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Dieci tesi sulla Seconda Guerra Mondiale e il movimento comunista

 

Quest’anno è il sessantesimo anniversario della vittoria dei Partigiani sui nazifascismi. Ma nel nostro paese come negli altri paesi europei la borghesia imperialista ha dato maggior risalto al sessantesimo anniversario della conclusione della Seconda Guerra Mondiale e ha cercato di far passare in secondo piano o addirittura sotto silenzio la guerra condotta dai Partigiani, la Resistenza. Questo evidente sforzo della borghesia imperialista rivela e conferma l’importanza che essa attribuisce, e che effettivamente ha il fattore ideologico nella mobilitazione delle masse popolari e la cura e la preoccupazione con cui essa controlla, sorveglia e combatte la rinascita del movimento comunista. Questa attenzione e preoccupazione della borghesia imperialista e delle classi ad essa legate (in primo luogo il clero) dobbiamo costantemente metterla in luce e farla notare a tutti i compagni e a quei lavoratori avanzati che dubitano che la rinascita del movimento comunista è possibile, che sono più o meno scoraggiati dall’apparente onnipotenza del nostro nemico e dalla reale pochezza delle nostre forze organizzate. La borghesia imperialista è seduta su un terreno franoso, il suo ordinamento sociale è precario.

Gli obiettivi che la borghesia imperialista si è posta e si pone nelle celebrazioni di quest’anno sono:

-    sminuire e, dove questo non riesce, denigrare nella coscienza della massa della popolazione la grande esperienza ideologica, organizzativa e politica che coinvolse per la prima volta una larga parte dei lavoratori del nostro paese, soprattutto del nord e del centro (la mancanza di questa esperienza al sud ha pesato sulla vita politica e morale del nostro paese lungo tutto il periodo successivo);

-    distogliere i giovani che cercano la via per costruire un mondo diverso dall’attuale, dall’attingere a quella grande esperienza vissuta da larghe masse e che ha segnato la storia del nostro paese, fare in modo che cerchino la strada in esperienze diverse da dove la possono trovare;

-    impedire ai comunisti di vedere e ancor più valorizzare gli effetti di quella esperienza che perdurano nella realtà attuale del nostro paese, nel livello di coscienza politica e ideologica e nel grado di organizzazione delle masse popolari e in particolare della classe operaia che sono e restano incomparabilmente più alti di quelli di cento anni fa, che imprimono un carattere in parte nuovo al movimento comunista e rendono realistica la nostra parola d’ordine “fare dell’Italia un paese socialista” alla sola condizione che noi comunisti ci impegniamo con successo nella costruzione di un partito comunista che abbia le sette caratteristiche indicate dal compagno Nicola P. nel suo articolo “Il nuovo partito comunista” pubblicato nel numero 19 di La Voce.

Per quanto riguarda il significato storico e gli insegnamenti principali della Resistenza, non mi dilungo qui, ma segnalo ad ogni lettore l’opuscolo “Il punto più alto raggiunto finora nel nostro paese dalla classe operaia nella sua lotta per il potere” pubblicato dai CARC nel 1995 e ancora oggi disponibile chiedendo alle Edizioni Rapporti Sociali di Milano. Vale invece la pena soffermarsi su un altro aspetto delle celebrazioni di quest’anno, ricco di insegnamenti per la nostra lotta.

Nelle celebrazioni i gruppi imperialisti USA e i loro servi europei (come la Banda Berlusconi) hanno cercato di diffondere il più ampiamente possibile il messaggio che le truppe anglo-americane avrebbero liberato l’Europa dalla barbarie nazifascista (con cui la borghesia imperialista, in particolare quella USA, non avrebbe avuto nulla a che fare), come oggi starebbero liberano i paesi arabi dalla barbarie dei fondamentalisti islamici. Con le celebrazioni i gruppi imperialisti USA hanno condotto una campagna ideologica contro la tendenza dei gruppi imperialisti franco-tedeschi ad affrancarsi da essi, a unirsi e ad aggregare sotto la loro direzione il resto dei gruppi imperialisti europei e contendere ai gruppi imperialisti USA il primato nel saccheggio del mondo. Sminuire e denigrare il ruolo del movimento comunista (dell’URSS e della Resistenza nei paesi occupati dai nazifascisti) ed esagerare con l’esaltare il ruolo delle truppe anglo-americane e falsarne la natura erano aspetti che nella propaganda dei gruppi imperialisti USA si combinavano bene. Ovviamente invece i gruppi imperialisti franco-tedeschi erano e sono in difficoltà  a combinare la diminuzione e denigrazione del ruolo del movimento comunista con l’esagerazione e falsificazione del ruolo autonomo della borghesia imperialista europea nella eliminazione della barbarie nazifascista. Proprio perché il 95% dell’apporto europeo alla lotta e alla vittoria sul nazifascismo è venuto dall’URSS e dal movimento comunista. Quindi il bilancio della Seconda Guerra Mondiale è entrato a far parte della lotta intestina tra i gruppi imperialisti per la dominazione del mondo e della lotta del movimento comunista per porsi come terzo polo autonomo dai due poli imperialisti USA ed europeo nello scontro verso cui la seconda crisi generale del capitalismo sta spingendo il mondo (vedasi in proposito il “Saluto della CP all’Assemblea per il decimo anniversario della fondazione dei CARC”, pubblicato nel numero 14 di La Voce), ridiventando una potenza mondiale come lo fu nel periodo che va grossomodo dal 1917 al 1976.

