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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Sfruttare i ballottaggi
delle elezioni amministrative
  Comunicato CC - 17 maggio 2011


Comunicato CC 19/11 - 31 maggio 2011

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Facciamo di ogni amministrazione locale un centro di mobilitazione delle
masse popolari per costituire un governo popolare d’emergenza!

 

Con le elezioni amministrative le masse popolari hanno inferto un serio colpo alla banda Berlusconi e alla Corte Pontificia: continuiamo, allarghiamo e rafforziamo l’offensiva!

 

Raccogliere i risultati della campagna elettorale: promuovere la moltiplicazione e il rafforzamento delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari, sviluppare il lavoro operaio del Partito, costituire Comitati di Partito clandestini!

 

Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari possono costituire il Governo di Blocco Popolare!

 

Opponiamoci con forza al riemergere dei fantasmi del passato, di Romano Prodi e dei suoi soci!

Non è Bersani e il centro-sinistra l’alternativa alla banda di criminali, fascisti, clericali e razzisti raccolta attorno a Berlusconi: sono vent’anni che si alternano a quella banda nel governo del paese e assieme lo hanno portato nel marasma attuale! La condanna della FINCANTIERI è anche opera loro! Come è anche opera loro la partecipazione del nostro paese alla guerra imperialista!

 

Solo la costituzione di un governo popolare d’emergenza può invertire il corso delle cose, salvare l’Italia e affratellare il nostro paese agli altri popoli e paesi del mondo intero!

 

Con la costituzione del GBP, avanziamo nella Guerra Popolare Rivoluzionaria che instaurerà il socialismo e contribuiamo alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo!

 

L’andamento e l’esito delle elezioni amministrative hanno confermato l’insegnamento che già aveva dato il movimento sindacale scatenato dalla resistenza al piano Marchionne degli operai FIAT capeggiata dalla FIOM (a prescindere da tutte le malefatte di cui la FIOM si è resa responsabile negli ultimi 40 anni e su cui si intestardiscono i sindacati alternativi, USB ecc., fino a vietarsi di approfittare delle potenzialità del presente). L’insegnamento è che quando organismi e personaggi, che escono autorevoli dalla storia che abbiamo alle spalle, chiamano alla lotta, una parte importante delle masse popolari è ancora pronta a mobilitarsi, nonostante le masse popolari del nostro paese negli ultimi decenni abbiano più volte subito sconfitte a causa del tradimento dei gruppi che le dirigevano.

Con la loro pratica le larghe masse smentiscono la cultura politica della sinistra borghese, cioè di quei partiti, gruppi e personaggi che rinnegano l’esperienza del movimento comunista e non concepiscono altro mondo oltre l’orizzonte delle relazioni sociali borghesi, non formulano e tanto meno si propongono e perseguono obiettivi che vadano oltre i confini fissati dal mercato, dal sistema imperialista, dalle relazioni sociali borghesi e quindi non si propongono obiettivi realistici e di un qualche interesse per le masse popolari. La sostanza delle prediche disfattiste della sinistra borghese, distillate, centellinate e diffuse ogni giorno da giornali come Liberazione e il manifesto e dai mille piccoli ma diffusi canali di intossicazione di cui ancora dispone la sinistra borghese, è che  non c’è niente da fare, che essa non può realizzare le sue “sublimi e generose aspirazioni” perché le masse popolari sono arretrate, sono inebetite dalla propaganda berlusconiana, sono corrotte, ecc. ecc. Ebbene anche la campagna elettorale e il suo esito hanno smentito clamorosamente questa propaganda disfattista, con cui la sinistra borghese giustifica la sua viltà e spiega la sua sconfitta. Le masse popolari hanno abbandonato la sinistra borghese, impersonata sul piano politico dal PRC, dal PdCI, dai frammenti derivati dalla loro esplosione nel 2008, perché la sinistra borghese si è rivelata alla prova dei fatti, da ultimo con la sua azione nel governo Prodi-D’Alema-Bertinotti-Epifani, incapace di condurre con una qualche efficacia una politica di un qualche interesse per le masse popolari. Incapacità che non dipende dalle caratteristiche degli individui, ma dalla natura della sinistra borghese: la sinistra borghese è per definizione costituita da partiti, gruppi e personaggi che non vedono oltre l’orizzonte della società borghese (un esempio per tutti sono le proposte che Valentino Parlato ha formulato per bocca di Pierluigi Ciocca su il manifesto di domenica 22 maggio) e quindi rifiutano e denigrano l’esperienza storica del movimento comunista. Da quando è iniziata la seconda crisi generale del capitalismo, e ancora più chiaramente da quando nel 2008 la crisi del capitalismo è entrata nella sua fase terminale, questa sinistra non può proporsi alcun obiettivo realista conforme agli interessi delle masse popolari, cede ogni giorno più alla destra borghese su ogni terreno, nel migliore dei casi si schiera impotente per la conservazione del passato mentre la destra borghese, quella estrema capeggiata da Berlusconi in combinazione con quella moderata raccolta nel PD, elimina una dopo l’altra le conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari avevano strappato alla borghesia e al clero sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale.

