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Cosa insegna ai comunisti la vittoria dei gruppi imperialisti USA nella guerra lampo contro l’Iraq

Nei mesi passati i gruppi imperialisti USA hanno sfruttato e ancora oggi sfruttano propagandisticamente con ogni mezzo la conclusione vittoriosa della loro guerra lampo contro l’Iraq. Essi vantano di aver oramai in mano tutto il paese e che la loro rapida vittoria dimostra che nessuno può resistere alla superiorità militare e tecnologica dei gruppi imperialisti USA. I loro alleati e servi esultano. I gruppi imperialisti che erano contrari all’aggressione (dal Vaticano al governo di Parigi) sono abbacchiati. A seguito delle ripetute rapide vittorie dei gruppi imperialisti USA un certo pessimismo si è diffuso tra le masse popolari e anche in una parte delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS). L’orgoglio e gli insegnamenti delle grandi mobilitazioni popolari contro l’aggressione, come il 15 febbraio, si sono attenuati.

La rapida vittoria conseguita dai gruppi imperialisti USA in Iraq, segue quella che hanno conseguito in Jugoslavia (1999) e in Afganistan (2002). Ogni volta, mentre i briganti USA stavano preparando l’aggressione, i gruppi imperialisti loro concorrenti e gli esponenti della “cultura borghese di sinistra” hanno proferito fosche previsioni, hanno dichiarato che i regimi aggrediti avrebbero resistito con vigore, che gli aggressori si sarebbero impantanati in un “nuovo Vietnam”, che l’aggressione avrebbe scatenato un’ondata di attentati contro i paesi imperialisti. Queste previsioni erano del tutto arbitrarie, ma hanno influito su una parte delle masse popolari che si sono opposte all’aggressione scatenata dai gruppi imperialisti sperando che le forze degli aggressori si impantanassero davvero in un “nuovo Vietnam”. In realtà i gruppi imperialisti USA hanno ogni volta usato senza scrupoli e riguardi la loro schiacciante superiorità militare contro le forze armate nemiche ma soprattutto contro la popolazione civile (“colpisci e terrorizza”), hanno concluso le operazioni militari in tempi relativamente brevi e hanno occupato nuovi territori. Questo succedersi di rapide vittorie ha fatto nascere del pessimismo tra le masse popolari. Le illusioni suscitate su un “nuovo Vietnam” si sono rovesciate in stati d’animo permeabili alla propaganda che i gruppi imperialisti USA sono “invincibili” e che l’imposizione del loro ordine è “irresistibile” e hanno in definitiva favorito la rassegnazione, la disperazione e l’apatia. Queste vicende hanno anche rafforzato in alcune FSRS i dubbi circa il futuro del comunismo e hanno indebolito lo slancio rivoluzionario di alcuni compagni che in cuor loro sentono allontanarsi la speranza di un rapido sviluppo delle forze rivoluzionarie.

Cosa sta succedendo nella realtà? Cosa significa realmente la successione di rapide vittorie conseguite dai gruppi imperialisti USA? Conferma o smentisce l’analisi su cui basiamo la nostra linea, cioè l’analisi secondo cui ci troviamo in una situazione rivoluzionaria in sviluppo, vale a dire in un periodo di crescente e inarrestabile sconvolgimento dei regimi politici dei singoli paesi e dell’ordinamento internazionale a causa della seconda crisi generale del capitalismo? Riusciranno i gruppi imperialisti USA a imporre in tutti i paesi il loro ordinamento sociale e a unificare il mondo sotto la loro direzione? Contro chi hanno essi conseguito le loro rapide vittorie?

Noi comunisti dobbiamo rispondere a queste domande con la massima serietà e attenendoci a una analisi scientifica della situazione concreta. Noi siamo interessati a dire la verità e a non creare illusioni. Ogni illusione che creiamo in noi, ci porta ad azioni sbagliate che indeboliscono le nostre forze. Ogni illusione che creiamo in chi ha fiducia in noi, ci fa perdere la sua fiducia. Quale è quindi la risposta che l’analisi scientifica della situazione concreta dà alle domande che abbiamo formulato?

Sarebbe sbagliato prendere sul serio le grida di vittoria dei gruppi imperialisti USA. Questi non esitano a ricorrere a ogni gemere di sotterfugi e imbrogli per magnificare il successo delle loro aggressioni. Con le loro grida di vittoria i gruppi imperialisti USA cercano principalmente di incutere paura ai loro numerosi nemici e avversari sparsi in tutto il mondo, di indurli a non osare resistere, a cessare ogni resistenza, ad arrendersi senza combattere, a sottomettersi. Il bersaglio della loro propaganda sono 1. in primo luogo le masse popolari: in ogni angolo del mondo, anche negli stessi Stati Uniti d’America, le masse popolari sono sempre più insofferenti dell’ordinamento sociale capitalista e, nelle forme che le circostanze permettono, resistono al progredire della nuova crisi generale del capitalismo; 2. in secondo luogo i partiti, movimenti e regimi clericali, nazionalisti e riformisti che si oppongono già più o meno apertamente ai gruppi imperialisti USA; 3. in terzo luogo i governi semicoloniali loro satelliti sempre più alle strette tra l’insofferenza delle masse popolari che essi opprimono e le pretese dei gruppi imperialisti USA senza il cui sostegno non sopravvivrebbero; 4. in quarto luogo i gruppi imperialisti concorrenti che per restare a galla sono sempre più costretti a opporsi alle imposizioni dei gruppi imperialisti USA.

