante riesce sempre meno a manovrare le elezioni secondo i suoi desideri. Dall’altra avranno effetti importanti sull’aggregazione di cui i gruppi imperialisti europei hanno bisogno per mantenere il loro dominio sulle masse popolari dei rispettivi paesi sia per porre fine alla sopraffazione dei gruppi imperialisti USA che impediscono la crescita della loro parte nel saccheggio del mondo. Lascio perdere questo secondo aspetto che è trattato in un altro articolo della rivista per occuparmi del primo. Esso getta infatti nuova luce sull’importanza della lotta sul secondo fronte indicato nel Piano Generale di Lavoro del nostro Partito ( vedasi La Voce numero 18 pagina 11).

Sia in Francia che in Olanda il grosso della classe dominante è favorevole all’appro-vazione della Costituzione che rafforza e accelera la costruzione della UE come potenza politica. I rispettivi Parlamenti lo erano per il 70-80%. Però la classe dominante non è riuscita a far esprimere al corpo elettorale la decisione su cui la maggioranza di essa si era unita. Hanno avuto il loro peso anche le residue divisioni nella classe dominante? Ovviamente si. Ma esse sono un dato fisiologico, inevitabile visti i contrasti di interessi, i diversi legami internazionali (i gruppi imperialisti USA fanno di tutto per impedire che l’UE diventi una potenza politica), le differenze di opinioni. La classe dominante potrebbe impedire che questi contrasti interni si esprimano in campo elettorale solo instaurando una dittatura nel paese e al suo interno, cioè tra l’altro abolendo il pluripartitismo e le elezioni. Si verifica a livello europeo qualcosa di analogo a quello che si era verificato in Italia nel 1994 (vedasi il fiasco del 27 Marzo 1994, in Rapporti Sociali numero 16). Allora il grosso della classe dominante aveva elaborato la soluzione governativa del centro-sinistra con Occhetto (l’attuale alleato di Bertinotti!). Ma le elezioni buttarono all’aria la soluzione concordata e risultarono favorevoli alla Banda Berlusconi. Avvenimenti analoghi si moltiplicano in vari paesi europei.

Cosa indicano questi dati? È la crisi politica che avanza. La borghesia imperialista prima ha escluso i portavoce di ogni opposizione popolare e ora riesce sempre meno a far legittimare dalle masse popolari le sue scelte politiche. Prima ha tolto potere alle assemblee elettive, poi ha rimaneggiato e rimaneggia le leggi elettorali, ha reso più difficile la partecipazione alle elezioni (la presentazione delle liste elettorali), ha accresciuto il ruolo nelle campagne elettorali dei grandi mezzi di informazione di massa che sono monopolio della classe dominante, ha accresciuto la quantità di denaro profusa nelle elezioni. Il risultato è una lenta decomposizione del sistema dei partiti uniformati, una putrefazione graduale dell’ordinamento politico da cui è esclusa l’opposizione al regime, l’astensione, l’indifferenza alla politica, il rancore contro le istituzioni politiche, la sfiducia nell’azione collettiva, una sensazione di impotenza, il disfacimento morale e intellettuale.

La classe dominante è ben consapevole di questo corso delle cose. Di fronte al fiasco di Chirac del 29 maggio, Prodi, il capo dell’op-posizione “democratica” alla banda Berlusconi, non ha trovato di meglio da dire che: “L’avevo detto io a Chirac di non fare il referendum!”. Infatti in Italia non lo hanno fatto, d’accordo centro-destra e centro-sinistra, banda Berlusconi e Circo Prodi. Se l’avessero fatto:

1. i due poli si sarebbero entrambi spaccati;

2. probabilmente il risultato avrebbe bocciato il rafforzamento dell’EU implicito nell’ap-provazione della Costituzione.

 

Ecco perché tutti i partiti del regime sono stati d’accordo a non farlo. Il fatto che il PRC, il PdCI, i Verdi, il Correntone DS, i sindacati di regime e tutti i patentati di regime abbiano partecipato all’accordo mostra e conferma quanto poco ognuno di essi ha a che fare con la difesa dei diritti democratici delle masse popolari e che nessuno di essi ha qualcosa a che vedere con la lotta per il Socialismo.

Dove porta questo corso delle cose? Gli sviluppi possibili sono due. Da una parte un lento imputridimento del regime con progressivo avvelenamento dell’atmosfera morale e intellettuale del paese che prepara un terreno via via più favorevole alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Dall’altra parte lo sviluppo di una forza politica di vera opposizione al regime sul terreno della lotta politica borghese, cioè la lotta sul secondo fronte del nostro Piano Generale di Lavoro.

Sono ambedue sviluppi che hanno ognuno uno sbocco drammatico. Ma il secondo ha un incommensurabile vantaggio per le masse popolari. Contestata nel suo stesso palazzo e resa incapace dalla forza della presenza popolare di far funzionare secondo i suoi interessi le sue stesse istituzioni, la borghesia imperialista butterà in aria il tavolo che per anni le è servito per barare e con ciò affiderà il governo della politica alla forza. Essa scenderà sul terreno della guerra civile, ma in condizioni molto più favorevoli alle masse popolari di quelle che sarebbero comunque prima o poi generate dal temporaneo prevalere della mobilitazione reazionaria. La storia del Fronte Popolare e della guerra civile in Spagna ( 1936-1939) e la storia del Fronte Popolare in Francia ( 1936-1938) forniscono un prezioso materiale di studio per comprendere i problemi che ci stanno davanti. È anche su questo punto che dovrebbero riflettere le FSRS e i gruppi che comunque si proclamano comunisti, ma persistono sul terreno dell’astensionismo.

Ecco perché la lotta sul secondo fronte è una componente irrinunciabile, nelle attuali condizioni, della nostra lotta per accumulare forze rivoluzionarie, compito principale della fase della difensiva strategica, la fase della guerra popolare rivoluzionaria che oggi stiamo conducendo.

 

Umberto C.


Dibattito

La nuova bandiera/Proletari Comunisti

 

“Senza dibattito, nessuno sviluppo scientifico è possibile” diceva il compagno Stalin (Il marxismo e la linguistica, 1950). È quindi da salutare con soddisfazione il fatto che l’organizzazione Proletari Comunisti (Rossoperaio, Partito comunista maoista) si sia finalmente decisa a formulare analiticamente e apertamente le sue critiche alla concezione e alla linea del (nuovo)Partito comunista italiano. Nel numero 1 della sua rivista La nuova bandiera (NB), Proletari Comunisti ha pubblicato la prima puntata della sua critica che ha promesso di completare con il numero 2. Attendiamo il numero 2 per comprendere meglio il pensiero dei compagni. Infatti per noi non si tratta di “prendere in castagna” i compagni per questa o quella frase. Al contrario vogliamo capire a fondo le posizioni che essi rivendicano come proprie, la loro concezione, esaminarla alla luce della situazione e, per quanto la conosciamo, della loro pratica e quindi tirare ed esporre le nostre conclusioni. Come abbiamo cercato di fare con le Tesi Programmatiche che Rossoperaio pubblicò nel gennaio 2001, la cui valutazione, fatta dal compagno Umberto C., abbiamo dapprima pubblicato solo su Internet come supplemento al numero 7 (marzo 2001) di La Voce e quindi ripubblicato sul numero 17 (luglio 2004).

Mi limito qui a due osservazioni che non entrano nel merito delle posizioni di Proletari Comunisti, ma hanno la loro importanza.

1. NB dice che la sua critica è rivolta non solo al (nuovo)PCI, ma anche ai CARC perché, sugli argomenti che NB affronta, le due organizzazioni hanno le stesse posizioni. Diamo, in prima istanza, per scontato che sia vero che le due organizzazioni hanno le stesse posizioni. Ma chiediamo ai redattori di NB: “Siete sicuri che solo il (nuovo)PCI e i CARC hanno quelle posizioni?”.

Secondo il materialismo dialettico la conoscenza degli uomini, se è giusta, riflette la realtà, sia pure più o meno profondamente. A proposito di una cosa (il colore di un fiore o la natura di una classe), si possono fare mille affermazioni false diverse l’una dall’altra. Ma se ne può fare solo una vera. Tutti quelli che hanno una giusta conoscenza della cosa, esprimono la stessa posizione, anche se non si sono messi d’accordo.

Si dà pero’ il caso che in Italia le Autorità cerchino di dimostrare che (n)PCI e CARC non solo dicono le stesse cose, che non sono i soli a dire, ma sono due facce di una unica organizzazione. Il che è cosa ben diversa. Noi non neghiamo che i CARC e non solo i CARC hanno su molti argomenti le stesse posizioni che abbiamo noi. Siamo anzi sicuri che varie FSRS, vari comunisti, vari lavoratori avanzati, man mano che crescerà la loro coscienza politica, diranno le stesse cose che diciamo noi su un numero crescente di questioni, prima ancora di essere organizzativamente collegati con noi. La nostra verità non è una merce di nostra esclusiva produzione, che si compra da noi e solo da noi. Anche Proletari Comunisti può arrivare autonomamente alle nostre stesse conclusioni. La nostra verità viene dal bilancio dell’esperienza della lotta di classe.

Quello che non va bene è che, volendo criticare alcune nostre posizioni, NB associ i CARC solo i CARC al (n)PCI , quando le Autorità cercano anch’esse di associare organizzativamente i CARC al (n)PCI per facilitare la loro attività persecutoria. Sono cose a cui bisogna fare attenzione! In Italia le Autorità hanno più volte inflitto anni di galera con la scusa della “contiguità”, “collateralità”, ecc.

2. NB sostiene che la borghesia imperialista non cerca di impedire o per lo meno ostacolare la ricostruzione del partito comunista inventando un legame organizzativo tra le OCC (Organizzazioni Comuniste Combattenti) e la “carovana” che dalla fine degli anni ’70 lavora alla ricostruzione del partito comunista (vedasi al riguardo il Comunicato del 21.01.04 del compagno Giuseppe Maj “La mia posizione”, in La Voce numero 16). Un legame che la borghesia imperialista sa bene non esistere senza che per questo fosse necessario ripetere ben otto procedimenti giudiziari dal 1981 a oggi tutti basati sulla stessa accusa (vedasi l’Appello realizzato dall’avvocato Pelazza di Milano). NB al contrario sostiene che effettivamente la borghesia imperialista onestamente si sbaglia. Essa perseguita penalmente solo le OCC e solo per errore (per ben otto volte) ha creduto che effettivamente la “carovana” fosse organizzativamente collegata alle OCC. In breve, NB sostiene che la borghesia imperialista è onesta anche se un po’ stupida!. Sarà! Ma chiediamo ai redattori di NB: “Come mai da venticinque anni a questa parte la borghesia imperialista continua a sbagliarsi sulla stessa questione, sempre nello stesso senso e sempre con lo stesso gruppo politico?

È inoltre incontestabile che la borghesia imperialista conduce un’assillante campagna di denigrazione del movimento comunista, della sua esperienza storica, delle sue concezioni e dei suoi obiettivi. Siccome la borghesia imperialista non è un’associazione filosofica né un istituto per la ricerca della verità o per la propaganda della morale, quella campagna certifica che la lotta contro il comunismo, la rinascita dl movimento comunista e la ricostruzione del partito comunista è per lo meno di grande interesse per la borghesia imperialista. NB però ci assicura che la borghesia imperialista si attiene strettamente alla legge: lotta ideologica ma niente “sgambetti”. Ma noi ricordiamo la strategia della tensione, la pratica delle provocazioni: dall’ Hotel Diana (23.10.1921), all’attentato del 12.04.1928 a Vittorio Emanuele, a Piazza Fontana (12.12.1969), ai successivi. Ci pare quindi che NB accordi alla borghesia imperialista italiana una fiducia che in base ai fatti non merita.

Se la fiducia dei redattori di NB nella borghesia imperialista italiana fosse ben riposta, numerosi compagni e lavoratori perseguitati negli ultimi venti anni col pretesto di legami con OCC, dovrebbero prendersela con le OCC che sarebbero la causa della persecuzione politica. Insomma la tesi della NB non solo contrasta con i fatti, ma agevola la borghesia imperialista e fomenta contrasti nel campo delle masse popolari. Ci ricorda la posizione che gli attuali dirigenti di Proletari Comunisti assunsero nel 1986. Allora la DIGOS fermò per 48 ore uno di loro col pretesto di un attentato rivendicato dalle UCC (Unione dei Comunisti Combattenti) e il gruppo diffuse un comunicato in cui invece che denunciare la DIGOS denunciava le UCC come un gruppo di provocatori!

No compagni! Non arrampicatevi sui vetri. La borghesia imperialista cerca con tutti i mezzi di impedire la rinascita del movimento comunista e la ricostruzione del partito comunista. Usa gli attentati, quelli compiuti dalle OCC e quelli che essa stessa fa compiere o favorisce, come pretesto per perseguitare i comunisti (vi dice niente l’incendio del Reichstag del 1933?). Oggi la borghesia imperialista non osa mettere fuorilegge i comunisti visto come le è andata a finire male quando lo fece nel 1926. Quindi usa quello che ha a disposizione. Se non l’avesse, inventerebbe le stesse o altre cose.

Provate a pensare se questo non spiega la realtà che abbiamo sotto il naso meglio della tesi ufficiale della “guerra al terrorismo”.

 

Ernesto V.


Bilancio dell’azione repressiva del 26 Maggio 2005

 

I compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel, membri del (n)PCI, sono stati nuovamente arrestati il 26 Maggio 2005 a Parigi dagli agenti della Direzione Nazionale Antiterrorismo (DNAT), la polizia politica della Repubblica Francese. I due compagni avevano abbandonato il confino nella prima metà di dicembre 2004 seguendo la direttiva della CP e avevano riassunto il loro posto di lavoro nella struttura clandestina centrale del (n)PCI (vedi Comunicato CP 09.12.04 sul sito internet www.nuovo-pci.com). Purtroppo le misure di sicurezza adottate non sono state sufficienti a far fronte alla caccia condotta da un’apposita squadretta della DNAT dedicata allo scopo. Ai due compagni tutto il Partito rinnova la solidarietà e il sostegno. Il Partito chiede a tutte le FSRS e a tutti gli elementi avanzati delle masse popolari di continuare ad esprimere, ognuno nel modo a lui più confacente, la solidarietà con i due compagni e di fare quanto di meglio possibile per promuovere la solidarietà delle masse popolari verso i due comunisti.

Come già indicato nel Comunicato della CP del 28.05.05, l’arresto dei due compagni non deve generare delusione né demoralizzazione. Bisogna combattere con pazienza, con argomenti ma con fermezza ogni interpretazione disfattista del loro arresto, avvenuto a meno di sei mesi dal passaggio dei due compagni alla clandestinità. In una lotta di lunga durata e per alcuni aspetti nuova, quale quella che il Partito conduce, sono inevitabili alti e bassi, avanzate e ritirate, periodi di scontri accesi e pause, successi e sconfitte. Al fine di assicurare che in definitiva la vittoria sarà nostra, quello che è importante è che dopo ogni sconfitta raccogliamo le forze, traiamo le lezioni dall’esperienza, tracciamo una linea di ripresa e iniziamo ad attuarla.

Le cause dell’attuale sconfitta sono eguali a quelle della sconfitta del 2003, che la CP ha illustrato nel suo Comunicato di agosto 2003: 1] le forze del Partito operanti professionalmente nella clandestinità sono molto ridotte; 2] di conseguenza lo stile di lavoro (la divisione del lavoro, la compartimentazione, ecc) è scadente; 3] persistono carenze, facilmente superabili anche con le forze attuali, nella definizione e nell’osservanza di criteri, misure e regole del lavoro e della vita clandestini adeguati alla persecuzione di cui il Partito è bersaglio.