 

Per questo, al di là delle eventuali buone intenzioni dei suoi protagonisti, la sinistra borghese mortifica l’iniziativa delle masse popolari, mortifica e disperde la sinistra delle masse popolari e lascia spazio ai gruppi criminali, fascisti, razzisti e clericali che fomentano la mobilitazione reazionaria delle masse popolari e la guerra tra poveri apertamente predicata da Marchionne e da Bossi. In questo senso preciso le ultime elezioni amministrative, come la resistenza degli operai FIAT contro il Piano Marchionne, hanno mostrato e confermato che la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari è ancora possibile, che il “nuovo fascismo” non ha ancora vinto (come invece sostiene un variegato fronte che va da Asor Rosa a Proletari Comunisti) e siamo ancora in tempo a impedirne la vittoria, che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha lasciato un’eredità importante nelle masse popolari. Hanno anche mostrato e confermato il grande insegnamento che la questione decisiva è l’esistenza di un centro autorevole di direzione. A chi dice che non ci sono le condizioni per la mobilitazione rivoluzionaria, noi comunisti dobbiamo obiettare e spiegare che questo è vero solo nel senso che non esiste un centro autorevole che la promuova. Quindi la questione posta dai nostri obiettori, per chi è onesto e pratico, si traduce nella questione: esiste tra i gruppi autorevoli residuati della storia passata (sindacati, associazioni, frammenti della sinistra borghese) e tra i personaggi e gruppi della società civile qualcuno che sia disposto a porsi al servizio della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari o dovremo noi comunisti costruire ex novo (quindi con i passaggi e il tempo necessari) il centro autorevole di cui la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari ha bisogno, dovremo cioè subire il temporaneo ma doloroso e distruttivo trionfo della mobilitazione reazionaria?

 

Il nuovo Partito comunista italiano ha lanciato nel 2008 la parola d’ordine della costituzione del Governo di Blocco Popolare che ha come suo programma le sei misure generali.

 Il nostro Partito ha lanciato questa parola d’ordine perché esistono ancora gruppi autorevoli per la storia passata e personaggi della società civile che le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari possono indurre a porsi al servizio della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari. È possibile che le OO e OP costituiscano un loro governo d’emergenza composto da persone che godono della loro fiducia e che sono decise a dare forma e forza di legge nazionale, anche se ledono gli interessi e le abitudini e scardinano le istituzioni del sistema imperialista mondiale e del suo mercato, ai provvedimenti che caso per caso le OO e le OP interessate indicano per realizzare nel caso concreto le sei misure generali che costituiscono il programma del GBP, un programma atto a far fronte immediatamente agli effetti più gravi, distruttivi e impellenti della crisi generale (disoccupazione, precarietà, emarginazione, criminalità, disgregazione sociale, degrado dei servizi pubblici, distruzione dell’apparato produttivo, crisi morale e culturale, distruzione delle condizioni elementari della convivenza civile) e ad avviare la rinascita del paese in collaborazione con gli altri popoli e paesi.

