La Voce 16 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno VI - marzo 2004

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La costruzione del partito

Costituire comitati clandestini del partito in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa

Solo con la mobilitazione rivoluzionaria le masse popolari possono uscire dal marasma pratico, morale e intellettuale in cui la crisi generale del capitalismo le spinge ogni giorno un po’ più. Il ritmo dello sviluppo della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari è determinato dalla costruzione del partito comunista, oggi in concreto dalla costituzione dei comitati di partito. Quindi dai tempi in cui i comunisti e quei lavoratori avanzati che vogliono cambiare il mondo compiono il passo e prendono la decisione di costituire il comitato di partito nell’azienda in cui lavorano, nella zona in cui abitano, in ogni organizzazione di massa di cui fanno parte. Una volta presa questa decisione e iniziata l’opera, un po’ alla volta i comitati si consolideranno, “combattendo impareranno a combattere” e diventeranno ognuno un fattore via via più efficace di crescita dell’intero partito e di mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari.

Una sensazione di precarietà e di instabilità pervade sempre più ampiamente l’intera società, in ogni classe. L’insoddisfazione per lo stato delle cose e per la piega che esse prendono “spontaneamente” (cioè senza l’azione del partito comunista) diventa sempre più stato d’animo comune. Le istituzioni più venerate vengono poste in discussione, spesso insultate e sbeffeggiate da esponenti della stessa classe dominante. Da questo punto di vista Berlusconi e gli uomini della sua banda di speculatori, mafiosi, criminali, razzisti, fascisti, clericali e avventurieri stanno dando un grande contributo alla demolizione delle istituzioni del vecchio mondo nella considerazione e venerazione delle masse anche le più arretrate. I Baget Bozzo, i Ferrara, i Bossi stanno contribuendo non poco, contro ogni loro intenzione, con la forza dei mezzi del regime a cui appartengono, a sgomberare il campo da sentimenti e atteggiamenti legalitari e dalla venerazione per le istituzioni e gli istituti della vecchia società putrefatta e criminogena: sentimenti, atteggiamenti e venerazione che limitavano la critica, le aspirazioni e la lotta delle masse popolari, in particolare degli strati più arretrati e oppressi, quelli che il vecchio movimento comunista aveva meno smosso dal torpore e dalla secolare soggezione morale e intellettuale oltre che economica al clero e ai padroni e destato alla vita politica e alla cultura comunista. È un nuovo stato d’animo generale che si va creando. Gli “economicisti” (quelli che si interessano solo di lotte rivendicative che secondo il loro ristretto orizzonte mentale sono le uniche pratiche e concrete) non ne capiscono l’importanza e forse neanche lo percepiscono. È un fermento che pervade la società su misura ben più ampia delle lotte rivendicative e delle proteste antigovernative e anticapitaliste che pure vanno estendendosi e che oramai coinvolgono anche categorie e terreni inusitati. Noi comunisti al contrario dobbiamo cogliere e valorizzare appieno la situazione che si sta creando. Nevi e ghiacci stanno sciogliendosi e grandi flussi di acque irrompono per mille rivoli.

Tra le persone che cercano di farsi una visione generale della situazione, sono sempre meno quelle che si preoccupano perché la situazione è stagnante. Certamente è invece ancora grande la confusione delle idee e dei sentimenti e incerta la direzione che le acque prenderanno. È qui che incomincia il ruolo specifico dei comunisti. È qui che incomincia la contrapposizione dei comunisti ai promotori della mobilitazione reazionaria delle masse. Le masse d’acqua che la dissoluzione della vecchia società libera, prenderanno l’una o l’altra delle due strade possibili: quella della rivoluzione socialista o quella di un nuovo regime reazionario. In più l’incanalarsi delle acque per l’una o per l’altra delle due strade può avvenire in mille modi diversi e contraddittori. Questo è l’oggetto e il terreno della lotta politica in corso: il suo svolgimento determina il nostro domani immediato, il suo esito definirà il nostro futuro per vari decenni a venire.