I gruppi imperialisti USA hanno si occupato nuovi paesi ed è molto probabile che ne occuperanno ancora altri nel prossimo futuro. Ma in nessuno dei paesi occupati essi sono riusciti ad instaurare regimi stabili, autosufficienti, su cui possano fare affidamento. In ognuno di essi va crescendo la resistenza contro la loro occupazione. Nessuna delle loro rapide vittorie ha permesso ai gruppi imperialisti USA di raggiungere il loro obiettivo strategico: fare universalmente accettare la loro supremazia. Essi stessi se ne rendono conto e infatti estendono continuamente nel mondo la loro rete di basi, guarnigioni, missioni militari, stazioni di polizia e agenzie spionistiche, allargano i loro interventi e le loro zone di occupazione. Sono alla ricerca di nuovi alleati e agenti, perché perdono uno dopo l’altro i vecchi. Dopo ogni vittoria, essi si trovano nella necessità di scatenare nuove aggressioni. Essi stanno disperdendo le loro forze ai quattro angoli del mondo per puntellare i nuovi regimi che installano e i loro vecchi regimi satelliti.

Se guardiamo all’esperienza, storica, vediamo che anche Hitler a partire dal 1936 occupò gran parte dell’Europa, un paese dopo l’altro. Egli celebrò molte vittorie prima di essere sconfitto definitivamente nel 1945. Anche i militaristi giapponesi a partire dal 1931 celebrarono molte vittorie e occuparono gran parte della Cina e dei paesi dell’Asia sud-orientale prima di essere sconfitti definitivamente nel 1945. I gruppi imperialisti USA stanno ora ripercorrendo su scala mondiale la strada che i loro predecessori hanno percorso a livello regionale. Di vittoria in vittoria, essi dimostrano alle masse popolari che i regimi clericali, nazionalisti e riformisti non sono in grado di mobilitare un’efficace resistenza contro l’aggressione dei gruppi imperialisti USA come non sono stati capaci di costruire un ordinamento sociale superiore a quello capitalista. Spesso si tratta di regimi che gli stessi gruppi imperialisti USA direttamente o indirettamente hanno creato o almeno favorito in funzione anticomunista, quando essi erano ancora alle prese con il campo socialista e con le altre istituzioni create dalla prima ondata della rivoluzione proletaria. La ribellione persino di questi regimi ai gruppi imperialisti USA conferma un fenomeno di grande importanza: la crescente insofferenza delle masse popolari verso gli ordinamenti sociali attuali. I nuovi regimi che i gruppi imperialisti USA instaurano ora dopo le loro facili vittorie non portano un ordinamento sociale che mobiliti e soddisfi le masse popolari: sono regimi fantoccio per nulla vitali, simili ai regimi semicoloniali satelliti già da lunga data installati in molti paesi semicoloniali e sempre più vacillanti. Se anche riuscissero a installare in Iraq un regime come quello esistente in Egitto, in Pakistan o nelle Filippine, cosa avrebbero guadagnato i gruppi imperialisti USA? I gruppi imperialisti USA stanno proprio loro creando a livello mondiale, su scala più estesa di quanto mai sia avvenuto, una situazione favorevole alla rinascita del movimento comunista e a una nuova ondata della rivoluzione proletaria che si svilupperà man mano che noi comunisti sapremo prendere l’iniziativa e costituire partiti comunisti all’altezza dei compiti che la situazione pone. Il patrimonio teorico e di esperienza del movimento comunista e in particolare quello della prima ondata della rivoluzione proletaria offrono ai comunisti che sono decisi ad assumersene la responsabilità gli insegnamenti necessari per costituire partiti di questo genere. La nuova ondata della rivoluzione proletaria non è però inevitabile nel senso in cui lo è un cataclisma o qualche altro evento naturale, che sconvolge la vita degli uomini anche se nessuno muove un dito. Né i tempi e le forme del suo sviluppo possono essere previsti in maniera esatta. Essa per sua natura richiede l’intervento consapevole dei comunisti. Ma senza rendersene conto, mossi dalle necessità dettate dalla loro natura e dalla natura dell’ordinamento sociale che essi personificano, i gruppi imperialisti USA stanno creando condizioni oggettive più favorevoli all’azione di noi comunisti. Essi distruggono su scala mondiale i vecchi regimi e ordinamenti, mostrano praticamente l’inconsistenza di partiti, movimenti e regimi clericali, nazionalisti e riformisti e cercano di imporre ordinamenti e regimi nuovi che per le masse popolari sono peggiori dei vecchi. Quindi le masse popolari opporranno tutta la resistenza che le circostanze permetteranno.

La direzione dei comunisti può trasformare e prima o poi trasformerà questa resistenza nella nuova ondata della rivoluzione proletaria.

Vediamo ora più in dettaglio gli aspetti più importanti che compongono l’analisi e portano alle conclusioni che abbiamo riassunto.

