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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC - 26 febbraio 2013

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Comunicato CC 8/2013 - 5 marzo 2013

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Un governo ombra per promuovere
l’organizzazione degli operai e delle masse popolari!

 

Il Comitato Centrale del nuovo Partito comunista italiano fa appello al Movimento 5 Stelle-Beppe Grillo e ai suoi 163 parlamentari perché costituiscano un governo ombra che

non si dedichi a stilare una piattaforma e preparare un programma per un presente o per un futuro governo della Repubblica Pontificia (della borghesia imperialista, dei cardinali, dei boss delle Organizzazioni Criminali, del Pentagono, della NATO, della BCE e della UE),

ma si dedichi principalmente

a promuovere l’organizzazione degli operai e delle masse popolari,

a rafforzare la loro opera per prendere in mano capillarmente la produzione di beni e servizi e la gestione della vita sociale,

a sostenere e favorire il coordinamento delle OO e OP fino alla costituzione di un loro governo d’emergenza che prenda il posto del governo della Repubblica Pontificia e della sua Amministrazione Pubblica corrotta, criminale e infeudata ai gruppi imperialisti europei, americani e sionisti.

 

Nessuna collaborazione con il governo e con le altre istituzioni della Repubblica Pontificia, asservite alla NATO e alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti!

 

Gli operai, gli studenti, i lavoratori precari, i disoccupati, i giovani, i dipendenti pubblici, i lavoratori autonomi, le donne, gli immigrati, i pensionati devono organizzarsi

per tenere aperte le aziende che i capitalisti, il loro governo e la loro Pubblica Amministrazione vogliono chiudere,

per riaprire le aziende che i capitalisti, il loro governo e la loro Pubblica Amministrazione hanno chiuso,

per mantenere in funzione, migliorare ed estendere i servizi pubblici, la manutenzione del territorio e la salvaguardia dell’igiene pubblica e dell’ambiente,

per organizzare e promuovere la vita sociale, l’istruzione, la ricerca, la cultura, lo sport,

per imporre alle aziende e alla pubblica amministrazione l’assunzione e l’impiego di tutti i disoccupati in lavori utili, per imporre alle banche di fare i crediti necessari ad attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

 

Il governo ombra del M5S li deve sostenere in questo percorso!

Il M5S non deve colloquiare con Monti e Napolitano, con Bersani e Berlusconi, ma con le masse popolari!

 

Le masse popolari organizzate possono e devono approfittare dei contrasti che paralizzano i vertici della Repubblica  Pontificia e che il governo ombra del M5S aggraverà,

per far trionfare in ogni campo e su ogni terreno la propria soluzione,

per costituire un governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare che dia forza e forma di legge ai provvedimenti particolari che OO e OP individueranno e indicheranno attuando il programma delle Sei Misure Generali:

1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per partecipare alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con tutti i paesi disposti a stabilirle con noi.

L’Italia è un paese abbastanza grande per sovvertire la cappa dell’Unione Europea e spezzare le catene dell’euro. Il sistema internazionale delle istituzioni finanziarie e monetarie non può isolarla e farla fallire, senza autodistruggersi: quando noi romperemo, spezzeremo le catene anche per le masse popolari di tutto il mondo!

 

Avanti senza tregua con l’organizzazione degli operai e delle altre classi delle masse popolari!

Moltiplicare il numero delle OO e OP, favorire il loro coordinamento territoriale e tematico, alimentare il comune obiettivo di costituire il GBP!

1.

 

Il clamoroso ripudio elettorale della giunta Monti-Napolitano, le dimissioni di Ratzinger e il successo del M5S di Beppe Grillo confermano la crisi dei vertici della Repubblica Pontificia, aggravata dal fatto che è solo una parte della crisi del sistema imperialista mondiale. Niente può sanare questa crisi. Da anni per le masse popolari le cose continuano a incancrenirsi e peggiorare. Smetteranno di peggiorare solo quando l’organizzazione delle masse popolari raggiungerà un livello quantitativo e qualitativo tale da costituire e imporre un proprio governo. Solo allora ci sarà la svolta per il nostro paese e per il suo contributo alla soluzione della crisi mondiale.

