INDICE DELLE LETTERE APERTE

05 aprile 02

 

Lettera aperta alla redazione di

Le Drapeau Rouge (organo centrale del Partito Comunista di Francia (maoista) in formazione) <ledrapeaurouge@yahoo.fr>

 

Cari compagni,

nel quadro dell’esame che nel n. 7 (gennaio-febbraio-marzo 02) della vostra rivista fate delle posizioni e della storia della redazione di Front Social, a pag. 19 avete scritto quanto segue: “Siamo nell’ambito della teoria del complotto, dello stesso stampo di quella dei loro amici italiani che vedono negli attentati commessi da altri una manovra provocatoria contro la costruzione del Nuovo Partito Comunista. Front Social d’altra parte ha pubblicato il loro programma che consiste, dopo essersi dichiarati clandestini, nel presentarsi a viso aperto alle elezioni”.

Effettivamente noi da una parte riteniamo che i comunisti costituendosi in partito devono arrivare ad assicurare alle masse popolari una direzione non solo giusta ma anche sicura e duratura e riteniamo che per raggiungere questo obiettivo i nuovi partiti comunisti nei paesi imperialisti devono non solo proclamarsi ma essere clandestini. In caso contrario non solo non riusciranno ad assicurare una direzione sicura e duratura, ma è anche difficile che riescano ad assicurare una direzione giusta. Infatti una linea giusta non piove dal cielo né nasce nella testa di qualche genio, ma è il frutto di un’elaborazione delle esperienze che può essere compiuta solo in condizioni organizzative adeguate ad un duraturo lavoro collettivo. I legami con le masse necessari per dirigerle non nascono all’improvviso, ma sono anch’essi il frutto di una relativamente lunga esperienza collettiva e della sua critica e verifica in una pratica collettiva di lunga durata. Nella rivista La Voce e in altri scritti reperibili nella nostra pagina web, alcuni anche in lingua francese  (Edizioni in Lingue Estere - EiLE), abbiamo spiegato ampiamente queste concezioni, sia dal punto di vista del patrimonio teorico e dell’esperienza più che centenaria del movimento comunista internazionale (in particolare riferendoci alla teoria e all’esperienza di Lenin e del suo partito), sia dal punto di vista delle condizioni concrete in cui i comunisti dei paesi imperialisti lottano per la rinascita del movimento comunista e per la costruzione di nuovi partiti comunisti basati sul marxismo-leninismo-maoismo.

D’altra parte riteniamo che la via alla rivoluzione socialista nei paesi imperialisti sia la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata in conformità agli insegnamenti di Mao, applicati nelle condizioni concrete dei paesi imperialisti. Riteniamo che per sviluppare questa guerra nelle condizioni concrete dei paesi imperialisti i nuovi partiti comunisti debbano padroneggiare tutte le forme di lotta usate dalle masse popolari. In particolare riteniamo che attualmente bisogna usare tutti i mezzi che la situazione presenta e che le nostre forze consentono per sviluppare il movimento dei lavoratori, la coscienza rivoluzionaria dei lavoratori avanzati, la loro coscienza socialista, la loro coscienza dei compiti immediati e di quelli strategici e soprattutto il loro legame con il lavoro per la ricostruzione di autentici partiti comunisti. A questo fine abbiamo sollecitato le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista legali del nostro paese a costituire un “Fronte per la ricostruzione del partito comunista” che partecipasse anche alla campagna elettorale della primavera dell’anno scorso. Probabilmente cercheremo di convincerle a ripetere quella fruttuosa esperienza anche in occasione di future elezioni. Nel nostro paese ampie masse di lavoratori e una gran parte delle masse popolari (sicuramente più del 70%) sono in vari modi coinvolte nelle campagne elettorali indette dalla borghesia imperialista. Da ciò nascono condizioni che consentono, con un opportuno intervento, di creare nelle masse un terreno più favorevole al nostro lavoro e di raccogliere forze e risorse per la ricostruzione di un autentico partito comunista. La costruzione di un partito basato sul marxismo-leninismo-maoismo costituisce la prima tappa del nostro lavoro. Nella fase attuale tutto il nostro lavoro deve mirare al raggiungimento di questo obiettivo. Anche queste concezioni sono spiegate ampiamente nella rivista La Voce e in altri scritti reperibili nella nostra pagina web, alcuni anche in lingua francese.

