“Agitare ogni ramo della vita sociale” (Lenin)

Rapporti Sociali 35 - novembre 2004   (versione Open Office / versione MSWord)

 

Bilancio della partecipazione dei CARC alle elezioni europee e amministrative del giugno 2004

L’indicazione generale che i CARC hanno dato per orientare la partecipazione alle elezioni europee e amministrative del 12 e 13 giugno è stata di “votare e far votare W il (nuovo)PCI”, quindi, in pratica, di annullare le schede. Oggi abbiamo capito e diciamo che era un’indicazione sbagliata. Era la conclusione sbagliata che abbiamo tratto dalla giusta linea di combinare la lotta contro la banda Berlusconi alla lotta per fare dell’Italia un paese socialista, alla lotta per raccogliere forze e risorse per la ricostruzione del partito comunista e per creare un terreno più favorevole alla ricostruzione del partito.

Era un’indicazione sbagliata perché non traduceva, su un terreno specifico come le elezioni, la parola d’ordine che sintetizza tutte le lotte condotte dagli operai, dagli altri lavoratori e dalle masse popolari del nostro paese, da Genova fino a Melfi: cacciare la banda Berlusconi, cioè sconfiggere il progetto di attacco conclusivo alle conquiste che la borghesia aveva concepito e cercato di attuare. “Via la banda Berlusconi”, parola d’ordine che i CARC hanno propagandato con forza in questi 3 anni, è diventata anche la parola d’ordine di milioni di proletari che sono andati a votare contro Berlusconi.

Era una posizione arretrata perché la nostra organizzazione si è mobilitata in ritardo nel definire una linea per partecipare alla campagna elettorale. Praticamente ci siamo mossi solo a ridosso del voto. Un esempio per tutti: solo a fine maggio il nostro mensile Resistenza ha dato indicazioni su come partecipare alla lotta elettorale e su come votare.

Il ritardo e l’arretratezza dell’indicazione sono stati determinati:

1. dalla scarsa importanza che ancora diamo al nostro ruolo (al ruolo dei comunisti) nella partecipazione alla lotta politica della società borghese (campagne di orientamento dell’opinione pubblica, prese di posizione su ogni aspetto - politico, sociale e culturale - che interessa e coinvolge le masse dalle manifestazioni e scioperi alle campagne elettorali, alla partecipazione all’attività parlamentare o alle altre assemblee elettive). La causa sta nella diffusa sfiducia esistente nel nostro campo verso i lavoratori e le masse popolari e verso il ruolo che essi hanno nella trasformazione della società capitalista (le masse fanno la storia), nella sfiducia sulla nostra capacità (dei comunisti) di orientare e mobilitare le masse, in sintesi nella diffusa “sfiducia nel socialismo” esistente al nostro interno e nel campo delle Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS);

2. dal permanere anche al nostro interno di posizioni “astensioniste di principio”, posizioni molto diffuse tra le FSRS del nostro paese. Tali posizioni derivano dalle concezioni sbagliate (movimentiste, soggettiviste, dogmatiche, economiciste) con cui è stata condotta, nel nostro paese, la lotta contro la deriva revisionista del vecchio PCI. Sono concezioni che si sono tradotte

- nella denigrazione dell’esperienza pratica del movimento comunista, bollata come “terzinternazionalismo”, “frontismo”;

- nella linea di demarcazione tra le attività da comunisti, da rivoluzionari e attività da riformisti e revisionisti;

- nell’abbandono della lotta politica-elettorale degli ultimi 40 anni in mano ai partiti riformisti e revisionisti o ad arrivisti e speculatori provenienti o rappresentanti del movimento delle masse, che hanno usato il legame e il prestigio che si erano conquistati tra le masse per la loro scalata nel salotto buono della borghesia (un esempio per tutti: Mimmo Pinto passato da leader del movimento dei disoccupati degli anni ‘70 a parlamentare della sinistra extraparlamentare prima, a professionista della politica borghese dopo).

