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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC 42/12 - 29 novembre 2012

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Avanti, verso il Governo di Blocco Popolare!

 

La campagna elettorale deve servire

principalmente a promuovere il rafforzamento e la moltiplicazione delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari,

in secondo luogo a rendere difficile ai vertici della Repubblica Pontificia dare copertura parlamentare al loro governo!

 

Il campo decisivo del rafforzamento delle OO e OP è l’attuazione della parola d’ordine

"un lavoro utile e dignitoso per tutti"!

 

La sonora sconfitta di Vendola alle primarie del PD di domenica 25 novembre ha rimosso un ostacolo alla tenuta delle elezioni politiche di primavera. Per i vertici della Repubblica Pontificia e per la comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti è scomparso il rischio che il PD finisse per avere, come candidato a capo del futuro governo, una persona inaffidabile e velleitaria. Pur con tutta la disponibilità di Vendola, essi avrebbero avuto difficoltà a gestire, trattandosi dell’amministrazione centrale dello Stato, una situazione analoga a quella creatasi nelle amministrazioni comunali di alcune grandi città del nostro paese nelle primavere del 2011 e del 2012, tipicamente a Napoli. Un simile evento li avrebbe indotti o a fare una legge elettorale che rendesse impossibile la formazione del governo da parte di qualunque partito vincesse le elezioni o a ricorrere a qualche operazione di “strategia della tensione” (stile 1990-1994 di cui Napolitano è un esperto, solo da aggiornare alla maggiore gravità della situazione) che permettesse a loro di nominare un governo d’emergenza a prescindere dai risultati delle elezioni appena concluse o addirittura a non tenere le elezioni.

Il secondo passaggio delle primarie del PD domenica 2 dicembre invece ha per loro poca importanza. Dal loro punto di vista la maggiore differenza tra Bersani e Renzi sta nel fatto che Bersani ha maggiori capacità, relazioni e possibilità di quante ne abbia Renzi per coinvolgere e invischiare pezzi e personaggi della sinistra borghese (SEL, PdCI, PRC, IdV, sindaci, ALBA, CND, FIOM, Sindacati alternativi, ecc.) nella collaborazione al programma comune della borghesia imperialista. L’interesse dei risultati delle primarie PD di domenica sta principalmente in questo. “Far attuare il programma di destra da un governo di sinistra” resta per i vertici della Repubblica Pontificia la soluzione di gran lunga più favorevole. Per questo il successo di Renzi domenica prossima sarebbe il risultato meno favorevole per la governabilità della Repubblica Pontificia e quindi meno sfavorevole alle masse popolari e alla causa della costituzione di un governo d’emergenza delle OO e OP. Beninteso, il risultato di domenica prossima per noi resta un fattore del tutto secondario: la costituzione del GBP si gioca su ben altro terreno che il Parlamento della Repubblica Pontificia. Resta invece fermo che le contraddizioni interne alla classe dominante stessa e le difficoltà insite nella crisi del capitalismo che si aggrava sia nelle relazioni internazionali sia nelle relazioni tra le classi all’interno del nostro paese, renderanno comunque travagliata la vita di un futuro governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia: contraddizioni e difficoltà su cui noi comunisti possiamo e dobbiamo contare per il successo della nostra lotta volta a costituire il GBP e  per questa via accelerare la rinascita del movimento comunista e l’instaurazione del socialismo.

 

La campagna elettorale in corso assume un’importanza particolare a causa dello stadio raggiunto dalla crisi del capitalismo. È alla luce di questo che dobbiamo studiare con cura quale linea adottare in questa campagna.

La premessa di ogni serio ragionamento sulla linea da seguire nei prossimi mesi è che

l’unica via d’uscita positiva per le masse popolari dalla crisi del capitalismo è l’instaurazione del socialismo e la costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP) è la via più diretta per arrivare all’instaurazione del socialismo.

Instaurare il socialismo non è un optional, come, par fare un esempio, non è un optional costruire un ponte per un esercito che vuole attraversare un burrone. Per la specie umana il comunismo è lo stadio di civiltà che deve realizzare per superare il vicolo cieco e la catastrofe (sul terreno ecologico, economico, delle relazioni sociali, delle relazioni internazionali, intellettuale e morale) in cui è finita con il capitalismo: il socialismo è la transizione dal capitalismo al comunismo.

