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Nuovo - Partito comunista italiano

Comunicato CC 01/2023
18 gennaio 2024

Onoriamo Lenin, promotore e guida della rivoluzione socialista!

Valorizziamo i suoi insegnamenti applicandoli nella situazione concreta del nostro paese!

(Leggi il testo completo del comunicato)

Scaricate le istruzioni per utilizzare il sistema di criptazione PGP e TOR

Leggi La Voce 75 del (nuovo)PCI

Comunicato CC 2/2024 - 21 gennaio 2024

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word ]

Sostenere e aderire allo sciopero del Trasporto Pubblico Locale (TPL) del 24 gennaio

Estendere e rafforzare la lotta contro le precettazioni e le altre limitazioni al diritto di sciopero


Per il prossimo 24 gennaio CUB Trasporti, SGB, ADL Cobas, COBAS Lavoro Privato e USB Lavoro Privato hanno indetto uno sciopero nazionale di 24 ore del Trasporto Pubblico Locale (TPL) non solo per il rinnovo del CCNL degli autoferrotranvieri ma anche a difesa del diritto di sciopero dopo le precettazioni di Matteo Salvini.

Lo sciopero del 24 gennaio va sostenuto: ogni comunista e ogni organismo e individuo avanzato deve farne ampia propaganda e promuovere una larga adesione dei lavoratori. Dobbiamo prepararlo organizzandosi, azienda per azienda, per rispondere adeguatamente nel caso in cui Salvini intenda ancora precettare gli scioperi dei lavoratori come sta facendo da un anno a questa parte.


Ogni forma di lotta per far valere gli interessi dei lavoratori è giusta e legittima: l’unico criterio è avere la forza per farla!

Organizzarsi in ogni azienda, costituire comitati di lavoratori!

Il modo più efficace per difendere il diritto di sciopero è applicarlo: violare precettazioni, leggi e cavilli che il governo Meloni usa contro i lavoratori e le masse popolari!


Rispetto alla violazione delle precettazioni ci sono scetticismo e titubanze non solo tra delegati e lavoratori iscritti alla CGIL e altri sindacati di regime, ma anche tra delegati e lavoratori iscritti ai sindacati di base, per timore che le aziende e le autorità comminino multe. Bisogna ricordare che in passato gli autoferrotranvieri hanno già mostrato che violare le limitazioni del diritto di sciopero è servito a realizzare i propri obiettivi e che non ci sono leggi antisciopero, precettazioni e multe che tengano di fronte alla mobilitazione dei lavoratori. Ricordiamo due casi.


1. 2003: sciopero dei lavoratori dell’Azienda Trasporti Milanesi (ATM)

Il 1° dicembre 2003 tutti i lavoratori dell’ATM di Milano, a prescindere dalla tessera sindacale, hanno scioperato su tutti i turni per l’applicazione degli aumenti salariali previsti da un contratto sottoscritto nel 2000, in vigore dal gennaio 2002 e mai erogati. Nonostante le numerose iniziative e mobilitazioni, nonostante vari scioperi partecipati, la direzione ATM ha continuato a non rispettare gli accordi: anche il tavolo di trattativa del 1° dicembre 2003 si era concluso con un nulla di fatto. Allora i lavoratori decidono, attraverso le assemblee sindacali, di rispondere alzando il tiro della lotta e avviando una serie di scioperi selvaggi durati diversi giorni, in aperta violazione della legge antisciopero n° 146/90 e senza rispettare le fasce di garanzia, nonostante la contrarietà dei rappresentanti sindacali di CGIL, CISL e UIL presenti ai tavoli di trattativa e le minacce dell’allora prefetto di Milano Bruno Ferrante. La città di Milano e buona parte della provincia sono bloccate. I lavoratori ATM raccolgono solidarietà e sostegno da altri settori di lavoratori della provincia di Milano e del resto d’Italia e la mobilitazione continua quanto necessario per ottenere risultati: scioperano anche a Roma, Bologna, Firenze, Venezia e altre grandi città d’Italia con adesioni fino al 100% a sostegno dei tranvieri milanesi. I lavoratori ATM si organizzano in maniera capillare: promuovono volantinaggi tra gli utenti, assemblee e picchetti ai depositi per bloccare i pochi autisti crumiri. Dopo cinque giorni ATM e le istituzioni cedono su buona parte delle rivendicazioni pur di sedare l’ondata di scioperi e mobilitazioni. La reazione contro i lavoratori in sciopero non si fa attendere: arrivano le multe contro larga parte dei lavoratori ATM per tutti i giorni di sciopero su cui pendeva la precettazione, più di 4.000 tranvieri sono processati con varie accuse. La risposta dei lavoratori è immediata: ai ricorsi di massa si aggiungono iniziative e mobilitazioni contro la repressione, le multe e le precettazioni. A fronte dell’ampia mole di ricorsi e sotto la minaccia della ripresa degli scioperi, la maggior parte delle multe sono state cancellate e i tranvieri sotto processo assolti.