 

La costituzione di comitati clandestini del partito in ogni azienda (anzitutto in ogni fabbrica, ma anche in ogni altra unità produttiva, centro di attività economica, scuola, istituto di ricerca, ospedale, istituzione pubblica, ricovero, campo di concentramento o internamento per immigrati, prigione, caserma), in ogni zona d’abitazione (caseggiato, quartiere, paese) e organizzazione di massa (dai sindacati alle associazioni sportive, alle corali) è lo strumento portante della promozione della mobilitazione rivoluzionaria delle masse. La società borghese di per se stessa, nella persona dei suoi personaggi alla Berlusconi, ci offre il fermento e la confusione che nascono dalla distruzione del vecchio assetto delle cose e delle idee, dallo scioglimento delle vecchie coscienze. Ma nella generale confusione che essa crea solo noi comunisti possiamo, e solo a determinate condizioni, portare un orientamento che incanali le masse verso la mobilitazione rivoluzionaria e la rivoluzione politica e sociale che instaurerà il socialismo. Questo incanalamento non è affatto spontaneo, benché esso corrisponda a molte delle attese e necessità che spontaneamente “la vita”, l’esperienza pratica quotidiana hanno formato e formano nelle masse, alle attese e alle necessità che si agitano nelle masse e che “lo scioglimento dei ghiacci” alimenta. Il socialismo corrisponde alle necessità delle masse popolari. “R comunismo è facile da capire” per le masse popolari, ma non sorge affatto spontaneamente dalle masse popolari. L’instaurazione del socialismo richiede spirito d’iniziativa e maturità culturale su scala delle grandi masse. Queste doti sono del tutto estranee alla condizione in cui la borghesia tiene le masse popolari e alla formazione che loro impartisce, nonostante quanto ancora resta dei grandi progressi compiuti nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria. “Il comunismo è difficile da farsi”. Le masse popolari instaureranno il socialismo, ma solo perché mosse dall’insegnamento, dall’esempio e dalla direzione degli operai d’avanguardia riuniti nel partito comunista. È una lezione pratica della storia che spontaneisti e anarchici non capiscono. Sono le ampie masse che instaureranno il socialismo: è quello che non capiscono i legalitari che ci vengono a domandare se nel socialismo “terremo o no elezioni politiche”, se ci sarà o no “libertà di pensare”, “libertà di organizzarsi”; che non capiscono neanche elementarmente cosa è la democrazia proletaria e cosa la distingue e la rende superiore anche alla più avanzata democrazia borghese dal punto di vista della libertà, della cultura e dell’iniziativa delle masse popolari, mentre la stessa democrazia proletaria è una prigione per chi è abituato o aspira alla libertà attuale dell’individuo ricco, del capitalista. Il socialismo non è un ordinamento sociale con delle autorità che agiscono a nome, con il consenso e per il bene delle masse: esso implica che le masse stesse facciano, che esse stesse prendano possesso del mondo e che esse stesse lo modellino. Le più libere elezioni politiche (che certamente faremo e che certamente saranno infinitamente più libere per le masse popolari delle più libere elezioni che una società borghese abbia mai visto, ma le più mortificanti per chi è abituato a comperare voti con promesse demagogiche e con campagne pubblicitarie, a “scendere in politica” con i suoi miliardi e con “i dipendenti che gli avanzavano in Publitalia”) e le più libere organizzazioni di quanti si vogliono organizzare, nella società borghese si conciliano con la passività, l’oppressione e l’abbrutimento della massa della popolazione, come mostra chiaramente l’esperienza degli USA, il paese borghese più libero da autorità fondate su rapporti di dipendenza personale ereditati dal passato preborghese, dove chi ha denaro è più libero che in qualsiasi altro paese. Certo la società socialista ha ancora bisogno anche di autorità e di Stato: cioè di poteri delegati e persino occulti, di istituzioni che concentrano la “gente che sa” in contrapposizione alle “masse che non capiscono e sono come bambini che vanno guidati”; ha ancora bisogno di corpi speciali di uomini reclutati ed educati ad agire agli ordini di “quelli che sanno”. Noi non siamo anarchici e quindi questa necessità transitoria la comprendiamo e la assumiamo. Che anche su questo punto la nostra concezione comunista corrisponda alla realtà, che sia verità scientifica è già stato dimostrato dall’esperienza storica. Durante la prima crisi generale del capitalismo, lo scioglimento della vecchia società borghese aprì il terreno affinché quanto c’era di vitale negli aspiranti creatori di un nuovo mondo si affermasse. Ogni tendenza venne messa alla prova e sottoposta alla verifica di un’azione veramente di massa. Ebbene gli anarchici, anche i migliori movimenti anarchici, andarono allora incontro a un fallimento universale in ogni angolo del mondo (dall’Europa, alla Russia, alla Cina, alle Americhe). Ma quel sistema di autorità delegate di cui la società socialista ha ancora bisogno, è la parte più debole della società socialista; è nel socialismo la parte residuale della vecchia società borghese e della millenaria divisione della popolazione in classi; è la parte più borghese e più fragile della società socialista, quella in cui si concentra la borghesia specifica della società socialista e si annida la minaccia allo sviluppo e alla stessa esistenza della società socialista. L’esperienza dei primi paesi socialisti lo ha mostrato chiaramente a chiunque ha voluto o vuole studiarla e approfittare delle sue lezioni.