Nel tirare il bilancio, è probabile che alcuni compagni faranno i grilli parlanti: “L’avevamo detto!”. Per avanzare occorre invece che alcuni compagni capiscano la gravità delle conseguenze per il nostro lavoro della loro personale resistenza a dedicarsi professionalmente al lavoro clandestino. Occorre che altri capiscano la gravità delle conseguenze per il comune lavoro della loro personale resistenza ad elaborare ed applicare criteri, misure e regole di lavoro e di vita clandestini adeguati ai limiti non immediatamente superabili delle nostre forze. Occorre che altri capiscano la gravità delle conseguenze per il comune lavoro della loro personale resistenza a svolgere una efficace ed energica opera di formazione e di reclutamento di compagni al lavoro clandestino.

Bisogna rintuzzare con energia, con argomenti e pubblicamente la soddisfazione con cui alcune FSRS accoglieranno i nuovi arresti. La malignità della loro gioia sta nel fatto che non propongono, e non possono proporre, un’altra strada alla rivoluzione socialista diversa da quella del Partito, una strada che sia fondata razionalmente sull’esperienza dei rapporti di classe nella nostra società; i loro portavoce si riducono a presentare le inevitabili difficoltà che noi incontriamo sul nostro cammino, come dimostrazioni che la via che noi proponiamo e pratichiamo è impossibile e a sostenere implicitamente che bisogna rassegnarsi a lavorare alla giornata senza strategia: il che è una forma camuffata di disfattismo che proviene dalla mancanza di fiducia nella vittoria della causa del comunismo, della mancanza di fiducia nella possibilità di realizzare la parola d’ordine: “Fare dell’Italia un nuovo paese socialista”.

La via del Partito clandestino, la via della lotta sui quattro fronti per accumulare forze rivoluzionarie, la via della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata è la via per fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla nuova ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. Questa via è indicata dall’esperienza del movimento comunista internazionale e italiano. È lo sbocco degli insegnamenti di Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao e Gramsci. È il risultato dell’elaborazione della ricca esperienza del passato e del presente. Solo dei demagoghi e dei ciarlatani la presentano come una via priva di difficoltà e facile da percorrere. Solo degli opportunisti e dei rassegnati predicano di abbandonarla e di non imboccarla a causa delle difficoltà che presenta. Chi la imboccherà e la percorrerà con tenacia imparerà via via tutta la scienza e tutte le tecniche necessarie per arrivare alla vittoria.

L’arresto dei due compagni è un ulteriore episodio della pluridecennale sistematica persecuzione con cui le Autorità e la borghesia italiana cercano di impedire la costituzione, il consolidamento e il rafforzamento del (nuovo)PCI. Le Autorità francesi danno loro man forte sulla lotta contro la rinascita del movimento comunista. Per tutta la borghesia imperialista la lotta per soffocare i partiti comunisti è il nucleo politico centrale della sua attività per restringere ed limitare i diritti democratici delle masse popolari, per cancellare le conquiste di civiltà e benessere che le masse popolari le hanno strappato, dirette dai partiti comunisti, durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. È il nucleo politico della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari. La resistenza che le masse popolari oppongono ai tentativi dei gruppi imperialisti, franco-tedeschi in particolare, di costituirsi come nuovo e autonomo polo imperialista mondiale è un segnale positivo. Noi comunisti dobbiamo lanciare alle masse popolari l’appello a resistere alla ondata di repressione e di miseria che dilaga nuovamente in Europa e coinvolgere in questa resistenza anche la borghesia di sinistra. La borghesia imperialista maschera la persecuzione del (nuovo)PCI come guerra al terrorismo. La vicenda dei due compagni Maj e Czeppel dal 2003 a oggi si presta in modo esemplare per mostrare che si tratta di un camuffamento. Esiste una sola ragione che spiega il comportamento delle Autorità francesi: dare una mano alle Autorità italiane per impedire o almeno ostacolare l’attività del Partito restando formalmente nei limiti dell’ordinamento giuridico esistente. Dal 2003 a oggi l’istruttoria sulle proclamate attività terroristiche dei due compagni non ha fatto alcun passo avanti, non ha dato alcun risultato. Il Giudice Istruttore è pienamente convinto dell’inutilità di ogni ulteriore atto istruttorio. Ma tiene aperta l’istruttoria per terrorismo solo per avere il pretesto per continuare a gestire il procedimento e per giustificare la detenzione o il confino dei compagni per “esigenze istruttorie”. Dal 2003 due procedimenti giudiziari paralleli e legati a quello francese sono in corso presso le Procure di Bologna e Napoli. Neanche da li’ è emerso alcunché di connesso con attentati. Ma se i due procedimenti italiani chiudessero con un nulla di fatto, cadrebbe anche il procedimento francese che da essi ha preso origine e su di essi si sostiene. La persecuzione del (nuovo)PCI, proprio perché si basa su una ipocrita mascherata di cui la borghesia imperialista non può fare a meno, sta ancora una volta risolvendosi in un buco nell’acqua. È interesse di tutte le forze e le personalità democratiche che sia un buco clamoroso che indebolisca tutto l’apparato e la strumentazione della repressione che opprime le masse popolari dei paesi europei con restrizioni crescenti.

La CP confida che l’intero Partito tirerà anche da questa sconfitta nuovo impulso e nuove forze a beneficio della rinascita del movimento comunista e del consolidamento e rafforzamento del Partito, con beneficio per tutte le masse popolari.

Rispetto alla situazione che abbiamo affrontato nel 2003, se oggi pesa negativamente la ripetizione della caduta a breve distanza, giocheranno però positivamente la formazione compiuta durante il 2004 (Università Popolare, etc), l’esistenza della Delegazione della CP, i rapporti internazionali stabiliti e rafforzati, i passi avanti fatti nella costituzione del Partito: la fondazione il 3 Ottobre 2004, la costituzione della Commissione Provvisoria del Comitato Centrale, la definizione della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata, dei quattro fronti di lotta e del Piano Generale di Lavoro.

 

Avanti quindi nel consolidamento e rafforzamento del Partito!

Avanti nell’attuazione del Piano Generale di Lavoro!

Costruire in ogni azienda, in ogni quartiere, in ogni città Comitati di Partito clandestini!

Solidarietà con i compagni Maj e Czeppel!

Trasformiamo l’attacco repressivo in un contributo per la rinascita del movimento comunista internazionale!


Comunicato della CP

 

(nuovo)Partito comunista italiano Commissione Provvisoria (CP) del Comitato Centrale

Comunicato del 20 aprile 2005

 

Celebrare il 25 aprile, 60° anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazi-fascisti!

Celebrare il 1° maggio con la parola d’ordine “fare dell’Italia un nuovo paese socialista”!

Portare tra le masse popolari un orientamento comunista in ogni campo!

Viva il Partito dei CARC e tutte le FSRS e i comunisti che si assoceranno nella loro impresa!

 

Nella loro riunione nazionale del 9 maggio e 10 aprile i Comitati di Appoggio alla Resistenza- per il Comunismo (CARC) hanno deciso di costituirsi in Partito dei CARC che assume il compito di organizzare la partecipazione delle masse popolari alla lotta politica della società borghese, allo scopo di promuovere l’orientamento comunista delle masse popolari, la loro aggregazione attorno al partito comunista, la loro mobilitazione e partecipazione all’attività politica rivoluzionaria, alla lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Con questa decisione i CARC hanno risposto all’appello che all’atto della sua costituzione il (n) PCI ha lanciato a tutte le FSRS, a tutti i comunisti, agli operai avanzati e agli elementi popolari delle altre classi delle masse popolari. La Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del (nuovo) PCI saluta con gioia la decisione presa dai CARC. Non abbiamo dubbi che i CARC faranno un buon lavoro sul nuovo fronte, come nei quasi 13 anni della loro esistenza hanno fatto un buon lavoro nel creare le condizioni favorevoli alla ricostruzione del partito comunista. Certamente altre FSRS e altri comunisti e un numero crescente di lavoratori avanzati si assoceranno ai CARC nel condurre la lotta sul fronte sul quale essi hanno deciso di impiegare le loro energie e le loro risorse, per favorire la formazione e l’accumulazione delle forze della rivoluzione proletaria, per mobilitare le masse popolari a lottare per migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro e per difendere le conquiste e i diritti acquisiti, per acuire e sfruttare le contraddizioni in seno al campo della borghesia imperialista.

Da molti anni, da quando alla fine degli anni ’50 i revisionisti moderni hanno definitivamente e stabilmente preso la direzione del vecchio PCI, i comunisti sono assenti dal teatro della politica borghese. Gruppi e partiti della borghesia hanno avuto campo libero e ne abbiamo visto il risultato. Ognuno di essi ha avuto la massima libertà di presentarsi come “amico del popolo” e di far passare le sue divergenze politiche, le sue manovre di potere e i suoi contrasti di interesse con altri gruppi e partiti borghesi come contrasti tra un sincero amico del popolo e nemici del popolo, tra un progressista e reazionari. Persino la banda Berlusconi si presenta come una banda di riformatori e Bossi, il demagogo razzista, può presentarsi come “nemico del Palazzo” finanziato da Berlusconi che col favore del Palazzo si è costruito un impero economico. Man mano che l’intervento dei comunisti nel teatrino diventerà più efficace, questa libertà dei gruppi imperialisti si ridurrà e li costringerà ad azioni dissennate.

È inevitabile che intervenendo in campo abbandonato alla borghesia per decenni i comunisti commetteranno degli errori. Nemici e avversari additeranno ogni errore con gioia maligna. Ma se persisteranno nella loro volontà di avanzare al servizio dell’accumulazione delle forze rivoluzionarie, i comunisti impareranno a fare sempre meglio. I compagni impegnati su questo fronte daranno un importante contributo all’accumulazione delle forze rivoluzionarie e alla creazione delle condizioni per il passaggio alla seconda fase della guerra rivoluzionaria di lunga durata. A questa condizione, anche le grida dei nemici e degli avversari si tramuteranno in benefici per essi e più in generale per la rinascita del movimento comunista che il (nuovo)Partito comunista italiano è impegnato a promuovere con forza e abnegazione in ogni campo.

Altri compagni hanno finalmente compreso che l’astensionismo di principio dalla lotta politica borghese non è una posizione comunista, ma sostengono che i comunisti dovrebbero aspettare a entrare nel campo della lotta politica borghese. Aspettare cosa? Di avere un partito comunista forte e disciplinato, rispondono. In realtà nella nostra situazione vale il principio che bisogna “imparare a combattere combattendo”. Che cosa guadagneremmo ad aspettare? Questa è la domanda a cui quei compagni non possono dare una risposta soddisfacente. Solo i presuntuosi pensano di poter fare subito bene cose che non hanno mai fatto. Solo persone malvagie si indignano perché chi sta imparando commette errori. Approfittando degli strumenti della lotta politica borghese per mobilitare le masse e aggregarle attorno al partito si contribuisce a consolidare e rafforzare il partito. Si faranno degli errori? Ma chi ha mai imparato a camminare senza mai cadere? Impareremo anche a correggere gli errori e in questo modo ci educheremo alla critica e all’autocritica e ad affrontare le contraddizioni nelle nostre fila distinguendole dalle contraddizioni con la borghesia. In ogni campo, sono più le cose che dobbiamo imparare che quelle che sappiamo. Solo i dogmatici incartapecoriti o gli ingenui pensano di sapere già tutto, che tutto quello che c’è da capire è già stato capito e detto. La sostanza delle obiezioni all’ingresso aperto, in prima persona e da subito dei comunisti nella lotta politica borghese, quando non sono obiezioni mosse consapevolmente per frenare e distogliere a beneficio dei partiti della borghesia di sinistra, sta nell’esitazione a ingaggiare apertamente la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, nella paura di fare errori, nella scarsa fiducia nelle capacità rivoluzionarie delle masse popolari, nella sottovalutazione del patrimonio di coscienza e di capacità organizzative che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha sedimentato nella classe operaia e nel resto delle masse popolari. Non è un caso che per lo più quelli che oggi fanno resistenza a scendere anche nel campo della politica borghese perché non c’è ancora un partito forte e disciplinato, sono compagni che nei mesi e anni passati poco o nulla si sono impegnati a formare un partito forte e disciplinato. Oggi i comunisti devono alzare con forza, con tutti i mezzi e in ogni campo la bandiera “fare dell’Italia un nuovo paese socialista”. Questo è l’obiettivo che risponde a tutte le ansie e le aspirazioni dei lavoratori e delle masse popolari. Solo esso riassume, sintetizza e rende realistici tutti gli altri obiettivi particolari. Attorno ad esso si uniranno e si mobiliteranno via via in numero crescente le forze migliori della classe operaia, le donne più generose e i giovani più coraggiosi. Perché non c’è altra via di salvezza per le masse popolari. L’esperienza lo dimostrerà su scala via via più vasta a ogni lavoratore, a ogni casalinga, a ogni studente, a ogni pensionato. Ma l’insegnamento dell’esperienza sarà mille volte più efficace se quell’obiettivo sarà proclamato, spiegato e mostrato come necessario e logico sviluppo e risultato cui tende ogni lotta a difesa dei diritti e delle conquiste, ogni lotta progressista, ogni lotta tesa a migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari.

La crisi politica della borghesia imperialista si aggrava ogni giorno di più. In mancanza di prospettive molti ne sono spaventati. Temono per quello che succederà nel futuro, per le azioni criminali a cui la borghesia si abbandonerà. Ma se prendiamo il nostro destino nelle nostre mani, la crisi politica dei caporioni del mondo attuale apre invece ampie possibilità di accumulazione delle forze rivoluzionarie. La borghesia imperialista incontra difficoltà crescenti ad applicare il suo “programma comune”: “eliminare le conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e conquistare un posto di primo piano negli affari mondiali, nella spartizione internazionale del profitto estorto ai lavoratori e ai popoli oppressi, nel saccheggio dei paesi oppressi e degli ex paesi socialisti”. Gruppi e forze borghesi si azzuffano tra loro. Dobbiamo approfittare anche delle loro risse per accrescere le nostre forze. Non dobbiamo permettere che le loro risse e manovre aumentino la disperazione, la rassegnazione e la sfiducia delle masse popolari. A questo lavoro i CARC con la loro decisione di aprile hanno deciso di dare il loro contributo. È una decisione eccellente che arriva nel momento giusto.

Il successo del circo Prodi nelle elezioni regionali e amministrative di aprile ha messo in difficoltà la banda Berlusconi. Questa si dibatte furiosamente per non lasciare il campo. I lavoratori e i giovani delle masse popolari, scioperando e dimostrando nelle aziende e nelle piazze, hanno costretto la banda Berlusconi a rinunciare al progetto che le aveva attirato l’appoggio di tutta la borghesia. Il circo Prodi si prepara ad appropriarsi dei frutti della loro vittoria. Dobbiamo ora impedire che acquisti forza la nuova coalizione che cercherà di realizzare con altri mezzi lo stesso “ programma comune” della borghesia che la banda Berlusconi non è riuscita a realizzare con i suoi. Bisogna rivoltare i loro discorsi di sacrifici: che li facciano fare a Berlusconi e ai suoi accoliti, che confischino le loro aziende e i loro patrimoni costruiti con la rapina e con l’evasione fiscale. i profitti dei banchieri, degli assicuratori, dei petrolieri, dei grandi gruppi imperialisti sono uno scandalo! Il loro lusso e i loro sprechi, non ultime le risorse gettate per corteggiare il Vaticano, sono un insulto per le famiglie dei lavoratori. Bisogna mettere con le spalle al muro i partiti sedicenti comunisti (PRC e PDCI) che hanno assecondato la politica della borghesia imperialista e persistono nel farlo. Proprio il PDCI ha ospitato il banchiere Nerio Nesi che ora lo ha anche piantato in asso. Bisogna sfruttare il fatto che gruppi imperialisti USA, gruppi imperialisti franco-tedeschi, gruppi sionisti, Vaticano, Mafia, Confindustria sono sempre più contrapposti e in alcuni casi sempre più divisi anche al loro interno sulla soluzione da dare alla crisi politica italiana. Per di più devono fare i conti con il consenso che la loro soluzione deve ottenere nelle elezioni. La prassi elettorale sta sempre più stretta alla borghesia imperialista. Per quanto elabori leggi elettorali che rendono più difficile la partecipazione dei comunisti e più pilotabili le elezioni, per quanto aumenti il peso che nelle elezioni ha il denaro, il risultato è sempre meno scontato. E questo aggraverà ancora più la crisi politica della borghesia e aprirà la strada alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari. La crisi italiana è aggravata e aggrava la crisi europea. L’UE non può uscire dall’attuale stagnazione economica mantenendo intatto il quadro politico interno e internazionale attuale.