 Le concezioni sbagliate della lotta condotta contro il revisionismo hanno determinato gli errori e i limiti che hanno portato all’attuale stato di debolezza del movimento comunista, alla debolezza dei legami delle FSRS con le masse, alla mancanza di legami diretti con il vecchio movimento comunista. Hanno fatto sì che oggi la stragrande maggioranza delle FSRS abbia, sulla questione della partecipazione alle elezioni, una posizione bordighista. È la stessa posizione settaria che aveva caratterizzato i primi anni del vecchio PCI e contro la quale Lenin, l’Internazionale Comunista e Gramsci condussero una risoluta battaglia.(1) La sconfitta di quella posizione segnò l’avvio di una fase nuova per il vecchio PCI, una fase contrassegnata dall’adozione di una linea teorica e pratica adeguata a trasformare il partito per quanto riguarda i suoi legami sia con la classe operaia sia con le altre classi delle masse popolari (adozione di una politica di fronte comune). Una trasformazione che permise la costruzione di un partito capace di guidare la ventennale resistenza al fascismo e la vittoriosa resistenza antifascista del 1943-45.

 

1. Vedasi a questo proposito in questo numero (pagg. 20-22) l’articolo sulle Tesi sull’attività parlamentare dell’Internazionale Comunista dove si afferma che: “L’antiparlamentarismo di principio, nel senso del rifiuto assoluto e categorico di partecipare alle elezioni e all’attività rivoluzionaria in parlamento, è una dottrina ingenua, infantile che non regge alla critica”.

 

 

Le indicazioni del (n)PCI, espresse con il comunicato della Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito comunista italiano (CP) del 30.05.04, testimoniano la nostra scarsa lungimiranza e l’arretratezza esistente al nostro interno (e in generale nel campo delle FSRS) sulla questione della partecipazione alla lotta politica e mostrano, in un ambito concreto, la superiorità del partito rispetto a qualsiasi FSRS. Segnalano che in qualche misura nel nostro paese esiste già un nuovo partito comunista, il (n)PCI, che sviluppa una politica ad ampio raggio, che ha una linea strategica e tattica, che dà indicazioni alle avanguardie e alle masse, che prende posizione sugli aspetti che interessano e coinvolgono le masse. Nel Comunicato, dopo una puntuale analisi della situazione politica del nostro paese e dello stato di salute della banda Berlusconi e della cosiddetta opposizione, della lotta in corso tra i gruppi borghesi, si afferma con chiarezza: “Si sono quindi create condizioni favorevoli per costringere la borghesia a licenziare Berlusconi e la sua banda e abbandonare il suo progetto di procedere più rapidamente e brutalmente. Bisogna approfondire le divisioni che si sono aperte nella stessa banda. Bisogna battere questa banda anche sul piano elettorale. Una batosta sul piano elettorale affretterà la disgregazione e la liquidazione della banda Berlusconi. Bisogna votare e far votare contro il governo Berlusconi e contro la sua banda. Bisogna votare e far votare per i partiti d’opposizione. Anche se sono partiti che sottobanco collaborano con Berlusconi. Anche se sono partiti che partecipano con la banda Berlusconi alla ‘guerra mondiale contro il terrorismo’. Anche se sono partiti che condividono la sostanza del suo programma antipopolare. La sconfitta del governo Berlusconi alle elezioni rafforzerà la mobilitazione delle masse popolari e indebolirà politicamente la borghesia imperialista.

