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Comunicato CP 09/09 - 9 aprile 2009
Non piangiamo sui nostri morti e feriti!
Vendichiamoli! Facciamola finita con la Repubblica Pontificia!
I morti e i feriti non sono vittime del terremoto, ma dell’incuria della Repubblica Pontificia e della sua classe dirigente!
Forse era impossibile prevedere con assoluta sicurezza che il terremoto si sarebbe aggravato proprio lunedì mattina e proprio nella zona di L’Aquila. Di certo però gli istituti di ricerca sui terremoti lamentano da decenni che le Autorità Pubbliche sono avare di denaro e di risorse per la ricerca sismica e per il controllo del territorio e degli eventi. Ma è forse questo il problema?
Terremoti come quello che ha causato tanti morti e feriti, tante distruzioni, paure e sofferenze nella provincia di L’Aquila ne avvengono tutti gli anni in altri paesi che come l’Italia hanno zone ad alto rischio sismico, in Giappone per citare un caso concreto. In generale non causano neanche lesioni agli edifici, perché sono costruiti o rinforzati secondo le tecniche antisismiche. Perché nel nostro paese è diverso?
Le vittime e le distruzioni di questi giorni non sono prodotte dal terremoto, ma dall’incuria delle Autorità Pubbliche e dagli interessi dei loro mandanti: il Vaticano, la Confindustria, le Organizzazioni Criminali, gli imperialisti USA, i gruppi sionisti. Sono gli stessi effetti della loro incuria e dei loro interessi che vediamo anche nell’inquinamento del territorio, nella devastazione dell’ambiente, nel degrado del territorio urbano e rurale, nella disoccupazione, negli incidenti sul lavoro, nel naufragio degli immigrati, nella miseria economica e morale che mortifica le masse popolari del nostro paese.
Le tecniche per costruire edifici e strutture capaci di resistere a terremoti come quello di L’Aquila sono conosciute da anni, non solo nel mondo, ma anche in Italia.
Tutti gli italiani hanno avuto modo di constatare, se non altro tramite la televisione, lo sfarzo e il lusso, l’ostentazione di ricchezza del Vaticano, di Berlusconi e di migliaia di altri esponenti della classe dominante del nostro paese. Le decine di ville di Berlusconi sono celebri in tutto il mondo. Ma non è il solo. Denaro e risorse di ogni genere non mancano nel nostro paese, ogni volta che servono al Vaticano e ai ricchi.
Quindi non sono né le conoscenze, né i materiali né la manodopera che mancano in Italia, per costruire i nuovi edifici secondo le avanzate tecniche antisismiche e per mettere in sicurezza i vecchi edifici. È che le Autorità Pubbliche demandano alle singole famiglie la messa a norma antisismica delle abitazioni e demandano alla beneficenza dei ricchi la messa a norma antisismica del patrimonio artistico e delle strutture pubbliche. È che sono i ricchi che dispongono dei mezzi per la tutela dell’ambiente del paese e loro pensano ad altro!
L’Italia è un paese capitalista tra i più progrediti, ma il suo territorio è allo sfascio. Ogni calamità naturale si trasforma regolarmente in tragedie con distruzioni, morti e feriti. La Pubblica Amministrazione non assicura i servizi essenziali e normali in ogni paese civile. Bastano un terremoto, qualche giorno di pioggia, qualche settimana di siccità perché si arrivi alla calamità nazionale. La Criminalità Organizzata pervade le strutture economiche e politiche dell’intero paese e domina il territorio di intere regioni.
Contemporaneamente l’Italia è nota in tutto il mondo per essere il paese del lusso e della dolce vita per chi se la può permettere.
Non sono novità quelle che diciamo. Ad ogni disgrazia, molti personaggi e molti gruppi da decenni regolarmente le denunciano. Poi vengono dimenticate e le cose riprendono come prima, fino alla disgrazia successiva.
Perché?