Proprio per questa mancanza di prospettive sicure tutta la borghesia imperialista, anche quella più miscredente, si è unita attorno alle sottane del Papa morto e del nuovo. Sperano che il Vaticano possa realizzare una mobilitazione reazionaria delle masse di tipo diversa da quella che hanno messo in campo durante la prima crisi generale, basata sulla guerra mondiale e sul nazifascismo. Che il Vaticano, con la sua autorità morale, li possa portare a un mondo che conservi i privilegi e gli ordinamenti borghesi e nello stesso tempo non dia luogo a disordini e guerre. È la speranza di chi non ha vie d’uscita. I bonzi della Chiesa cattolica, bardati nelle loro lussuose e comiche divise di secoli fa, hanno eletto il loro nuovo capo. Individualmente è uno degli esponenti più reazionari tra loro, che ha trasfuso nella situazione attuale la sua educazione nelle fila della “Gioventù hitleriana”. Il suo motto “verità carità” fa il paio con il “conservatorismo benevolo” di Bush. Buone azioni individuali a conforto di cattive azioni politiche, a sostegno del ruolo di promotore della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo, in misura crescente perfino negli stessi paesi imperialisti e nel principale di esso, gli USA. Ma non sono le caratteristiche individuali del personaggio il fattore principale. Il fattore principale dell’azione che il Vaticano svolgerà sta nel suo ruolo nel sistema imperialista mondiale. Il Vaticano è una componente importante di questo sistema, specializzato nello sfruttare le paure che il sistema stesso suscita tra le masse popolari, per ricavare dalle masse popolari risorse per se stesso e per distogliere le masse popolari dall’impegno per creare un nuovo ordinamento sociale qui sulla terra in nome del paradiso che con le loro sofferenze qui si guadagnano nel mondo di là.

Quello che può fare il Vaticano per risolvere la crisi in cui la borghesia imperialista è inviluppata è limitato alle soluzioni che obiettivamente questa crisi può avere. Il Vaticano va verso la sua fine, assieme al sistema imperialista mondiale. Per questo è realista la terza delle Dieci Misure Immediate che fanno parte del nostro programma e che ogni progressista e sincero democratico finirà per fare sue: “Libertà per i fedeli di ogni religione di organizzare le loro pratiche religiose e di usufruire dei mezzi necessari. Abolizione dl Vaticano e di tutti i privilegi della Chiesa cattolica. Nazionalizzazione di tutte le proprietà che il Trattato del Laterano del ’29 e le successive modifiche hanno dato al Vaticano e di tutte le proprietà degli ordini religiosi e affini”. Quali che siano le sue caratteristiche personali, Benedetto XVI sarà uno degli ultimi se non l’ultimo Papa. Aboliremo lo Stato del Vaticano, creatura del fascismo e dei suoi Patti Lateranensi del 1929, strumento della lotta della borghesia imperialista contro il movimento comunista, divenuto strumento della lotta della borghesia imperialista di tutto il mondo per perpetuare il suo mondo di ingiustizie e oscurantismo crescenti.

L’assolvimento di questo impegno è quindi un contributo che noi comunisti italiani daremo al movimento comunista e all’umanità progressista del mondo intero.

La celebrazione del 60° anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazifascisti deve diventare l’assunzione dell’impegno a continuare e completare l’opera che essi hanno lasciato incompiuta: fare dell’Italia un paese socialista.

La celebrazione del 1° maggio deve diventare l’affermazione che vogliamo un nuovo ordine sociale, senza più sfruttamento dell’uomo sull’uomo, un ordinamento sociale diretto dai lavoratori dove sia abolita la barbarie dei lavoratori trattati come esuberi e del lavoro ridotto a variabile dipendente dal profitto, vogliamo fare del nostro paese un nuovo paese socialista e contribuire alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo. Il nuovo ingresso dei comunisti nella lotta politica borghese, sfruttando quanto resta delle libertà conquistate 60 anni fa con la vittoria dei Partigiani guidati dal primo PCI, è un buon segnale dei tempi che si preparano. Un passo della lunga marcia che ci porterà al socialismo e al comunismo.

 

Promuovere un orientamento comunista tra le FSRS, tra gli operai avanzati e tra gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari!

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Costituire in ogni azienda, zona d’abitazione, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito comunista italiano!

Realizzare il Piano Generale di Lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano!

Propagandare l’esperienza del movimento comunista internazionale e italiano, dei paesi socialisti e della Resistenza!

Promuovere tra le masse popolari italiane la solidarietà con la Resistenza irachena, con la lotta del popolo palestinese contro la colonizzazione sionista, con le guerre popolari rivoluzionarie che si sviluppano in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù e altrove!

 

Viva la rinascita del movimento comunista!


Comunicato della CP

 

(nuovo)Partito comunista italiano Commissione Provvisoria (CP) del Comitato Centrale

Comunicato del 20 maggio 2005

Che se ne vadano!

Picchiare il cane finché non è affogato!

 

La classe operaia e le masse popolari hanno messo la banda Berlusconi con le spalle al muro. Il circo Prodi contratta per succedere amichevolmente alla banda e prendere il suo posto nel dirigere la realizzazione del programma comune della borghesia imperialista contro le masse popolari e la classe operaia. La banda Berlusconi approfitta delle esitazioni del circo Prodi e cerca di restare al potere. Bisogna mandare all’aria le trattative tra il circo Prodi e la banda Berlusconi. Bisogna consolidare e rafforzare il partito comunista e il movimento rivendicativo delle masse popolari contro la borghesia imperialista. Le lotte degli operai, dei dipendenti pubblici, dei lavoratori autonomi, dei pensionati e di ogni settore e ceto delle masse popolari per il lavoro, per i salari, per i diritti democratici, per la difesa delle conquiste, per servizi pubblici per tutti, gratuiti e di buona qualità, contro il carovita, contro la speculazione dei petrolieri, dei re della finanza, dei signori delle banche e delle immobiliari, i movimenti contro la persecuzione degli immigrati, contro l’intervento militare in Iraq, contro il saccheggio dei paesi oppressi, contro le delocalizzazioni delle industrie nei paesi oppressi e negli ex paesi socialisti, contro la collaborazione con le bande di fascisti e di criminali al potere negli ex paesi socialisti, contro la soggezione ai gruppi imperialisti USA e alla loro politica di criminale violazione persino della legalità borghese, contro l’abolizione e la restrizione dei servizi pubblici, per il risanamento dell’ambiente, per la difesa della salute individuale e l’igiene pubblica, per l’occupazione e l’uso delle case sfitte e delle proprietà della borghesia imperialista: tutte queste lotte e questi movimenti non sono solo uno strumento di difesa e di sviluppo della vita materiale e spirituale delle masse popolari ma contribuiscono anche ad impedire che i caporioni della borghesia imperialista si accordino alle spalle delle masse popolari e rafforzano la rinascita del movimento comunista. Noi comunisti dobbiamo sostenerli, rafforzarli, allargarli e renderli sempre più resistenti alle influenze e alle manovre della borghesia imperialista. Dobbiamo sostenere energicamente le lotte sindacali e impedire le manovre antidemocratiche legate alla concertazione e alla compatibilità. Non c’è risanamento economico senza lo sviluppo del benessere delle masse popolari. Dobbiamo intervenire con iniziativa ed energia nella preparazione delle prossime elezioni politiche promuovendo la formazione di liste comuniste.

La banda di mafiosi, fascisti, razzisti, speculatori, clericali e avventurieri raccolta attorno a Berlusconi è giunta ad una svolta. Cinque anni fa tutta la borghesia le aveva affidato il governo del paese, convinta che avrebbe rapidamente e radicalmente realizzato con i suoi metodi spicci e criminali il programma comune della borghesia italiana: “eliminare le conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e conquistare un posto di primo piano negli affari mondiali, nella spartizione internazionale del profitto estorto ai lavoratori dei paesi imperialisti e ai popoli oppressi, nel saccheggio dei paesi oppressi e degli ex paesi socialisti”. Ma grazie alle lotte che i lavoratori, i giovani, le casalinghe e i pensionati hanno condotto nelle aziende e nelle piazze, la banda Berlusconi non è riuscita a soddisfare la borghesia. Ha peggiorato le condizioni delle masse popolari, ha aggravato la rovina e la devastazione del nostro paese, ci ha macchiato di disonore e di vergogna mandando truppe italiane a fiancheggiare e servire le imprese criminali dei torturatori di Abu Ghraib e di Guantanamo, dei massacratori dell’Iraq, dei restauratori dell’oscurantismo barbarico in Afghanistan, dei colonizzatori sionisti in Palestina. Ma non è riuscita a soddisfare gli appetiti e le aspirazioni della borghesia italiana. Questa oggi volge gli occhi speranzosi verso il circo Prodi con il suo annesso specchietto per le allodole fatto di verdi, bertinottiani (PRC) e cossuttiani (PdCI) rotti a ogni complicità con la borghesia imperialista, col Vaticano, con i gruppi imperialisti USA, con i ricchi. La banda Berlusconi e il circo Prodi fanno a gara a proporre i loro servigi alla borghesia imperialista, al Vaticano, alla Mafia, alla Confindustria, ai gruppi imperialisti USA e ai gruppi imperialisti franco-tedeschi, alla criminalità finanziaria dei sionisti che insanguina la Palestina e inquina anche il nostro paese. A quali conclusioni arriveranno, dipende da molti fattori nazionali e internazionali. L’eroica resistenza del popolo iracheno, la crescente offensiva della rivoluzione democratica dei popoli arabi e musulmani che continua ad avanzare nonostante il ruolo che in essa hanno i clericali che gli imperialisti hanno cresciuto anni fa in funzione anticomunista, il fallimento dell’accordo Sharon-Abu Mazen, l’insofferenza e la rivolta che in varie forme e a vari livelli dilagano nel mondo dall’America Latina alla Cina, le stesse contraddizioni tra i gruppi imperialisti, le pretese e le prepotenze crescenti dei gruppi imperialisti USA che soffocano i loro alleati e concorrenti: sono tutti fattori che rendono difficile sia la sopravvivenza della banda Berlusconi sia il consolidamento del circo Prodi. Nonostante i soldi rapinati ieri col favore dei governi DC e del centro-sinistra e quelli che rastrella ancora oggi in Borsa e nei paradisi fiscali, Berlusconi non riesce a comperare tanti gruppi e individui quanti gliene occorrono per tenere assieme la sua banda. È ai ferri corti con Casini e Fini che non vogliono colare a picco con lui. Berlusconi ha comperato gran parte dei loro partiti, ma non basta per eliminare gli ostacoli: alla fin fine si trova solo con dei mercenari senza arte né parte. Deve riempirli di regali, ma ognuno di loro, una volta che si è fatto il suo malloppo, cerca come preservarselo dalla rovina di Berlusconi. Sgarbi è il miglior esemplare di questa razza bastarda. Per stare a galla ci vuole ben altro. Prodi si presenta come il capo attorno a cui dovrebbero coalizzarsi gli oppositori di Berlusconi. Ma il guaio è che non potrebbe fare che grossomodo quello che fa Berlusconi, senza disporre personalmente delle risorse finanziarie che Berlusconi ha rapinato nei decenni passati. Può solo promettere posti e privilegi a chi lo aiuterà a impadronirsi del governo e dei posti e privilegi che promette. L’unità del circo Prodi sta solo nella speranza che assieme riusciranno a vincere e nella paura di quello che succederà se la banda Berlusconi continuerà a governare, se le rapine Cirio, Parmalat e affini si moltiplicano, se Fazio e il Vaticano continuano nelle loro manovre spericolate. Hanno paura dell’insofferenza delle masse popolari ben più che delle manovre e dei crimini di Berlusconi e dei suoi accoliti.

 Ma hanno paura anche di quello che succederà se loro dovessero prenderne il posto e rispondere in prima persona della rovina e del marasma in cui si trova il paese. Sanno che la causa principale di questa rovina e di questo marasma non è la banda Berlusconi, ma l’ordinamento sociale capitalista ai cui effetti nefasti essi non possono porre rimedio, perché sono i suoi paladini. Non vogliono e nemmeno concepiscono altro mondo che non sia quello capitalista. Passare dall’infeudamento cieco ai gruppi imperialisti USA a una più equilibrata soggezione a questi e ai loro concorrenti franco-tedeschi cambierebbe la facciata, ma non la sostanza dei problemi. Tanto più che neanche i gruppi imperialisti franco-tedeschi sono ancora arrivati alla decisione di farla finita ad ogni costo con la soffocante tutela dei gruppi imperialisti USA e dei loro alleati sionisti che tramite lo Stato d’Israele condizionano ogni politica in Africa e in Asia.

Il centro-sinistra di Giuliano Amato ed Enzo Bianco aveva tentato di salvare la sua reputazione presso il grosso della borghesia con la prova di forza del 17 marzo 2001 a Napoli ed era naufragato. Il centro-destra di Silvio Berlusconi ha cercato di dimostrare al grosso della borghesia la sua ben superiore capacità con la prova di forza del 20 luglio 2001 a Genova: gli stessi sgherri cimentatisi a Napoli ma ora guidati da Fini uccisero Carlo Giuliani, il cui sacrificio nel quarto anniversario va celebrato tributandogli l’onore dovuto ai caduti nella lotta per l’emancipazione delle masse popolari dalla borghesia. Il delitto non ha salvato la banda Berlusconi. Proprio quello che doveva essere il punto di partenza fu invece la fine dell’avventura della banda Berlusconi perché le masse scesero in piazza a protestare più numerose e con più forza, anziché spaventarsi e ritirarsi a casa o in Parlamento, come allora propose Bertinotti con la sua ridicola (ora la cosa è tanto evidente che Bertinotti stesso evita di parlarne e fa finta di credere ai rinvii a giudizio degli esecutori di Napoli e di Genova!) Commissione parlamentare d’inchiesta su Genova.

La complicità nel proteggere gli sgherri che infierirono a Napoli e a Genova e soprattutto nel proteggere i loro comandanti e i loro mandanti politici è la manifestazione plateale dell’unità della banda Berlusconi e del circo Prodi nella comune infamia da criminali. Enzo Bianco è stato il candidato del centro-sinistra nelle elezioni comunali del 15 maggio a Catania!

Ora la banda Berlusconi cerca una via d’uscita al marasma in cui il paese sotto il suo governo è arrivato e il circo Prodi cerca un accordo per darle il cambio in modo indolore. Il rispetto e la tutela delle fortune accumulate e delle ricchezze senza fine dei gruppi monopolistici, del Vaticano e della Mafia, la protezione dei grandi profitti che gli speculatori stanno facendo costituiscono il denominatore comune dei gruppi e degli individui che concorrono a formare la banda Berlusconi e il circo Prodi. Non sono le risorse che mancano nel nostro paese. Il lusso e lo spreco che ne fanno i ricchi e il clero, tutti lo vedono.