Quanto ci vorrà perché questo avvenga?

 

Molti sono i fattori che influiscono sullo sviluppo dell’organizzazione delle masse popolari. Il M5S e i suoi 163 parlamentari possono diventare un importante elemento motore dello sviluppo dell’organizzazione delle masse popolari. Dipende solo da loro. Nessuno può loro impedire di diventarlo. Il M5S e i suoi 163 parlamentari giocano in queste settimane il loro avvenire. Noi comunisti possiamo solo aiutarli a prendere questa direzione, dobbiamo farlo, ma certo non decidiamo noi per loro. La nostra opera sarà molto avvantaggiata se essi decideranno di seguire la strada della mobilitazione delle masse popolari. In caso contrario ovviamente noi comunisti continueremo la nostra opera e trarremo alimento anche dalla dimostrazione e dall’esperienza fornite dal loro inevitabile fallimento.

Se il M5S e i suoi 163 parlamentari prenderanno la strada che indichiamo e che noi pratichiamo, se porranno come loro primo e principale compito mobilitare e promuovere l’organizzazione delle masse popolari, se useranno a questo fine la forza di rottura che hanno nelle istituzioni della Repubblica Pontificia e le risorse che possono attingervi, essi  trascineranno in questo compito anche altri esponenti della sinistra borghese, dei sindacati e della Pubblica Amministrazione (anzitutto i sindaci e consiglieri eletti nel 2011 e 2012 in rottura con PD-PdL-UDC), esponenti democratici della società civile, gli esponenti del Comitato No Debito e i promotori del No Monti Day, i fautori di ALBA e di molte altre associazioni e istituzioni, perfino una parte di quelli che nella campagna elettorale di febbraio si sono ancora fatti abbagliare dal miraggio di un PD di sinistra: esponenti della lista Ingroia e di SEL.

Se invece il M5S e i suoi 163 parlamentari si invischieranno principalmente nell’impresa di disturbare il funzionamento delle istituzioni della Repubblica Pontificia o peggio ancora si metteranno a collaborare in qualche modo con esse e con il loro prossimo governo, sulle singole leggi o su altro, essi andranno incontro ad amare delusioni e alla frammentazione. Passo dopo passo, nonostante tutta la buona volontà e le buone intenzioni, faranno la fine che hanno fatto i vecchi esponenti della sinistra borghese con i governi Prodi e gli altri governi di centro-sinistra. E perderanno anche il seguito che ora hanno tra le masse popolari che li abbandoneranno più velocemente di come hanno abbandonato il PCI e poi il PRC e prenderanno altre strade.

Il programma del M5S non è attuabile pezzo a pezzo. La realtà è fatta di parti e aspetti distinti, ma dialetticamente connessi, in particolare lo è la società borghese della nostra epoca. Il programma del M5S è una piattaforma di misure che non tiene conto di questa connessione, manca di dialettica, è pragmatico. Esso un insieme scombinato di tante misure di buon senso dettate da buone intenzioni e generose aspirazioni, ma rispondenti al senso comune della società borghese, dettate dall’aspirazione a far funzionare la società borghese senza le assurdità e i crimini che la inquinano, depurandola (nelle intenzioni) dei miasmi e dei misfatti che (nella realtà) la sua natura inevitabilmente genera tanto più in una fase di crisi generale del capitalismo. Il tentativo di attuare il programma del M5S pezzo a pezzo, votando le singole leggi, di per stesso genererebbe contrasti a non finire, perché ogni singola misura presa isolatamente lede interessi effettivi di parti importanti delle masse popolari. E questo perfino a prescindere dal fatto che la Pubblica Amministrazione e le istituzioni della Repubblica Pontificia applicherebbero quelle leggi a loro modo, senza gli antidoti e le connesse correzioni che ogni misura richiede per giovare alle masse popolari.

