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Appena i lavoratori sono trasformati in proletari e i loro mezzi di lavoro in capitale, appena il modo di produzione capitalista incomincia a reggersi sulle sue gambe, l'ulteriore socializzazione del lavoro e l'ulteriore trasformazione della terra e degli altri mezzi di produzione in mezzi di produzione usati socialmente, vale a dire collettivamente, assumono una nuova forma, e quindi assume una forma nuova anche l'ulteriore espropriazione dei proprietari individuali. Ora quello che deve essere espropriato non è più il lavoratore indipendente che lavora per conto suo, ma il capitalista che sfrutta un gran numero di lavoratori. 

Questa espropriazione si compie attraverso il gioco delle leggi immanenti del modo di produzione capitalista, attraverso la centralizzazione dei capitali. Ogni capitalista ne elimina e sostituisce molti altri. Di pari passo con questa centralizzazione, ossia con l'espropriazione di molti capitalisti da parte di pochi, si sviluppano su scala sempre crescente la cooperazione di molti lavoratori nel processo diretto di lavoro (per cui il prodotto che esce da un'azienda o da un reparto cessa di essere l'opera di un singolo lavoratore e la parola d'ordine "a ognuno il prodotto del suo lavoro" diventa senza senso, ndr), la trasformazione dei mezzi di lavoro in mezzi di lavoro (come le fabbriche, le reti di trasporto, ecc., ndr) che possono essere usati solo collettivamente, il risparmio di tutti i mezzi di produzione mediante il loro impiego come mezzi di produzione di un lavoro sociale combinato, l'implicazione di tutti i popoli nella rete di un mercato mondiale e, con questo, il carattere mondiale del regime capitalista. Con la costante diminuzione del numero dei magnati del capitale che usurpano e monopolizzano tutti i vantaggi di questo processo di trasformazione, cresce anche il peso della miseria, dell'oppressione, dell'asservimento, dell'abbrutimento e dello sfruttamento. Ma cresce anche la insofferenza di una classe operaia in costante aumento e che è formata, unita e organizzata dallo stesso meccanismo del processo di produzione capitalista. Il monopolio del capitale diventa un ostacolo e una costrizione per il processo produttivo che si è sviluppato assieme al monopolio stesso e subordinato adesso. La centralizzazione dei mezzi di produzione e la socializzazione del lavoro raggiungono un punto in cui diventano incompatibili con il loro involucro capitalista. E questo viene spezzato. Suona l'ultima ora della proprietà privata capitalista. 

Gli espropriatori vengono espropriati. 

Il modo di appropriazione capitalista, la proprietà privata capitalista, è la prima negazione della proprietà privata individuale, basata sul lavoro svolto personalmente e direttamente individuo per individuo. Ma la produzione capitalista genera a sua volta, con la stessa ineluttabilità di un  processo naturale (corsivo del redattore), la propria negazione. È la negazione della negazione. Questa non ristabilisce la proprietà privata alla vecchia maniera (come fantasticano anarchici, autonomi e altri socialisti reazionari, ndr), ma riconferisce a ogni individuo la proprietà sulla base delle conquiste raggiunte dall'epoca capitalista: la cooperazione dei lavoratori e la proprietà comune della terra e dei mezzi di produzione prodotti dal lavoro stesso. 

La trasformazione della proprietà privata sminuzzata, fondata sul lavoro diretto individuale in proprietà privata capitalista è naturalmente un processo incomparabilmente più lungo, più duro, più difficile della trasformazione della proprietà capitalista centralizzata e concentrata come sopra visto, che di fatto si basa già su un sistema di produzione collettivo, in proprietà di tutta la società. Nel primo caso si tratta dell'espropriazione della massa della popolazione da parte di un pugno di usurpatori. Nel secondo caso si tratta dell'espropriazione di un pugno di usurpatori da parte della massa della popolazione.”

(Marx, Il Capitale, Libro 1, cap. 24, par. 7). 

Resta solo da notare che i primi paesi socialisti, per una serie di circostanze, sono sorti in società in cui restava in gran parte da compiere ancora la prima trasformazione. Da qui sono sorte gran parte delle difficoltà dei primi paesi socialisti.