Sulla linea da seguire nell’attuale campagna elettorale noi comunisti possiamo arrivare a una completa unità solo con chi è d’accordo con questa premessa.

Ogni gruppo e individuo che nelle circostanze attuali si dà una linea e un programma che punta a “ridurre i danni” di un governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, non ha capito la natura della crisi in corso. Chi punta a “rinegoziare le politiche economiche europee” con le istituzioni del sistema imperialista europeo e americano, chi indica come “finanziare una diversa via di uscita dalla crisi” in misure che nessun governo della Repubblica Pontificia è in grado di attuare, chi auspica il “riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni” della Repubblica Pontificia (citiamo da L’alternativa delle liste arancioni di Livio Pepino e Andrea Morniroli, il manifesto 29.11.2012 pag. 1 e 15) non ha capito né la natura della crisi in corso né la natura della Repubblica Pontificia per la quale scrive le sue volonterose ricette. Ed è proprio di questo (natura della crisi, natura della Repubblica Pontificia) prima che della linea elettorale che bisogna discutere con quelli con cui vale la pena discutere, cioè a condizione che si tratti di gruppi o persone capaci di tener fede alle conclusioni a cui eventualmente arriviamo.

Che un gruppo o un individuo partecipi al governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia “per condizionarlo dall’interno” o che faccia una pur aspra opposizione a questo governo per indurlo a fare quello che non vuole e non può fare, la cosa non cambia. L’aggravarsi della crisi del capitalismo spingerà irresistibilmente ogni futuro governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia a infierire sulle masse popolari peggio della giunta Monti-Napolitano, chiunque lo presiederà e comunque sia composto. Mentre al contrario per quanto piccolo, sarà di enorme importanza e di sicura efficacia ogni passo compiuto nella direzione giusta sul cammino del rafforzamento e della moltiplicazione delle OO e OP, della formazione di Comitati di Salute Nazionale, del rendere il paese ingovernabile ai vertici della Repubblica Pontificia, della costituzione del GBP. È alla luce di questo che dobbiamo decidere la nostra linea e valutare la linea di gruppi e personalità. Per questo ogni mossa e ogni circostanza che rende difficile ai vertici della Repubblica Pontificia di tenere le elezioni generali nella prossima primavera o comunque di ricavare da esse una copertura parlamentare per il proprio governo, è una questione di grande importanza pratica.

 

Proprio perché deve ricorrere a un governo di fatto extraparlamentare, per la Repubblica Pontificia è di enorme importanza che il suo governo abbia una copertura parlamentare. Ciò è difficile da capire per compagni che, di fronte all’imperversare del cretinismo parlamentare dei fautori della “via democratica e parlamentare al socialismo”, per anni si sono esercitati nel riconoscere, capire e denunciare i limiti delle democrazia borghese e in particolare i limiti della democrazia della Repubblica Pontificia. Questi compagni hanno molte ragioni, ma per avanzare nella nostra lotta bisogna non limitarsi ad esse, per quanto siano reali e per quanto sia necessario tenerne ben conto.

 1. Nei quasi 65 anni trascorsi dall’entrata in vigore il 1° gennaio 1948 della Costituzione elaborata dopo la vittoria della Resistenza, i vertici della Repubblica Pontificia hanno in cento modi aggirato e anche più volte apertamente violato la Costituzione della Repubblica Italiana.

2. La sovranità popolare che questa contemplava era comunque una sovranità che le masse popolari dovevano esercitare e hanno esercitato tramite rappresentanti sempre designati nell’ambito della schiavitù salariale della maggioranza della popolazione.

3. Si è trattato non solo di una democrazia rappresentativa nell’ambito della schiavitù salariale, ma addirittura di una democrazia sottoposta di fatto a un regime monarchico unico al mondo: una Corte, la Corte Pontificia, per sua natura arretrata e parassitaria (feudale e teocratica) e uno dei pilastri principali della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei e americani, che dirige in modo occulto (mascherato) lo Stato ufficiale del nostro paese e manovra nel nostro paese con un suo proprio strumento di potere costituito 1. da un immenso, articolato e privilegiato patrimonio di proprietà borghesi (mobiliari e immobiliari) e 2. da un articolata struttura di potere non dichiarata, la Chiesa Cattolica, un’originale aggregazione, forte di una eccezionale esperienza storica di organizzazione, di individui e gruppi legati da relazioni di fedeltà e di devozione personali al sovrano e alla sua Corte. Quindi neanche una monarchia costituzionale legata al paese da uno statuto e un patto che ne definisse compiti, poteri e limiti, ma una Corte che per vie indirette governa in misura potenzialmente illimitata, in tutti i campi in cui la Corte stessa ritiene di avere interesse a farlo.