E’ quindi utile che noi comunisti abbiamo e difendiamo un giusto bilancio dell’esperienza della Seconda Guerra Mondiale. Perciò espongo qui di seguito in forma di dieci tesi (quindi senza l’annessa dimostrazione) quelli che ritengo sono i capisaldi del nostro bilancio, mentre rinvio all’articolo di Marco Martinengo “ Il movimento politico degli anni trenta in Europa” pubblicato sul numero 21 di Rapporti Sociali quanto allo scontro politico concreto che condusse alla guerra.

1.     La Prima Guerra Mondiale (1914-1918) fu lo scontro tra due coalizioni mondiali di gruppi e Stati imperialisti spinti dalla prima crisi generale del capitalismo ognuno a impadronirsi di una parte del mondo più grande di quella che già sfruttava e opprimeva. Nel corso di essa il movimento comunista riusci’ a erigersi al ruolo di potenza mondiale costruendo la sua prima base liberata dal capitalismo (l’Unione Sovietica) e le sue prime forze armate, come esaurientemente illustrato da Stalin in “Principi del leninismo” (1924).

2.     La pace di Versailles (1919) fu una tregua tra i gruppi e Stati imperialisti in vista di condurre uniti la lotta per soffocare il movimento comunista e cancellare dalla faccia della terra la base rossa (URSS) che esso aveva conquistato. Nessuno dei principali contrasti generati dalla prima crisi generale del capitalismo per sovrapproduzione assoluta di capitale, che contrapponevano tra loro i gruppi imperialisti e li contrapponevano in blocco alle masse popolari, era risolto. I gruppi imperialisti inglesi e francesi mantennero e accrebbero il loro bottino coloniale, i gruppi imperialisti USA avevano conquistato una certa preminenza mondiale, i gruppi imperialisti tedeschi erano indeboliti, ma tutti i gruppi imperialisti rimanevano in preda alla crisi generale e la pace tra di essi rimase precaria. Da allora i gruppi imperialisti di ogni paese dovettero lottare sul fronte dei contrasti tra gruppi imperialisti e sul fronte del movimento comunista che si articolava in un fronte interno (la classe operaia e le masse popolari del proprio paese) e in un fronte esterno (l’URSS e l’Internazionale Comunista).

3.     Solo collocandoli in questo contesto è possibile comprendere in modo giusto i problemi interni e internazionali che le Autorità dei singoli paesi imperialisti, i partiti comunisti dei singoli paesi, il movimento di liberazione nazionale di ogni colonia e paese oppresso, l’URSS e l’Internazionale Comunista dovettero affrontare e le soluzioni che ognuno dei protagonisti diede e cercò di dare ad essi. Su questa tesi è consigliato lo studio dell’articolo già citato di Marco Martinengo.

4.     Per far fronte alla situazione conservando la sostanza dell’ordinamento sociale capitalista, i gruppi imperialisti dei singoli paesi dovettero fare ricorso su scala senza precedenti alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari vietando l’attività ed eliminando su grande scala i promotori del movimento comunista. Il fascismo  il nazismo furono le espressioni più avanzate della mobilitazione reazionaria delle masse popolari a cui i gruppi imperialisti fecero ricorso in ogni paese. La mobilitazione reazionaria delle masse popolari implica la trasformazione del contrasto tra la borghesia imperialista e masse popolari in contrasti  tra parti delle masse popolari, tra nazioni, religioni, popoli, comunità e gruppi sociali e la valorizzazione come strumento di potere al servizio dei gruppi imperialisti per la conservazione dell’ordinamento capitalista delle correnti, partiti, idee e tendenze più arretrate e brutali che la storia di millenni di oppressione di classe e di barbarie ha lasciato in ogni paese. Da qui sia i successi dei regimi fascisti e nazisti che furono ammirati e imitati  dai gruppi imperialisti di tutto il mondo, anche da quelli dei paesi che continuarono a chiamarsi democratici (Inghilterra, USA, Francia, ecc), sia le bestialità criminali degne dei tempi più barbari dell’antichità (l’esecuzione sistematica e di massa dei promotori del movimento comunista, i genocidi, la terrorizzazione di intere popolazioni) a cui essi fecero programmaticamente ricorso. Le barbarie di un passato che si credeva superato per sempre o confinate alla repressione e allo sfruttamento delle colonie e semicolonie furono nuovamente adottate come strumento di governo anche nei paesi più civili con una potenza centuplicata dalle forze produttive moderne.