Pensate anche solo all’annullamento delle grandi opere, del riarmo e delle spese militari, dei “costi della politica”, dell’evasione fiscale, dei lussi e degli sprechi del clero, della borghesia e dei ricchi in generale e persino della corruzione. Non sono aberrazioni sorte a caso o per la perversione degli individui che se ne avvantaggiano. Non sono spese che vanno solo ad alimentare il capitale finanziario e speculativo dei ricchi o i risparmi dei lavoratori meglio pagati. In larga misura alimentano anche la produzione e il consumo di grandi masse di lavoratori. Le grandi speculazioni, dal TAV ad Expo 2015, tengono in piedi l’economia capitalista. Quante aziende andranno in crisi per la sospensione delle loro commesse e dei loro appalti? Quanti nuovi disoccupati?

La società borghese è un tessuto in cui tutto si tiene. È la sua logica e il suo senso comune che sono sorpassati dalla sua stessa natura. Il tentativo di attenersi al suo senso comune, ma correggerne le manifestazioni indesiderate come se fossero storture accidentali, è destinato al fallimento. Anche qui, vi è un errore di dialettica. La speculazione è da più di trent’anni il principale motore dell’economia capitalista. Ha evitato che la crisi dell’economia reale precipitasse ancora più rapidamente e fragorosamente. E in parte, sempre meno efficacemente, lo è anche oggi. Immaginate l’economia reale, quella che produce beni e servizi, ancora in mano ai capitalisti, ma senza grandi opere, senza speculazioni (sulla green economy, sul gas da scisti, sulle materie prime, ecc.), senza riarmo e senza guerre, senza lussi e sprechi!

 

Le masse popolari organizzate sono invece in grado di promuovere un rinnovamento generale del sistema di relazioni sociali, di trasformare capillarmente l’economia reale e di darsi il governo e le istituzioni necessarie allo scopo. Pensare di far compiere quest’opera a un governo onesto della Repubblica Pontificia, ammesso anche, per assurdo, che fosse possibile avere un governo onesto, cioè che la corruzione e la criminalità (anche solo intese nel senso dettato dalle leggi  vigenti) che inquinano la vita politica della Repubblica Pontificia fossero il prodotto di perversioni individuali e non connaturate al sistema, è immaginare un’impresa impossibile. Quando il movimento comunista era, a livello mondiale e anche nel nostro paese, al massimo della sua forza ed esercitava sulla borghesia e sul clero una minaccia che a loro sembrava incontenibile, il massimo che queste classi sono riuscite a fare è “il capitalismo dal volto umano”, “lo Stato sociale” con le relative contraddizioni che sono servite come motivi plausibili della sua liquidazione quando la minaccia del movimento comunista si è allentata. Il massimo a cui il clero è arrivato è stato il Concilio Vaticano II (1962-1965) i cui buoni propositi si sono parimenti dissolti quando il movimento comunista per motivi suoi propri (che abbiamo ampiamente messo a nudo in altre sedi e che siamo ora in grado di superare) è entrato in un periodo di declino e la prima ondata della rivoluzione proletaria si è esaurita.

La crisi attuale nasce dalla natura della società borghese, non è un incidente di percorso a cui un buon governo può mettere rimedio. Non si tratta di rami secchi di un albero sano che possono essere tagliati. Se i 163 parlamentari del M5S vorranno percorrere la strada della contestazione delle istituzioni della Repubblica Pontificia senza mobilitazione delle masse popolari a organizzarsi e prendere in mano la situazione (e peggio ancora se prenderanno la strada della collaborazione sia pur condizionata con le istituzioni della Repubblica Pontificia), pagheranno un’amara lezione. I fatti dimostreranno le nostre ragioni. Pur dando per scontata la miglior buona volontà del mondo, gli eletti del Movimento 5 Stelle - Beppe Grillo riusciranno a tener fede alle loro migliori intenzioni e aspirazioni solo se si proporranno anzitutto di mobilitare e organizzare su larga scala le masse popolari. Solo le masse popolari organizzate sono in grado di fondare una nuova società, che per forza di cose sarà la società socialista, perché nella società attuale sono insiti i presupposti del suo futuro che è il comunismo. Chi inventa fantasticando futuri diversi da quello che ha i suoi presupposti nel presente (e che quindi si tratta non d’inventare ma di scoprire), implicitamente pensa che la società umana sia un fenomeno, unico tra tutti quelli che conosciamo, che si sviluppi (che si trasformi è indubbi) senza leggi e criteri che possiamo rilevare e applicare. Che non si trasformi costruendo un passo sulla base dei presupposti accumulati nel passo precedente e che quindi non abbia un futuro conoscibile studiando il suo presente e il suo passato. Confonde la libertà con l’assenza di leggi, ha una visione infantilmente semplicistica della dialettica tra necessità e libertà, come due opposti che si escludono a vicenda. In realtà la libertà è la capacità di fare che deriva dalla conoscenza delle leggi proprie dell’opera che vuoi compiere. È un principio che riscontriamo in ogni campo d’attività: nell’edilizia, nell’agricoltura, nella chimica, nell’istruzione, dappertutto: solo gli interessi delle classi dominanti rendono difficile riconoscerlo e applicarlo anche nell’attività politica.