Lo sperpero di pubbliche risorse a beneficio del Vaticano in occasione della morte di Papa Woityla e dell’elezione di Papa Ratzinger è solo l’ultima esibizione su grande scala. Le speculazioni dei petrolieri e dei re delle Borse, le speculazioni sulle case e la crescita dei prezzi sono lì ogni giorno a ricordare a chi dobbiamo le difficoltà che aumentano nella vita delle masse popolari. Villa Certosa e il Vaticano sono i monumenti dedicati ai valori cui veramente è dedita l’attuale classe dominante e a cui sacrifica le risorse del nostro paese. Il vero problema è che tutte le risorse devono essere nella libera disponibilità dei capitalisti, del Vaticano, dei gruppi mafiosi e dei loro padrini italiani e stranieri.

È questo che soffoca il nostro paese. È questo che rende sempre più difficile la vita dei lavoratori e del resto delle masse popolari. Per i loro bisogni, anche i più elementari, non esistono risorse. Ogni risorsa impiegata per loro è un costo di troppo per i ricchi, è un costo intollerabile per i magnati, diminuisce i profitti e la ricchezza dei ricchi. Berlusconi chiede che “tutti” (cioè tutti i lavoratori) si diano da fare per rimediare ai guai dell’ordinamento capitalista, aumentare i profitti dei capitalisti, diminuire anche quelle poche tasse che pagano.

Guai toccare le rendite dei ricchi! Chiedete che “sacrifici” fanno i ricchi, i Berlusconi, i Ciampi, i Prodi per salvare i profitti dell’”azienda Italia”! Quello che va nelle tasche dei ricchi è l’indice del benessere economico del paese, quello che va nelle tasche dei lavoratori è un costo che ostacola il benessere economico del paese. Questa è la loro legge. Bisogna infierire sui salari: ecco il reale piano di Berlusconi. Prodi cerca di trovare una forma onorevole per dare il suo contributo a indurre i lavoratori italiani ad accettare nuovi sacrifici che non porterebbero ai lavoratori alcun sollievo né oggi né domani. Ampliare la libertà dei capitalisti, dei ricchi e del clero di saccheggiare il paese e di fare profitti: a questo solo servirebbero nuovi sacrifici dei lavoratori, per ritrovarsi tra qualche anno di fronte alla richiesta di nuovi sacrifici.

L’interesse delle masse popolari in questa fase sta nell’impedire che i caporioni dei gruppi imperialisti trovino un accordo. Quindi bisogna essere intransigenti nelle richieste, nelle rivendicazioni, nelle occupazioni, nelle lotte sindacali e politiche. Qualsiasi accordo tra i caporioni della borghesia imperialista sarebbe un peso maggiore sulle spalle dei lavoratori. Chiunque oggi invita i lavoratori alla moderazione, cerca di favorire l’accordo tra i caporioni della borghesia imperialista. Altro che unirsi tutti insieme per trovare una via d’uscita ai capitalisti. Altro che rimboccarsi tutti i lavoratori le maniche per dar modo ai capitalisti di combinare i profitti che accumulano con le delocalizzazioni con i profitti che estorcono in Italia, i profitti che tirano dalle speculazioni finanziarie con quelli che tirano dalle aziende.

I capitalisti e il loro ordinamento sociale sono arrivati a un punto morto. Per quanti sacrifici impongano ai lavoratori, per quanti sacrifici i lavoratori facciano, il capitalismo non può uscire dalla sua crisi: è una crisi prodotta dal funzionamento stesso del capitalismo. La crisi del capitalismo per i lavoratori vuol dire comunque maggiori sofferenze: quello che invece sta ai lavoratori decidere è: ribellarsi o subire e andare di male in peggio?

Il Referendum del 12 giugno è una manifestazione esemplare del groviglio inestricabile di problemi che questo ordinamento sociale produce. Il vero scandalo e la fonte di ogni reale guaio per le masse popolari è che la ricerca scientifica, la scienza e la sua applicazione sanitaria dipendono dai profitti dei pescicani del capitalismo. Il Vaticano e il clero fanno leva sull’indignazione e la paura legittime e sacrosante che questa situazione suscita tra le masse popolari.

Gli eredi dei nazifascisti, i distruttori di Dresda e di Hiroshima, i torturatori e gli affamatori di mezzo mondo dispongono di mezzi sempre più raffinati per condizionare la nostra vita e la nostra salute. Il clero specula sulla paura delle masse popolari di fronte alle imprese dei pescicani della sanità. Gruppi e individui della banda Berlusconi e del circo Prodi sono lacerati tra la tutela dei profitti dei pescicani della sanità e la tutela dei loro voti che dipendono dal clero. L’unica via d’uscita positiva e costruttiva per le masse popolari da questo groviglio è l’eliminazione dei pescicani della sanità. Togliere dalla mani di questa classe dominante lorda di sangue e avida di profitti la ricerca e la sua applicazione. Rifare della sanità un diritto che l’intera società tutela e realizza a vantaggio di ogni individuo, nel campo della procreazione assistita come nel campo delle malattie curabili e in ogni altro campo. In breve, riprendere e completare l’opera iniziata dalla prima ondata della rivoluzione proletaria: la salute è un diritto che la società deve assicurare a ogni individuo.

Esiste infatti per le masse popolari una via d’uscita dal vicolo cieco in cui il capitalismo ha cacciato la società. È la via della lotta contro i capitalisti per costringerli a rispettare i diritti dei lavoratori, per strappare ad essi miglioramenti salariali, redditi per i lavoratori e i pensionati, per difendere ed ampliare le conquiste strappate dalle masse popolari durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Ma tutto questo è fattibile solo nell’ambito della lotta per creare un nuovo superiore ordinamento sociale, il comunismo e per instaurare la via per arrivarci, il socialismo. Chi lotta per instaurare il socialismo, lotta con convinzione, forza e generosità anche per ogni diritto e interesse delle masse popolari. Chi non vuole il socialismo, prima o poi abbandona anche la lotta per i diritti e gli interessi immediati delle masse popolari. “Fare dell’Italia un nuovo paese socialista” è la parola d’ordine che indica sia l’unica via per uscire definitivamente e più direttamente e rapidamente possibile dal marasma attuale, sia la via per dare da subito impulso su grande scala a tutte le lotte rivendicative per strappare diritti e salari. Il capitalismo è la negazione di ogni diritto umano e civile per la stragrande maggioranza della popolazione in ogni paese. Persino diritti e conquiste già acquisite, oggi la borghesia le cancella, sono per lei costi incompatibili con i suoi profitti.

Il fondamento, la base, la garanzia e lo strumento di questo nuovo percorso di salvezza per le masse popolari, che combina la difesa degli interessi diretti e immediati e la lotta per instaurare il socialismo, sta nel consolidamento e rafforzamento del partito comunista. Bisogna ricostruire un vero partito comunista, il partito della classe operaia che lotta per il socialismo. Bisogna che in ogni azienda, in ogni luogo d’abitazione, in ogni organizzazione di massa gli operai più avanzati e più generosi costituiscano un comitato clandestino del partito comunista che animi, promuova, indirizzi e diriga tutte le lotte degli operai e delle altre classi delle masse popolari contro la borghesia imperialista e le classi ad essa associate.

Noi possiamo vincere. Anzi la vittoria del comunismo in definitiva è sicura: l’umanità non ha altra via di sopravvivenza e di progresso. Il crescente malessere, malcontento, inquietudine e indignazione delle masse popolari per la situazione presente richiedono l’instaurazione di un nuovo ordinamento sociale e possono trovare uno sbocco positivo e costruttivo solo con l’instaurazione del socialismo. L’attuale crisi generale può essere l’ultima crisi del capitalismo, quella da cui l’umanità uscirà ponendo fine definitivamente al capitalismo almeno nei principali paesi imperialisti. Il primo passo di questa lunga e gloriosa marcia è il consolidamento e il rafforzamento del partito comunista. Il partito comunista deve diventare il punto di riferimento, il centro di aggregazione, di organizzazione e di direzione di tutto il malcontento che per i motivi più diversi l’attuale andazzo della società suscita in milioni e milioni di uomini e di donne. Il consolidamento e il rafforzamento del partito comunista è inseparabile dalla promozione su grande scala della lotta degli operai e delle altre classi delle masse popolari per strappare alla borghesia imperialista salari, diritti, reddito e una crescente partecipazione di tutta la popolazione al patrimonio culturale e materiale della società, per difendere ed ampliare le conquiste che le masse popolari le hanno strappato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria.

 

Promuovere un orientamento comunista tra le FSRS, tra gli operai avanzati e tra gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari! Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

 

Costituire in ogni azienda, zona d’abitazione, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito comunista italiano!

 

Realizzare il Piano generale di lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano!

 

Propagandare l’esperienza del movimento comunista internazionale e italiano, dei paesi socialisti e della Resistenza!

 

Promuovere tra le masse popolari italiane la solidarietà con la Resistenza irachena, con la lotta del popolo palestinese contro la colonizzazione sionista, con le guerre popolari rivoluzionarie che si sviluppano in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù e altrove!

 

Viva la rinascita del movimento comunista!

 

Manchette a pagina 40

 

Promuovere un orientamento comunista tra le FSRS, tra gli operai avanzati e tra gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari.

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito Comunista Italiano!

Costruire in ogni azienda, zona d'abitazione, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito Comunista Italiano!

Propagandare l'esperienza del movimento comunista internazionale e italiano, dei paesi socialisti e della Resistenza!

Promuovere tra le masse popolari italiane la solidarietà con la Resistenza irachena, con la lotta del popolo palestinese contro la colonizzazione sionista, con le guerre popolari rivoluzionarie che si sviluppano in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù e altrove!

Viva la rinascita del movimento comunista!

 


 

Il futuro dell’Europa dei gruppi imperialisti

 

L’adozione della Costituzione Europea faceva e fa parte del rafforzamento della coesione della UE, della sua trasformazione in una potenza politica. È un fatto incontrovertibile su cui sono d’accordo tutti i borghesi, favorevoli e contrari al progetto di Costituzione attuale. È incontrovertibile che la potenza politica che si cerca di costruire, comunque sia formulata la sua Costituzione, sarà diretta dai gruppi imperialisti europei, che ora dirigono i singoli paesi dell’UE e risponderà ai loro interessi. Chiunque ha chiaro il ruolo delle classi sulla vita economica e politica, non ha dubbi al riguardo. Nelle condizioni attuali, tutti i discorsi sull’ “Europa dei popoli”, su un’ “altra Europa”, ecc. come obiettivi di questa fase sono o ingenuità o imbrogli.

Il naufragio del progetto di Costituzione sarebbe quindi il naufragio del tentativo dei gruppi imperialisti europei, in particolare dei gruppi imperialisti franco-tedeschi, di costituire una loro potenza politica capace di imporsi su scala mondiale. È un naufragio temporaneo o definitivo?

L’unificazione europea in corso oggi eredita e usa strumenti e istituzioni della unificazione incominciata alla fine degli anni quaranta con il Piano Marshall, ma è di segno completamente diverso perché la situazione ha subito un cambiamento radicale.

Fino agli anni ’70 l’unificazione europea fu un processo patrocinato e promosso dai gruppi imperialisti USA per rafforzare il loro predominio in Europa e arginare il movimento comunista che nelle masse popolari europee era al suo apice.

Oggi l’unificazione europea è un processo promosso dai gruppi imperialisti franco-tedeschi contro i gruppi imperialisti USA e contro le masse popolari europee. Per loro natura i gruppi imperialisti franco-tedeschi non possono concepire altra via d’uscita dalla stagnazione economica e dalla crisi politica che

1. la riduzione dei diritti democratici e il peggioramento delle condizioni di vita delle masse popolari dei loro paesi (quale che siano i nomi e i travestimenti che danno alle loro “riforme”);

2. l’emancipazione dalla egemonia mondiale dei gruppi imperialisti USA che diventa tanto più costrittiva e intollerabile quanto maggiore diventa la necessità degli uni e degli altri di aumentare il saccheggio del mondo intero per valorizzare i loro capitali. Alla fine del cammino segnato dalla costituzione dell’UE come potenza politica vi è la guerra con gli USA. Questo è chiaro pressoché a tutti gli strateghi dei gruppi imperialisti dei due schieramenti.

Da qui sorgono sia la necessità per i gruppi imperialisti europei (presi nell’insieme), di perseguire sulla strada della costituzione dell’UE come potenza politica, sia gli ostacoli che il processo incontra e che i gruppi imperialisti USA cercano di rafforzare in ogni modo.

Noi comunisti dobbiamo:

1. schierarci sia contro i gruppi imperialisti USA (e su questo fronte sosteniamo il lato positivo di tutti i movimenti antiamericani e combattiamo la propaganda che fomenta l’odio contro il popolo americano- i lavoratori e le masse popolari americane sono la forza di riserva del movimento comunista europeo) sia contro i gruppi imperialisti europei, a favore della rinascita del movimento comunista, del “terzo polo”.

2. Stringere legami particolari con tutti i partiti e le organizzazioni comuniste dei paesi dell’UE.

3. Partecipare attivamente (utilizzando al meglio la linea di massa) a tutti i movimenti contro l’UE, contro il rafforzamento dell’UE e che si pongono come obiettivo “rendere democratica” l’UE, denunciando con determinazione il carattere antipopolare di ogni singolo provvedimento di costruzione dell’UE e mostrando come ogni passo in avanti nella costruzione dell’UE generi una maggiore limitazione dei diritti democratici delle masse popolari. Nello sviluppare questo tipo di intervento dobbiamo avvalerci di tutti gli strumenti, irrompendo in tutti i fronti di lotta (dunque anche nelle elezioni europee). Dobbiamo strappare alla borghesia imperialista e ai suoi servi lo spazio e l’influenza in tutti gli ambiti e convogliare verso la costruzione del “terzo polo” tutte le energie migliori della classe operaia e del resto delle masse popolari! Dobbiamo condurre con sistematica, inarrestabile e lucida determinazione l’accumulazione delle forze per la rinascita del movimento comunista!

 

Contro il polo dei gruppi imperialisti USA e il polo dei gruppi imperialisti europei!

Per la rinascita del movimento comunista internazionale e l’instaurazione di nuovi paesi socialisti!

 

Francesco Z.

 

Manchette a pagina 42

 

Che ogni compagno e ogni lavoratore avanzato traduca le idee giuste che la nostra rivista gli porta, nel linguaggio quotidiano dei suoi compagni di lavoro, di casa, di viaggio in modo che esse da proposizioni astratte e per qualche verso oscure si trasformino in idee che illuminano l'esperienza quotidiana, capillare, concreta e particolare delle masse e che indicano la via da imboccare per battere le borghesia imperialista.

In generale, i nostri lettori non devono ripetere alle massa le nostre frasi e i nostri discorsi, ma usarli, rielaborarli, tradurli. Questo è un aspetto del loro ruolo vivo e creativo nel comune lavoro.

 


 

Dieci tesi sulla Seconda Guerra Mondiale e il movimento comunista

 

Quest’anno è il sessantesimo anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazifascismi. Ma nel nostro paese come negli altri paesi europei la borghesia imperialista ha dato maggior risalto al sessantesimo anniversario della conclusione della Seconda Guerra Mondiale e ha cercato di far passare in secondo piano o addirittura sotto silenzio la guerra condotta dai Partigiani, la Resistenza. Questo evidente sforzo della borghesia imperialista rivela e conferma l’importanza che essa attribuisce, e che effettivamente ha il fattore ideologico nella mobilitazione delle masse popolari e la cura e la preoccupazione con cui essa controlla, sorveglia e combatte la rinascita del movimento comunista. Questa attenzione e preoccupazione della borghesia imperialista e delle classi ad essa legate (in primo luogo il clero) dobbiamo costantemente metterla in luce e farla notare a tutti i compagni e a quei lavoratori avanzati che dubitano che la rinascita del movimento comunista è possibile, che sono più o meno scoraggiati dall’apparente onnipotenza del nostro nemico e dalla reale pochezza delle nostre forze organizzate. La borghesia imperialista è seduta su un terreno franoso, il suo ordinamento sociale è precario.