 

L’andamento della campagna elettorale e l’esito delle elezioni amministrative migliorano le condizioni per la costituzione del GBP. Pongono la lotta per la costituzione del GBP su un terreno nuovo e più favorevole. In due delle maggiori città del nostro paese, a Napoli e a Milano, e in altre città e centri minori sono state elette Amministrazioni Comunali non solo in rottura con la destra borghese capeggiata dalla coppia Berlusconi-Bossi, ma anche in rottura a Napoli e in parziale rottura a Milano con la destra moderata raccolta nel Partito Democratico di Bersani. A Napoli De Magistris ha battuto il candidato del PD. A Milano le primarie hanno imposto al PD un candidato diverso da quello che la direzione del PD voleva. L’elezione dei nuovi sindaci è avvenuta grazie alla mobilitazione di una parte importante della sinistra delle masse popolari che anche il nostro Partito ha promosso. Ambedue i sindaci eletti, Luigi De Magistris e Giuliano Pisapia, si sono impegnati a gran voce a porre il lavoro alla testa dei loro obiettivi. Il nuovo Partito comunista ha incitato le organizzazioni della “carovana del (n)PCI” e tutti gli organismi operai e popolari a fare campagna elettorale all’insegna della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” e a mirare anche nella campagna elettorale principalmente alla creazione delle condizioni per la costituzione del GBP: moltiplicare il numero delle OO e OP e rafforzare il loro orientamento e la loro determinazione a costituire il GBP.

Si tratta ora di sfruttare e valorizzare i risultati della campagna elettorale. Ogni Amministrazione Comunale e in generale ogni Amministrazione Locale può diventare e deve diventare un centro promotore del movimento per la costituzione del GBP. Non è un processo facile. Solo una vigorosa battaglia del Partito, degli organismi in qualche misura legati al Partito, degli operai avanzati, della sinistra delle masse popolari determinerà un simile processo.

Se le nuove AC e AL si mettono a scimmiottare le vecchie, se cercano di dimostrare che loro sanno fare quello che le vecchie AC e AL volevano fare ma non riuscivano a fare o dicevano di voler fare ma non facevano, se cercheranno di usare l’appoggio popolare e il consenso di cui godono tra le masse popolari per imporre alle masse popolari gli interessi perseguiti dalle vecchie AC e AL e dai loro padrini, in particolare se cercheranno di imporre alle masse popolari la legge e l’ordine prima di mobilitare invece le masse popolari per realizzare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”, le nuove AC e AL andranno incontro a un completo fallimento. Con grande soddisfazione di Berlusconi che lo auspica e pronostica apertamente e del resto dei vertici della Repubblica Pontificia che lo attende in silenzio e ipocritamente cospira per provocarlo.

 Noi comunisti dobbiamo opporci apertamente e con ogni mezzo a questo sviluppo. Il fallimento non è escluso affatto, anzi è l’esito sicuro se noi comunisti, le OO e OP più avanzate, gli operai avanzati, la parte più avanzata delle masse popolari non ci mobiliteremo con energia e intelligenza per imporre la realizzazione della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

I vertici della Repubblica Pontificia hanno già posto ampie premesse per impedire che le nuove AC e AL adempiano il loro compito storico e innovatore. L’esito trionfale dei ballottaggi è frutto anche della confluenza sui candidati vincenti, in particolare su Pisapia a Milano e su De Magistris a Napoli, della Confindustria e di altre parti dei vertici della Repubblica Pontificia. I vertici della Repubblica Pontificia sono in preda a contrasti insanabili. La Confindustria, molte organizzazioni padronali, autorevoli esponenti del capitalismo industriale, bancario e finanziario vogliono disfarsi della banda Berlusconi. Sono in difficoltà perché Berlusconi e le Organizzazioni Criminali di cui è a capo non lasceranno il governo pacificamente: meditano quindi di usare le masse popolari per liberarsene. La banda Berlusconi non riesce a tenere l’Italia al passo con gli altri paesi imperialisti. Persino la Corte Pontificia è in larga misura arrivata alla conclusione che le conviene disfarsene.

Attenzione bene! La confluenza di parti importanti dei vertici della Repubblica Pontificia su candidati come De Magistris e Pisapia è anche un segnale importante: è la conferma che se le OO e le OP saranno decise a costituire un loro governo d’emergenza e renderanno il paese ingovernabile, i vertici della Repubblica Pontificia ingoieranno il rospo e si adatteranno, per trasformismo, alla costituzione del GBP, adottando la nota linea di cambiare tutto per non cambiare niente (il Gattopardo), di installare un governo di sinistra per fare una politica di destra (Agnelli). Quindi è una lezione importante che dobbiamo assimilare per approfittare delle manovre dei vertici della Repubblica Pontificia ma neutralizzarle al momento giusto: ride bene chi ride ultimo!