Le manifestazioni distruttive della coesione sociale e dell’ambiente che esplodono e si moltiplicano nella società attuale sono manifestazioni del contrasto tra i presupposti del comunismo (l’internazionalismo, la coesione sociale, l’universale partecipazione alla gestione della società e alle attività specificamente umane) che l’umanità ha già creato e l’ordinamento sociale arcaico basato sulla divisione in classi, sullo sfruttamento, l’oppressione e l’esclusione delle classi e dei popoli oppressi che sopravvive. Abbiamo tra le mani un’auto e lo guidiamo ancora come si guidavano le carrette!

Anche se i 163 parlamentari del M5S non aderiranno al nostro appello, noi comunisti continueremo senza tregua nella nostra opera di organizzazione degli operai e delle altre classi delle masse popolari perché riprendano e completino l’opera iniziata nella prima parte del secolo scorso dalla prima ondata della rivoluzione proletaria. Questo è sia la via al futuro prossimo dell’umanità sia nell’immediato la soluzione sia pur provvisoria dei problemi che assillano le masse popolari del nostro paese e del resto del mondo.

2.

 

A questo punto sorge però una domanda a cui dobbiamo risposta: perché l’opposizione delle masse popolari ai misfatti  della giunta Monti-Napolitano e più in generale delle istituzioni della Repubblica Pontificia si è coagulata nel successo del M5S anziché nel successo del nuovo Partito comunista italiano?

La spiegazione di questo fatto è implicita in quanto abbiamo già detto, ma esplicitarla è utile per capire il compito che abbiamo davanti, il contributo che ad esso il M5S può dare e i limiti che dovrà superare per svolgere fino in fondo questo ruolo se lo assumerà.

Anzitutto il successo del M5S è la punta di un iceberg: è l’espressione eclatante del rigetto popolare della linea seguita dalla Repubblica Pontificia al seguito del grosso dei gruppi imperialisti europei (UE). Infatti il significato del successo elettorale del M5S è ulteriormente chiarito dal resto dei risultati elettorali: l’aumento del numero degli astenuti (2.4 milioni più che nel 2008), il relativo successo di SEL rispetto agli altri frammenti del PRC (1.091.000 voti di contro ai 1.124.000 raccolti dall’Arcobaleno nel 2008: ancora abbacinati dal miraggio di una sinistra di cui il PD in definitiva sarebbe parte, molti membri delle masse popolari hanno votato la sua componente anti-Monti e anti-rigore UE), la rimonta di Berlusconi grazie all’ostentata opzione dell’ultimo momento contro la giunta Monti-Napolitano, contro il rigore dell’UE e addirittura contro l’UE.

