7 novembre 2004 - 87o anniversario della Rivoluzione d’Ottobre

Rapporti Sociali 35 - novembre 2004   (versione Open Office / versione MSWord)

 

Raccogliamo gli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria e delle prime esperienze di costruzione del socialismo

 

“…Di fronte al marasma economico, politico e culturale in cui ha sprofondato il mondo, la classe dominante e gli individui al suo servizio o comunque succubi della sua influenza ideologica obiettano che ‘comunque non è possibile un mondo diverso’, che ‘comunque non è possibile un ordinamento sociale diverso’ e cercano di indurre alla rassegnazione e alla disperazione o al massimo a cercare di contenere gli eccessi e di rabberciare qua e là le falle più intollerabili della società attuale. I borghesi più progressisti arrivano a predicare e praticare l’elemosina e la beneficenza: riconoscono che anche i proletari hanno diritto a mangiare a sazietà. I più audaci, arrivano a esortare gli esponenti della classe dominante a ‘creare un fondo internazionale per porre fine alla fame e alla miseria’! I borghesi combinano l’oblio e la denigrazione dei primi paesi socialisti per impedire che si diffonda la coscienza che un mondo diverso, un ordinamento sociale diverso non solo è possibile, ma ha già mosso i primi passi, ha dato le prime prove di sé nei primi paesi socialisti costruiti dalla prima ondata della rivoluzione proletaria nella prima metà del secolo appena finito.

Perché la borghesia e i suoi seguaci trattano i primi paesi socialisti come la pecora nera della storia dell’umanità? Noi siamo immersi da quasi 30 anni nella seconda crisi generale del capitalismo. La classe dominante, la borghesia imperialista, ha grande interesse a nascondere o denigrare l’esperienza di quei paesi che sorsero come via di uscita alla prima crisi generale del capitalismo (1910-1945) e che sottrassero per alcuni decenni al dominio della borghesia imperialista fino a un terzo dell’umanità. È altrettanto evidente il nostro interesse e l’interesse di tutti quanti cercano una via d’uscita dall’attuale marasma della seconda crisi generale del capitalismo a studiare con cura quell’esperienza.”

La citazione da “I primi paesi socialisti”, di Marco Martinengo (ed. Rapporti Sociali, maggio 2003, pag. 5) indica il compito che ci assumiamo con l’avvio di una rubrica sulla storia dei paesi socialisti. Il procedere della seconda crisi generale del capitalismo evidenzia l’incompatibilità tra gli interessi delle masse popolari e quelli della borghesia imperialista e mostra gli imbrogli dei revisionisti, che continuano a sostenere la possibilità di salvaguardare insieme gli interessi degli uni e degli altri. Spetta a noi individuare chiaramente la direttiva di marcia verso la società socialista, una società che ha già saputo dimostrare cosa significa porre al proprio centro l’uomo e non il profitto.

Nemmeno le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS) hanno consapevolezza della storia dei paesi socialisti e coscienza di cosa abbia significato la costruzione del socialismo. Tutto ciò è opera deleteria del revisionismo, che si è affiancato alla propaganda borghese per denigrare le esperienze di costruzione del socialismo. È per quest’opera che le masse popolari ignorano completamente quelle esperienze, e sono convinte che nei paesi socialisti si viveva male, alle soglie della miseria, in una situazione di sfascio progressivo, di repressione e di oppressione dittatoriale sulla maggioranza della popolazione. Tutto ciò, che secondo la propaganda borghese e quella revisionista è la condizione strutturale dei paesi socialisti, in realtà inizia in quei paesi proprio con l’avvento al potere dei revisionisti e corrisponde in modo sempre più preciso non al passato, ma al presente, al tentativo di restaurazione del capitalismo che le classi dirigenti in URSS e altrove pongono in atto senza alcuna cura delle esigenze delle masse popolari e anzi senza fermarsi di fronte ad alcuna atrocità.

Noi con questa rubrica intendiamo illustrare nei vari campi e in dettaglio i grandi successi, i risultati stupefacenti che si raggiunsero nei paesi dove le masse popolari guidate dai loro partiti comunisti si lanciarono nell’esperienza di costruzione del socialismo. Intendiamo considerare in parallelo e in dettaglio come la borghesia imperialista si è  comportata e si comporta nei vari campi, le rovine che produce, lo spreco criminale delle risorse materiali e spirituali che necessitano alla sopravvivenza delle masse popolari in tutto il mondo e che sono fondamento dello sviluppo dell’umanità. In questo modo rafforziamo la consapevolezza dell’obiettivo che intendiamo raggiungere, un grande obiettivo per cui è necessario pensare in grande.

Il primo argomento cui rivolgiamo l’attenzione è il processo di elettrificazione in Unione Sovietica, la sua funzione nel processo di costruzione del socialismo e i risultati che le masse popolari raggiunsero animate dalla consapevolezza di produrre per la ricchezza e per il progresso della collettività. A questo dedichiamo un articolo, a cui facciamo seguire un testo della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano che prende spunto dalle lotte dei lavoratori francesi contro la privatizzazione dell’energia elettrica. L’analisi in dettaglio in questo settore ci servirà a individuare insegnamenti che riscontreremo in ogni altro settore, via via che ce ne occuperemo.

 

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