4. Infine un regime di cui ufficialmente l’immensa maggioranza delle persone che nel nostro paese si sono occupate e si occupano di politica non vogliono riconoscere l’esistenza. E per buoni motivi, dato che da quasi 65 anni rifiutano di farci apertamente e legalmente i conti. Quando cadde il Fascismo, la borghesia imperialista aveva in quella Corte la sua unica speranza di resistere all’avanzata del movimento comunista. Quindi si guardò bene dal porre la questione di delimitarne ruoli, compiti e doveri: accettò tutto quanto la Corte ritenne opportuno. Il movimento comunista da parte sua non si sentiva capace di fare i conti con essa e il suo partito, il PCI, anche perché confondeva “sacro e profano” (la religiosità di tanta parte delle masse popolari e la struttura clericale in cui in larga misura quella religiosità si incarnava), in definitiva accantonò (art. 7 della Costituzione) il problema aggiungendo così solo un altro tassello alla sua complessiva rinuncia ad instaurare il socialismo. E tale hanno avuto convenienza a lasciarlo sia i revisionisti moderni che con l’VIII Congresso (dicembre 1956) sono definitivamente prevalsi nella direzione del Partito e la Sinistra Borghese che ne ha successivamente preso il posto fino alla dissoluzione del Partito stesso nel 1991. Una ignoranza ufficiale che conferisce carattere surreale a molti discorsi, scritti, proposte e programmi di uomini politici anche di buone intenzioni ma che prescindono dal regime di cui parlano e così riducono i loro discorsi a “evocazioni di categorie del tutto soggettive e scivolose” (sante parole di L. Pepino e A. Morniroli che dovrebbero però applicarle anche a se stessi).

Tutto quanto fin qui richiamato sul carattere della democrazia di cui hanno goduto le masse popolari nei 65 anni di Repubblica Pontificia è vero e il nostro Partito più di tutte le altre organizzazioni che si proclamano comuniste ha messo in luce queste caratteristiche della democrazia borghese del nostro paese. Ma nonostante tutto questo, i 65 anni di Repubblica Pontificia non sono passati invano. Anche le finzioni, se si radicano profondamente nella coscienza delle masse, diventano una forza materiale.

Nonostante i suoi limiti generali e quelli specifici al nostro paese, la democrazia borghese è oggi anche nel nostro paese diventata per i vertici della Repubblica Pontificia un terreno di sabbie mobili da cui difficilmente possono sfuggire. Il Parlamento negli ultimi trenta anni è stato sempre più ridotto a “teatrino delle politica borghese” e ultimamente addirittura a camera di registrazione dei decreti legge del governo. Tuttavia la sua copertura ha una grande importanza per la governabilità del paese: la Repubblica Pontificia è presa nella trappola delle sue finzioni. Quindi i suoi vertici  faranno carte false per assicurare al loro governo la copertura di un Parlamento in qualche modo eletto. Se non potranno farlo, questo indebolirà di molto il loro potere, contribuirà fortemente a rendere per loro ingovernabile il paese e quindi rafforzerà la causa della rivoluzione socialista.

Per questo, non per quello che può scrivere nel suo programma (che comunque non potrà attuare) né per la concezione che la guida (per la quale non si discosta dal resto della sinistra borghese), la lista Movimento 5 Stelle (Beppe Grillo) ha un ruolo importante. Lo ha già adesso, nella campagna elettorale, indipendentemente dall’esito delle elezioni: condiziona già oggi i rapporti tra i partiti del regime, le loro trattative e i loro litigi sulla legge elettorale e su altro.