Quanto all’Iraq, è impossibile dire oggi se le forze del regime baathista dirette da Saddam Hussein hanno davvero deposto definitivamente le armi, o hanno solo, contrariamente alle attese e ai loro annunci, rinunciato a difendere Bagdad e si apprestano a prolungare la guerra fino a congiungere la loro resistenza all’aggressore con la resistenza che altre forze politiche irachene comunque certamente opporranno all’occupazione USA e con la resistenza alle guerre che i gruppi imperialisti USA non mancheranno di scatenare nei prossimi mesi e anni contro altri paesi. L’occupazione che i gruppi imperialisti USA hanno imposto all’Iraq non sarà pacifica neanche a breve termine. Con l’occupazione dell’Iraq essi hanno temporaneamente inferto un altro colpo alle masse popolari arabe da anni in lotta contro i vecchi rapporti di dipendenza personale all’interno (i residui feudali, clericali e schiavistici) e di dipendenza semicoloniale a livello internazionale, ma non ne hanno soddisfatto le aspirazioni. Quindi le costringono a sviluppare un movimento rivoluzionario di livello superiore per liberarsi anche dal nuovo flagello. L’occupazione americana crea condizioni favorevoli allo sviluppo delle forze rivoluzionarie e all’unità delle masse popolari attorno ad esse. I gruppi imperialisti USA hanno mostrato al mondo alcune migliaia di iracheni festanti per la fine del regime di Saddam Hussein e del partito Baath. Ma questo non significa nulla. Anche se il regime del partito Baath non corrisponde all’immagine diabolica che gli imperialisti USA ne hanno dipinto e ne dipingono, era però un regime, che aveva più fiducia nella forza delle sue armi, nella grande rendita petrolifera di cui disponeva e nei suoi legami con gruppi imperialisti, che non nella mobilitazione delle masse popolari irachene e nel loro appoggio. Per molti anni questo regime, che si era affermato grazie all’aiuto della CIA, ha servito gli interessi dei gruppi imperialisti, in particolare con la persecuzione dei comunisti iracheni, con la lunga e sanguinosa guerra contro l’Iran (1980-1988), con la politica di discriminazione religiosa contro gli sciiti e di soffocamento delle aspirazioni nazionali del popolo curdo. L’appoggio che esso dava alla lotta di liberazione nazionale del popolo palestinese contro l’insediamento coloniale e razzista di Israele e l’opposizione che da alcuni anni in qua faceva ai piani dei gruppi imperialisti USA sono bastati a farne un bersaglio dei gruppi imperialisti USA e dei sionisti, ma non ne facevano un protagonista d’avanguardia della rivoluzione democratica delle masse popolari irachene e arabe. Esso era l’espressione di un ordinamento sociale semicoloniale e ,semifeudale. Anche se le masse esultanti per la caduta del regime baathista non sono completamente montaggi propagandistici dei gruppi imperialisti USA e dei loro servi, non c’è quindi da meravigliarsene. Nessun dubbio del resto che la caduta del governo di Bush e la sua scomparsa sarebbero festeggiate a milioni da molte più persone nelle piazze di ogni paese del mondo. Come lo sarebbe in Italia la caduta del governo della banda Berlusconi. La facile vittoria militare ottenuta in Iraq dai gruppi imperialisti USA dimostra la debolezza del regime di Saddam Hussein, non dimostra la forza dei gruppi imperialisti USA. Getta nello scoraggiamento quelli che si facevano illusioni e riponevano speranze nella capacità del regime di Saddam Hussein di mobilitare le masse popolari irachene e arabe in una resistenza prolungata all’invasione americana. Come la rapida vittoria ottenuta dai gruppi imperialisti nell’aggressione alla Jugoslavia nel 1999 gettò nello scoraggiamento quelli che si facevano illusioni e riponevano speranze nella capacità del regime di Milosevic di mobilitare le masse popolari jugoslave a resistere all’aggressione dei gruppi imperialisti come sotto la direzione dei comunisti avevano resistito ai nazisti tedeschi e ai fascisti italiani. Come la rapida vittoria ottenuta dai gruppi imperialisti nell’aggressione dall’Afganistan nel 2002 gettò nello scoraggiamento quelli che si facevano illusioni e riponevano speranze nella capacità dei regime dei Talebani o di Al Qaeda di mobilitare le masse popolari afgane e musulmane nella resistenza all’aggressione dei gruppi imperialisti. Ognuna di queste rapide vittorie ha dimostrato la debolezza politica dei regimi abbattuti, ma nessuna di queste vittorie però ha risolto i problemi politici ed economici che hanno portato i gruppi imperialisti USA e gli altri gruppi imperialisti a scatenare l’aggressione. Per non finire per credere che gli imperialisti siano invincibili, bisogna smettere di farsi illusioni sulle capacità di resistenza e di vittoria sull’imperialismo delle forze clericali, nazionaliste e riformiste. La liquidazione del vecchio sistema coloniale nel secolo XX è stato un risultato della prima ondata della rivoluzione proletaria. La decadenza del movimento comunista nella seconda metà del secolo XX ha lasciato in balia dei gruppi imperialisti i regimi semicoloniali e semifeudali formati nelle ex colonie. L’acuirsi della seconda crisi generale del capitalismo spinge i gruppi imperialisti a ricolonizzarli, a occuparli direttamente. La loro rioccupazione è una manifestazione della crisi e della decadenza del capitalismo, non della sua forza e del suo sviluppo. È una conferma che nell’epoca imperialista non sono più possibili rivoluzioni democratiche, ma solo rivoluzioni di nuova democrazia. L’emergere, dall’Asia all’America latina, di gruppi clericali, nazionalisti o riformisti che a loro modo e in qualche misura si oppongono ai gruppi imperialisti sono un promettente indizio della resistenza che le masse popolari dei paesi oppressi oppongono ai gruppi imperialisti, una conferma che le masse popolari hanno imparato molto durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, che le masse popolari hanno bisogno di condurre in porto la rivoluzione democratica. Ma, salvo particolari combinazioni di circostanze, quei gruppi clericali, nazionalisti o riformisti non sono in grado, anche nei casi in cui alcuni dirigenti personalmente lo vogliano, di mobilitare le masse in modo che facciano fronte efficacemente ai gruppi imperialisti: sono l’espressione di ordinamenti sociali arretrati. Possono disturbare i piani dei gruppi imperialisti, infliggere loro alcuni colpi e noi comunisti possiamo e dobbiamo contare su di loro come elementi di disturbo contro i gruppi imperialisti, tanto più quanto più si svilupperà la rinascita del movimento comunista. Ma contare su di essi come dirigenti di una rivoluzione antimperialista vittoriosa vuol dire rinnegare o non aver mai assimilato il marxismo e i suoi insegnamenti sulla rivoluzione di nuova democrazia. Tutte le eroiche lotte contro i colonizzatori condotte nel passato dalle masse popolari delle vecchie colonie sotto la direzione dei loro re e dei loro preti al di fuori della prima ondata della rivoluzione proletaria sono state sconfitte. Alcuni paesi (la Cina, l’Afganistan, la Persia, l’Etiopia. i paesi dell’America Latina, ecc.) avevano conservato ta loro indipendenza formale, ma solo grazie a contrasti tra gruppi e Stati imperialisti stilla loro spartizione. La prima ondata della rivoluzione proletaria ha inconfutabilmente dimostrato che la rivoluzione democratica (cioè antifeudale e anticoloniale) dei paesi oppressi una parte della rivoluzione proletaria e che solo la classe operaia tramite i suoi partiti comunisti può dirigerla. Contro i paesi dove essa aveva trionfato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria (la Cina, la Corea del Nord, il Vietnam. il Laos. la Cambogia, Cuba), i gruppi imperialisti si sono rotti i denti, nonostante la loro vantata “superiorità militare e tecnologica”. McNamara ancora se ne duole!