Gli obiettivi che la borghesia imperialista si è posta e si pone nelle celebrazioni di quest’anno sono:

- sminuire e, dove questo non riesce, denigrare nella coscienza della massa della popolazione la grande esperienza ideologica, organizzativa e politica che coinvolse per la prima volta una larga parte dei lavoratori del nostro paese, soprattutto del nord e del centro (la mancanza di questa esperienza al sud ha pesato sulla vita politica e morale del nostro paese lungo tutto il periodo successivo);

- distogliere i giovani che cercano la via per costruire un mondo diverso dall’attuale, dall’attingere a quella grande esperienza vissuta da larghe masse e che ha segnato la storia del nostro paese, fare in modo che cerchino la strada in esperienze diverse da dove la possono trovare;

- impedire ai comunisti di vedere e ancor più valorizzare gli effetti di quella esperienza che perdurano nella realtà attuale del nostro paese, nel livello di coscienza politica e ideologica e nel grado di organizzazione delle masse popolari e in particolare della classe operaia che sono e restano incomparabilmente più alti di quelli di cento anni fa, che imprimono un carattere in parte nuovo al movimento comunista e rendono realistica la nostra parola d’ordine “fare dell’Italia un paese socialista” alla sola condizione che noi comunisti ci impegniamo con successo nella costruzione di un partito comunista che abbia le sette caratteristiche indicate dal compagno Nicola P. nel suo articolo “Il nuovo partito comunista” pubblicato nel numero 19 di La Voce.

Per quanto riguarda il significato storico e gli insegnamenti principali della Resistenza, non mi dilungo qui, ma segnalo ad ogni lettore l’opuscolo “Il punto più alto raggiunto finora nel nostro paese dalla classe operaia nella sua lotta per il potere” pubblicato dai CARC nel 1995 e ancora oggi disponibile chiedendo alle Edizioni Rapporti Sociali di Milano. Vale invece la pena soffermarsi su un altro aspetto delle celebrazioni di quest’anno, ricco di insegnamenti per la nostra lotta.

Nelle celebrazioni i gruppi imperialisti USA e i loro servi europei (come la Banda Berlusconi) hanno cercato di diffondere il più ampiamente possibile il messaggio che le truppe anglo-americane avrebbero liberato l’Europa dalla barbarie nazifascista (con cui la borghesia imperialista, in particolare quella USA, non avrebbe avuto nulla a che fare), come oggi starebbero liberano i paesi arabi dalla barbarie dei fondamentalisti islamici. Con le celebrazioni i gruppi imperialisti USA hanno condotto una campagna ideologica contro la tendenza dei gruppi imperialisti franco-tedeschi ad affrancarsi da essi, a unirsi e ad aggregare sotto la loro direzione il resto dei gruppi imperialisti europei e contendere ai gruppi imperialisti USA il primato nel saccheggio del mondo. Sminuire e denigrare il ruolo del movimento comunista (dell’URSS e della Resistenza nei paesi occupati dai nazifascisti) ed esagerare con l’esaltare il ruolo delle truppe anglo-americane e falsarne la natura erano aspetti che nella propaganda dei gruppi imperialisti USA si combinavano bene. Ovviamente invece i gruppi imperialisti franco-tedeschi erano e sono in difficoltà a combinare la diminuzione e denigrazione del ruolo del movimento comunista con l’esagerazione e falsificazione del ruolo autonomo della borghesia imperialista europea nella eliminazione della barbarie nazifascista. Proprio perché il 95% dell’apporto europeo alla lotta e alla vittoria sul nazifascismo è venuto dall’URSS e dal movimento comunista. Quindi il bilancio della Seconda Guerra Mondiale è entrato a far parte della lotta intestina tra i gruppi imperialisti per la dominazione del mondo e della lotta del movimento comunista per porsi come terzo polo autonomo dai due poli imperialisti USA ed europeo nello scontro verso cui la seconda crisi generale del capitalismo sta spingendo il mondo (vedasi in proposito il “Saluto della CP all’Assemblea per il decimo anniversario della fondazione dei CARC”, pubblicato nel numero 14 di La Voce), ridiventando una potenza mondiale come lo fu nel periodo che va grossomodo dal 1917 al 1976.

È quindi utile che noi comunisti abbiamo e difendiamo un giusto bilancio dell’esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Perciò espongo qui di seguito in forma di dieci tesi (quindi senza l’annessa dimostrazione) quelli che ritengo sono i capisaldi del nostro bilancio, mentre rinvio all’articolo di Marco Martinengo “ Il movimento politico degli anni trenta in Europa” pubblicato sul numero 21 di Rapporti Sociali quanto allo scontro politico concreto che condusse alla guerra.

1. La Prima Guerra Mondiale (1914-1918) fu lo scontro tra due coalizioni mondiali di gruppi e Stati imperialisti spinti dalla prima crisi generale del capitalismo ognuno a impadronirsi di una parte del mondo più grande di quella che già sfruttava e opprimeva. Nel corso di essa il movimento comunista riusci’ a erigersi al ruolo di potenza mondiale costruendo la sua prima base liberata dal capitalismo (l’Unione Sovietica) e le sue prime forze armate, come esaurientemente illustrato da Stalin in “Principi del leninismo” (1924).

2. La pace di Versailles (1919) fu una tregua tra i gruppi e Stati imperialisti in vista di condurre uniti la lotta per soffocare il movimento comunista e cancellare dalla faccia della terra la base rossa (URSS) che esso aveva conquistato. Nessuno dei principali contrasti generati dalla prima crisi generale del capitalismo per sovrapproduzione assoluta di capitale, che contrapponevano tra loro i gruppi imperialisti e li contrapponevano in blocco alle masse popolari, era risolto. I gruppi imperialisti inglesi e francesi mantennero e accrebbero il loro bottino coloniale, i gruppi imperialisti USA avevano conquistato una certa preminenza mondiale, i gruppi imperialisti tedeschi erano indeboliti, ma tutti i gruppi imperialisti rimanevano in preda alla crisi generale e la pace tra di essi rimase precaria. Da allora i gruppi imperialisti di ogni paese dovettero lottare sul fronte dei contrasti tra gruppi imperialisti e sul fronte del movimento comunista che si articolava in un fronte interno (la classe operaia e le masse popolari del proprio paese) e in un fronte esterno (l’URSS e l’Internazionale Comunista).

3. Solo collocandoli in questo contesto è possibile comprendere in modo giusto i problemi interni e internazionali che le Autorità dei singoli paesi imperialisti, i partiti comunisti dei singoli paesi, il movimento di liberazione nazionale di ogni colonia e paese oppresso, l’URSS e l’Internazionale Comunista dovettero affrontare e le soluzioni che ognuno dei protagonisti diede e cercò di dare ad essi. Su questa tesi è consigliato lo studio dell’articolo già citato di Marco Martinengo.

4. Per far fronte alla situazione conservando la sostanza dell’ordinamento sociale capitalista, i gruppi imperialisti dei singoli paesi dovettero fare ricorso su scala senza precedenti alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari vietando l’attività ed eliminando su grande scala i promotori del movimento comunista. Il fascismo il nazismo furono le espressioni più avanzate della mobilitazione reazionaria delle masse popolari a cui i gruppi imperialisti fecero ricorso in ogni paese. La mobilitazione reazionaria delle masse popolari implica la trasformazione del contrasto tra la borghesia imperialista e masse popolari in contrasti tra parti delle masse popolari, tra nazioni, religioni, popoli, comunità e gruppi sociali e la valorizzazione come strumento di potere al servizio dei gruppi imperialisti per la conservazione dell’ordinamento capitalista delle correnti, partiti, idee e tendenze più arretrate e brutali che la storia di millenni di oppressione di classe e di barbarie ha lasciato in ogni paese. Da qui sia i successi dei regimi fascisti e nazisti che furono ammirati e imitati dai gruppi imperialisti di tutto il mondo, anche da quelli dei paesi che continuarono a chiamarsi democratici (Inghilterra, USA, Francia, ecc), sia le bestialità criminali degne dei tempi più barbari dell’antichità (l’esecuzione sistematica e di massa dei promotori del movimento comunista, i genocidi, la terrorizzazione di intere popolazioni) a cui essi fecero programmaticamente ricorso. Le barbarie di un passato che si credeva superato per sempre o confinate alla repressione e allo sfruttamento delle colonie e semicolonie furono nuovamente adottate come strumento di governo anche nei paesi più civili con una potenza centuplicata dalle forze produttive moderne.

5. Nella Seconda Guerra Mondiale si combinarono lo scontro tra due coalizioni mondiali di gruppi imperialisti (gli anglo-americani da una parte e l’asse nazi-fascista Berlino-Tokyo-Roma dall’altra) e lo scontro tra i gruppi imperialisti di tutto il mondo da una parte e dall’altra il movimento comunista internazionale che aveva fin dall’inizio le sue basi liberate e le sue forze armate in Unione Sovietica e Cina.

6. La linea strategica dei gruppi imperialisti all’attacco per allargare la loro parte del bottino mondiale (Germania, Giappone, Italia) fu quella di porsi alla testa di tutti i gruppi imperialisti per schiacciare il movimento comunista nei singoli paesi e a livello internazionale cancellare l’URSS e le zone rosse cinesi dalla faccia della terra. Dal loro ruolo in questa comune lotta e dal suo successo essi si ripromettevano di ritagliarsi una parte adeguata nel saccheggio del mondo-che era l’unica soluzione da essi concepibile per la crisi generale del capitalismo. La linea strategica dei gruppi imperialisti che difendevano il loro obiettivo mondiale e cercavano di allargarlo (Inghilterra, Francia, USA) fu quella di lanciare la Germania e il Giappone contro l’URSS e la Cina per eliminare le basi rosse e le forze armate del movimento comunista. I conti con i gruppi imperialisti tedeschi, giapponesi e italiani e anche i conti tra di loro stessi (vi erano grandi contrasti tra i gruppi imperialisti USA e quelli inglesi e francesi) li avrebbero regolati dopo. La linea strategica del movimento comunista e dell’URSS di contrastare in ogni paese la limitazione dei diritti democratici delle masse popolari e la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, guadagnare tempo per dar modo al movimento comunista e al movimento di liberazione nazionale delle colonie e semicolonie di rafforzarsi, impedire la coalizione di tutti i gruppi imperialisti contro il movimento comunista e che la guerra in arrivo incominciasse con l’aggressione della Germania contro l’URSS a cui tutti i gruppi imperialisti si sarebbero in una forma o nell’altra associati (come mostravano gli avvenimenti della guerra civile spagnola e dell’aggressione giapponese in Cina).

7. È solo alla luce di questo quadro strategico che è possibile valutare giustamente le singole mosse tattiche dei vari protagonisti. Risolta allora la demagogia dei nemici del comunismo che isolano i singoli eventi e additano, a chi ne ha sofferto, la linea particolare che l’URSS e il movimento comunista hanno dovuto seguire o per denigrare il movimento comunista elevano a valori e obiettivi universali cose che essi quotidianamente calpestano (la libertà dei popoli e delle nazioni, i diritti democratici delle masse popolari, la libertà e i diritti individuali). Il caso più noto e abusato è il Patto Molotov-Ribbentropp dell’estate 1939. Con esso l’URSS fece in modo che la Seconda Guerra Mondiale in Europa non iniziasse con l’aggressione della Germania nazista contro l’URSS e che i governi inglese e francese fossero costretti a dichiarare guerra alla Germania. I demagoghi e le vere o finte “anime belle” rinfacciano all’URSS e al movimento comunista le nefandezze che i nazisti partner dell’URSS nel patto Molotov-Ribbentropp, commettevano da tempo e commisero dopo, tra cui l’eliminazione sistematica di milioni di ebrei. Ma nascondono il quadro strategico sopra esposto. Omettono di far presente la debolezza dell’URSS nel rapporto di forze internazionale. Sorvolano sul fatto che il movimento comunista aveva fatto e ha fatto tutto quello che sapeva e poteva fare per contrastare l’avvento al potere in Germania di Hitler e dei suoi seguaci e il consolidamento del loro potere, che i comunisti furono le prime vittime del nazi-fascismo e che nonostante questo continuarono la resistenza, che gran parte dei gruppi imperialisti, ivi compresi i gruppi borghesi ebrei e in particolare sionisti, boicottarono la lotta contro l’avvento del nazismo al potere.

8. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale i gruppi imperialisti francesi si videro tra quelli che si schierarono a fianco dei nazisti (la grande maggioranza) in nome della comune lotta contro il comunismo e quelli che si schierarono contro i nazisti in nome della salvaguardia del loro bottino coloniale e del loro ruolo nel saccheggio del mondo e nell’oppressione delle colonie. Tra i gruppi imperialisti inglesi e americani, su quelli favorevoli all’alleanza con i nazi-fascisti e ad accettare le offerte di pace di Hitler, prevalsero quelli favorevoli a guadagnare tempo finché i nazisti si sarebbero scagliati contro l’URSS e a sostenere in primo tempo l’URSS contro la Germania, ma lasciando sempre gravare sull’URSS il peso principale della guerra e facendo pesare sempre su di essa la minaccia di un rovesciamento di fronte (anche se probabilmente questa minaccia era un bluff, perché difficilmente i gruppi imperialisti sarebbero riusciti a imporre alle masse popolari dei rispettivi paesi un rovesciamento di fronte). All’inizio della guerra Truman, che diventerà presidente degli USA verso la fine della guerra predicava apertamente: “Se la Germania avanza, noi sosteniamo la Russia; se la Russia avanza, noi sosteniamo la Germania: finché saranno entrambe logorate e noi detteremo legge”. Gli anglo-americani nei paesi nemici e nei paesi da questi occupati condussero la guerra in modo da terrorizzare le masse popolari, ostacolare lo sviluppo e la lotta delle forze popolari antifasciste e sostituire il proprio dominio a quello dei tedeschi e dei giapponesi. Usarono su larga scala i bombardamenti a tappeto e indiscriminati che massacravano la popolazione civile, lesinarono gli aiuti alle formazioni partigiane, cercarono di dividere il movimento partigiano e di far nascere formazioni partigiane di comodo.

9. Il movimento comunista, l’URSS e le zone liberate della Cina puntarono tutte le loro carte in ogni paese sulla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari contro l’occupazione, i sacrifici e le restrizioni che per la guerra le Autorità imponevano alle masse popolari, il nazi-fascismo. Essi cercarono di mobilitare e di rafforzare quanto di più progredito esisteva in ogni paese e di far assumere il ruolo dirigente ai partiti e ai gruppi sociali che lo impersonavano. Essi gestirono come meglio seppero e riuscirono le contraddizioni oggettive che contrapponevano la classe dominante e le Autorità dei paesi imperialisti in guerra contro i nazi-fascisti alle masse popolari dei rispettivi paesi e popoli oppressi delle loro colonie e semicolonie, ivi compresa l’India, i paesi arabi,e dell’America Latina. A posteriori il limite maggiore oggi comprensibile nell’azione e nella concezione del movimento comunista di quegli anni sta nelle basi che durante la guerra vennero poste per la lotta che sarebbe iniziata a guerra finita, dopo la sconfitta dal nazifascismo.