2. 2013: due giorni di scioperi selvaggi dei lavoratori ATAF di Firenze

Il 5 dicembre 2013 i lavoratori ATAF di Firenze, rispondono con uno sciopero di 24 ore (preceduto da altre iniziative, tavoli di trattativa e già 11 scioperi dal 2011) al tentativo dell’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi di smantellare l’azienda, dopo la privatizzazione di fatto avvenuta nel 2012 e rivendicano più assunzioni, il blocco dello straordinario e il rispetto degli accordi sull’integrativo. Il 6 e il 7 dicembre 2013 i lavoratori ATAF di Firenze decidono di proseguire con lo sciopero selvaggio seguendo l’esempio dei tranvieri dell’AMT di Genova in lotta: l’adesione è altissima, tra gli autisti arriva al 100%. La città di Firenze è bloccata dallo sciopero e da presidi e cortei in sostegno alla lotta degli autoferrotranvieri. La mobilitazione si estende a livello regionale: anche gli autisti del Consorzio Toscana Trasporti Nord scioperano bloccando i trasporti a Pisa, a Livorno e all’Isola d’Elba e rivendicando il rispetto degli accordi sull’integrativo. A Pisa viene occupato anche il Palazzo comunale. Il sostegno alla battaglia dei dipendenti ATAF si estende a Torino, Roma e Genova dove i lavoratori del trasporto pubblico scendono in piazza. La lotta contro lo spacchettamento di ATAF e per il rispetto degli accordi sull’integrativo diventa un problema di ordine pubblico, l’allora prefetto di Firenze Luigi Varatta firma la precettazione di tutto il personale ATAF nel tentativo di intimorire i lavoratori e frenare la mobilitazione. In assemblea i lavoratori decidono di continuare la lotta violando la precettazione. Questo costringe la direzione di ATAF, il Comune di Firenze e il prefetto a scendere a compromessi e dopo tre giorni di sciopero accettano buona parte delle rivendicazioni dei lavoratori. Anche in questo caso la repressione non si fa attendere: la direzione di ATAF denuncia per interruzione di pubblico servizio e per mancato rispetto della precettazione circa 600 autisti. Prefetto e assessore ai trasporti del Comune di Firenze si incontrano con tanto di annunci sui giornali per definire le multe contro le organizzazioni sindacali che hanno indetto lo sciopero (Cobas e SUL). Le multe infine giungono ad oltre 600 lavoratori ATAF: per molte di queste viene accettato il ricorso grazie ad errori commessi nella stesura e a cavilli burocratici su cui le organizzazioni sindacali fanno leva, per altre vengono organizzate iniziative di raccolta fondi e cene di solidarietà che hanno permesso ai lavoratori di non pagare l’intera multa ma solo una parte decisamente ridotta.