Ma nell’immediato è anche una manovra per inquinare e paralizzare le nuove AC e AL. Bersani & C hanno festeggiato in piazza l’esito della campagna elettorale che ha eletto candidati a cui loro si erano opposti e alla festa è comparso persino il fantasma di Prodi, il liquidatore dell’IRI e il capo del governo Prodi-D’Alema-Andreotti-Epifani. Insomma quelli che da venti anni governano l’Italia in alternanza e collaborazione con Berlusconi e che, se si dimette, sono pronti a proteggerlo oggi come l’hanno protetto tra il 1995 e il 2001 e tra il 2006 e il 2008. La loro presenza nelle nuove AC e AL sarà forte, sorretta anche dalla vecchia burocrazia, tale da rendere incerto l’orientamento della nuove AC e AL. L’influenza della destra sulle nuove Amministrazioni Comunali e Amministrazioni Locali è quindi forte e nell’ordine delle cose.

In secondo luogo già in campagna elettorale vari candidati, a incominciare da Pisapia, hanno messo l’accento sul fatto che “il Sindaco non può fare miracoli”, che attuare il diritto al lavoro non è nelle competenze delle Amministrazioni Comunali. Ed è vero che l’ordinamento della Repubblica Pontificia non assegna l’attuazione del diritto al lavoro alle AC e alle AL: del resto non la assegna a nessuno, perché il diritto al lavoro è rimasto sulla carta della Costituzione del 1947. È vero inoltre che l’economia di ogni zona dipende in modo determinante dall’economia dell’intero paese. Se le nuove Amministrazioni Comunali e in generale le nuove Amministrazioni Locali partono dai compiti che la Repubblica Pontificia assegna loro e si attengono a quei compiti, le nuove AC e AL saranno, come quelle che le hanno precedute, gli agenti locali della politica antipopolare del governo centrale: come mostrano le AL della Lega Nord nonostante le ricorrenti sparate demagogiche di Bossi.

Proprio per questo le nuove AC e AL devono rompere con questa triste tradizione delle AC e delle AL della Repubblica Pontificia. Non devono attuare le direttive, le indicazioni e le leggi del suo governo centrale che sono contrarie agli interessi delle masse popolari. Devono invece mettere loro in opera iniziative per attuare gli  interessi delle masse popolari, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” anche se per farlo dovranno svolgere attività in contrasto con le direttive e le leggi del governo centrale. Le nuove AC e AL devono dare un contenuto concreto alle autonomie locali: non usare la parola d’ordine dell’autonomia locale in senso demagogico come fa Bossi e la sua Lega Nord, ma attuarla realmente, nel senso di farsi portavoce degli interessi delle masse popolari della zona e promotori della loro mobilitazione e organizzazione per attuarli, contro le politiche del governo centrale emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia.

Il centro dell’azione di ogni Amministrazione Comunale e di ogni Amministrazione Locale deve essere l’attuazione della parole d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”. Questa è la base per affrontare ogni altro problema, compresi la sicurezza, la delinquenza, lo smaltimento dei rifiuti, il clientelismo, la corruzione, il parassitismo, la discriminazione, ecc. ecc. Una delle furbate della Repubblica Pontificia e di quanti, consapevoli o meno, la servono, è di disperdere l’attenzione, nella gestione delle AC e in genere delle AL, su mille e mille importanti e giusti problemi: giusti e importanti, ma derivati. È stupido e senza senso perdere tempo a studiare e discutere quale è la giusta soluzione per ognuno di essi: la soluzione adatta alle masse, le masse stesse la troveranno per ogni problema quando avranno la base per occuparsene e per incaricare di occuparsene i migliori esperti di cui si fideranno: la base è un lavoro utile e dignitoso per tutti. I problemi derivati, sono impossibile da risolvere se non su questa base: “un lavoro utile e dignitoso per tutti”. È impossibile sradicare davvero il clientelismo, il parassitismo, la malavita, la corruzione, l’emarginazione, l’ignoranza e l’abbrutimento se non si crea anzitutto la base di un lavoro utile e dignitoso per tutti.