I comunisti e i lavoratori avanzati devono imparare ad avere una strategia giusta e lungimirante e ad essere fermi sulla strategia. Ma proprio per questo devono anche imparare ad avere una tattica flessibile per realizzare la loro strategia. La partecipazione delle forze che lottano per la ricostruzione del partito comunista alle prossime elezioni con una campagna elettorale autonoma sotto le parole d’ordine di fare dell’Italia un nuovo paese socialista, della ricostruzione del vero partito comunista, della difesa delle conquiste, del miglioramento dei salari, delle condizioni di lavoro e delle condizioni materiali e spirituali di vita delle masse popolari, della lotta contro l’imperialismo, le sue guerre e le sue infamie, del rovesciamento della ‘guerra mondiale al terrorismo’ in una guerra popolare rivoluzionaria contro i veri terroristi, autori della guerra di sterminio che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari, dell’abbattimento del governo della banda Berlusconi insegnerà ad usare anche le elezioni per  raccogliere forze e risorse per la ricostruzione del vero partito comunista. Votare e far votare quindi contro il governo Berlusconi, per i partiti di opposizione con una campagna elettorale condotta pubblicamente, denunciando senza peli sulla lingua che hanno lo stesso programma di Berlusconi, ma vanno votati solo per indebolire politicamente la borghesia imperialista nel suo complesso, di cui anch’essi sono servi e agenti”.

 

La nostra esperienza di Napoli e le battaglie future

A Napoli abbiamo partecipato più a fondo alla lotta elettorale, abbiamo sviluppato un’esperienza particolare, raccogliendo la richiesta del PRC provinciale di presentare un nostro compagno/a del movimento disoccupati nelle loro liste per le elezioni provinciali (collegio Ponticelli-Poggioreale). Il limite principale è che il nostro intervento lo abbiamo fatto perché sollecitati dall’esterno e non per iniziativa nostra. Siamo stati capaci di cogliere un’occasione che ci veniva offerta, e questo è positivo,(2) ma non abbiamo lavorato sistematicamente per partecipare alla lotta elettorale con una posizione di forza adeguata, ci siamo mossi in ritardo e abbiamo gestito in modo improvvisato il rapporto con il PRC locale e la campagna elettorale a sostegno della nostra candidata. Non abbiamo gestito con sufficiente forza e chiarezza la presentazione pubblica della compagna del CARC candidata nelle liste del PRC, e solo in un secondo tempo abbiamo adottato delle misure concrete per far conoscere chi era la compagna e quali erano i nostri obiettivi: manifesti e volantini a firma di tutti gli organismi del FP-rpc della zona (CARC - Filorosso - CLC - ASP), che invitavano a votare Susi Buono, compagna dei CARC, candidata come indipendente nella lista del PRC, che propagandavano il sostegno alle lotte dei lavoratori e delle masse contro il governo Berlusconi e la borghesia, che inneggiavano alla ricostruzione del partito comunista e alla lotta per il socialismo. Nei comizi volanti, nelle assemblee e negli incontri con la popolazione abbiamo sempre detto apertamente che partecipavamo alle elezioni non per seminare tra le masse illusioni sulla possibilità di modificare le loro condizioni di classe sfruttata nell’ambito della società borghese, ma per far emergere sempre più l’incompatibilità tra l’ordinamento borghese e gli interessi delle masse popolari. Abbiamo sostenuto chiaramente che il compito della compagna, se fosse stata eletta, sarebbe stato quello di usare anche i banchi istituzionali per sostenere le lotte dei lavoratori, dei disoccupati e delle masse proletarie, per contrastare tutte le misure politiche economiche e sociali messe in atto dalla borghesia, per sviluppare la solidarietà tra le masse popolari.

L’esperienza di Napoli è stata importante e ci ha dato modo di comprendere e verificare, nel concreto, come le masse sono alla ricerca di punti di riferimento, come la parte avanzata delle masse è disponibile a mobilitarsi per una battaglia che considera propria, per far sì che venga eletto un proprio esponente anche nelle istituzioni borghesi:(3) ai nostri compagni si sono aggregati decine di disoccupati e compagni di alcuni circoli di base del PRC per la campagna elettorale, con diverse iniziative nelle piazze, con il volantinaggio porta a porta, con incontri nei circoli del PRC, con megafonaggi e affissioni di manifesti.