5.     Nella Seconda Guerra Mondiale si combinarono lo scontro tra due coalizioni mondiali di gruppi imperialisti (gli anglo-americani da una parte e l’asse nazi-fascista Berlino-Tokyo-Roma dall’altra) e lo scontro tra i gruppi imperialisti di tutto il mondo da una parte e dall’altra il movimento comunista internazionale che aveva fin dall’inizio le sue basi liberate e le sue forze armate in Unione Sovietica e Cina.

6.     La linea strategica dei gruppi imperialisti all’attacco per allargare la loro parte del bottino mondiale (Germania, Giappone, Italia) fu quella di porsi alla testa di tutti i gruppi imperialisti per schiacciare il movimento comunista nei singoli paesi e a livello internazionale cancellare l’URSS e le zone rosse cinesi dalla faccia della terra. Dal loro ruolo in questa comune lotta e dal suo successo essi si ripromettevano di ritagliarsi una parte adeguata nel saccheggio del mondo-che era l’unica soluzione da essi concepibile per la crisi generale del capitalismo. La linea strategica dei gruppi imperialisti che difendevano il loro obiettivo mondiale e cercavano di allargarlo (Inghilterra, Francia, USA) fu quella di lanciare la Germania e il Giappone contro l’URSS e la Cina per eliminare le basi rosse e le forze armate del movimento comunista. I conti con i gruppi imperialisti tedeschi, giapponesi e italiani e anche i conti tra di loro stessi (vi erano grandi contrasti tra i gruppi imperialisti USA e quelli inglesi e francesi) li avrebbero regolati dopo. La linea strategica del movimento comunista e dell’URSS di contrastare in ogni paese la limitazione dei diritti democratici delle masse popolari e la mobilitazione reazionaria delle masse popolari, guadagnare tempo per dar modo al movimento comunista e al movimento di liberazione nazionale delle colonie e semicolonie di rafforzarsi, impedire la coalizione di tutti i gruppi imperialisti contro il movimento comunista e che la guerra in arrivo incominciasse con l’aggressione della Germania contro l’URSS a cui tutti i gruppi imperialisti si sarebbero in una forma o nell’altra associati (come mostravano gli avvenimenti della guerra civile spagnola e dell’aggressione giapponese in Cina).

7.     E’ solo alla luce di questo quadro strategico che è possibile valutare giustamente le singole mosse tattiche dei vari protagonisti. Risolta allora la demagogia dei nemici del comunismo che isolano i singoli eventi e additano, a chi ne ha sofferto, la linea particolare che l’URSS e il movimento comunista hanno dovuto seguire o per denigrare il movimento comunista elevano a valori e obiettivi universali cose che essi quotidianamente calpestano (la libertà dei popoli e delle nazioni, i diritti democratici delle masse popolari, la libertà e i diritti individuali). Il caso più noto e abusato è il Patto Molotov-Ribbentropp dell’estate 1939. Con esso l’URSS fece in modo che la Seconda Guerra Mondiale in Europa non iniziasse con l’aggressione della Germania nazista contro l’URSS e che i governi inglese e francese fossero costretti a dichiarare guerra alla Germania. I demagoghi e le vere o finte “anime belle” rinfacciano all’URSS e al movimento comunista le nefandezze che i nazisti partner dell’URSS nel patto Molotov-Ribbentropp, commettevano da tempo e commisero dopo, tra cui l’eliminazione sistematica di milioni di ebrei. Ma nascondono il quadro strategico sopra esposto. Omettono di far presente la debolezza dell’URSS nel rapporto di forze internazionale. Sorvolano sul fatto che il movimento comunista aveva fatto e ha fatto tutto quello che sapeva e poteva fare per contrastare l’avvento al potere in Germania di Hitler e dei suoi seguaci e il consolidamento del loro potere, che i comunisti furono le prime vittime del nazi-fascismo e che nonostante questo continuarono la resistenza, che gran parte dei gruppi imperialisti, ivi compresi i gruppi borghesi ebrei e in particolare sionisti, boicottarono la lotta contro l’avvento del nazismo al potere.