Proprio perché la ricostruzione di un autentico partito comunista, basato sul marxismo-leninismo-maoismo, costituisce la prima tappa del nostro lavoro abbiamo più volte criticato con particolare forza la deviazione militarista di alcune Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS) italiane. In Italia, per una serie di condizioni, alcune specifiche del nostro paese, altre comuni a vari paesi imperialisti, la deviazione militarista tra le FSRS è importante e sarebbe sbagliato confonderla con la violenza delle masse, anche con la violenza non ancora organizzata delle masse, con la violenza spontanea direttamente generata dall’esperienza dell’oppressione e dell’emarginazione. In Italia si tratta di una tendenza ideologica e politica di lunga data, generata dalla sconfitta del movimento comunista e dall’influenza dell’ideologia borghese su individui rivoluzionari che hanno perso o non hanno mai avuto alcuna fiducia nella capacità rivoluzionaria della classe operaia. Si tratta di una tendenza ideologicamente e politicamente analoga alla corrente terroristica che si sviluppò in Russia e in Europa all’inizio del secolo XX e contro cui a lungo combatterono Lenin e il suo partito. Questa deviazione attuale ha un legame solo esteriore e demagogico con la lotta armata sviluppatasi in Italia e in altri paesi imperialisti negli anni ‘70. Rispetto a quest’ultima noi non condividiamo il giudizio negativo espresso negli anni ‘80 dal MRI (vedi: A World to Win) e, in Italia, da Rossoperaio (vedi: Presentazione della traduzione in italiano dell’intervista del Presidente Gonzalo a El Diario Inernacional). Rispetto alla lotta armata di quegli anni già allora abbiamo sostenuto un’opinione eguale a quella espressa dal Presidente Gonzalo nell’intervista concessa a El Diario Internacional all’inizio degli anni ‘90. I gruppi militaristi di oggi sono ideologicamente e politicamente una cosa del tutto diversa dalla lotta armata degli anni ‘70. Questa nacque come espressione più avanzata e più organizzata di un movimento di massa e i suoi migliori esponenti per anni cercarono di impiegarla per la ricostruzione di un vero partito comunista (propaganda armata). I militaristi di oggi invece sostengono l’attuazione di attentati da parte di individui o di piccoli gruppi ai danni di esponenti o di beni della borghesia imperialista come un’attività che secondo alcuni dovrebbe supplire alla mancanza di una politica rivoluzionaria della classe operaia e secondo altri dovrebbe “aprire la strada” alla politica rivoluzionaria della classe operaia. Proprio per questo, la borghesia imperialista può sfruttare ampiamente la loro attività nella sua lotta per impedire la ricostruzione del partito comunista. La strategia della tensione è un vecchio arnese della controrivoluzione: dall’incendio del Reichstag, a piazza Fontana, alle Torri Gemelle. In alcune situazioni le attività dei gruppi militaristi da una parte e dall’altra le operazioni della borghesia imperialisti non sono distinguibili e finiscono per avere nel movimento politico principalmente lo stesso ruolo, al di là delle intenzioni e dei proclami dei militaristi. Questa confusione pratica è una critica della deviazione militarista, fornita dall’esperienza pratica di larghe masse. Abbiamo esposto queste riflessioni in vari scritti, tra cui l’opuscolo Martin Lutero (1999) e in particolare nella Lettera aperta a Secours Rouge Pierre Overney - Parigi, Supplemento 1 a La Voce n. 9 febbraio 2002. Anche questi scritti sono reperibili nella nostra pagina web, in parte anche in lingua francese.