Perché gran parte della classe dominante nasconde la causa fondamentale di questo andamento delle cose. Confonde le acque, chiamando in causa chi “la natura degli italiani”, chi la conformazione geologica del nostro paese, chi entrambe. Frasi fatte sulla maledizione e sul “destino cinico e baro” condiscono e abbelliscono retoricamente l’opera di occultamente della vera causa delle nostre disgrazie nazionali.
Perché nessun partito oggi assume a base del suo programma di rinnovamento del paese l’eliminazione della causa fondamentale di questo andamento delle cose e lo persegue con determinazione e senza arrestarsi davanti agli ostacoli e alle potenti resistenze, aperte e nascoste, dei responsabili dello sfacelo.
Perché molti ignorano o tacciono la causa fondamentale di questo andamento delle cose.
Dove sta la radice di questa singolarità italiana? Perché non siamo un “paese normale”? Perché alle disgrazie che la crisi generale del capitalismo genera in tutto il mondo, da noi ancora oggi si aggiungono ad aggravarle disgrazie particolari?
La radice di questo andamento particolare delle cose nel nostro paese sta nel predominio che il Papato e la sua Chiesa, in breve il Vaticano, hanno mantenuto nella classi dirigenti italiane da cinque secoli in qua, nonostante i cambiamenti avvenuti nella struttura economica e politica del paese.
Al sorgere dell’epoca moderna, contro i vecchi poteri medioevali la borghesia proclamava che compito, dovere e giustificazione delle Autorità Pubbliche è promuovere il benessere economico e il progresso culturale delle popolazione e sostenerla nella realizzazione del diritto di ogni individuo alla felicità. Invece per la loro natura medioevale il Papato e le sue appendici concepivano e concepiscono il governo del paese al modo medioevale: come diritto del principe di estorcere ai sudditi quello che essi producono in più della mera sussistenza e dovere dei sudditi di dare al principe quello che il principe chiede ed essergli grati della beneficenza, delle elemosine e delle feste che egli per sua grazia e bontà concede.
In Italia questa concezione medioevale del potere si è trasmessa, perpetuata e rinnovata nella borghesia imperialista, nel clero e nelle Organizzazioni Criminali che saccheggiano ancora oggi il nostro paese, in combutta con gli imperialisti USA e NATO e con i gruppi sionisti: il focolaio di questa infezione è il Vaticano e la sua Chiesa, da cui non siamo ancora riusciti a liberarci.
Il Papato è per sua natura un residuo medioevale, il principale residuo medioevale riciclato nell’Italia moderna, il centro e il baluardo di tutti i residui medioevali: delle barbarie ereditate dal passato che assieme alle nuove barbarie dell’epoca imperialista soffocano il nostro paese, impediscono il suo progresso civile e culturale.
Il Vaticano, la sua Chiesa, le sue Congregazioni ed Opere Pie sono diventati la principale potenza immobiliare e finanziaria dell’Italia moderna, titolari di un’enorme rendita parassitaria. Come un’armata di piovre fameliche gravano sull’attività economica moderna del paese. Per di più hanno educato ed educano generazioni di borghesi, di professionisti e di ricchi al lusso, alla corruzione, allo sperpero, al crimine e alle prepotenze compensati dalle elargizioni fatte alla Chiesa di Dio. Sono strettamente intrecciati con tutti i settori della classe dominante, li aiutano a far fronte alle rivendicazioni e alle proteste delle masse popolari, si fanno forti dei loro diritti di proprietari e delle loro ricchezze.
Questa è la specificità del nostro paese, tra i moderni paesi capitalisti europei. Questo è l’intoppo che deve rimuovere ogni classe e partito che vuole veramente e onestamente porre fine all’arretratezza tipica del nostro paese, al suo tanto nominato “imperialismo straccione”, alla “diversità italiana”. Qui sta la fonte dell’emigrazione che nei primi cento anni dopo l’unificazione ha impoverito il nostro paese. Questa è la matrice del trattamento barbaro che oggi le Autorità Pubbliche e i ricchi riservano agli immigrati e dell’abbrutimento razzista che si diffonde anche tra le masse popolari. Qui è il covo degli assassini su cui grava anche la responsabilità dei morti, dei feriti e delle distruzioni del terremoto di L’Aquila.