8.     Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale i gruppi imperialisti francesi si videro tra quelli che si schierarono a fianco dei nazisti (la grande maggioranza) in nome della comune lotta contro il comunismo e quelli che si schierarono contro i nazisti in nome della salvaguardia del loro bottino coloniale e del loro ruolo nel saccheggio del mondo e nell’oppressione delle colonie. Tra i gruppi imperialisti inglesi e americani, su quelli favorevoli all’alleanza con i nazi-fascisti e ad accettare le offerte di pace di Hitler, prevalsero quelli favorevoli a guadagnare tempo finché i nazisti si sarebbero scagliati contro l’URSS e a sostenere in primo tempo l’URSS contro la Germania, ma lasciando sempre gravare sull’URSS il peso principale della guerra e facendo pesare sempre su di essa la minaccia di un rovesciamento di fronte (anche se probabilmente questa minaccia era un bluff, perché difficilmente i gruppi imperialisti sarebbero riusciti a imporre alle masse popolari dei rispettivi paesi un rovesciamento di fronte). All’inizio della guerra Truman, che diventerà presidente degli USA verso la fine della guerra predicava apertamente: “Se la Germania avanza, noi sosteniamo la Russia; se la Russia avanza, noi sosteniamo la Germania: finché saranno entrambe logorate e noi detteremo legge”. Gli anglo-americani nei paesi nemici e nei paesi da questi occupati condussero la guerra in modo da terrorizzare le masse popolari, ostacolare lo sviluppo e la lotta delle forze popolari antifasciste e sostituire il proprio dominio a quello dei tedeschi e dei giapponesi. Usarono su larga scala i bombardamenti a tappeto e indiscriminati che massacravano la popolazione civile, lesinarono gli aiuti alle formazioni partigiane, cercarono di dividere il movimento partigiano e di far nascere formazioni partigiane di comodo.

9.     Il movimento comunista, l’URSS e le zone liberate della Cina puntarono tutte le loro carte in ogni paese sulla mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari contro l’occupazione, i sacrifici e le restrizioni che per la guerra le Autorità imponevano alle masse popolari, il nazi-fascismo. Essi cercarono di mobilitare e di rafforzare quanto di più progredito esisteva in ogni paese e di far assumere il ruolo dirigente ai partiti e ai gruppi sociali che lo impersonavano. Essi gestirono come meglio seppero e riuscirono le contraddizioni oggettive che contrapponevano la classe dominante e le Autorità dei paesi imperialisti in guerra contro i nazi-fascisti alle masse popolari dei rispettivi paesi e popoli oppressi delle loro colonie e semicolonie, ivi compresa l’India, i paesi arabi,e dell’America Latina. A posteriori il limite maggiore oggi comprensibile nell’azione e nella concezione del movimento comunista di quegli anni sta nelle basi che durante la guerra vennero poste per la lotta che sarebbe iniziata a guerra finita, dopo la sconfitta dal nazifascismo.

10.  I grandi successi raggiunti dal movimento comunista durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale dimostrano che il movimento comunista, il governo sovietico e le forze rivoluzionarie cinesi durante la guerra seguirono una linea sostanzialmente giusta. All’inizio degli anni ’50 “il vento dell’Est prevaleva sul vento dell’Ovest”. Il rapporto di forza a livello mondiale era rovesciato: il movimento comunista e il movimento di liberazione nazionale delle colonie e semicolonie era diventato più forte del sistema imperialista mondiale, sottomesso ormai alla direzione dei gruppi imperialisti USA. Spesso i nemici del comunismo usano l’Accordo di Yalta (1945) per denigrare il movimento comunista. Solo chi pensa, a torto, che in un paese che ha una storia autonoma il socialismo può essere instaurato con una invasione dall’estero o comunque su ordinazione, può credere che gli Accordi di Yalta tra i governi USA, inglese e sovietico abbiano determinato il corso successivo degli eventi. In realtà gli Accordi di Yalta registrarono i rapporti di forza già affermati sul terreno nei singoli paesi europei tra il movimento comunista e la borghesia imperialista, secondo la valutazione che i protagonisti dell’accordo ne davano. Dove i rapporti di forza sul terreno fossero stati diversi, non ci sarebbero stati Accordi di Yalta capaci di sbloccare la situazione. In particolare, la mancata conquista del potere da parte del movimento comunista in Italia e in Francia è dovuto principalmente ai limiti del movimento comunista nei rispettivi paesi. E’ su questi limiti che noi comunisti dobbiamo concentrare la nostra attenzione per capire gli avvenimenti successivi alla fine della Seconda Guerra Mondiale e superare i limiti persistenti nel  movimento comunista nel nostro paese. I nostri nemici cercano invece di concentrare la nostra attenzione sulla valutazione sbagliata che Stalin e che il gruppo dirigente sovietico avrebbero fatto.

Lo studio di queste dieci tesi e un ampio dibattito su di esse alla luce di tutta l’esperienza del movimento comunista sono convinto che rafforzeranno nei compagni del nostro Partito e in tutti i lavoratori avanzati che vi parteciperanno la concezione comunista del mondo, forniranno elementi per la propaganda comunista tra le masse popolari e aiuteranno a forgiare un metodo comune di pensare e un metodo comune di agire.

Rosa L.