Quanto maggiori saranno le sue prospettive di successo (indicate da sondaggi, elezioni regionali e comunali, ecc.), tanto più difficile sarà per i vertici della Repubblica Pontificia accordarsi su una legge elettorale, indire le elezioni, tenere una campagna elettorale. Quanto più avrà successo nelle elezioni politiche generali, tanto meno il Parlamento sarà gestibile dai vertici della Repubblica Pontificia per dare copertura parlamentare a una qualche nuova edizione della Giunta Monti-Napolitano che sarà la continuazione dei governi Prodi e Berlusconi peggiorata quanto l’aggravarsi della crisi del capitalismo lo richiederà. Quindi tanto minori saranno per i vertici della Repubblica Pontificia le possibilità di mantenere governabile il paese da un loro governo. La lista di Grillo non è forte per quello che riuscirà a fare. Se Grillo non inciampa in qualche incidente di percorso e arriva alle elezioni, sarà forte per quello che i vertici della Repubblica Pontificia non potranno fare a causa dell’ingombro della sua presenza. Già oggi Grillo rende loro difficile se non impossibile trovare un accordo sulla legge elettorale. Domani renderà difficile gestire il nuovo Parlamento come copertura del loro governo.

 

Che la lista M5S non possa cambiare il corso delle cose quale che sia il risultato delle elezioni, quale che sia la quantità di voti che raccoglie, è già scritto nelle cose. Solo un governo che conta sull’opera diffusa delle OO e OP, delle masse popolari organizzate, avrà la forza necessaria per far fronte con successo alla comunità dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti forti anche della loro “quinta colonna” italiana. Per ergersi contro di loro con successo, per sfruttare a vantaggio delle masse popolari italiane i legami (finanziari, commerciali, tecnologici) del mondo globalizzato che quella comunità ha costruito, per trasformarsi da “prigionieri per debiti” del sistema finanziario europeo e americano in ricattatori delle istituzioni che vantano crediti nei nostri confronti, per usare i nostri legami con il sistema finanziario e monetario internazionale dei gruppi imperialisti europei e americani al fine di promuovere la solidarietà tra le masse popolari di tutto il mondo (e tutto questo è indispensabile fare, altrimenti si sarebbe costretti a proseguire e peggiorare la politica dei governi Prodi, Berlusconi, Monti-Napolitano & C), un governo italiano deve poggiare strettamente e profondamente sulle OO e OP. Per questo il positivo che una lista oggi può fare nella attuale campagna elettorale consiste principalmente nello slancio che dà al rafforzamento e alla moltiplicazione di OO e OP. La democrazia partecipativa (consigli aziendali e territoriali, delegati eletti e revocabili, ecc.) non è solo uno slogan! È una necessità per un governo che deve far fronte con successo all’ostilità, al sabotaggio, ai ricatti e alle sanzioni del sistema imperialista mondiale e alla dissoluzione del sistema delle vecchie relazioni sociali. Solo un governo d’emergenza delle OO e OP avrà i mezzi e la forza per cambiare il corso delle cose. Nel cambiare il corso delle cose è determinante il ruolo delle OO e OP: solo le masse popolari organizzate sono in grado di sottrarre il paese alle pretese e alle direttive delle istituzioni della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e costruire un sistema di relazioni sociali basato sulla produzione di beni e servizi da parte di agenzie pubbliche (al posto delle attuali aziende capitaliste). Mentre d’altra parte un tale governo ne sarà certamente capace perché l’Italia è un paese troppo grosso perché quella comunità lo possa isolare senza un danno per lei stessa intollerabile: l’Italia è troppo grossa per lasciarla fallire, il suo debito pubblico è la sua forza, se solo ha un governo deciso a farla valere. Un governo deciso a far valere senza limitazioni la forza del nostro paese ribalterà i rapporti di forza: da schiavo del debito e ricattato dai creditori, si  trasformerà in ricattatore delle istituzioni del sistema finanziario e bancario mondiale.

 

La lista del Movimento 5 Stelle (Beppe Grillo) con ogni probabilità è quindi destinata a essere l’ostacolo principale alla formazione di un Parlamento succube e complice come l’attuale. Questo ne fa il suo valore.

Quello che abbiamo detto fin qui per la lista M5S di Beppe Grillo non vale invece per le altre liste della sinistra borghese. Questo proprio a causa del fatto che i loro promotori (ALBA, sindaci, frammenti della sinistra borghese e affini) sono stati già messi alla prova dalle vittorie che hanno conseguito nelle elezioni amministrative del 2011 e 2012 e nel referendum del giugno 2011. Essi nei mesi passati hanno sistematicamente rifiutato di usare le posizioni conquistate per mobilitare e organizzare le masse popolari contro il governo di Roma: questo li ha resi impotenti e la loro impotenza ora brilla alla luce del sole. Qual è il bilancio della amministrazioni locali sorte in quelle stagioni? È lo stesso bilancio che ha spazzato via Vendola.