Sia nel caso della lotta dei lavoratori ATM del 2003 che di quella dei lavoratori ATAF del 2013, non è stato per volontà dei sindacati confederali che la lotta ha travalicato i confini sfidando prefetti, padroni e autorità: tutt’altro! Nel primo caso, la mobilitazione è sfuggita di mano agli stessi promotori: come emerge bene dal racconto di Claudio Signore, lavoratore e sindacalista ATM, nel documentario pubblicato sulla pagina Youtube del Partito dei CARC. Sono state l’azione combinata di gruppi di lavoratori all’interno delle assemblee sindacali e le iniziative del sindacalismo di base che hanno spinto il grosso dei lavoratori a scendere in lotta, nonostante gli appelli “alla calma e al rispetto delle regole” lanciati da CGIL, CISL e UIL. Nel secondo caso, i sindacati confederali si sono dovuti accodare all’azione di alcuni RSU, alla cui testa vi era Alessandro Nannini dei Cobas ATAF, particolarmente riconosciuti dai lavoratori per la loro combattività. In entrambi i casi, infine, la mobilitazione dei lavoratori ha raggiunto risultati (anche se parziali e precari) e permesso di far fronte anche alle misure repressive. La lotta degli autoferrotranvieri ATM di Milano e ATAF di Firenze dimostra che quando i lavoratori sono organizzati e decisi a vincere, non c’è legge antisciopero che tenga.


Ci sono le condizioni per ritorcere contro il governo l’attacco al diritto di sciopero

Nonostante la precettazione e le minacce di Salvini e la sentenza del TAR del Lazio (che ha rigettato con ridicole motivazioni il ricorso dei sindacati di base contro la precettazione), lo sciopero nazionale del TPL del 15 dicembre scorso ha avuto larga adesione tra i lavoratori: Roma, Milano, Palermo, Napoli, Firenze, Bologna, Padova, Genova, Venezia, Verona le città con le percentuali più alte, che in alcuni casi hanno superato il 90%. Anche la partecipazione di lavoratori e pensionati allo sciopero generale contro la manovra finanziaria indetto da CGIL e UIL il 17, 20, 24, 27 novembre e 1 dicembre è stata più ampia del solito proprio perché, dopo la prescrizione della Commissione chiamata “di garanzia sugli scioperi” e la decisione di Salvini di precettare i lavoratori dei trasporti il 17 novembre, quello sciopero ha assunto apertamente il carattere di mobilitazione in difesa del diritto di sciopero e contro il governo Meloni.

Gli attivisti di Ultima Generazione ed Extinction Rebellion hanno dichiarato che le iniziative di protesta, denuncia e lotta contro la crisi climatica andranno avanti nonostante i fogli di via, l’obbligo di firma, gli arresti, i processi e la recente approvazione della legge (“Disposizioni sanzionatorie in materia di distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici”) che inasprisce pene e sanzioni pecuniarie (Scarica l’articolo, in OpenOffice o Word, di il Fatto Quotidiano del 19 gennaio). Contro la legge bavaglio che vieta la pubblicazione letterale delle ordinanze di custodia cautelare il Fatto Quotidiano ha indicato la linea della disobbedienza. Precettazioni e multe fanno il paio con i processi montati contro i lavoratori che manifestano e bloccano le strade per impedire licenziamenti, chiusure e delocalizzazioni, con le inchieste contro i sindacati di base, con le cariche poliziesche contro i cortei studenteschi.


La battaglia in difesa del diritto di sciopero è parte della più generale lotta contro il governo Meloni, il governo dello smantellamento dell’apparato produttivo, del disastro ecologico, dello sfascio della sanità pubblica, delle privatizzazioni, della disoccupazione, della precarietà, della miseria crescente, della repressione.


Organizzarsi per rendere ingovernabile il paese al governo Meloni, al suo ministro degli incidenti ferroviari e alla sua banda di nostalgici del ventennio, di questurini incalliti e razzisti in doppio petto, fino a cacciarli!


Cacciare il governo Meloni che dà mano libera ai capitalisti e agli altri ricchi, ai fondi di investimento e alle multinazionali per devastare il nostro paese con grandi opere, grandi eventi e turismo “mordi e fuggi”. Cacciare il governo Meloni che è servo dei gruppi imperialisti USA-NATO, complice dei sionisti d’Israele e compare di quelli UE!