Quanto ai gruppi imperialisti USA, essi sono entrati facilmente in Iraq, nata non sarà per loro facile uscirne senza che i loro interessi e la loro posizione nel mondo subiscano un grave colpo. Essi non lo abbandoneranno di loro spontanea volontà. Essi non possono fidarsi neanche di un eventuale regime fantoccio come quello che hanno installato in Afganistan. Anche i governi che hanno installato negli staterelli in cui hanno suddiviso la Jugoslavia stanno in piedi a fatica e richiedono ai gruppi imperialisti un appoggio economico e militare a tempo indeterminato. È quindi sicuro che la resistenza delle masse popolari irachene contro l’occupazione USA si svilupperà e si salderà via via a quella che il popolo palestinese già oppone all’insediamento razzista e coloniale di Israele, alla resistenza che i gruppi imperialisti già incontrano in Afganistan, alla guerre popolari rivoluzionarie e alle altre lotte rivoluzionarie già in corso in Nepal. in vari Stati dell’India, in Turchia, in Perù, nelle Filippine, in Colombia e a quelle che si svilupperanno in altri paesi. Anche se in Iraq le residue forze del regime baathista non parteciperanno alla resistenza, essa nascerà su altre basi, diretta da altre forze che dimostreranno nella pratica di saper far fronte alle forze imperialiste. Ogni forza politica sarà vagliata dalle masse popolari irachene sulla base della sua capacità di condurle a resistere con successo e a battere gli occupanti. Questi ultimi non potranno soddisfare le aspirazioni delle masse popolari: non le soddisfano neanche nei loro stessi paesi e hanno occupato l’Iraq per risolvere i propri problemi non quelli delle masse popolari irachene. Per affermare il loro dominio i gruppi imperialisti USA hanno fatto e faranno tutto quanto possono per aizzare l’uno contro l’altro gruppi e frazioni religiose, nazionali, tribali, politiche, peggio di come fece il regime di Saddam Hussein. Essi hanno sfruttato e sfrutteranno tutte le differenze ereditate dalla storia per dividere e contrapporre tra loro le diverse parti del popolo iracheno. Questo influenzerà le forme e i tempi dello sviluppo della resistenza, ma non la impedirà.

Gli imperialisti USA e i loro complici non usciranno facilmente dall’Iraq, come non usciranno facilmente dalla Jugoslavia, dall’Afganistan, dalla Palestina e dagli altri paesi che via via occuperanno per far valere i loro interessi. Ma l’estensione delle occupazioni, delle basi militari, delle aggressioni e delle guerre non ha risolto e non risolverà il problema dei gruppi imperialisti USA: rendere stabile la loro egemonia mondiale. Essa determinerà solo le forme e i tempi del loro tramonto. Essi e i loro servi, come Berlusconi, affogheranno nelle guerre che essi stessi stanno accendendo. E questo per la semplice ragione che essi, quali che siano le loro intenzioni e le loro dichiarazioni, per loro natura non sono in grado di guidare le masse popolari a erigere ordinamenti sociali locali e un ordine internazionale che anche solo minimamente soddisfino le aspirazioni e le necessità che il processo storico e in particolare la prima ondata della rivoluzione proletaria hanno fatto nascere nelle masse popolari. I gruppi imperialisti non hanno più niente di positivo da proporre alle masse popolari. Sono i difensori di un ordinamento sociale oramai sorpassato, diventato obsoleto e distruttivo. Possono solo distruggere e fare danno. Possono solo rendere più difficile, tortuosa e sanguinosa la lotta per liberare il mondo dall’ordinamento sociale che essi impersonano. La debolezza del movimento comunista non spiega da sola il fatto che oggi in tante parti del mondo persino gruppi clericali e oscurantisti come i gruppi fondamentalisti islamici, con lo sguardo e la mente in un passato barbarico, svolgono un ruolo importante nella resistenza delle masse popolari ai gruppi imperialisti. Ciò avviene perché i gruppi imperialisti impongono alle masse popolari un regime politico, economico e culturale tanto reazionario che al confronto persino le barbarie del passato riproposte dai gruppi clericali sembrano meno gravi, più sopportabili. La prostituzione delle donne e la pornografa imposta dai gruppi imperialisti nei più avanzati paesi imperialisti sono forse meno barbariche della segregazione imposta alle donne nelle più arretrate culture che ancora sopravvivono? Il taglio della mano ai ladri imposta dagli integralisti islamici è forse un costume più barbarico della morte per fame o della morte per rifiuto di assistenza sanitaria inflitte dai gruppi imperialisti?

I gruppi imperialisti USA sono diventati il gendarme di ultima istanza di questo ordinamento sociale capitalista in ogni angolo del mondo. Essi sono i massimi responsabili della guerra di sterminio che la borghesia conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari. Essi sono quindi in ogni angolo del mondo un bersaglio delle masse popolari. Per ogni forza rivoluzionaria schierarsi contro l’imperialismo americano è un carattere distintivo essenziale, come lo fu durante gli anni `30 e `40 schierarsi contro il nazifascismo. È una delle discriminanti tra chi appartiene al campo mondiale della rivoluzione e chi appartiene al campo mondiale della controrivoluzione. L’espansione delle basi militari, delle guarnigioni, delle missioni e delle agenzie USA nel mondo renderà i gruppi imperialisti USA sempre più vulnerabili.