Paradossalmente la sconfitta di Vendola è probabile alimenti però in gran parte degli esponenti della sinistra borghese l’agitazione a creare liste autonome dal PD che è divenuto meno ricettivo (specie se alle primarie di domenica 2 dicembre dovesse prevalere Renzi): liste civiche, arancione, verdi, viola e affini. Per la sinistra borghese le illusioni e la speranza di una soluzione della crisi in corso che provenga dall’alto, che essa possa mettere in opera sotto il mantello e con l’accondiscendenza dei vertici della Repubblica Pontificia e della comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e, comunque, nell’ambito del sistema di relazioni sociali capitaliste e dell’attuale sistema di relazioni internazionali, sono elementi costitutivi della sua natura: gli esponenti della sinistra borghese che le abbandonano, smettono di essere esponenti della sinistra borghese. Proprio per questo la sinistra borghese non può che oscillare e dividersi tra due opposte vie: rispondere ai richiami e agli allettamenti dei vertici della Repubblica Pontificia oppure prestare la sua opera alla costituzione del governo d’emergenza delle masse popolari organizzate, del GBP; darsi a promuovere la moltiplicazione e il rafforzamento di OO e OP; dispiegare le sue energie e risorse nell’attuazione della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” ad opera diretta delle OO e OP; promuovere ACE e ALE (Amministrazioni Comunali e Locali d’Emergenza): il tutto al fine di rendere ingovernabile il paese ai vertici della Repubblica Pontificia e fondare un Nuovo Potere.

Le illusioni e la speranza di una soluzione della crisi in corso che provenga dall’alto, dai vertici della Repubblica Pontificia e dalla comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti sono certamente dure a morire e ancora largamente diffuse anche tra le masse popolari. Ma il nullismo sostanziale delle amministrazioni comunali create nella primavera del 2011 e in quella del 2012 e il nulla seguito alla grande vittoria popolare del referendum di giugno 2011 (Acqua bene comune) hanno precluso ai loro promotori credibilità, seguito e favore elettorale.

I gruppi che hanno vinto le elezioni delle primavere 2011 e 2012 potevano fare delle amministrazioni comunali altrettanti centri di mobilitazione e aggregazione del consenso popolare nelle elezioni politiche. Se con la forza e le risorse delle amministrazioni comunali avessero fatto contro i vertici della Repubblica Pontificia quello che Grillo ha fatto con il web, avrebbero fatto la campagna elettorale che poteva fare di essi una lista destinata al successo elettorale. Forse in una certa misura hanno ancora il tempo per rimediarci nei mesi a venire - questa è la campagna elettorale che darebbe loro prospettive e noi comunisti dobbiamo sostenere quelli che ci si metteranno.

Consideriamo invece le condizioni in cui finora hanno affrontato l’attuale campagna elettorale. Prendiamo la migliore di esse, quella di Napoli. A due anni di distanza dalle elezioni, De Magistris si troverà a chiedere voti promettendo che con i voti delle elezioni nazionali farà a Roma quello che aveva promesso avrebbe fatto e non ha fatto con i voti avuti a Napoli. Con quale credibilità e con quale risultato è facile immaginarlo. Solo un sindaco che avesse fatto della sua amministrazione comunale il nemico numero uno del governo centrale e il bersaglio dei suoi strali, della disobbedienza  alle sue imposizione ed estorsioni la sua bandiera, dell’attuazione della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” la sua trincea, potrebbe realisticamente aspirare a vincere le lezioni contro i vertici della Repubblica Pontificia. Immaginiamoci l’appoggio che può ricavarne un Pisapia che porta in dote la sua Expo 2012 e i suoi buoni rapporti con la Curia! Né appoggio pratico né appoggio elettorale!

Il successo nelle elezioni comunali del 2011 e 2012 ha messo i vincitori alla prova di quello che sono disposti a fare e capaci di fare sotto l’ala del regime o alla testa delle masse popolari: finora il risultato non è tale da procurare il favore popolare nelle prossime elezioni neanche a quelli di loro che più si sono agitati. È quello che è valso anche per Vendola da alcuni anni alla testa della Regione Puglia. Chi si presenta individualmente come salvatore della patria, viene valutato per i risultati che ha avuto tempo e condizioni per produrre.