Da una parte il successo del M5S è dovuto alla sua estraneità intransigente, ostentata e pluriennale al “teatrino della politica” della Repubblica Pontificia. Ma l’estraneità del M5S non è più intransigente della nostra, anzi lo è certamente meno perché altrimenti i tentativi di addomesticamento messi in opera da Bersani, da Napolitano, da Monti e, in altro modo, da Berlusconi non avrebbero luogo. La rottura intransigente e ostentata con il “teatrino della politica” ha distinto Grillo e il M5S dal resto della sinistra borghese: di questo elettoralmente è sopravvissuto solo la parte (SEL) che ha fatto leva sul legame di fondo che storicamente e in coerenza con la sua natura la unisce alla destra moderata (PD): per sua natura la sinistra borghese o è a rimorchio del movimento comunista o è a rimorchio della destra borghese.

Dall’altra parte il successo del M5S è dovuto, oltre che alla notorietà, al prestigio e al piedistallo su cui la stessa Repubblica Pontificia lo ha messo come artista di valore, principalmente al fatto che le sue proposte sono completamente all’interno dell’orizzonte della società borghese: come se nonostante la crisi del capitalismo fosse possibile costruire una società migliore per le masse popolari restando sulla base della proprietà privata dei mezzi di produzione e dell’iniziativa economica individuale, forse forse addirittura anche restando nell’ambito del sistema finanziario della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Grillo e il M5S non hanno denunciato e tanto meno promesso la soppressione di quella base e sono stati possibilisti quanto a quest’ambito. Questo è quello che li distingue radicalmente da noi comunisti e che lascia campate in aria le misure del suo programma. Ma è anche quello che le ha rese più familiari e accettabili quasi che fossero più realistiche, di certo più comprensibili e più verosimili al senso comune che dopo e a causa dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria domina tra le masse popolari. Grillo e il M5S sono figli del senso comune della società borghese, della rivolta alle sue manifestazioni immediatamente e direttamente nefaste senza rinnegare la concezione del mondo che le è propria. Noi comunisti indichiamo come prospettiva un mondo che non c’è ancora, di cui esistono certo i presupposti ma che devono essere scoperti: un puledro se sopravvive diventerà un cavallo, ma a chi non si intende di allevamento equino, non è evidente che sarà un cavallo. Grillo invece è senso comune: non c’è nulla nel suo discorso che non sia accettabile dal senso comune, persino auspicabile. Solo che le sue tante e incongruenti misure sono impossibili da farsi, perché il senso comune nel migliore dei casi capisce e auspica la difesa di interessi particolari (le fabbriche agli operai ... no, anzi partecipazione degli operai agli utili (e se non ce ne sono?), nazionalizzare le banche, forse anche uscire dall’euro, ecc.), la rimozione di quello che fa male. Ma quello che fa male esiste perché ha sue radici per le quali era uno sviluppo necessario. Se non rimoviamo anche le radici, il proposito di rimuoverlo resterà campato in aria o susciterà l’opposizione irriducibile di quelli che su di esso vivono.

Grillo e il M5S sono una variante della sinistra borghese, se per sinistra borghese intendiamo quella variegata corrente  politica unita dall’aspirazione comune a una società più favorevole dell’attuale alle masse popolari e più rispettosa dell’ambiente, ma sempre una società borghese, cioè fondata sulla produzione di beni e servizi fatta dai capitalisti per valorizzare il proprio capitale.

Ciò che distingue Grillo dal resto della sinistra borghese e che ha fatto della sua lista la calamita degli elettori delle masse popolari è la sua estraneità, anzi l’opposizione intransigente e ostentata a tutto il “teatrino della politica borghese”. Ciò che unisce Grillo alla sinistra borghese è l’aspirazione a una società diversa dall’attuale dove per le masse popolari la condizione sia migliore e la prospettiva del futuro meno nera, ma raggiunta con riforme dettate dal senso comune: in fondo la nostalgia del capitalismo dal volto umano del periodo 1945-1975, ignorando però che questo fu il risultato storicamente determinato della combinazione tra classi dominanti a cui gli affari andavano bene e che facevano violenza a se stesse per convincere le masse popolari che il capitalismo era meglio del comunismo e masse popolari illuse dalle promesse riformiste dei partiti comunisti guidati dai revisionisti moderni.

 

Il fatto che Grillo e il M5S abbia grande seguito e noi comunisti no, è un fatto politicamente molto importante. È un indice dell’attuale stato delle masse popolari del nostro paese, che richiede e conferma la nostra linea del Governo di Blocco Popolare come via al socialismo.