D’altra parte i gruppi imperialisti USA sono impegnati a difendere con ogni mezzo e in ogni paese la loro supremazia nel mondo. È una condotta che non è nata con l’amministrazione Bush. È una condotta che i gruppi imperialisti USA devono seguire per continuare a dominare e sfruttare la popolazione americana. Essi non possono ritirarsi dal resto del mondo e isolarsi negli USA, pena la loro sopravvivenza negli stessi USA. Essi riescono a prolungare il loro dominio sulla società americana solo grazie alle risorse economiche, finanziarie, militari e umane che succhiano da ogni angolo del mondo. E anche così facendo, per preservare il loro potere sono costretti a restringere i diritti tradizionali goduti da una parte delle masse popolari americane, a eliminare le conquiste che anche esse hanno strappato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, a farle vivere in un permanente stato di emergenza, di allarme, di assedio, a relegare una parte crescente delle masse popolari americane nell’emarginazione e nella povertà, a rendere più profonde le discriminazioni di classe, di nazionalità e di razza. Questo corso delle cose favorirà lo sviluppo della resistenza delle stesse masse popolari americane ai gruppi imperialisti USA ed essa si tramuterà in rivoluzione socialista man mano che negli USA si formerà un partito comunista all’altezza della situazione. Già oggi il potere dei gruppi imperialisti USA sulle masse popolari americane è precario. Essi stanno facendo ogni sforzo e ricorrono sistematicamente alla “strategia della tensione” per soffocare la ribellione tra le masse popolari americane e mobilitarle ai loro ordini, in appoggio alle loro imprese brigantesche nel resto del mondo. Il governo del più potente paese del mondo deve far credere alle masse popolari americane che gli USA sono oggi il paese più minacciato del mondo. Dovendo condurre continuamente guerre controrivoluzionarie, i gruppi imperialisti USA hanno dovuto abolire il servizio militare. Non sono già più in grado di chiedere a tutti i cittadini americani di fare il servizio militare come un dovere che ognuno deve adempiere verso il suo paese. Essi hanno fatto dell’attività militare un mestiere, il mestiere degli assassini professionali e hanno costruito un esercito di assassini mercenari. Milioni di giovani americani e di altre nazionalità per sopravvivere si arruolano nelle forze armate USA, come milioni di loro coetanei per lo stesso motivo si danno ad attività criminali e prima o poi finiscono nelle prigioni USA dove sono rinchiuse più di due milioni di persone. La crisi generale del capitalismo spinge i gruppi imperialisti USA a spremere sempre di più le masse popolari americane e ad aumentare il tributo che essi chiedono al resto del mondo. Così aumentano le loro pretese e acuiscono i loro contrasti anche con gli altri governi imperialisti, reazionari, semicoloniali o rivoluzionari che siano. Aumenta continuamente il numero di paesi che essi minacciano, ricattano, aggrediscono, a cui pretendono di dettare legge in nome della “sicurezza degli Stati Uniti”. Essi non possono fare altrimenti per valorizzare l’immensa massa di capitale accumulato nelle loro mani. E dalla valorizzazione del loro capitale essi fanno dipendere l’andamento economico generale di tutta la popolazione americana, le possibilità di istruzione dei giovani, le pensioni dei lavoratori anziani, le cure degli ammalati, i salari dei lavoratori dipendenti, i redditi dei lavoratori autonomi.

La politica di aggressione e di rapina dei gruppi imperialisti USA non è nata con l’ascesa al governo di Bush e della sua banda di fanatici neoconservatori e fondamentalisti cristiani. Il tratto nuovo dell’amministrazione Bush rispetto a quelle che l’hanno preceduta da Carter (1976-1980) in qua, cioè dalla sconfitta subita in Vietnam e dall’inizio della seconda crisi generale del capitalismo in qua, consiste 1. nel fatto che i suoi maggiori esponenti e ispiratori ora proclamano apertamente il loro programma di mantenere ad ogni costo la supremazia USA nel mondo e minacciano apertamente di punizioni, ritorsioni e aggressione ogni paese il cui governo non accetta la supremazia USA e non si piega agli ordini del governo USA; 2. nel fatto che il governo USA ora aggredisce in aperto contrasto con gli altri governi imperialisti i paesi che per un motivo o l’altro si sottraggono ai loro “doveri” verso gli USA. Ma il fatto che i gruppi imperialisti USA abbiano infine affidato il potere alla banda di sanguinari e loschi figuri che compone l’amministrazione Bush e il ricorso sempre più diffuso alle aperte minacce persino contro i loro ex satelliti, alleati e agenti sono un indizio incontrovertibile che la situazione dei gruppi imperialisti USA nel mondo è peggiorata, che la ribellione alle loro pretese si è estesa e diventa più decisa, che l’equilibrio delle forze sta mutando a loro sfavore. Essi appaiono e sono irresistibili solo finché i governi e le forze politiche che si oppongono ad essi sono arretrate, reazionarie e antipopolari quanto loro. Data la loro forza e la loro potenza essi trovano ancora alleati in ogni parte del mondo e ne troveranno ancora a lungo, ma dovranno per forza di cose sempre più trasformarli in servi inaffidabili. Ogni alleanza che si formerà sotto l’egida dei gruppi imperialisti USA è instabile. Essi possono e potranno arruolare soldati al loro servizio, ma il prolungarsi della guerra scuoterà il morale dei loro soldati, li trasformerà in una soldataglia pazza e barbarica peggiore di quella che abbiamo visto e vediamo in azione in Afganistan, in Iraq, a Guantanamo, li renderà sempre più incapaci di costruire sistemi di potere almeno in qualche misura stabili e li condannerà in definitiva alla demoralizzazione e alla sconfitta. I gruppi imperialisti USA dovranno imporre condizioni sempre più difficili alle masse popolari americane e chiedere loro un tributo di sangue crescente man mano che la ribellione si estenderà nel mondo. Nel frattempo la nuova ondata della rivoluzione proletaria mostrerà alle stesse masse popolari americane che esse possono liberarsi dai gruppi imperialisti e costruire un nuovo mondo assieme alle masse popolari del resto del mondo.