10. I grandi successi raggiunti dal movimento comunista durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale dimostrano che il movimento comunista, il governo sovietico e le forze rivoluzionarie cinesi durante la guerra seguirono una linea sostanzialmente giusta. All’inizio degli anni ’50 “il vento dell’Est prevaleva sul vento dell’Ovest”. Il rapporto di forza a livello mondiale era rovesciato: il movimento comunista e il movimento di liberazione nazionale delle colonie e semicolonie era diventato più forte del sistema imperialista mondiale, sottomesso ormai alla direzione dei gruppi imperialisti USA. Spesso i nemici del comunismo usano l’Accordo di Yalta (1945) per denigrare il movimento comunista. Solo chi pensa, a torto, che in un paese che ha una storia autonoma il socialismo può essere instaurato con una invasione dall’estero o comunque su ordinazione, può credere che gli Accordi di Yalta tra i governi USA, inglese e sovietico abbiano determinato il corso successivo degli eventi. In realtà gli Accordi di Yalta registrarono i rapporti di forza già affermati sul terreno nei singoli paesi europei tra il movimento comunista e la borghesia imperialista, secondo la valutazione che i protagonisti dell’accordo ne davano. Dove i rapporti di forza sul terreno fossero stati diversi, non ci sarebbero stati Accordi di Yalta capaci di sbloccare la situazione. In particolare, la mancata conquista del potere da parte del movimento comunista in Italia e in Francia è dovuto principalmente ai limiti del movimento comunista nei rispettivi paesi. È su questi limiti che noi comunisti dobbiamo concentrare la nostra attenzione per capire gli avvenimenti successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale e superare i limiti persistenti nel movimento comunista nel nostro paese. I nostri nemici cercano invece di concentrare la nostra attenzione sulla valutazione sbagliata che Stalin e che il gruppo dirigente sovietico avrebbero fatto.

Lo studio di queste dieci tesi e un ampio dibattito su di esse alla luce di tutta l’esperienza del movimento comunista sono convinto che rafforzeranno nei compagni del nostro Partito e in tutti i lavoratori avanzati che vi parteciperanno la concezione comunista del mondo, forniranno elementi per la propaganda comunista tra le masse popolari e aiuteranno a forgiare un metodo comune di pensare e un metodo comune di agire.

 

Rosa L.

 


Comunicato della CP

 

(nuovo)Partito comunista italiano Commissione Provvisoria (CP) del Comitato Centrale

Comunicato del 2 aprile 2005

 

La fine del regno di Karol Woityla e il bilancio della sua opera

 

La borghesia imperialista ha messo in scena per le masse popolari una lunga, sfarzosa e grottesca celebrazione della fine del regno di Karol Woityla, Giovanni Paolo II, senza limiti di mezzi e di risorse finanziarie e materiali. Non si tratta del comprensibile rito funebre di addio al loro “dio-in-terra” dei devoti cattolici, creduli o fanatici, che approfittano della loro posizione di potere per costringere il resto della popolazione a sottostare ai loro sentimenti, sia pure in violazione dei più elementari diritti democratici alla libertà di religione, di culto e di coscienza. Promotori, animatori, organizzatori e impositori del lutto collettivo sono le autorità della borghesia imperialista. I più loschi figuri del mondo sfilano davanti alla salma di Woityla. I responsabili delle guerre di saccheggio e di rapina vengono a rendergli omaggio. Finanziano i lussuosi funerali con pubblico denaro quelli che licenziano e delocalizzano, quelli che negano ai pensionati, ai bambini, agli ammalati delle masse popolari le risorse per i più modesti bisogni, quelli che negano ai lavoratori dignità e persino il salario. È la totalità della borghesia imperialista che, al di sopra delle differenze di religione, compresi i borghesi più miscredenti, dà fiato alle trombe per la sfarzosa cerimonia in onore del capo della “chiesa dei poveri”. Essa è coerente con l’insegnamento del suo ideologo fascista Giovanni Gentile: non importa che la borghesia creda o non creda in dio e in altre fantasie ultraterrene, ma essa deve dare una profonda formazione religiosa alle masse popolari che le renda rassegnate all’inferno terrestre in attesa del paradiso ultraterreno. La borghesia italiana si distingue in quest’opera. Per giorni e giorni uomini politici, ballerine e giornalisti di regime si sono esibiti e si esibiscono senza pudore e riserve in una immonda gazzarra. Con tutti i mezzi di cui il regime dispone, inondano il paese di sproloqui celebrativi dell’uomo e della sua opera. L’intero paese e le sue pubbliche risorse, quelle che scarseggiano ogni volta che si tratta di soddisfare un bisogno delle masse popolari o di aumentare i salari, sono distolte dall’opera corrente e destinate alla celebrazione, che sarà ben più fastosa e dispendiosa di quelle che Berlusconi e la sua banda organizzarono per il G8 di Genova, per la riunione della Nato a Pratica di Mare e per altri analoghi avvenimenti. La classe dominante unita ha imposto a tutto il paese, con la collaborazione compunta di tutti gli esponenti delle forze politiche borghesi dall’estrema destra all’estrema sinistra, un rito collettivo di culto della personalità che non ha confronto con quelli pur spudorati e significativi che ha recentemente messo in opera in occasione della morte di Norberto Bobbio, Giovanni Agnelli, Nicola Calipari e altri simili “santi” della sua causa. Miscredenti notori si confondono con notori bigotti, Berlusconi con Prodi, Fini e Bertinotti con Andreotti, raffinati intellettuali con organizzatori di squadracce fasciste, Cacciari con Storace e Alemanno. Tutti insieme cercano di approfittare il più possibile della credulità e della religiosità, dei timori e delle speranze di una parte importante delle masse popolari. Cercano di incrementare, grazie alla morte del pontefice, l’operazione ideologica e politica di cui egli è stato per quasi tre decenni il loro operatore. È un rito barbarico di unità nazionale agli ordini della borghesia per la morte di uno dei suoi massimi esponenti.

Questa grande operazione di condizionamento dell’opinione e dei sentimenti delle masse popolari rende palese una trasformazione storica importante ai fini della rivoluzione socialista per cui noi comunisti mobilitiamo la classe operaia e il resto delle masse popolari. La borghesia ha assunto il potere politico in Europa occidentale con una lotta accanita contro il clero, le chiese, le monarchie e la barbarie che esse impersonavano. La decapitazione del re di Francia nel 1793 e la conquista di Roma nel 1870 restano eventi emblematici della sua lotta per il potere. In pochi decenni le relazioni della borghesia con il clero e tutto il vecchiume reazionario e l’oscurantismo clericale sono radicalmente cambiate. L’orchestrazione pubblicitaria dell’agonia del principe Ranieri di Monaco in contemporanea con quella del papa a Roma conferma, su scala cento volte minore, questo stesso rovesciamento di relazioni.

Lo sforzo forsennato di resistere al proprio declino e la lotta contro il movimento comunista hanno portato oggi la borghesia a prostituirsi in particolare ai piedi di pontefici e santoni e ad affidare ad essi quella direzione ideologica e morale della mobilitazione reazionaria delle masse che essa ha più difficoltà a gestire direttamente. Essi devono far leva proprio sui timori suscitati tra le masse popolari dall’opera devastatrice dell’ordinamento borghese e dalle rivoluzionarie scoperte tecniche di questo periodo e sulla demoralizzazione indotta tra le masse popolari dalla crisi del movimento comunista. Devono così raccogliere la parte più ampia possibile delle masse popolari e incanalarle nell’attesa del paradiso in cielo onde distoglierle dalla costruzione di un ordinamento civile qua in terra. Alcuni decenni fa, nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, la borghesia affidò ancora la direzione ideologica e morale della sua crociata anticomunista a suoi illustri dirigenti: da Clemenceau a Lloyd Gorge, da Wilson a Churchill, da Mussolini a Hitler. I papi dell’epoca collaborarono certo con energia alla sfrenata crociata anticomunista che si svolse anche allora da un capo all’altro della terra, ma non furono essi ad averne la direzione ideologica e morale. La nuova crisi del capitalismo è iniziata nella metà degli ani ’70 grossomodo come il regno di Woityla e la decadenza della borghesia si è molto aggravata. Il movimento comunista dagli anni ’50 è entrato in una fase di declino, ma la prima ondata della rivoluzione proletaria ha elevato il livello di coscienza e di organizzazione delle masse popolari ad un livello che la borghesia non riesce a cancellare completamente con i suoi metodi di un tempo. Per la direzione ideologica e morale del suo sforzo di mantenere in piedi il suo ordinamento sociale e impedire la rinascita del movimento comunista, essa ha dovuto ricorrere a personaggi come il papa di Roma, il Dalai Lama e tutta la serie crescente di santoni e cultori del mistero e del sovrannaturale.

È un nuovo modo per promuovere la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. I suoi elementi costitutivi sono la beneficenza e l’opera pia individuali, il volontariato, il perfezionamento individuale, la fede nel soprannaturale e la soggezione al capo che lo impersona in terra, la convinzione che l’ordinamento capitalista della società non si discute perché è quello dettato da dio e dalla natura umana che egli ha fatto al tempo dei tempi, con la miseria materiale e morale dei non eletti e la soddisfazione morale di ogni eletto per la sua pia opera individuale e il proprio servizio al dio e al capo. La privata virtù individuale degli eletti deve impedire lo sforzo collettivo di costruire un mondo di giustizia e di civiltà. Persone che vivono nello sfarzo e nel lusso senza limiti di spreco, promuovono il culto dei poveri e degli ammalati a cui negano dignità e pubbliche risorse onde siano oggetto di privata beneficenza. Questo genere di persone, mistificatori e “pifferai di Hammerlin”, tanto più pullulano assurgono a un grande ruolo sociale quanto più la situazione appare senza vie d’uscita. E la situazione attuale senza vie d’uscita effettivamente lo è non solo per la borghesia imperialista, ma anche per le masse popolari fin quando i comunisti e il proletariato, le classi e i popoli oppressi non riescono a raccogliere le forze necessarie per aprirsi l’unica via di progresso realistica, che ha i suoi presupposti già nel mondo attuale: la rinascita del movimento comunista, una nuova ondata della rivoluzione proletaria e l’instaurazione di nuovi paesi socialisti. Finché non riescono a concepire una soluzione nella realtà, anche le masse popolari hanno in qualche misura bisogno come analgesico di una soluzione nella fantasia. Karol Woityla ha saputo usare le risorse del suo regno per assurgere, tra i predicatori di tali soluzioni di fantasia, a un livello eminente.

Giustamente tutta la borghesia gliene riconosce il metodo, si prosterna al suo cadavere e si chiede se troverà un adeguato successore.

Quale ruolo ha avuto papa Woityla per le masse popolari?

A sentire la borghesia e i suoi portavoce, Karol Woityla è stato una persona di qualità uniche e sovrumane. Berlusconi assicura e Bush conferma che lascerà un’orma indelebile nella storia: prima e dopo Cristo, prima e dopo Napoleone, prima e dopo Woityla. Molti anni fa, un imperatore romano, Caligola, proclamò che il suo cavallo preferito era un senatore dell’impero e i mezzi di cui disponeva erano tali che l’impero non fece obiezioni sul nuovo senatore. Fu una metamorfosi ben più straordinaria di quella che la borghesia cerca di presentare oggi alle masse popolari di mezzo mondo. Se si basa la valutazione di una singola persona sulle sue private virtù e sulle sue doti misteriose e nascoste, chi ha i mezzi per imporre i suoi giudizi può dichiarare Giovanni Agnelli un benefattore degli operai e Karol Woityla un benefattore di tutta l’umanità grazie alle sue doti sovrumane. Ma l’umanità è in realtà in condizione di valutare i benefici che ha tratto dall’opera di papa Woityla. Dal momento che la borghesia proclama papa Woityla benefattore dell’intera umanità, non è più delle sue private virtù che bisogna discutere, ma degli effetti che la sua attività ha avuto sulla situazione dell’umanità. È oggi migliore di quanto lo fosse circa trent’anni fa quando Karol Woityla assunse il regno del Vaticano e la direzione della chiesa cattolica?

L’effetto principale della sua attività, l’opera di cui la borghesia gli attribuisce il merito, è il crollo del campo socialista e la “morte del comunismo” in tutto il mondo. Ovviamente non è vero che Woityla (con o senza Reagan) è stato l’artefice del crollo del muro di Berlino, della fine dell’Unione Sovietica e della “morte del comunismo”. Woityla e Reagan non hanno avuto successo dove Hitler e Mussolini, Churchill e Roosevelt erano falliti. La Madonna di Fatima di Woityla e la Guerra Stellare di Reagan non sono riuscite a fare quello che la Wermacht di Hitler e le armate dell’Intesa non erano riuscite a compiere. Il crollo del campo socialista e l’eliminazione su grande scala delle istituzioni (partiti, organizzazioni di massa e Stati) create dalla prima ondata della rivoluzione proletaria è principalmente il risultato dei limiti del movimento comunista stesso: limiti che esso prima o poi supererà perché sono limiti in qualche misura inevitabili di un movimento che persegue un obiettivo innovativo come la fine della millenaria divisione dell’umanità in classi di oppressori e di oppressi. Sono quei limiti che hanno permesso che la sua direzione fosse assunta dai revisionisti moderni: dai Krusciov e Breznev, dai Togliatti e Berlinguer, dai Teng Hsiao-ping e soci. Woityla e Reagan hanno potuto cantare vittoria sul comunismo (e Berlusconi e Bush celebrare le loro gesta e attribuire ad essi il miracolo della “morte del comunismo”) solo perché il movimento comunista per motivi interni ad esso non ha saputo portare oltre l’opera compiuta durante la prima ondata della rivoluzione proletaria e quindi ha imboccato la via del declino. Non è la “morte del comunismo” che è opera di Woityla, ma è il ruolo sociale svolto da Woityla che è frutto del declino del movimento comunista. L’attività di un individuo la si comprende solo se la si colloca nel contesto degli avvenimenti in cui l’ha svolta. Finché il movimento comunista mantenne la sua “carica propulsiva” ed ebbe alla sua testa comunisti rappresentati da Lenin, Stalin e Mao Tse-tung, esso condizionò anche la chiesa cattolica come tutto il resto delle attività e delle istituzioni della classe dominante. Esso “educò” a sua immagine anche la chiesa cattolica. Portò alla sua testa personaggi come papa Giovanni XXIII che cercavano di mantenerla a galla assumendo un ruolo, sia pure di coda, nella costruzione di un nuovo mondo, il “mondo di giustizia e di vera civiltà” di cui il movimento comunista era il promotore. Il movimento comunista nella fase del suo declino diretto dai Krusciov -Breznev, dai Togliatti e Berlinguer, dai Teng Hsiao-ping ha invece dato un ruolo sociale agli aspiranti seppellitori del comunismo. Nella schiera dei “seppellitori del comunismo” e dei “vincitori del movimento comunista” certamente papa Woityla è uno dei più illustri, al punto da attribuirsi quasi in esclusiva il merito dell’opera: anche la più abile delle mosche abbarbicate sul collo del cavallo si attribuisce il ruolo di cocchiera. Ma dal punto di vista delle masse popolari, sarebbe un merito? Per la borghesia certamente lo è, perché il rovescio subito dal movimento comunista corrisponde ai suoi interessi, ai suoi bisogni e ai suoi desideri. Per dare a quella semplice domanda una risposta giusta dal punto di vista della condizione delle masse popolari, basta pensare ai milioni di disperati che oggi popolano i paesi dell’ex campo socialista, ai milioni di donne provenienti da questi paesi, e in particolare proprio dalla patria di cui Woityla si dichiarava salvatore e protettore, oggi prostitute nei paesi imperialisti, ai lavoratori ridotti a lavorare a qualsiasi condizione e a qualsiasi salario la cui concorrenza oggi preme come spauracchio sui lavoratori dei paesi imperialisti, nella veste delle delocalizzazioni, dell’immigrazione, dell’importazione di merci a prezzi stracciati. Se Woityla fosse davvero l’autore della degradazione che ha devastato e ancora devasta i paesi dell’ex campo socialista dall’Adriatico al Pacifico, se egli fosse davvero responsabile di una simile catastrofe umana, ciò basterebbe a coprirlo di infamia per sempre, a farlo passare alla storia come un Attila dei tempi moderni. Ma a ciò si aggiunge la degradazione delle condizioni materiali, morali e intellettuali delle masse popolari dei paesi oppressi e dei paesi imperialisti avvenuta negli ultimi trent’anni. Il triste degrado della condizione umana a cui abbiamo assistito negli ultimi trent’anni e il marasma economico, morale e intellettuale in cui oggi si trova l’umanità, la caduta di fiducia in se stesse e di speranza in un avvenire migliore che pervade e abbrutisce tanta parte delle masse popolari, squalificano agli occhi di ogni comunista e di ogni elemento avanzato il regno di papa Woityla, nei limiti in cui la sua attività è stata efficace. In realtà Woityla non è l’artefice di tanto cataclisma. Egli è stato solo un abile sfruttatore, a vantaggio degli interessi di potere e finanziari del Vaticano di cui era stato posto a capo, dei timori e dello sbandamento generale in tutto il mondo dal declino del movimento comunista e dal nuovo libero prorompere degli interessi e degli appetiti dei gruppi imperialisti. Questo suo ruolo, se ha consolato una parte delle masse popolari afflitte dai nuovi guai, non li ha certamente né eliminati né attenuati. Ha anzi permesso ai gruppi imperialisti di sviluppare con più libertà l’opera di saccheggio, devastazione, rapina e guerra conforme alla loro natura.