Ciò che caratterizza la società socialista, il nuovo che essa contiene in sé e che la differenzia dalla società borghese e da ogni altra società basata sulla divisione in classi e sull’oppressione di classe, ciò dal cui sviluppo dipende il suo successo storico è l’iniziativa diretta delle masse che si organizzano, concepiscono in massa, su grande scala, i compiti che la situazione concreta pone loro e li adempiono. Non si tratta quindi della “massa ignorante”, manipolata dalla classe dominante o furiosa per la costrizione in cui essa la chiude, che esplode in una iniziativa improvvisa e demolisce tutto quello che incontra di ostacolo al suo improvviso scatto. Si tratta della massa della popolazione che assurge a un ruolo sociale che non ha mai svolto da che mondo è mondo e acquisisce gli strumenti di conoscenza e di azione che non ha mai avuto e che ogni classe dominante delle passate società ha riservato a sé. Non è l’azione cieca delle masse che nel migliore dei casi demoliscono il vecchio mondo e nel peggiore agiscono come massa d’urto al servizio di disegni che sfuggono alla loro comprensione e sono estranei ai loro interessi. Si tratta dell’azione illuminata e cosciente delle masse che modellano il mondo e modellandolo capiscono sempre più a fondo le sue leggi e le applicano, si arricchiscono intellettualmente e moralmente prima ancora che materialmente. I primi paesi socialisti hanno mostrato chiaramente tutto ciò, benché siano rimasti ad una fase del tutto iniziale.