I gruppi imperialisti francesi, tedeschi, inglesi, russi, giapponesi, cinesi, indiani, italiani, spagnoli, il Vaticano e tutti gli altri gruppi imperialisti incontrano difficoltà crescenti a sottostare ai gruppi imperialisti USA. Essi sono mossi dalle stesse leggi che muovono i gruppi imperialisti USA. Per valorizzare la massa enorme e crescente dei loro capitali devono spremere dalle masse popolari maggiori profitti, devono eliminare le conquiste che le masse popolari hanno strappato durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, devono tagliare l’istruzione pubblica ai giovani, le pensioni ai lavoratori anziani, l’assistenza agli ammalati, devono rendere sempre più soffocante il controllo delle azioni e dei pensieri delle masse, devono aumentare la precarietà, l’insicurezza, le forze di polizia e i sistemi di controllo e di repressione. Devono diminuire i salari e ricorrere al carovita. Per di più essi sono pressati dalle pretese crescenti dei gruppi imperialisti USA. Questi li estromettono dalle aree di sfruttamento semicoloniale e dai maggiori affari e prelevano per sé una parte dei profitti che loro estorcono alle masse popolari. E ciò proprio mentre per mantenersi al potere anch’essi hanno bisogno di valorizzare la massa enorme di capitale che hanno accumulato. Quindi hanno bisogno non solo di aumentare lo sfruttamento delle masse popolari che già governano, ma di aumentare le proprie aree di sfruttamento e di rapina, di estendere le loro “missioni umanitarie”, le loro “missioni religiose e caritative”, le loro “opere di beneficenza”, l’area d’azione delle loro ONG: insomma la loro rete di affari, di traffici e di sfruttamento.

I gruppi imperialisti USA ereditano dalla storia un ruolo di potenza mondiale egemone e la crisi generale del capitalismo li spinge ad esercitare con maggiore esosità e brutalità le loro vecchie prerogative, anche contro altri sfruttatori, contro le loro industrie, le loro banche, le loro istituzioni, le loro abitudini, le loro leggi e i loro accordi e patti. Essi sono entrati in urto persino col Vaticano, con le “missioni religiose e caritative” con cui questo venerando gruppo imperialista cerca di estendere nel mondo la sua ragnatela di influenza e di estorsioni. Ogni gruppo e ogni governo imperialista quindi esita: coalizzarsi con i gruppi imperialisti che si sottraggono (o meditano di sottrarsi) all’egemonia dei grippi imperialisti USA e lanciarsi come predoni autonomi alla conquista del mondo o vendere i propri servizi ai gruppi imperialisti USA nella guerra che questi conducono per difendere la loro egemonia da quanti già osano contestarla? Sarà efficace la politica seguita dai gruppi imperialisti USA per “mettere in riga” le masse popolari o le indurrà a ribellarsi con maggiore determinazione e a combattere con più organizzazione e darà nuovamente spazio all’egemonia dei comunisti? I gruppi imperialisti di tutto il mondo, dal Vaticano alla Francia, dalla Germania al Giappone, sono assillati da queste domande. Per questo appaiono e sono incapaci di tener testa ai gruppi imperialisti USA. Ma sono spinti a farlo dall’assoluto bisogno di espandere i loro affari nel mondo. Alla stagnazione economica i gruppi imperialisti dell’UE e del Giappone non possono cercare altro rimedio. L’andamento generale del capitalismo spinge i gruppi imperialisti verso una nuova guerra interimperialista per l’egemonia mondiale. I gruppi imperialisti si stanno dividendo in due fronti contrapposti in contesa per il predominio.

Il comune denominatore che unisce i due fronti imperialisti è la necessità di aumentare lo sfruttamento delle masse popolari, di eliminare le conquiste di civiltà e di benessere, economiche, politiche e culturali che esse hanno strappato alla borghesia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. di sottomettere a uno sfruttamento maggiore i paesi semicoloniali, di conquistare nuovi dipendenti e proseliti, di mobilitare per la guerra imperialista le masse popolari da esse sfruttate indicando loro la rapina e la guerra per la supremazia mondiale come unica via di uscita dal marasma e dalle difficoltà in cui il sistema capitalista le sprofonda. Alle masse popolari che esso direttamente domina, ogni gruppo imperialista indicherà sempre più come unica ineluttabile via di salvezza la guerra per la propria supremazia mondiale o, inizialmente, almeno per il proprio “posto al sole” nel mondo, comunque riesca a travestirla: da guerra di difesa, da guerra per la civiltà, da guerra per la democrazia, da guerra per la religione, da guerra per la pace. Il Vaticano e altri gruppi simili cercheranno di lucrare sempre più sulle paure che la crisi stessa del capitalismo incute alle masse popolari, sulla minaccia che essa fa planare sul futuro dell’umanità. Ogni gruppo imperialista chiederà alle masse popolari che già sfrutta di fare maggiori sacrifici economici, di sacrificare le loro conquiste di civiltà e di benessere (dalle libertà civili alle pensioni, dalla sanità alle scuole, dai diritti sul posto di lavoro ai limiti che il movimento comunista aveva imposto nel campo dell’oppressione delle donne e degli immigrati e delle discriminazioni nazionali, razziali e religiose), di limitare i diritti individuali e politici, di fare maggiori sacrifici alla Patria o a Dio per armarsi, per presentarsi nell’arena mondiale con maggiori possibilità di vittoria, per far fronte con successo alla competizione mondiale e alle “minacce di guerra”, per difendersi dalla minaccia che i gruppi imperialisti concorrenti fanno gravare sul paese.