Quando circa 150 anni fa la borghesia unificò l’Italia con il Risorgimento, essa non osò scuotere radicalmente il predominio del Papato, per paura dei contadini e degli altri lavoratori. Restarono isolate o vennero soffocate le voci (come quelle di De Sanctis, Sonnino e altri) che nel suo seno si levarono per promuovere il rinnovamento economico, polittico, sociale e culturale del paese fino in fondo, cioè fino all’eliminazione del Vaticano, della sua Chiesa e degli altri residui feudali.
La cricca di Giolitti prima e poi il fascismo di Mussolini reintrodussero apertamente il Vaticano nel teatrino della politica borghese. Con la sconfitta del fascismo nel 1945 la Corte Pontificia, sostenuta dagli imperialisti USA, divenne addirittura il centro del nuovo regime, la Repubblica Pontificia che non osò assumere il suo nome. Essa riuscì a imporsi avvalendosi della liquidazione della Resistenza promossa all’interno del movimento comunista dai revisionisti di Togliatti e favorita dai circa trenta anni di ripresa dell’accumulazione capitalista e di sviluppo dell’attività economica che seguirono la seconda Guerra Mondiale.
Nella storia del nostro paese, solo il primo Partito comunista italiano nel periodo positivo della sua storia, ha osato per bocca del suo fondatore Antonio Gramsci porre apertamente alla base del suo programma l’eliminazione del Vaticano e del resto dei residui feudali e la connessa rivoluzione intellettuale e morale. La classe operaia per instaurare il socialismo ed emanciparsi dalla borghesia nel nostro paese deve compiere anche l’opera che la borghesia non ha compiuto.
Oggi il nuovo Partito comunista italiano non chiama solo alla solidarietà immediata con le vittime che l’incuria delle Autorità Pubbliche ha causato in questi giorni in provincia di L’Aquila e alla mobilitazione per imporre alle Autorità Pubbliche di fare immediatamente il loro dovere e di mobilitare per i soccorsi immediati tutte le risorse di cui le Autorità dispongono in abbondanza.
Il nuovo Partito comunista italiano chiama anche al rinnovamento del paese, solo modo per impedire che tragedie simili si ripetano, che l’opera della ricostruzione si trascini per decenni come è avvenuto per la altre “calamità naturali” a cui l’incuria delle Autorità Pubbliche ha esposto le masse popolari del nostro paese.
Il nuovo Partito comunista italiano è l’erede e il continuatore del vecchio e glorioso PCI di Antonio Gramsci, dei Partigiani e degli antifascisti. Il (n)PCI raccoglie, mobilita e organizza le forze decise a mettere fine alla barbarie vecchie e nuove che infestano il nostro paese e di cui il Vaticano è il maggiore baluardo e Berlusconi il più qualificato portavoce.
Basta con la Repubblica Pontificia! Basta con il governo Berlusconi!
La lotta per porre fine all’eredità medioevale che soffoca il nostro paese si combina per sua natura con la lotta contro gli effetti della fase terminale della crisi generale del capitalismo. Nessun governo nato con la benedizione della Corte Pontificia è in grado di porre fine neanche agli effetti più gravi della crisi generale: alla disoccupazione, ai licenziamenti, alla chiusura delle aziende, alla precarietà, all’insicurezza, alla malavita dilagante, alla barbarie contro immigrati, donne, emarginati e gli altri settori più deboli della popolazione.
Ogni governo nato con la benedizione della Corte Pontificia è un governo di ricchi: governo della prepotenza e della repressione, del razzismo e della guerra.