Questa mobilitazione delle masse inizia oggi. Essa ha il suo motore primo, interno ad essa stessa, la sua “cellula germinale” nelle organizzazioni di base del partito comunista, nei comitati di partito che i comunisti devono costituire in ogni azienda, zona di abitazione, organizzazione di massa. Essa può mettersi in moto ed espandersi alla massa, svilupparsi e strutturarsi nelle organizzazioni di massa ed esplicarsi nell’iniziativa delle masse, grazie alla formazione dei comitati di partito da parte dei comunisti. Oggi, nell’immediato, è solo la costituzione dei comitati di partito in ogni azienda, zona d’abitazione e organizzazione di massa che può trasformare l’attuale confusione e tumultuare delle acque che sgorgano da ogni lato dal disgelo e dal disfacimento della società borghese nel loro fluire per quanto disordinato ma incanalato nell’alveo della mobilitazione rivoluzionaria e della rivoluzione socialista, di cui in questo caso diventano la irresistibile forza costruttrice. Proprio per questo la borghesia e le altre classi reazionarie e conservatrici e quanti subiscono la loro influenza morale e intellettuale e per un motivo o un altro agiscono ai loro ordini, faranno qualsiasi cosa per impedire e ostacolare la costituzione e il consolidamento dei comitati di partito. Ma il principale freno immediato alla costituzione dei comitati di partito oggi sta 1. nella sfiducia dei comunisti e dei lavoratori avanzati nella propria capacità di essere elementi promotori del processo storico sopra delineato. 2. Nella sfiducia che dall’attuale caos intellettuale e morale, di idee e di costumi oltre che politico ed economico possa sorgere una società socialista; il passato borghese da cui sorsero il primi paesi socialisti sembra di gran lunga più semplice dell’attuale presente: ovviamente il passato così appare a noi solo perché esso è già stato pensato e compreso dai nostri predecessori a cui esso al contrario appariva complicato quanto a noi appare il nostro presente. 3. Nella sfiducia dei comunisti e dei lavoratori avanzati nel fatto che contemporaneamente altri altrove stanno facendo la stessa cosa.

Da questa ultima considerazione ovviamente deriva che ogni comitato di partito e tutti gli organismi di partito devono fare quanto è nelle loro possibilità per far conoscere a ogni comunista e a ogni lavoratore avanzato il lavoro multiforme e vario che in più angoli del paese si sta già facendo e che da più punti è autonomamente iniziato. Ma la questione decisiva su cui ogni comunista e lavoratore avanzato deve basarsi per superare le proprie resistenze, sta nella considerazione che l’opera a cui egli pone mano e a cui autonomamente dà il suo contributo particolare è un’opera necessaria. Il suo bisogno è inscritto nella condizione delle masse popolari, ne condiziona lo sviluppo e la liberazione dalla dipendenza dai capitalisti e dalle “leggi oggettive” del loro ordinamento sociale che le strozza. È un’esplosione che prima o poi deve avvenire. Quindi è un compito a cui la parte più evoluta, più generosa, più capace delle masse certamente pone e porrà mano.

Quanto questo “porvi mano” si estenda rapidamente fino a diventare una valanga che trascina nel suo movimento tutte le masse popolari, ciò invece dipende da quanti superano la sfiducia che oggi li paralizza e si mettono all’opera. Si tratta oggi di un aspetto da sviluppare quantitativamente a cui non possiamo sfuggire e che condiziona il salto qualitativo di cui abbiamo bisogno. Il nostro futuro e quello delle masse popolari del nostro paese nei prossimi decenni sarà deciso da quanti nei prossimi mesi e nei prossimi due o tre anni supereranno la sfiducia in se stessi e negli altri lavoratori che la borghesia e i suoi succubi e complici spandono a piene mani e si metteranno all’opera. Ogni comunista e ogni lavoratore avanzato che si mette all’opera non produce solo quello che direttamente e immediatamente fa, ma amplia anche la quantità, la massa di quell’inizio potenziale di valanga il cui ampliamento crea la valanga.

Ma cosa posso fare io concretamente per costituire un comitato di partito? A questa domanda che certamente alcuni dei lettori si pongono, bisogna che ognuno di essi dia risposte precise. Il primo passo per mettersi nel lavoro di costruzione del partito è porsi questa domanda e cercare una giusta risposta. La risposta si articola in diversi punti, alcuni generali (e solo di quelli ci possiamo occupare in un articolo che per sua natura non può che occuparsi di cose generali) e alcuni particolari, legati alle condizioni concrete di ogni caso concreto (e questi sono lasciate all’intelligenza di ogni compagno che opera nel concreto e che ti scoprirà con l’esperienza e il bilancio dell’esperienza a cui il generale di cui qui ci occupiamo lo porterà).