Se guardiamo al corso generale degli avvenimenti, risulta chiaro che nel mondo si stanno sviluppando contemporaneamente due guerre: la guerra di sterminio che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari e la guerra che i gruppi imperialisti conducono tra loro per l’egemonia mondiale, per avere la parte maggiore di quello che estorcono alle masse popolari. Dalla combinazione delle due guerre emerge però un altro polo di aggregazione delle masse popolari: il movimento comunista. La realtà è che l’ordinamento sociale capitalista mette le masse popolari di ogni paese nelle stesse condizioni: non possono sopravvivere e tantomeno progredire se non si liberano dall’attuale ordinamento sociale. L’aggressione e la rapina sono l’unico futuro che questo sistema impone alle masse popolari, ogni parte delle masse popolari al servizio dei “suoi” gruppi imperialisti e contro il resto delle masse popolari. Ogni gruppo imperialista offre ai lavoratori a lui asserviti la possibilità di sopravvivere solo se si fanno in quattro lavorando, combattendo e sacrificandosi contro i lavoratori asserviti ai gruppi imperialisti concorrenti. Ma le masse popolari hanno imparato molto dalla prima ondata della rivoluzione proletaria, anche quelle che ne pensano male e hanno assorbito la intensa propaganda anticomunista. Per i gruppi imperialisti è e sarà più difficile e più pericoloso di quanto fu un secolo fa ricorrere alla mobilitazione reazionaria delle masse. Questo ordinamento sociale capitalista condanna tutti i lavoratori, li rende tutti precari. Da questa base oggettiva nascono l’interesse e la necessità per tutti i lavoratori di unirsi per liberarsi del capitalismo e instaurare un nuovo superiore ordinamento sociale, il comunismo. Questa verità si farà strada tra le masse popolari di tutto il mondo tanto più rapidamente quanto più efficace sarà l’azione dei comunisti nel proporre nella pratica alle masse popolari la via della guerra popolare rivoluzionaria e nel creare gli strumenti necessari perché le masse popolari la possano praticare.

Noi comunisti dobbiamo impegnare tutte le nostre forze perché la classe operaia prenda la direzione delle masse popolari nella resistenza alla guerra di sterminio condotta dalla borghesia imperialista e la trasformi in una guerra popolare rivoluzionaria per creare nuovi paesi socialisti. I primi paesi socialisti hanno dimostrato in pratica e su grande scala quello che i comunisti prima avevano scoperto teoricamente. I primi paesi socialisti, costituiti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, hanno mostrato la strada da seguire per liberarsi dal capitalismo e costruire sia pure gradualmente un nuovo superiore ordinamento sociale, il comunismo.

Il movimento comunista costituisce un polo di aggregazione per tutte le masse popolari che lottano contro l’attuale ordinamento della società. Un polo autonomo sia dai gruppi imperialisti USA sia dai gruppi imperialisti loro concorrenti. Un polo che non guarda ad un passato idealizzato, che non sogna e non predica il ritorno ad un passato barbarico, come i gruppi clericali e integralisti. Un polo che guarda all’avvenire e costruisce un mondo nuovo sulla base delle più avanzate conquiste materiali e spirituali raggiunte dagli uomini: un ordinamento sociale superiore a quello capitalista, che cresce sulle sue conquiste e supera le sue contraddizioni e il punto morto a cui esso è arrivato. I partiti comunisti della classe operaia sono i promotori di questo polo di aggregazione. La classe operaia è, tra tutte le classi delle masse popolari, la classe che è nelle condizioni più favorevoli per prendere la direzione della resistenza delle masse popolari e dare ad essa un obiettivo realistico e favorevole al complesso delle masse popolari, su cui le masse popolari possono unirsi superando le differenze nazionali, razziali, religiose, di sesso, di livello di sviluppo economico o culturale e le cento altre simili divisioni ereditate dalla storia.

La guerra lampo condotta dai gruppi imperialisti USA e dai loro soci e servi contro l’Iraq ha dimostrato che la borghesia imperialista affida sempre più alle armi la difesa del suo potere e dei suoi interessi. Oggi più che mai “il potere nasce dalla canna del fucile”. È un insegnamento di cui i comunisti, i rivoluzionari e le masse popolari devono tenere il debito conto. Con la guerra popolare rivoluzionaria le masse popolari possono resistere vittoriosamente alle pretese e alle aggressioni dei gruppi imperialisti e batterli. La vittoria del popolo vietnamita sta a dimostrarlo. I comunisti hanno dimostrato che è possibile battere gli imperialisti USA, che non è la superiorità tecnologica che decide l’esito delle guerre. L’esito delle guerre è deciso dalla superiorità dell’ordinamento sociale, dalla superiorità ideologica e politica, dalla capacità di mobilitare i fattori interni e internazionali, dalla correlazione internazionale delle forze. L’opposizione pacifica della popolazione della maggior parte dei paesi alla guerra non è bastata, benché maggioritaria, ad impedire ai gruppi imperialisti di lanciare la loro aggressione. I gruppi imperialisti hanno dimostrato ancora una volta qual è la loro democrazia. Essi irridono sprezzantemente alla volontà della maggioranza ogni volta che non riescono a manipolarla a loro vantaggio. Ma nonostante ricorrano senza scrupoli a ogni mezzo, dall’intossicazione dell’opinione pubblica alla strategia della tensione, non sempre riescono a manipolarla neanche ora che il movimento comunista è così debole. Ecco un’altra conferma dell’enorme progresso compiuto dalle masse popolari durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Anche per questo le masse popolari non avranno pace finché non avranno abbattuto l’ordinamento sociale capitalista e instaurato il socialismo almeno nei maggiori paesi del mondo. Questa è una delle lezioni importanti che vengono dalla guerra condotta dai gruppi imperialisti USA contro l’Iraq e di cui noi. comunisti dobbiamo fare tesoro: sia nel senso di contare sull’opposizione delle masse popolari dei paesi imperialisti ai gruppi imperialisti, sul contrasto tra gli interessi delle masse popolari degli stessi paesi imperialisti e gli interessi dei gruppi imperialisti; sia nel senso di assimilare noi stessi e illustrare agli elementi avanzati delle masse popolari la lezione di quello che hanno vissuto: che per far valere i propri interessi, per battere i gruppi imperialisti le masse popolari devono scendere sul terreno della guerra popolare rivoluzionaria contro i gruppi e gli Stati imperialisti.

