Presentazione

Rapporti Sociali 35 - gennaio 2004   (versione Open Office / versione MSWord)

 

 

Dedichiamo gran parte di questo numero della rivista alla posizione dei comunisti e dei rivoluzionari rispetto alla partecipazione alla lotta politica della società borghese: campagne di orientamento dell’opinione pubblica, prese di posizione su ogni aspetto - politico, sociale e culturale - che interessa e coinvolge le masse, manifestazioni e scioperi indetti da organizzazioni borghesi e no, campagne elettorali, partecipazione all’attività parlamentare o alle altre assemblee elettive.

Si tratta di una questione importante per lo sviluppo della politica rivoluzionaria. La giustezza di ogni presa di posizione, iniziativa e azione dei gruppi che aspirano a diventare comunisti, di quelli anticapitalisti e antimperialisti, di partiti che si dichiarano comunisti (PRC, PdCI), deve essere valutata in risposta a una domanda semplice: favorisce il campo delle masse popolari (mobilitazione rivoluzionaria) o il campo della borghesia imperialista (mobilitazione reazionaria)?

La partecipazione dei comunisti alla lotta politica deve distinguersi da quella dei riformisti (quale che sia il loro nome e il loro colore: rossi, verdi o gialli) e deve:

1. partire, sempre e in ogni caso, dagli interessi delle masse popolari anziché dalle possibilità e compatibilità dell’ordinamento sociale borghese; 2. mirare a fare dell’incompatibilità tra gli interessi delle masse popolari e l’attuale ordinamento sociale la leva per il cambiamento dell’ordinamento sociale; 3. mettere davanti il contrasto di interessi di classe rispetto ai contrasti di idee; 4. indicare chiaramente alleati e nemici, gli interessi che sorreggono idee e politiche degli uni e degli altri; 5. iniziare a dividere e contrapporre anziché conciliare; 6. mirare a far coincidere contrapposizione tra schieramenti politici e contrapposizione tra interessi.

I CARC concordano con quanti sostengono che la partecipazione dei comunisti alla lotta politica deve servire a contrastare l’influenza e la direzione della borghesia sulle masse popolari, a contrastare la mobilitazione reazionaria e a sviluppare la mobilitazione rivoluzionaria anche in quei campi (lotta parlamentare, ecc.) finora lasciati in mano ai partiti riformisti e revisionisti a causa della concezione in cui è stata condotta, nel nostro paese, la lotta contro la deriva revisionista del vecchio PCI. L’assenza dei comunisti nelle iniziative o aggregazioni che interessano e coinvolgono le masse lascia il campo libero all’iniziativa della borghesia, dei riformisti e dei loro scagnozzi. Per questo dobbiamo sempre domandarci (e invitiamo gli altri a domandarsi) prima di decidere se partecipare o meno ad un’iniziativa o aggregazione che interessa e coinvolge le masse popolari: la nostra assenza rafforza la mobilitazione rivoluzionaria o rafforza la mobilitazione reazionaria, rafforza la sinistra o rafforza la destra? La risposta per i comunisti è una sola: l’assenza dei comunisti rafforza la borghesia e la destra presente in quella iniziativa o aggregazione delle masse popolari. Se adottiamo questo criterio comprendiamo subito come e dove si manifesta l’atteggiamento settario e quale invece deve essere l’atteggiamento dei comunisti verso le masse.

Sulla partecipazione alla lotta politica, intesa anche come partecipazione alle elezioni parlamentari e amministrative, è ora di combattere le posizioni “astensioniste di principio” diffuse tra le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS). Tali posizioni sono la versione aggiornata del bordighismo che aveva caratterizzato i primi anni del vecchio PCI, contro cui Lenin, l’Internazionale Comunista e Gramsci diedero battaglia (“L’antiparlamentarismo di principio, nel senso del rifiuto assoluto e categorico di partecipare alle elezioni e all’attività rivoluzionaria in parlamento, è una dottrina ingenua, infantile che non regge alla critica”, IC, Tesi sull’attività parlamentare, agosto 1920).

FSRS come Proletari Comunisti-Rossoperaio e Linearossa-Assemblea Nazionale Anticapitalista con le loro posizioni “astensioniste di principio” ed estremistiche rappresentano gli esponenti di punta del nuovo bordighismo italiano.

L’intervento in questo fronte della politica rivoluzionaria è uno di quelli dove le FSRS sono più arretrate e dove  maggiori sono le resistenze  al cambiamento e radicata   la convinzione che ci si debba occupare solo di ciò che è immediatamente ed esplicitamente “rivoluzionario”, nel senso movimentista e soggettivista del termine: cortei e manifestazioni di piazza, picchetti, blocchi stradali o ferroviari, ecc.

Questa convinzione, con tutti i pregiudizi e le deviazioni che comporta, impone limiti e restrizioni al movimento rivoluzionario reale. È sia un riflesso che una causa della nostra marginalità, della nostra debolezza persistente, della persistente separazione tra i rivoluzionari e le masse popolari. È riduzione unilaterale e dogmatica della concezione del mondo e del metodo che anima il movimento comunista.

Intendiamo liberarci di tutto ciò e iniziare a “pensare in grande”, avere sempre più come punto di riferimento la classe operaia e le masse popolari. Pensare in grande e agire di conseguenza è ciò che vogliamo fare e ciò che dobbiamo fare per le responsabilità che ci siamo assunti di fronte alla classe operaia e alle masse popolari del nostro paese.

L’avanzare della crisi economica e lo sviluppo della situazione rivoluzionaria impongono di procedere in modo più spedito nella trasformazione: chi si irrigidisce e rifiuta di trasformarsi attraverso il processo necessario di critica e di autocritica, chi pretende di rimanere uguale e di continuare a coltivare il proprio orticello, arretra ed è destinato a non comprendere come e dove va il mondo, a non comprendere lo sviluppo della resistenza delle masse popolari al procedere della crisi, la crescente partecipazione di ampi settori delle masse popolari alla lotta politica e rivendicativa (da Genova 2001, alla lotta sull’art. 18, alla lotta degli operai FIAT di Termini e di Melfi, dei lavoratori dell’ATM, alla lotta contro la guerra in Iraq, alle lotte di Scanzano e Acerra).

I CARC si impegnano a portare avanti, con lo spirito e la determinazione che li caratterizza fin dalla loro nascita, la battaglia per la loro trasformazione (e delle altre FSRS) in comunisti, mettendo sempre al centro, in ogni ambito e situazione, l’interesse della classe operaia e delle masse popolari.

Ci impegniamo a farlo con la stessa determinazione con cui affrontiamo il nemico di classe e le campagne repressive che da decenni ci scatena contro. Continua l’azione repressiva contro Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel confinati in Francia. A Napoli i compagni dei CARC e del Sindacato Lavoratori in Lotta vengono arrestati. A loro e a tutti i rivoluzionari prigionieri la redazione di Rapporti Sociali esprime la propria piena solidarietà.

 

 

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