Che eredità lascia alla borghesia imperialista Karol Woityla?

Tra i suoi imbonitori delle masse, egli era certamente uno dei più importanti ed efficaci. La borghesia europea e americana, esagera certo il suo ruolo mondiale. Vi è molto razzismo nella celebrazione che essa fa qui da noi del suo papa: i fedeli della Mecca e di Osama Ben Laden sono dei fanatici, i fedeli che piangono e ballano per Woityla sono dei credenti. In effetti per gran parte della popolazione mondiale, dall’Asia all’Europa orientale a buona parte dell’Africa, egli o è rimasto pressoché ignoto o era un capo religioso di successo, come lo sono per la popolazione europea e americana il Dalai Lama e altri santoni di religioni orientali o di “sette” protestanti. Anche in Europa occidentale e nelle due Americhe i limiti del suo successo nel ruolo di animatore e trascinatore delle folle per conto della classe dominante sono mostrati dal successo di cento altre chiese e sette concorrenti della chiesa cattolica, che in alcuni paesi l’hanno addirittura in larga misura soppiantata. In paesi dove un tempo il clero cattolico dominava, dall’Italia alla Francia alla Spagna all’America Latina, oggi ai riti della chiesa cattolica partecipa all’incirca un decimo delle masse che vi partecipavano cinquanta anni fa. Nonostante gli enormi mezzi di cui dispone e l’appoggio delle autorità, la chiesa cattolica oggi in questi paesi riesce a reclutare un decimo del clero che reclutava cinquanta anni fa. Solo nei paesi più devastati dalla fame, dalle malattie e dalla guerra la chiesa cattolica riesce ancora, con il ricatto del cibo, dell’istruzione e di un mestiere dignitoso, a reclutare preti e suore in quantità proporzionale alla gravità della miseria. La chiesa cattolica vi amministra la beneficenza e gli aiuti dei gruppi imperialisti e ne trae il suo tornaconto. Papa Woityla nei 27anni del suo regno ha dovuto mobilitare la parte più radicale del mondo cattolico (Focolare, Legionari di Cristo Re, St Egidio, Comunione e Liberazione, Opus Dei, Regnum Christi, ecc), proprio per compensare con la rumorosa agitazione di una minoranza la stagnazione o la liquefazione delle comunità cattoliche di base. Ha dovuto introdurre per i vescovi il giuramento di fedeltà al papa e l’assoluta soggezione alla Curia romana per salvare l’unità della parte restante della sua chiesa che la repressione della teologia della liberazione e di ogni ruolo progressista nella trasformazione del mondo attuale hanno seriamente compromesso. La predicazione visionaria (“profetica”) di un mondo futuro nella fantasia ha dovuto diventare sempre più rumorosa e paranoica per compensare l’abbandono e anzi la lotta contro ogni impegno nel costruire un mondo nuovo e civile qui in terra. La combinazione per la chiesa cattolica di declino reale della sua influenza sulle masse popolari con un rumoroso e chiassoso attivismo fanatico di una minoranza di fedeli ha l’eguale solo nella combinazione per l’imperialismo americano di declino della sua potenza economica e politica nel mondo con una sempre più aggressiva e devastante azione militare e poliziesca. In ambedue i casi si tratta di un potere che diventa tanto più arrogante e rumoroso quanto meno convince ed è profondo. La crisi della chiesa cattolica è un aspetto della crisi del capitalismo, con cui essa si è sempre più identificata, come il cappellano che si identifica sempre più col boia man mano che l’amministrazione della repressione diventa precaria e rischiosa.

Le masse popolari italiane hanno particolarmente sofferto del ruolo che la chiesa cattolica ha assunto nella disgregazione di ogni concreto e realistico impegno di progresso e trasformazione del mondo reale. Il Vaticano ha ereditato dalla storia un potere internazionale che i suoi capi hanno saputo prima riciclare nel mondo borghese e poi far fruttare nell’ambito della borghesia imperialista mondiale fino a divenirne una componente di grande rilievo. Il Vaticano non è solo il centro orientatore di una struttura mondiale di alcune centinaia di miglia di quadri che dirigono moralmente milioni di persone; non è solo il centro di una rete internazionale di relazioni politiche e di manovre e intrighi politici; è anche il centro di una rete mondiale di proprietari immobiliari, di palazzinari e di speculatori fondiari, di speculatori finanziari, di banche e assicurazioni, di consorzi di aziende sanitarie, scolastiche e d’altri servizi e un paradiso fiscale. Tra tutti i paesi, l’Italia ha la disgrazia di essere la base territoriale più ravvicinata di tutte le sue operazioni. Per opera del fascismo, a partire dalla prima metà del secolo scorso il Vaticano è diventato sempre più il governo effettivo, occulto e irresponsabile del nostro paese. La Resistenza, mentre ha posto sostanzialmente fine alla monarchia sabauda, non ha posto fine a questo corso delle cose, lo ha solo messo in difficoltà per un breve periodo. Più il movimento comunista è declinato, prima sotto la direzione dei revisionisti moderni (Togliatti-Berlinguer) e poi con la dissoluzione o trasformazione delle sue vecchie istituzioni (il vecchio PCI, il sindacato, le associazioni di massa), più il ruolo del Vaticano si è fatto arbitrario e antipopolare. Per alcuni decenni preti e chierichetti avevano dovuto promettere alle masse popolari un paradiso in terra purché non seguissero “le sirene del comunismo”e alcune cose concrete la borghesia aveva pur dovuto darle. Il declino del movimento comunista l’ha esonerata da questo dovere sgradevole e costoso, che la sopravvenuta crisi economica rendeva d’altra parte sempre meno compatibile con la natura del capitalismo. Combinandosi con le chiacchiere di revisionisti e riformisti sulla compatibilità, sulla concertazione, sull’austerità, sulle leggi naturali dell’economia capitalista e sulla moderazione salariale, preti e chierichetti col loro papa in testa sono ritornati a giustificare e santificare per le masse popolari la sofferenza senza fine che dilaga sulla terra e promettere solo il regno extraterrestre dei cieli.

La fine del regno di papa Woityla non è la fine del ruolo nefasto del Vaticano e della chiesa cattolica per le masse popolari. Ma per svolgere con efficacia questo ruolo Woityla aveva dovuto concentrare nella sua persona una somma di poteri reali tale che la sua scomparsa rende precario l’intero edificio. La borghesia di tutto il mondo ha perso uno degli strumenti con cui riusciva ad imporre la sua opera di devastazione, di saccheggio, di guerra e di morte. Noi comunisti dobbiamo approfittare delle contraddizioni che ne verranno e che, almeno per un pò di tempo, aggraveranno le difficoltà dell’intera borghesia imperialista. Perfino Bertinotti e simili istrioni hanno perso un punto di riferimento su cui costruivano le loro manipolazioni e i loro giochi di prestigio. Per noi comunisti è il momento di porre con forza e in misura più vasta l’obiettivo di fare dell’Italia un nuovo paese socialista come unica via di salvezza reale e terrena per le masse popolari del nostro paese, come principale forma di solidarietà con le classi sfruttate e i popoli oppressi di tutto il mondo, come forma suprema di un amore che è il comune lavoro per costruire il nuovo e possibile mondo di giustizia e di vera civiltà, un mondo comunista.

 

Approfittare della grottesca campagna di culto della personalità lanciata dalla borghesia imperialista!

Portare tra le masse popolari il bilancio reale dell’opera compiuta dal Vaticano e dalla chiesa cattolica in Italia e nel mondo durante il regno di Woityla!

Promuovere un orientamento comunista tra le FSRS, tra gli operai avanzati e tra gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari!

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Costruire in ogni azienda, zona d’abitazione, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito comunista italiano!

Realizzare il Piano generale di lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano!

Propagandare l’esperienza del movimento comunista internazionale e italiano, dei paesi socialisti e della Resistenza!

Celebrare il 25 aprile, 60° anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazi-fascisti!

Promuovere tra le masse popolari italiane la solidarietà con la Resistenza irachena, con la lotta del popolo palestinese contro la colonizzazione sionista, con le guerre popolari rivoluzionarie che si sviluppano in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù e altrove!

Viva la rinascita del movimento comunista!

 

Manchette a pagina 55

 

Approfittare della grottesca campagna di culto della personalità lanciata dalla borghesia imperialista!

Portare tra le masse popolari il bilancio reale dell’opera compiuta dal Vaticano e dalla chiesa cattolica in Italia e nel mondo durante il regno Woityla!

Promuovere un orientamento comunista tra le FSRS, tra gli operai avanzati e tra gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari!

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Costruire in ogni azienda, zona d'abitazione, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito Comunista Italiano!

Realizzare l Piano generale di lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano!

Propagandare l'esperienza del movimento comunista internazionale e italiano, dei paesi socialisti e della Resistenza!

Celebrare il 25 aprile, 60° anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazi-fascisti!

Promuovere tra le masse popolari italiane la solidarietà con la Resistenza irachena, con la lotta del popolo palestinese contro la colonizzazione sionista, con le guerre popolari rivoluzionarie che si sviluppano in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù e altrove!

Viva la rinascita del movimento comunista!

 


Comunicato della CP

 

(nuovo)Partito comunista italiano Commissione Provvisoria (CP) del Comitato Centrale

Comunicato del 19 giugno 2005

 

Abbiamo condotto la campagna del referendum del 12 giugno contro l’oscurantismo vaticano sullo stesso fronte della borghesia di sinistra ma con argomenti distinti. Ora dobbiamo raccogliere i risultati ottenuti con questa campagna, valutarne la consistenza e valutare alla luce di essa i metodi e le parole d’ordine che abbiamo usato nella campagna, organizzare le nostre forze per perseguire con energia la lotta sui quattro fronti indicati nel Piano Generale di Lavoro del Partito.

 

L’esito del referendum di domenica 12 giugno conferma che il Vaticano è un ostacolo su ogni via di progresso del nostro paese. Conferma che il Vaticano è disposto a ricorrere a ogni manovra e a ogni truffa per mantenere il suo ruolo di governo occulto e irresponsabile del nostro paese. Rendendo palese e controllabile il voto di ogni elettore il Vaticano ha mostrato che non ha alcun rispetto per la libertà di coscienza e la democrazia. La sua consonanza con la borghesia di destra prevaricatrice e guerrafondaia è emersa alla luce del sole. La borghesia italiana non ha osato spazzare via il Vaticano quando circa 150 anni fa unificò l’Italia perché ne aveva bisogno per tenere sottomessi i contadini e gli operai. Con il suo regime fascista e il Trattato del Laterano (1929) essa per lo stesso motivo, in nome della lotta contro il movimento comunista, ha riportato il Vaticano al centro della vita politica, economica e spirituale del nostro paese distruggendo anche quel poco che aveva fatto in questo campo durante il Risorgimento, così come per lo stesso motivo ha sacrificato l’autonomia del nostro paese in campo internazionale mettendosi sotto la tutela prima della Germania nazista e poi dei gruppi imperialisti USA. Il nostro paese non può avanzare liberamente sulla via del progresso senza eliminare il Vaticano. Le Dieci Misure Immediate per l’instaurazione del socialismo nel nostro paese giustamente comprendono l’eliminazione del Vaticano, ovviamente assieme alla garanzia della libertà di coscienza e di religione e dei mezzi pratici per esercitarla.

È importante approfittare di ogni occasione e alleanza per denunciare e smascherare il ruolo del Vaticano come baluardo della reazione nel nostro paese e mostrare che esso è uno dei più importanti gruppi imperialisti mondiali, uno dei principali puntelli del dominio che la borghesia imperialista esercita sulle masse popolari e uno dei principali centri dirigenti della guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo. Eliminando il Vaticano la classe operaia italiana renderà un servizio di inestimabile valore alle classi e ai popoli oppressi di tutto il mondo. Ma l’esito del referendum di domenica 12 giugno conferma anche che il Vaticano e tutto il resto della borghesia imperialista in definitiva costituiscono un unico fronte contro le masse popolari e il progresso economico, politico e culturale del nostro paese. L’incoerenza e la debolezza con cui la classe dirigente, ivi compresa la sua ala sinistra impersonata elettoralmente nel circo Prodi, ha reagito all’interferenza del Vaticano nel processo elettorale del referendum, la vigliaccheria con cui esponenti politici di primo piano si sono improvvisamente rifugiati nella maschera di “semplici cittadini”, di “uomini qualunque” di fronte alla tracotante invadenza del Vaticano, hanno confermato la forza del legame di complicità che subordina la classe dominante del nostro paese al Vaticano. Solo il movimento di emancipazione delle masse popolari dalla borghesia imperialista guidato dalla classe operaia e dal suo partito comunista è in grado di eliminare il Vaticano. Non è possibile venire a capo del Vaticano finché la borghesia imperialista mantiene la direzione del paese. Le vittorie ottenute nel passato contro il Vaticano in materia di diritto al divorzio, di emancipazione delle donne e di diritto all’assistenza sanitaria in caso di aborto sono state gli ultimi bagliori della prima ondata della rivoluzione proletaria. Sono state strappate prima che la direzione borghese dei revisionisti moderni precipitasse il declino del movimento comunista e desse il via alla limitazione ed eliminazione delle sue conquiste. Sono tra le conquiste che la borghesia imperialista sta eliminando anche negli ex paesi socialisti.

Per mantenere in vita il suo ordinamento sociale di oppressione e di sfruttamento delle masse popolari la borghesia imperialista fa leva e deve far leva sulla rassegnazione e la sfiducia in se stesse, sulle abitudini e sulla mentalità servili che millenni di oppressione e di sfruttamento lasciano in eredità alle masse popolari del nostro tempo, nonostante i progressi prodotti dalla prima ondata della rivoluzione proletaria. Essa fa leva e deve far leva sulle abitudini, i sentimenti e le idee più arretrati residuati del passato barbarico e sulle istituzioni che li incarnano e coltivano. E ciò fa con tanta più forza e necessità quanto più è grave la crisi generale del capitalismo e il contrasto tra essa e le masse popolari. Il Vaticano è la principale tra le istituzioni che incarnano e coltivano il residuo del passato barbarico. Esso sfrutta la paura che la trasformazione del mondo guidata dalla borghesia genera tra le masse popolari. Il Vaticano è il cappellano che trae forza, prestigio e ruolo sociale dal lavoro del boia. Esso consola e persuade alla rassegnazione le masse popolari che il suo collega schiaccia. Il suo potere, la sua oppressione e il suo sfruttamento delle masse popolari sono tanto maggiori, quanto meno le masse popolari hanno fiducia di essere capaci di costruire un mondo nuovo di pace e di vera civiltà e quanto meno sono mobilitate fra loro. Il Vaticano è la principale delle istituzioni che incarnano e alimentano l’abbrutimento di cui il passato barbarico lascia grande eredità tra le masse popolari nonostante i colpi che la prima ondata della rivoluzione proletaria vi ha portato.