- La prima cosa da fare è stabilire un legame, che si svilupperà gradualmente, con quanti già lavorano alla ricostruzione del partito. Il primo passo da fare per stabilire questo legame è la lettura, lo studio critico, l’uso creativo e il contributo creativo alla rivista La Voce che “unifica”, collega tutti i costruttori del partito. Diventare comunisti è da parte di ogni compagno uno sforzo morale e intellettuale non abituale per i membri delle classi sfruttate e oppresse. Il secondo è fare conoscere la propria esistenza attraverso scritte murali di esaltazione del partito e di solidarietà contro la repressione. Questo serve anche per la seconda cosa da fare. Se si è capaci di farlo con le dovute misure di sicurezza, un terzo passo è l’uso della posta elettronica per comunicare con la CP.

- La seconda cosa da fare è cercare nell’ambito delle proprie conoscenze, e anche questo ambito si estenderà gradualmente nel corso dell’attività del comitato, le persone, e in primo luogo gli operai, su cui puntare per verificare il loro possibile arruolamento al comitato di partito e fare la verifica. Questa deve essere graduale e partire dalla conoscenza profonda della situazione pratica, del carattere e dei sentimenti del compagno e della sua capacità di abbracciare la causa dell’emancipazione collettiva della classe operaia e delle masse popolari dalla borghesia (che implica generosità, intelligenza, energia, equilibrio, ecc.). Solo dopo questa prima fase è possibile iniziare verso il compagno un’opera sistematica di educazione alla concezione del mondo comunista (materialista dialettica, marxista - leninista - maoista) e alla linea del partito; dedicando a quest’opera (concentrata al massimo su uno, due, tre compagni) tutto il tempo e le energie necessarie. La seconda fase può concludersi con la proposta al compagno di aderire al comitato di cui solo a questo punto egli scoprirà l’esistenza o almeno avrà conferma che di esso fa parte anche quello che gli sta parlando.

- La terza cosa da fare è indagare quali compiti di orientamento occorre svolgere nell’ambito in cui si costruisce il comitato (l’azienda, la zona di abitazione, l’organizzazione di massa) per rafforzare, mobilitare e organizzare la sinistra e isolare la destra, quali strumenti adoperare allo scopo (partecipare a determinate attività o organismi, usare strumenti di propaganda, ecc.) e incominciare ad adoperarli.

Si tratta di tre “campi” di lavoro semplici, da cui ogni compagno, anche se isolato, può iniziare. Il primo passo è sempre difficile, perché si tratta di incominciare qualcosa che fino allora non si è fatto e di cui non si ha esperienza e non si sa neanche quanto se ne sarà capaci. D’altra parte anche la più lunga marcia incomincia con un passo. Poi da cosa nasce cosa e si avanza meglio e più speditamente di quanto si immagina se si sta a pensare all’infinito cosa succederà e si pretende di avere un programma di lavoro definito e dettagliato da qui alla rivoluzione socialista prima ancora di muovere il primo passo. Come in ogni campo di lavoro, quando uno ci si mette scopre che le cose sono da un lato molto più semplici da imparare e fare di quanto nella sua ignoranza immaginava e dall’altro che il campo presenta un gran numero di cose da fare di cui nella sua ignoranza non immaginava neanche l’esistenza. Un mondo nuovo gli si apre davanti, inaspettatamente ricco di situazioni e di problemi e relativamente facile da prendere in mano. In questo modo il compagno si è messo nell’alveo della rivoluzione socialista e saranno le cose stesse, il lavoro e la struttura con cui prima o poi entrerà in rapporto che stabiliranno quello che all’inizio lo assillava come un quesito a cui doveva rispondere personalmente e a priori: ma sarò capace di costruire un comitato di partito? Sarò capace di essere membro del partito comunista? Il lavoro stesso e la struttura stabiliranno quanto egli è capace e gli daranno strumenti per sviluppare tutte le sue capacità secondo il grado di adesione alla causa che saprà esprimere.

Anna M.