La bande fasciste che ricominciano a insanguinare il nostro paese con le loro vigliacche aggressioni ai più deboli, sono benedette dai preti, sono promosse da figli di buona famiglia cresciuti nelle scuole dei preti!
Solo un governo d’emergenza formato dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari può prendere le misure indispensabili contro le conseguenze più gravi della crisi.
Queste si riassumono nelle seguenti sei misure.
1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).
2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.
3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato).
4. Eliminare attività e produzioni inutili e dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.
5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva.
6. Stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
Queste misure le può realizzare solo un governo d’emergenza costituito dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari. Queste sono già in gran numero nel nostro paese. Altre bisogna costituirne. Bisogna elevare la loro combattività, la loro fiducia in se stesse, il loro coordinamento. La solidarietà con le vittime che l’incuria delle Autorità Pubbliche ha fatto in provincia di L’Aquila le fa crescere. Per questo il governo Berlusconi non vuole volontari.
Le masse popolari organizzandosi non solo possono far fronte alla crisi e tutelare i loro interessi immediati, ma sono anche in grado di alimentare un clima di solidarietà diffuso e potente, di dare il via a una nuova epoca di progresso, di dare vita a un’umanità superiore.
Già da subito le organizzazioni operaie e popolari possono fare di più e molto meglio di quanto già fanno per difendere i loro quartieri, le loro città e il territorio dal degrado, dalla violenza e dall’inquinamento generati dalla borghesia, dagli speculatori, dalle Organizzazioni Criminali, dal clero e dai loro servi, per far fronte da subito almeno agli effetti più gravi della crisi generale del capitalismo.
Organizziamo squadre popolari per difendere il nostro territorio dalla borghesia, dal clero, dalle Autorità e dalle Organizzazioni Criminali, per imporre servizi e condizioni civili di vita, per impedire il pattugliamento dei fascisti, dei razzisti della Lega Nord e degli sbirri!
La crisi generale del capitalismo richiede soluzioni d’emergenza!
Facciamo in modo che esse aprano la via all’instaurazione del socialismo e al superamento definitivo del capitalismo!
Le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari devono costituire un governo d’emergenza!
Facciamola finita con la Repubblica Pontificia!
Cacciamo il governo Berlusconi!
Instauriamo un governo di Blocco Popolare!
Che tutti quelli che sono già convinti che questa è la via d’uscita dalla crisi del capitalismo, si uniscano, si organizzino e la propagandino, in primo luogo tra gli operai avanzati e gli elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari!
Un governo di Blocco Popolare formato e sostenuto dalle organizzazioni operaie e dalle organizzazioni popolari sparse nel territorio, deve prendere in mano il paese!
Le grandi aziende non devono più essere dei padroni!
Le grandi aziende devono essere dei lavoratori e del loro nuovo Stato!
Alle piccole aziende il governo di Blocco Popolare affiderà commesse perché producano quanto necessario e assegnerà loro tutti i rifornimenti di cui hanno bisogno!
Le aziende non devono più produrre profitti! Devono produrre beni e servizi per chi lavora!
Tutta la società deve essere riorganizzata in conformità con questa nuova base!
Nessuna attività sociale, collettiva, che implica il concorso e la collaborazione di più persone deve più essere lasciata all’arbitrio di un singolo!
Ogni attività sociale deve essere gestita secondo progetti e criteri pubblicamente conosciuti, esaurientemente discussi e approvati!
Le organizzazioni di massa devono aiutare e sollecitare tutti a conoscere, capire, partecipare e decidere!
Le nuove generazioni devono essere educate e abituate a conoscere il mondo che le circonda, a discutere dei criteri che guidano la loro attività e a decidere e gestire la loro vita!
Compagni, operai, proletari, donne, giovani, immigrati: arruolatevi nel (nuovo)Partito comunista italiano!
Partecipate alla campagna di organizzazione del Partito, costituite in ogni azienda, in ogni zona e in ogni organizzazione di massa un Comitato di Partito clandestino!