Nella vostra critica voi liquidate queste questioni con superficiali allusioni. Ma potreste forse dimostrare che le nostre posizioni contrastano col patrimonio teorico e con l’esperienza del movimento comunista o che non corrispondono alla situazione concreta della lotta di classe in Italia? Potreste sostenere che negli attuali paesi imperialisti è possibile sviluppare un movimento rivoluzionario senza la direzione di un partito clandestino? L’esperienza del partito di Lenin non insegna forse che occorre combinare la clandestinità del partito con ogni genere di lavoro politico, ivi compreso ogni genere di lavoro politico legale, ivi compresa la partecipazione in certe condizioni alle elezioni indette dalla borghesia?  Non è forse vero che la storia della prima ondata della rivoluzione socialista e l’analisi degli attuali regimi politici dei paesi imperialisti convalidano entrambi quell’insegnamento?  Come credete che sia possibile sviluppare una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata senza un partito clandestino? Cosa ha che fare con una politica comunista la concezione militarista, che sta alla violenza spontanea come lo spontaneismo sta alla spontaneità? Non è forse vero che la borghesia imperialista usa gli attentati compiuti dai militaristi così come compie essa stessa attentati terroristici per ostacolare lo sviluppo del movimento comunista? Questo ovviamente non vuol dire né che la borghesia imperialista riesca a impedire lo sviluppo del movimento comunista, né che i militaristi da una parte e dall’altra i manutengoli della borghesia siano la stessa cosa. Anche se le azioni dei militaristi hanno un effetto politico principalmente negativo per la causa della rivoluzione socialista, la solidarietà delle masse popolari nei confronti dei rivoluzionari prigionieri, anche nei confronti di quelli appartenenti ai gruppi militaristi è un fattore importante di educazione politica per le masse e la contraddizione tra noi e i militaristi è in linea di massima una contraddizione in seno al popolo, come la contraddizione tra noi e gli economicisti e gli opportunisti, cioè è una contraddizione che dobbiamo affrontare principalmente con la lotta ideologica e politica, beninteso senza alcuna concessione alla pretesa dei militaristi di essere immuni da critiche o di essere trattati con i guanti perché loro “impugnano le armi” o di passare sotto silenzio il danno che essi fanno alla causa della costruzione di un partito marxista-leninista-maoista.

Oggi esistono varie divergenze tra quanti nei paesi imperialisti lavorano seriamente e onestamente alla rinascita del movimento comunista e in particolare alla costruzione di partiti comunisti basati sul marxismo-leninismo-maoismo. Le vostre critiche quindi non ci stupiscono e anzi sarebbero le benvenute se affrontassero analiticamente gli argomenti a cui si riferiscono. Per superare le attuali divergenze, oltre alla verifica nella pratica, è necessario anche un serio e onesto dibattito tra le organizzazioni comuniste e tra i comunisti, un dibattito che sia basato sul patrimonio teorico e sull’esperienza del movimento comunista e sull’analisi delle situazioni concrete. Un serio e onesto dibattito fa progredire tutte le organizzazioni che vi partecipano. Per come sono, le vostre critiche che abbiamo citato ci sembrano invece basate su una conoscenza superficiale della nostra linea e della nostra attività o forse semplicemente riportano quello che avete sentito dire da membri di Rossoperaio (le cui Tesi Programmatiche abbiamo recentemente criticato - Supplemento n. 1 a La Voce n. 7 - in modo tanto inoppugnabile che dopo gli stessi autori le hanno ufficialmentequalificate come un documento locale e d’occasione) oppure derivano dalla stizza per l’interferenza che in qualche modo ha nella vostra lotta con Front Social il fatto che Front Social ha pubblicato parte del nostro programma e qualche nostro scritto (simili “interferenze” indirette oggi avvengono in ogni paese e sono una malattia della fase: vorremmo che fosse chiaro che non intendiamo intervenire in una lotta in cui, data la nostra scarsa conoscenza della situazione del movimento comunista in Francia, faremmo solo interventi e critiche superficiali). Dato che non è mai esistito alcun rapporto diretto tra le nostre organizzazioni e che conosciamo solo superficialmente e con molte lacune le vostre pubblicazioni, non siamo in grado di decidere quale sia la causa della superficialità delle critiche che ci fate. Abbiamo tuttavia fiducia che lo studio di quanto abbiamo sopra indicato vi porterà a rettificarle e che potremo leggere una vostra presa di posizione sulla linea che seguiamo più esplicita e più fondata: a nostro parere essa implica anche questioni e concezioni che non riguardano solo il movimento comunista del nostro paese, ma almeno quello di tutti i paesi imperialisti.

Sinceramente vi auguriamo che possiate dare un contributo valido alla costruzione di un autentico partito comunista in Francia: sarebbe un successo di grande importanza per tutto il movimento comunista e quindi in particolare anche per noi comunisti italiani. Cordiali saluti.