L’esito del referendum di domenica 12 giugno conferma che sotto la direzione della borghesia di sinistra è impossibile avanzare nella demolizione dei residui di quel passato barbarico. Perché l’intera borghesia imperialista fa leva su di esso per conservare il suo ordinamento sociale. La lotta della borghesia di sinistra, elettoralmente impersonata dal circo Prodi, contro quel residuato barbarico è incoerente e inconseguente, senza energia, convinzione e passione, assolutamente incapace di vittoria in questa fase di crisi generale che si aggrava.

Per farla finita con i residuati barbarici e con le istituzioni che li incarnano e alimentano, in special modo col Vaticano, occorre sviluppare la mobilitazione delle masse popolari contro la borghesia imperialista e il suo ordinamento sociale, occorre mobilitare e sviluppare la fiducia delle masse popolari in se stesse contro la direzione della borghesia imperialista e dei suoi portavoce ivi compreso il clero. La via maestra è quindi il consolidamento e il rafforzamento del partito comunista, lo sviluppo delle organizzazioni di massa, la crescita della lotta della classe operaia contro l’eliminazione delle conquiste, per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, la crescita della contestazione popolare della politica borghese nel teatro stesso della lotta politica tra borghesi, l’accumulazione delle forze rivoluzionarie per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, l’avanzamento della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata la cui vittoria darà inizio alla fase socialista della storia del nostro paese. Solo seguendo questa linea e progredendo su questa strada è possibile valorizzare le contraddizioni interne alla borghesia imperialista e far giocare un ruolo positivo perfino alle velleità e aspirazioni progressiste della borghesia di sinistra che oggi, sotto la direzione della borghesia di destra elettoralmente impersonata dalla banda Berlusconi sono travolte e messe a tacere dai suoi interessi.

In conclusione, contro l’oppressione oscurantista bisogna sviluppare la lotta della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari contro tutta la borghesia imperialista e il suo ordinamento sociale per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Le masse popolari oggi dominate spiritualmente dal Vaticano e sfruttate e oppresse da tutta la borghesia imperialista, di destra e di sinistra, reazionaria e progressista, sono la forza di riserva della classe operaia e del suo partito comunista, non la borghesia di sinistra e progressista.

Problemi analoghi presentano lo schieramento e lo scontro delle forze in campo internazionale. Il tentativo dei gruppi imperialisti franco-tedeschi di aggregare sotto di se i gruppi imperialisti europei e di costituirsi in polo capace di sottrarre ai gruppi imperialisti USA il primato nel saccheggio del mondo e nella spartizione del bottino dello sfruttamento delle classi e dei popoli oppressi, attraversa una fase di crisi. L’esito del referendum francese di domenica 29 maggio è l’emblema di questa fase di crisi. Il tentativo dei gruppi imperialisti franco-tedeschi è stretto tra la guerra preventiva che i gruppi imperialisti USA conducono contro di esso su ogni terreno e con una gamma di mezzi tanto più vasta quanto maggiore è la forza con cui i gruppi imperialisti franco-tedeschi conducono il loro tentativo e l’opposizione sorda delle masse popolari europee a un tentativo che si basa in primo luogo sull’im-posizione di nuovi sacrifici e nuove restrizioni alla massa della popolazione. Per sfuggire alla stagnazione economica, per valorizzare i loro capitali e per impedire il logoramento del loro potere sulle masse popolari europee, i gruppi imperialisti franco-tedeschi non vedono e non possono intravedere altra via che costituirsi come polo antagonista ai gruppi imperialisti USA. E per farlo devono innanzi tutto irreggimentare le masse popolari ei loro paesi e imporre loro nuovi sacrifici. Essi non riescono più a governare nei modi e con i mezzi con cui hanno governato in passato cinquanta anni (modello francese, ecc). D’altra parte le masse popolari europee non accettano pacificamente e con rassegnazione i sacrifici che i gruppi imperialisti franco-tedeschi devono imporre. Le lotte rivoluzionarie dei popoli oppressi (della Palestina, dell’Iraq, dell’Afghanistan, come della Colombia, di Cuba, del Venezuela, come del Nepal, delle Filippine, dell’India), le loro rivendicazioni antimperialiste e le loro migrazioni alimentano l’insofferenza delle masse popolari europee. I gruppi imperialisti non riescono più neanche a governare i processi elettorali nonostante le leggi elettorali truffa, il monopolio dei mezzi di diversione, disinformazione e intossicazione, l’immissione di masse crescenti di denaro nei processi elettorali e la debolezza del movimento comunista cosciente e organizzato. La combinazione e lo scontro di questi due movimenti, dei gruppi imperialisti franco-tedeschi e delle masse popolari, crea quella situazione rivoluzionaria in sviluppo su cui deve basarsi la condotta dei comunisti. I nostri cugini dogmatici dichiarano questa situazione “estranea per il leninismo e buona per tutti gli usi”. Infatti essa esce dagli schemi che hanno ricavato dalle loro letture. E non si trasformerà in rivoluzione spontaneamente o per opera dello Spirito Santo. Può trasformarsi in rivoluzione solo per opera dei partiti comunisti. Ma essa è qui , ci siamo immersi fino al collo. Anche i nostri cugini dogmatici sono costretti a riconoscere, benché nascondano il riconoscimento usando parole differenti per indicare gli stessi fatti, che la borghesia imperialista conduce una guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari in ogni angolo del mondo e che questa situazione genera una resistenza crescente e genera inevitabilmente o la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari (se l’iniziativa la sapranno tenere in pugno i partiti comunisti) o la mobilitazione reazionaria (se l’iniziativa la terranno in pugno i gruppi imperialisti).

Orbene, in questo scontro che avviene in Europa sotto il nostro naso, che linea dobbiamo seguire noi comunisti?

Oggi lo Stato USA è il principale baluardo della reazione in ogni angolo del mondo. Il sovvertimento del regime politico USA è una questione internazionale e un obiettivo delle forze rivoluzionarie di tutto il mondo, coinvolge e riguarda le classi e i popoli oppressi di tutto il mondo. La perpetuazione del sistema di oppressione, sfruttamento, saccheggio e devastazione di tutti i paesi del mondo è diventata per i gruppi imperialisti USA una questione di sicurezza nazionale. In effetti è la condizione necessaria per la sopravvivenza del loro regime politico e dell’ordinamento sociale capitalista negli USA. Senza di essa la crisi politica negli USA si aggraverebbe oltre l’im-maginabile. Un partito comunista che traccia la sua linea senza tener conto di questo ruolo mondiale degli imperialisti USA e di questo legame tra la rivoluzione nel proprio paese e il regime politico USA o è arretrato o è avventurista. Vale quanto un partito comunista che non tiene conto del ruolo del Vaticano in Italia.

Alcuni compagni che si fermano alla superficie delle cose o che hanno poca fiducia nelle capacità rivoluzionarie della classe operaia e del resto delle masse popolari europee traggono da questa situazione conclusioni che, con maggiore o minore coerenza e coscienza,comunque, in definitiva e nella misura delle loro forze, sono di appoggio al tentativo dei gruppi imperialisti franco-tedeschi di costituire uno Stato europeo che li conduca a sottrarre ai gruppi imperialisti USA la preminenza nello sfruttamento del mondo.

Noi comunisti teniamo conto del ruolo dei gruppi imperialisti USA come gendarme della reazione in ogni angolo del mondo dedicando forze e risorse alla rinascita del movimento comunista internazionale e appoggiando in particolare i comunisti degli USA il cui compito è sovvertire il regime politico dei gruppi imperialisti USA e fare del loro paese un nuovo paese socialista. Il tentativo dei gruppi imperialisti franco-tedeschi colpisce anzitutto le masse popolari europee, può avanzare solo tramite la mobilitazione reazionaria delle masse popolari europee e ha come sbocco una nuova guerra interimperialista, per inimmaginabile che essa oggi ci possa sembrare. Il movimento comunista attualmente deve ancora puntare a prevenire la guerra sviluppando la rivoluzione. Questa linea è comunque quella che, se non dovesse raggiungere l’obiettivo di prevenire la guerra, crea le condizioni più favorevoli per trasformare la guerra interimperialista in guerra civile e concluderla con l’instaurazione di nuovi paesi socialisti se non in tutti almeno nei maggiori paesi oggi imperialisti.

Quale è la particolarità del nostro paese in questo contrasto in cui esso è immerso?

Richiamarsi al fatto che l’Italia è uno dei paesi fondatori dell’EU è fare della retorica e imbrogliare le carte. L’UE di oggi è l’opposto del MEC degli anni ’50. Questo era una istituzione promossa dai gruppi imperialisti USA che favoriva la loro dominazione in Europa e la lotta contro il movimento comunista. L’UE di oggi è una istituzione volta contro i gruppi imperialisti USA e il tentativo di costruirla può avere successo solo aumentando l’oppressione e lo sfruttamento delle masse popolari europee, limitando maggiormente i loro diritti democratici, procedendo su grande scala al riarmo e riducendo conseguentemente le spese per i servizi pubblici e sviluppando la mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

La particolarità dell’Italia consiste nel fatto che le relazioni economiche legano i gruppi imperialisti del nostro paese ai gruppi imperialisti franco-tedeschi, ma il Vaticano (che è la principale delle autorità statali in Italia) ben difficilmente può adattarsi all’ingresso dell’Italia nell’UE e Berlusconi è personalmente nelle mani degli USA a causa del percorso criminale con cui ha costruito il suo impero finanziario. Difficilmente il Vaticano potrebbe avere nella UE la libertà di speculazione, l’immunità, la protezione e il potere di cui gode in Italia da quando si accordò con il regime fascista e ancora più dalla fine della seconda guerra mondiale. È quindi altamente probabile che in definitiva il Vaticano impedirà l’adesione dell’Italia all’UE e quindi farà di tutto, in combutta con i gruppi imperialisti USA, per impedire la costituzione della UE. Anche se questo già crea e ancor più creerà problemi all’economia italiana. Dovrebbe quindi accentuarsi la spaccatura nella borghesia imperialista italiana e la crisi economica e politica dovrebbe aggravarsi in modo particolare, più che negli altri paesi europei.

In questa situazione la superficialità e la sfiducia nella capacità rivoluzionaria della classe operaia e delle altre classi delle masse popolari italiane spingeranno quindi con più forza che in altri paesi vari compagni italiani ad appoggiare la costituzione della UE e l’ingresso dell’Italia nell’UE. Solo una visione strategica lungimirante e ferma ci permetterà di resistere a queste pressioni, di non optare per nessuno dei due poli imperialisti e di lottare contro entrambi per la rinascita del movimento comunista, per consolidare e rafforzare il partito comunista, partito della classe operaia indipendente dalla borghesia imperialista sul piano ideologico, politico e organizzativo. Un partito che porta la classe operaia e il resto delle masse popolari a denunciare e contrastare la via allo scontro interimperialista e al saccheggio del mondo che i gruppi imperialisti dei due schieramenti seguono e a prevenire la guerra o, se non ci si dovesse riuscire, a trasformarla in guerra civile per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Consolidare e rafforzare il Partito conducendo su larga scala la lotta di classe su tutti i quattro fronti indicati nel Piano Generale di Lavoro del Partito: questa deve essere la bussola dei comunisti, degli operai avanzati e degli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari!

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Realizzare il Piano generale di lavoro del Partito!

Costruire in ogni azienda, zona, organizzazione di massa un comitato clandestino del Partito!

Mandiamo a casa la banda Berlusconi!

Sostegno totale alla resistenza del popolo iracheno e palestinese!

Viva la rinascita del movimento comunista internazionale!

Sviluppiamo la più ampia solidarietà verso i compagni Maj e Czeppel del (nuovo)PCI!


Comunicato della CP

 

(nuovo)Partito comunista italiano Commissione Provvisoria (CP) del Comitato Centrale

Comunicato sugli arresti dei compagni Maj e Czeppel

 

La borghesia imperialista italiana censura i due siti internet del (nuovo)PCI, nell’affannoso tentativo di soffocare l’attività del Partito!

In seguito agli arresti a Parigi il 26.05.05 dei compagni Maj e Czeppel del (nuovo)Partito comunista italiano per mano delle Autorità Italiane con la complicità delle Autorità Francesi, la borghesia imperialista del nostro paese continua la persecuzione del Partito, nell’affannoso tentativo di soffocarne l’attività. Questa volta, oggetto delle attenzioni degli apparati repressivi dello Stato italiano sono stati i due siti internet del (n)PCI: www.lavoce.freehomepage.com e www.nuovo-pci.com. Constatando che il lavoro del Partito sta proseguendo con continuità nonostante la cattura dei compagni Maj e Czeppel, la borghesia imperialista del nostro paese cerca di ostacolare ulteriormente l’attività del Partito sabotandone i due siti internet. Questa operazione è stata condotta ancora una volta in maniera subdola: i due siti sono stati censurati senza che fosse inserita nella homepage una comunicazione del Ministero degli Interni, senza cioè che venisse indicato chiaramente alle masse popolari il responsabile di tale censura. Accedendo ai due siti si trova infatti solo una breve e apparentemente normale (per il campo di Internet) nota in inglese nella quale viene spiegato che i due siti sono inutilizzabili per "problemi tecnici". Ancora una volta la borghesia imperialista italiana per cercare di reprimere l’attività del Partito viola i diritti politici conquistati con la Resistenza dalla classe operaia e dal resto delle masse popolari, senza però ancora osare mettere fuori legge i comunisti! La lezione data con la Resistenza alla borghesia imperialista del nostro paese genera nella classe dominate numerose paure e incertezze nel compiere un passo di questo genere. Ma non bisogna però farsi illusioni: arriverà infatti il momento in cui la borghesia imperialista si giocherà il tutto per tutto per non perdere il potere, mettendo fuori legge i comunisti, facendo saltare in aria il "teatrino della politica borghese" e intraprendendo con violenza la mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

La borghesia imperialista del nostro paese fino ad oggi non aveva mai sviluppato un’azione di censura di questo tipo nei confronti del Partito. Con lo svilupparsi del lavoro rivoluzionario si sviluppa anche l’azione della controrivoluzione. Bisogna tenere presente in ogni momento del lavoro rivoluzionario questo principio e agire d’avanguardia: sviluppare e condurre la più ardua resistenza contro i tentativi della borghesia imperialista di interdire l’attività dei comunisti, di cancellare i diritti politici conquistati dalle masse popolari, di deviare le masse popolari verso la mobilitazione reazionaria. Bisogna trasformare ogni attacco ai diritti politici in un contributo alla rinascita del movimento comunista internazionale, all’es-tensione della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, al reclutamento di nuovi militanti nelle fila clandestine, alla formazione dei militanti del Partito. Bisogna lavorare fin da subito alla costruzione di un vero Partito comunista, che sappia combinare al meglio il lavoro clandestino e il lavoro legale per mobilitare la classe operaia e tramite essa il resto delle masse popolari nella lotta per il Socialismo. Non si può rinviare un lavoro di questo tipo a quando la borghesia imperialista metterà fuori legge i comunisti: la clandestinità non è infatti una cosa che si improvvisa! Bisogna arrivare al momento in cui la borghesia metterà fuori legge i comunisti già con un Partito forte, forgiato, disciplinato, sostenuto da un’unità nel modo di pensare e di agire, in grado già di operare in una situazione di clandestinità e di condurre vittoriosamente la guerra civile per il Socialismo: il bilancio dei primi 160 anni del movimento comunista, le vittorie e le sconfitte non lasciano dubbi al riguardo!

Mossa da questa analisi della situazione, la CP nei prossimi giorni aprirà un nuovo sito internet [http://nuovo-pci.samizdat.com] e dà a tutti i Comitati clandestini di Partito la direttiva di analizzare il presente documento e sviluppare un’azione politica conseguente, combinando al meglio lavoro clandestino e lavoro legale.