 

2. “Il PRC ha chiesto ad una compagna del CARC locale, conosciuta e stimata nel movimento di lotta dei disoccupati, di presentarsi come indipendente nelle liste del PRC per le elezioni provinciali di giugno. I CARC non hanno rifiutato schifati per il rischio di legittimare le elezioni borghesi o perché gli obiettivi del PRC sono solo quelli di raccogliere qualche voto in più e di tenere buona la sua opposizione interna. Hanno accettato con l’obiettivo di usare la campagna elettorale per propagandare la ricostruzione del partito comunista, lanciare appelli e parole d’ordine rivoluzionari, sostenere le lotte dei lavoratori, favorire l’aggregazione delle masse popolari, allargare la contraddizione tra quello che la direzione del PRC promette di fare e quello che effettivamente fa” (da Resistenza n. 6, giugno 2004).

 

3. La percentuale di voti ottenuti dal PRC nella circoscrizione in cui è stata candidata la nostra compagna è stata più dell’8% (circa 2400 voti) e solo per poche centinaia voti non è stata eletta.

 

 

 In ogni iniziativa si sono distinti i compagni e le compagne del movimento disoccupati che hanno partecipato con l’entusiasmo e la determinazione che li caratterizza: alcuni compagni disoccupati hanno sintetizzato bene l’apprezzamento della nostra scelta dicendo “era ora che i compagni dei CARC presentassero loro candidati, era ora che presentassimo nostri candidati, era ora che tagliassimo la terra sotto i piedi ai soliti politicanti riformisti, arrivisti e speculatori presenti nel movimento”.

Abbiamo sviluppato significativi rapporti con alcuni compagni di base del PRC e con alcuni circoli locali, rapporti che si sono tradotti nella collaborazione comune non solo per le elezioni, ma anche (ad esempio) per l’organizzazione della GIRP 2004 a Napoli, nelle loro prese di posizioni di questi giorni contro l’operazione repressiva contro il SLL. Abbiamo stabilito un legame politico con questi compagni che dovremo saper valorizzare e gestire, specialmente in questa fase in cui le scelte del gruppo dirigente del PRC vanno nella direzione di una sempre maggiore omologazione al resto del centro-sinistra.

In questa iniziativa si sono manifestate al nostro interno posizioni settarie e astensioniste di principio, che hanno fatto leva sugli errori commessi nella gestione della candidatura, per attaccare l’iniziativa e giustificare la mancata mobilitazione per la riuscita dell’iniziativa. Sulla questione abbiamo avviato una lotta ideologica per far capire a questi compagni che devono trasformarsi, superare le loro concezioni e il loro stile di lavoro da FSRS, avere come punto principale di riferimento le masse popolari e non le altre FSRS.

Ci siamo messi su una strada nuova, con nessuna o poca esperienza, abbiamo commesso errori che ci serviranno per le prossime scadenze elettorali, a partire dalle elezioni amministrative del 2005.

Questa esperienza ci è servita a comprendere meglio quali sono i limiti ideologici che ancora permangono al nostro interno rispetto all’assumerci il ruolo di direzione verso le “ampie” masse (intese come i settori delle masse che influenziamo direttamente e indirettamente con le nostre prese di posizioni, con la nostra propaganda), quanto è ancora arretrata la nostra posizione (e quella delle altre FSRS) riguardo alla partecipazione alla lotta politica che i gruppi e partiti borghesi conducono tra loro per conquistare la direzione del governo e dell’amministrazione pubblica, l’importanza che assume per i comunisti l’inserirsi in una competizione che coinvolge e interessa la stragrande maggioranza dei lavoratori e delle masse popolari.