La costruzione degli strumenti pratici necessari perché le masse popolari si mobilitino nella guerra popolare rivoluzionaria (il partito comunista, il fronte delle masse popolari, le forze armate rivoluzionarie) è il compito dei nuovi partiti comunisti. La politica aggressiva adottata su scala crescente dai gruppi imperialisti USA conferma che questa costruzione è assolutamente necessaria e urgente.

E certamente giusto lanciare parole d’ordine come “trasformare le guerre imperialiste in guerre civili”, “trasformare la guerra imperialista in guerra popolare rivoluzionaria”, “trasformare la guerra di sterminio che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo in una guerra popolare rivoluzionaria che le masse popolari conducono in ogni angolo del mondo sotto la direzione della classe operaia e del suo partito comunista in modo sempre più collettivo, organizzato e cosciente”. Ma queste parole d’ordine restano vuote frasi rivoluzionarie se non si traducono nella preparazione fin da subito, nell’attività di oggi, degli strumenti organizzativi indispensabili perché le masse popolari possano via via prendere effettivamente parte alla guerra rivoluzionaria che riconosciamo necessaria. Un partito o organizzazione che lancia quelle giuste parole d’ordine ma non sviluppa da subito un’attività conseguente con esse, o ha una linea avventurista o pratica una politica opportunista. Prepara non le condizioni per sviluppare su scala sempre più grande la guerra popolare rivoluzionaria fino alla vittoria e alla instaurazione del socialismo, ma si prepara o per una sconfitta sanguinosa o per un tradimento vergognoso, che magari giustificherà col fatto che “le masse popolari non sono scese in guerra”, in quella guerra di cui come partito non ha costruito le condizioni organizzative minime perché le masse popolari potessero via via farla propria.

Per costruire le condizioni pratiche necessarie per sviluppare vittoriosamente la guerra popolare rivoluzionaria noi comunisti dobbiamo spiegare da subito a ogni elemento avanzato delle masse popolari (in primo luogo a ogni operaio avanzato, ma anche a ogni lavoratore dipendente non operaio, a ogni lavoratore autonomo, a ogni casalinga, a ogni studente e a ogni altro elemento avanzato delle masse popolari) che può realizzare pienamente le sue aspirazioni solo con l’instaurazione del socialismo e che per instaurare il socialismo bisogna anzitutto costituire un vero partito comunista. E noi comunisti dobbiamo essere all’avanguardia per costituire un vero partito comunista, cioè avere un piano pratico per costruirlo a partire dalle condizioni attuali e svolgere le attività pratiche necessarie per costruirlo a partire dalle condizioni attuali. Dobbiamo reclutare nel partito comunista quella parte di operai avanzati e di elementi avanzati delle altre classi popolari che è disposta e che via via si renderà disponibile ad abbracciare la causa del comunismo.

Contro le manovre e la repressione della borghesia e in vista dei suoi compiti nella fase che stiamo vivendo, il partito deve strutturarsi in modo che i suoi membri possano condurre con continuità il loro lavoro da comunisti e nello stesso tempo deve dare ad ognuno di essi la formazione intellettuale e morale e gli strumenti necessari per essere in grado

- di orientare i suoi compagni ad una critica comunista dell’ordinamento sociale nazionale e internazionale e a favore dell’instaurazione del socialismo,

- di raccogliere continuamente i sentimenti e le aspirazioni di essi e conferirli al partito perché li traduca in obiettivi del partito e di tutta la classe,

- di mobilitarli e organizzarli su ognuno dei fronti di lotta contro la borghesia, di dirigerli a sviluppare e rafforzare con multiformi iniziative tra gli operai l’unità di classe e l’unità della classe operaia con il resto delle masse popolari,

- di promuovere, sviluppare e dirigere tutte le lotte rivendicative degli operai e del resto delle masse popolari contro i padroni e contro il loro Stato per difendere le conquiste e strappare migliori condizioni di vita e di lavoro facendo di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo,

- di dirigere gli operai a prendere la direzione del resto delle masse popolari e a condurre una guerra popolare rivoluzionaria vittoriosa contro la borghesia imperialista per instaurare il socialismo.

Questi sono i principali insegnamenti che dalla guerra lampo lanciata dai gruppi imperialisti USA contro l’Iraq e della loro rapida vittoria traiamo noi comunisti considerandole alla luce della concezione del mondo e dell’esperienza del movimento comunista.

Anna M.


Manchette

Nella società moderna gli operai sono i proletari assunti dai capitalisti per lavorare nelle loro aziende a valorizzare il loro capitale producendo merci (beni o servizi). Gli operai così intesi in Italia sono circa 7 milioni, di cui quasi 1 milione lavorano in insediamenti con più di 500 dipendenti (PMP, pag. 91).