 

Queste sacrosante eppur semplici verità rafforzano in noi comunisti e in quanti sono capaci di assimilarle e abbastanza generosi per farle guida della propria azione, la convinzione che l’attore principale del governo d’emergenza sono le OO e le OP, non gli esponenti dei tre vivai (sinistra sindacale, sindaci ed altri esponenti democratici della società civile, personaggi della sinistra borghese non visceralmente anticomunisti). Questi tuttavia sono ancora oggi una componente indispensabile del movimento per la costituzione del GBP.

Dobbiamo quindi partecipare molto attivamente e con chiarezza di analisi alle discussioni relative alla campagna elettorale e alle elezioni politiche generali che si terranno nei CND, in ALBA e in altre analoghe aggregazioni, portando la linea che l’impegno principale dei prossimi giorni e mesi, perché oggi è l’avvio dell’unica soluzione realistica e praticabile della crisi, è la costituzione del GBP come tappa di un tratto di strada da fare con CSN, ACE e ALE, tre condizioni, attuazione principalmente per iniziativa diretta della OO e OP della linea “un lavoro utile e dignitoso per tutti”, ingovernabilità del paese per governi emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia. Contemporaneamente invece alle elezioni regionali e comunali dobbiamo partecipare e far partecipare nella forma posto per posto più efficace per promuovere la formazione di ALE e ACE. Il lavoro che abbiamo già condotto in ALBA e nel CND ci sarà molto utile per praticare questa linea a un livello a cui non siamo mai ancora arrivati, anche se la nostra arretratezza nel lavoro su OO e OP, nel lavoro operaio e nella formazione dei CdP ci sarà di freno.

 

Noi non chiamiamo la nostra linea nelle elezioni politiche generali “boicottaggio delle elezioni”, anche se nella sostanza lo è. E giustamente perché i vertici della Repubblica Pontificia hanno già svuotato il Parlamento del poco potere che aveva (era comunque solo il teatrino della politica borghese), lo hanno trasformato in una camera di registrazione dei decreti governativi, in un ufficio notarile, in un focolaio di corruzione e di malaffare, in una camera di compensazione e spartizione del bottino tra i servitori del regime, hanno reso impossibile un Parlamento in cui la volontà e le aspirazioni delle masse popolari siano in qualche misura rappresentate. Hanno perfino ignorato e violato i referendum dell’Acqua bene comune.

Non chiamiamo la nostra linea “boicottaggio delle elezioni” perché non rompiamo i ponti con quelli che voteranno M5S e neanche con quelli che saranno trascinati da illusioni e speranze mal riposte a votare liste minori o apertamente o sotterraneamente agganciate al PD (Pisapia, ecc.): se non sono capaci di fare altro, che ci provino! I fatti rafforzeranno noi, il loro fallimento (alla Ferrero e Diliberto degli anni 2006-2008), eleverà la coscienza politica delle masse popolari perché noi comunisti e quelli che da subito hanno aderito alla nostra proposta, avremo tracciato la strada.

L’importante è dedicare le nostre forze e chiamare tutti quanti sono disponibili, alla costruzione dell’unica realistica soluzione della crisi: questa si gioverà anche dell’ingovernabilità dall’alto che le elezioni, la campagna elettorale e le liste alternative alimenteranno, che soprattutto la lista M5S alimenterà, oltre che giovarsi dell’aggravarsi della crisi, del rafforzamento delle OO e OP e del dilagare dell’ingovernabilità dal basso.

  

Avanti quindi! Possiamo vincere!

Il Governo di Blocco Popolare sarà un balzo sulla via per instaurare il socialismo!

 

Le masse popolari organizzate possono porre fine al capitalismo e alla sua crisi!

Autogestione delle aziende e campagne elettorali: due linee d’attacco convergenti per costituire il GBP!

 

L’Italia è un paese abbastanza grande per sovvertire la cappa dell’Unione Europea e spezzare le catene dell’euro!

Il primo paese che si sottrarrà ai ricatti del sistema imperialista europeo e americano, aprirà la strada anche agli altri e riceverà il loro appoggio!

 

In nessun paese esiste il capitalismo puro che si trasforma in comunismo puro!

Nessun progresso è possibile per chi rifiuta di andare verso il socialismo!

  

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html].