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Secondo fronte


 

A proposito dei referendum sulla Costituzione Europea.

Mobilitare le masse popolari perché irrompano nel teatrino della politica borghese!

 

I risultati dei referendum sulla Costituzione europea in Francia (29 maggio, votanti il 70% degli elettori e tra i votanti 55% di contrari) e in Olanda (1 giugno, votanti il 63% degli elettori e tra i votanti 62% di contrari) da una parte hanno confermato che la classe dominante riesce sempre meno a manovrare le elezioni secondo i suoi desideri. Dall’altra avranno effetti importanti sull’aggregazione di cui i gruppi imperialisti europei hanno bisogno per mantenere il loro dominio sulle masse popolari dei rispettivi paesi sia per porre fine alla sopraffazione dei gruppi imperialisti USA che impediscono la crescita della loro parte nel saccheggio del mondo. Lascio perdere questo secondo aspetto che è trattato in un altro articolo della rivista per occuparmi del primo. Esso getta infatti nuova luce sull’importanza della lotta sul secondo fronte indicato nel Piano Generale di Lavoro del nostro Partito ( vedasi La Voce numero 18 pagina 11).

Sia in Francia che in Olanda il grosso della classe dominante è favorevole all’appro-vazione della Costituzione che rafforza e accelera la costruzione della UE come potenza politica. I rispettivi Parlamenti lo erano per il 70-80%. Però la classe dominante non è riuscita a far esprimere al corpo elettorale la decisione su cui la maggioranza di essa si era unita. Hanno avuto il loro peso anche le residue divisioni nella classe dominante? Ovviamente si. Ma esse sono un dato fisiologico, inevitabile visti i contrasti di interessi, i diversi legami internazionali (i gruppi imperialisti USA fanno di tutto per impedire che l’UE diventi una potenza politica), le differenze di opinioni. La classe dominante potrebbe impedire che questi contrasti interni si esprimano in campo elettorale solo instaurando una dittatura nel paese e al suo interno, cioè tra l’altro abolendo il pluripartitismo e le elezioni. Si verifica a livello europeo qualcosa di analogo a quello che si era verificato in Italia nel 1994 (vedasi il fiasco del 27 Marzo 1994, in Rapporti Sociali numero 16). Allora il grosso della classe dominante aveva elaborato la soluzione governativa del centro-sinistra con Occhetto (l’attuale alleato di Bertinotti!). Ma le elezioni buttarono all’aria la soluzione concordata e risultarono favorevoli alla Banda Berlusconi. Avvenimenti analoghi si moltiplicano in vari paesi europei.

Cosa indicano questi dati? E’ la crisi politica che avanza. La borghesia imperialista prima ha escluso i portavoce di ogni opposizione popolare e ora riesce sempre meno a far legittimare dalle masse popolari le sue scelte politiche. Prima ha tolto potere alle assemblee elettive, poi ha rimaneggiato e rimaneggia le leggi elettorali, ha reso più difficile la partecipazione alle elezioni (la presentazione delle liste elettorali), ha accresciuto il ruolo nelle campagne elettorali dei grandi mezzi di informazione di massa che sono monopolio della classe dominante, ha accresciuto la quantità di denaro profusa nelle elezioni. Il risultato è una lenta decomposizione del sistema dei partiti uniformati, una putrefazione graduale dell’ordinamento politico da cui è esclusa l’opposizione al regime, l’astensione, l’indifferenza alla politica, il rancore contro le istituzioni politiche, la sfiducia nell’azione collettiva, una sensazione di impotenza, il disfacimento morale e intellettuale.

La classe dominante è ben consapevole di questo corso delle cose. Di fronte al fiasco di Chirac del 29 maggio, Prodi, il capo dell’op-posizione “democratica” alla banda Berlusconi, non ha trovato di meglio da dire che: “L’avevo detto io a Chirac di non fare il referendum!”. Infatti in Italia non lo hanno fatto, d’accordo centro-destra e centro-sinistra, banda Berlusconi e Circo Prodi. Se l’avessero fatto:

1. i due poli si sarebbero entrambi spaccati;

2. probabilmente il risultato avrebbe bocciato il rafforzamento dell’EU implicito nell’ap-provazione della Costituzione.

 

Ecco perché tutti i partiti del regime sono stati d’accordo a non farlo. Il fatto che il PRC, il PdCI, i Verdi, il Correntone DS, i sindacati di regime e tutti i patentati di regime abbiano partecipato all’accordo mostra e conferma quanto poco ognuno di essi ha a che fare con la difesa dei diritti democratici delle masse popolari e che nessuno di essi ha qualcosa a che vedere con la lotta per il Socialismo.

Dove porta questo corso delle cose? Gli sviluppi possibili sono due. Da una parte un lento imputridimento del regime con progressivo avvelenamento dell’atmosfera morale e intellettuale del paese che prepara un terreno via via più favorevole alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Dall’altra parte lo sviluppo di una forza politica di vera opposizione al regime sul terreno della lotta politica borghese, cioè la lotta sul secondo fronte del nostro Piano Generale di Lavoro.

Sono ambedue sviluppi che hanno ognuno uno sbocco drammatico. Ma il secondo ha un incommensurabile vantaggio per le masse popolari. Contestata nel suo stesso palazzo e resa incapace dalla forza della presenza popolare di far funzionare secondo i suoi interessi le sue stesse istituzioni, la borghesia imperialista butterà in aria il tavolo che per anni le è servito per barare e con ciò affiderà il governo della politica alla forza. Essa scenderà sul terreno della guerra civile, ma in condizioni molto più favorevoli alle masse popolari di quelle che sarebbero comunque prima o poi generate dal temporaneo prevalere della mobilitazione reazionaria. La storia del Fronte Popolare e della guerra civile in Spagna ( 1936-1939) e la storia del Fronte Popolare in Francia ( 1936-1938) forniscono un prezioso materiale di studio per comprendere i problemi che ci stanno davanti. E’ anche su questo punto che dovrebbero riflettere le FSRS e i gruppi che comunque si proclamano comunisti, ma persistono sul terreno dell’astensionismo.

Ecco perché la lotta sul secondo fronte è una componente irrinunciabile, nelle attuali condizioni, della nostra lotta per accumulare forze rivoluzionarie, compito principale della fase della difensiva strategica, la fase della guerra popolare rivoluzionaria che oggi stiamo conducendo.

Umberto C.