“Ma questa base è difficile da realizzare, impossibile da realizzare!” Difficile certamente, perché contrasta con la natura del capitalismo, ma non impossibile in assoluto. Secondo la natura del capitalismo, un proletario lavora solo se valorizza il capitale, solo se un capitalista ha tornaconto a farlo lavorare. È il mondo alla rovescia. Ma “un lavoro utile e dignitoso per tutti” è quello di cui c’è bisogno per avere una società civile. È impossibile integrare gli immigrati in una società che si disintegra! È impossibile imporre la legalità se la legge esclude e uccide una parte importante delle masse popolari. In una società socialista invece c’è posto per tutti: ogni uomo in più è una testa e due mani in più, non solo uno stomaco in più! Per il capitalismo no. Non è così.

“Ma una AC non può assicurare un lavoro utile e dignitoso per tutti!”. Certo. Per questo ogni AC e AL deve impegnarsi e concorrere con tutte le altre AC e AL che ci stanno, a fare un governo che realizza quella base. Deve porre tra i suoi compiti, tra quello che deve fare per attuare i suoi compiti, la mobilitazione delle altre AC e AL a costituire un governo GBP. Deve attivarsi per far nascere dovunque nel paese le condizioni necessarie per costituire il GBP. Quello che la singola AC non può fare da sola, si impegna a mobilitare il resto del paese a creare le condizioni necessarie per costituire un governo nazionale che lo faccia. Questa è la dialettica tra AC e GBP.

Nella sua zona e nel resto del paese ogni AC e AL deve usare l’autorevolezza che le deriva dalla sua funzione e le risorse di cui dispone per promuovere la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari, per moltiplicare il numero delle OO e delle OP, per rafforzare il loro orientamento a costituire un loro governo d’emergenza. Quello che una AC non può fare, lo può fare un governo centrale che sia emanazione delle masse popolare, il governo d’emergenza delle OO e delle OP, il Governo di Blocco Popolare. Quindi ogni AC e AL deve usare i suoi reali poteri di mobilitazione delle masse popolari della zona, le sue risorse, le sue reali capacità  di relazionarsi con le altre AC e AL, la sua influenza nell’intero paese per rafforzare il movimento per la costituzione del GBP, con cui attuerà quegli interessi delle masse popolari della sua zona che da sola non è in grado di attuare.

Le autorità della Repubblica Pontificia (governo, Magistratura, Polizia, ecc.) scioglieranno le AC e le AL che si comporteranno in questo modo? Certo che saranno tentate di farlo! Ma se lo faranno, non faranno che accentuare l’ingovernabilità del paese, rafforzare la mobilitazione delle masse popolari e quindi affrettare la costituzione del GBP. Per governare, i poteri forti devono avere un certo sostegno o grado di sottomissione e rassegnazione delle masse popolari, una certa “pace sociale”. Questo è un loro tallone d’Achille. Dobbiamo approfittarne! Sciogliere le Amministrazioni Comunali di Napoli o di Milano perché vogliono assicurare un lavoro utile e dignitoso per tutti, sarà un affare ben diverso che sciogliere 500 amministrazioni comunali per infiltrazione mafiosa. Napoli e Milano sono due città di per se stesse di importanza nazionale e capaci di esercitare un’azione nazionale.

Un sindaco, un presidente di provincia, una istituzione locale, quali che siano le sue intenzioni e i suoi programmi, può essere altro che un agente locale dei vertici della Repubblica Pontificia solo se è sorretto dalle OO e dalle OP e se si mette al loro servizio, se subordina la sua azione al principio “un lavoro utile e dignitoso per tutti”, se per questo è deciso anche a scavalcare, eludere e violare le leggi, le regole e le prescrizioni delle autorità della Repubblica Pontificia e del suo governo. De Magistris, Pisapia e qualunque altro esponente della sinistra borghese o della società civile che si ritrova a capo di amministrazioni locali, possono svolgere un ruolo nazionale e un compito storico se si mettono a capo della OO e delle OP per attuarne gli obiettivi con l’autorità che loro deriva dalla funzione di cui sono investiti. Se le autorità della Repubblica Pontificia e il suo governo oseranno sciogliere simili amministrazioni, tanto peggio per le autorità della Repubblica Pontificia e il suo governo: crescerà l’ingovernabilità del paese, miglioreranno le condizioni per la costituzione a livello nazionale del GBP e in questa lotta le OO e OP selezioneranno anche gli individui meglio all’altezza dei compiti internazionali e storici del GBP.