 

Il dibattito interno sviluppato in questi mesi sulla partecipazione dei comunisti alla lotta politica e il bilancio dell’esperienza di Napoli ci hanno permesso di riconoscere come valide, in termini generali, le indicazioni contenute nell’articolo del compagno G. Maj (4) sulla questione e in particolare dove si sostiene che “la soluzione più favorevole, a cui i comunisti devono mirare nell’intervento nella politica borghese, è costituire per così dire il proprio ‘partito elettorale’, presentare proprie liste elettorali, avere propri eletti, costituire propri gruppi all’interno di ogni assemblea elettiva. Concretamente oggi in Italia vuol dire presentare ovunque possibile liste comuniste in cui confluiscano il maggior numero possibile di FSRS.

 

4. Vedi in questo numero: Guidati dal maoismo, riprendiamo la gloriosa e vittoriosa tradizione della prima Internazionale Comunista! (pagg. 15 - 19).

 

Solo quando vi siamo costretti, cioè dove non riusciamo ancora a presentare liste comuniste, ricorriamo a una di queste due soluzioni provvisorie, nell’ordine.

- Presentiamo nostri candidati come indipendenti nelle file di un partito borghese e facciamo la nostra scelta sulla base della valutazione delle forze che tramite questa soluzione provvisoria aggreghiamo attorno al partito, nelle  organizzazioni di massa, nel fronte popolare con la nostra campagna elettorale autonoma e con l’azione che il nostro candidato, se eletto, svolgerà a favore di questa aggregazione.

- Appoggiamo, apertamente e nel modo più contrattato che ci è possibile, questo o quel partito borghese, non per quello che esso può fare e che farà

- non nutriamo alcuna illusione in merito e tanto meno ne dobbiamo alimentare nelle masse popolari. Lo appoggiamo per le forze che tramite questa soluzione provvisoria aggreghiamo attorno al partito, nelle organizzazioni di massa, nel fronte popolare con la nostra campagna elettorale autonoma”.

I CARC hanno definito la linea che intendono seguire per le prossime scadenze elettorali, e che proporranno alla discussione e al confronto con altre FSRS e organizzazioni locali e nazionali: mobilitarsi, fin da subito, per la costituzione di una lista comunista (blocco comunista più ampio possibile) con altre FSRS e organismi di massa in ogni zona dove è possibile partecipare alle elezioni comunali, provinciali e regionali del 2005.

Se e dove non si riesce a presentare questo tipo di lista, lavoreremo per fare una lista comunista di organismi aderenti al FP-rpc e solo dove non si riesce a fare una lista comunista lavoreremo per la presenza di nostri candidati, come indipendenti, in partiti borghesi, con uno specifico programma all’interno della nostra linea generale (sostegno alla resistenza delle masse popolari, lotta contro la borghesia, solidarietà di classe).

In base alla situazione politica concreta (caduta o meno della banda Berlusconi, tipo di governo locale) valuteremo anche l’opportunità di appoggiare questo o quel partito borghese nelle zone (o nelle elezioni) dove non condurremo nostre operazioni elettorali.

La nostra partecipazione alla lotta politica deve distinguersi da quella dei riformisti (quale che sia la veste in cui si presentano) e deve avere come obiettivo principale estendere e rafforzare tra le masse popolari la conoscenza dell’esistenza di compagni e organizzazioni comuniste, fare conoscere i nostri obiettivi (ricostruzione del partito comunista, fare dell’Italia un nuovo paese socialista), la nostra concezione, la nostra linea. Solo in secondo luogo ha importanza il numero di voti che per ora raccogliamo (anche se dobbiamo mobilitarci per ottenere il massimo risultato possibile). La conoscenza dell’esistenza dei comunisti, dei loro obiettivi, della loro concezione e della loro linea sposta a sinistra lo stato d’animo, l’opinione e l’aspirazione delle masse popolari, rafforza la loro combattività e attività. Crea le condizioni più favorevoli per la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari, mette alle strette le forze borghesi che inseguono il consenso delle masse e, in definitiva, contrasta la mobilitazione reazionaria.

Anche con la partecipazione da comunisti alla lotta politica borghese continueremo la battaglia contro il settarismo e per la nostra trasformazione in comunisti.

 

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