Non si tratta della teoria delle masse arretrate con cui quelli che si suppongono avanzati giustificano la loro sconfitta e il loro isolamento. I risultati elettorali hanno decretato la sconfitta di Monti sostenuto da tutti i grandi partiti, dai mezzi di comunicazione di massa, di formazione e deformazione dell’opinione pubblica, da una parte della Chiesa Cattolica (Bagnasco & C) e dalla manovra delle elezioni anticipate e di rito abbreviato. I risultati elettorali hanno smentito tutta la propaganda mistificatoria condotta dal regime prima a favore del governo della banda Berlusconi (“la crisi non esiste”, “i ristoranti e i posti di villeggiatura sono pieni”, ecc.) e poi della giunta Monti-Napolitano (“la massa della popolazione capisce e accetta le misure di austerità”, ecc.). Era propaganda di guerra, si ripresenterà, dobbiamo contrapporre ad essa la lezione delle elezioni del 24 e 25 febbraio: 8.7 milioni di voti alla liste Grillo (più 0.9 milioni alle liste Ingroia e PCL) su 34 milioni di voti validi (di cui circa 30 ascrivibili alle masse popolari intese come indicato nel nostro Manifesto Programma: quelli che hanno di che vivere solo se lavorano), 2.4 milioni di astenuti in più rispetto al 2008. Hanno smentito anche l’opinione disfattista diffusa da vari “sinistri” (che si dichiarano comunisti o sono esponenti della sinistra borghese): “alle masse popolari va bene così”, “le masse popolari non capiscono”, “le masse popolari sono arretrate”, ecc. Su circa 43 milioni di adulti delle masse popolari, anche considerando come cronici, apolitici, strutturali, 9 milioni tra schede nulle o bianche e astenuti, quindi certamente sottovalutando l’opposizione al sistema che si annida nei 9 milioni. almeno 15 milioni sono (certamente per motivi diversi) consapevolmente e dichiaratamente ostili al “teatrino della politica borghese” e al presente a cui i vertici della Repubblica Pontificia costringono le masse popolari e al futuro che loro prospettano. Non più di 19 milioni hanno (più o meno entusiasticamente e convinti) votato per i partiti che hanno sostenuto la giunta Monti-Napolitano o per la Lega Nord. E per questi 19 milioni resta in realtà ancora da considerare 1. che una certa parte (che ha votato Berlusconi) è stata attratta dal suo programma antieuropeo (di fatto filoamericano), eversivo della linea finora seguita dalla stessa banda Berlusconi (ma la banda Berlusconi è per sua natura una banda di avventurieri criminali e solo gli sciocchi e gli ingenui le chiedono coerenza), 2. che perfino Bersani & C hanno preso le distanze dalla giunta Monti-Napolitano e dalla “politica di rigore” della UE.

Ma i risultati elettorali hanno anche confermato che oggi nelle masse popolari la fiducia nel comunismo è ancora scarsa. Quindi occorre quella “scuola pratica di comunismo” che sarà la costituzione del GBP e la sua opera, e la difesa della sua opera e della sua esistenza contro l’aggressione e le manovre, dall’interno del paese e dall’estero, della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. Un’impresa a cui chiamiamo Grillo e il M5S a collaborare non perché sono comunisti (di certo non lo sono) ma perché è l’unica via per dare seguito alle aspirazioni e  alle buone intenzioni che hanno impersonato e propagandato.

 

Le masse popolari organizzate possono trasformare il nostro paese!

Nessuna potenza al mondo è in grado di impedirlo!

 

Avanzando nella lotta nel nostro paese mostreremo e apriremo la strada anche alle masse popolari del resto del mondo!

 

Avanti nella mobilitazione e organizzazione della classe operaia e delle masse popolari!

Avanti nella costituzione di Comitati di Partito clandestini!

Avanti nell’assimilazione e applicazione della concezione comunista del mondo!

 

Osare lottare! Osare vincere!

 

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html].