Il nostro programma è l’unico realistico e praticabile nella crisi del capitalismo che si aggrava. È l’unico che dà risultati. Esso non propone e non costituisce un’amministrazione locale “migliore di quelle del centro-desta e del centro-sinistra” sullo stesso terreno e nello svolgimento degli stessi compiti che si proponevano quelle. Le amministrazioni di centro-destra e di centro-sinistra è dimostrato che hanno fatto a grandi linee la stessa politica. Hanno svolto il ruolo di agenti locali della Repubblica Pontificia, hanno fatto la gestione locale della sua putrefazione e della sua crisi, hanno avuto e hanno la funzione di zimbello locale del suo governo centrale e della Corte Pontificia. Svolgere meglio i compiti che le amministrazioni di centro-desta e di centro-sinistra hanno svolto male, significherebbe essere per le masse popolari peggio di loro: essere legalitarie senza offrire un lavoro utile e dignitoso, mettere masse contro masse, indurre la sinistra delle masse popolari che si è mobilitata per eleggerle contro il resto delle masse popolari. Significherebbe mettersi come le vecchie AC e AL in balia dei circoli affaristici, delle cricche e delle Organizzazioni Criminali della Repubblica Pontificia, delle sue polizie, delle sue Forze Armate, dei suoi servizi segreti. Il nostro programma porta invece le istituzioni locali a costruire le condizioni per la costituzione a livello nazionale del GBP, che è il modo per dare soluzione immediata almeno agli effetti più gravi della crisi (disoccupazione, precarietà, emarginazione, degrado ambientale e dei servizi, dissoluzione della coesione sociale, parassitismo, razzismo, ecc.) e per portare a un livello superiore la guerra popolare con cui andiamo verso l’instaurazione del socialismo: l’unica soluzione definitiva al marasma attuale.

 

 Il CC del (n)PCI chiede a tutti i Comitati di Partito, a tutti gli organismi della “carovana del (n)PCI”, a tutti i comunisti di buona volontà e ai lavoratori avanzati di gettarsi con slancio nella raccolta dei frutti della campagna elettorale, nella raccolta dei frutti dello sciopero generale del 6 maggio e delle mille azioni rivendicative e di protesta di questo periodo, nell’azione per fare delle nuove AC e AL dei centri promotori del movimento per la costituzione del GBP, per rafforzare le condizioni per la costituzione del GBP, che è la via più diretta, meno distruttiva e meno dolorosa per avanzare verso l’instaurazione del socialismo. E di combinare questo con la mobilitazione per il successo dei referendum del 12 giugno.

Noi comunisti dobbiamo procedere fermi nella nostra strategia: instaurare il socialismo tramite la Guerra Popolare Rivoluzionaria che in Italia significa instaurare passo dopo passo il Nuovo Potere, la direzione di cui le masse popolari hanno bisogno per risolvere i loro problemi e progredire. Contemporaneamente dobbiamo essere flessibili nella tattica, per mobilitare ad ogni passo ogni forza disponibile a compierlo con noi, per valorizzare ogni gruppo e personaggio che può dare un contributo, per compiere ogni passo avanti che la situazione rende possibile e che crea le condizioni per il passo successivo. Essere all’avanguardia non vuol dire escludere gli altri, impedire a chi ha fatto un errore ieri di fare una cosa positiva oggi: vuol dire creare le condizioni per far fare a ogni gruppo e individuo il meglio di cui è capace. L’esperienza e il bilancio dell’esperienza ci porteranno a una definizione più avanzata e quindi più dettagliata e precisa della Guerra Popolare Rivoluzionaria che stiamo conducendo.

 

Avanti verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare!

 

Il movimento comunista rinasce forte delle lezioni del passato,
dei successi conseguiti e delle sconfitte subite!

 

Vincere è possibile! Dipende principalmente da noi!