Il terrore dei veri terroristi

Rapporti Sociali 34 - gennaio 2004   (versione Open Office / versione MSWord)

 

Le nostre dichiarazioni dei giorni scorsi a proposito dei compagni delle BR arrestati hanno sollevato un vespaio e siamo stati invitati a dire e ripetere ciò che pensiamo perché le nostre dichiarazioni, a detta dei personaggi del governo e dell’opposizione e di vari giornalisti, risulterebbero incredibili e assurde. Le ultime occasioni in cui tali dichiarazioni sono state rese pubbliche anche dai media borghesi sono state la trasmissione Porta a Porta del 4/11 su Rai 1, Radio anch’io del 5/11 su Radio RAI, Controcorrente del 5/11 su Sky e La Zona Rossa del 7/11 su Rete 4; aggiungiamo a queste i numerosi articoli apparsi sui molti quotidiani degli ultimi giorni.

Pochi attimi prima di trasmettere l’intervista al compagno Walter del CARC di Torino, il conduttore di La Zona Rossa ha “allertato” i bambini invitandoli ad andare a dormire per non sentire le cose “terribili” che il nostro compagno avrebbe detto di lì a poco. Hanno voluto proteggere i bambini dalle parole di un nostro compagno (che hanno anche definito “mostro” poco dopo), mentre non si preoccupano di difenderli dalle mille occasioni in cui trasmettono violenza, guerra, pornografia, pedofilia, razzismo, ecc. Nemmeno li difendono dallo spettacolo, forse effettivamente più pietoso che pericoloso ma certo diseducativo, di lor signori che, mentre dichiarano a destra e manca che dovrebbero essere uniti contro il “terrorismo”, si scannano tra loro dandosi dei cretini… “politicamente”, certo! In ogni caso non li difendono dalla scena di violenza, anche questa verbale, a cui abbiamo assistito sempre a La Zona Rossa dopo che è stata trasmessa l’intervista a Walter: se avessero potuto si sarebbero accoltellati in diretta! Una scena a cui siamo abituati ad assistere e che mette in rilievo lo spirito “democratico” di cui sono intrisi i dirigenti politici della borghesia del nostro paese.

Nell’intervista, trasmessa naturalmente in modo parziale, il compagno Walter esprime solidarietà e onore ai compagni colpiti dalla repressione e si riferisce anche ai recenti arrestati delle BR e al compagno Galesi ucciso. Il compagno Pietro e il compagno Enrico nelle altre interviste hanno dichiarato la stessa solidarietà e hanno affermato che la classe operaia sarà costretta a percorrere anche la via della violenza per arrivare al potere. Quest’ultimo concetto era già stato chiaramente espresso (oltre che da anni nei nostri scritti e relazioni) anche di recente dal compagno Walter in un’intervista al Riformista, da cui è emerso un articolo che ha portato alla decisione della CGIL di espellere Walter dal sindacato a cui ha fatto poi seguito tutta la grande attenzione dei media di regime alle nostre dichiarazioni, quella di cui stiamo parlando.

Lor signori sbottano infuriati affermando che le cose che hanno detto il compagno Pietro, il compagno Enrico e il compagno Walter in quelle trasmissioni bisognerebbe impedire che vengano dette, che occorre prendere misure decise, che nel nostro paese c’è libertà di parola però…! Di fronte a cotanto scandalo asseriscono che il problema è che noi, che loro e solo loro chiamano terroristi e fiancheggiatori dei terroristi, siamo presenti tra i lavoratori con le nostre idee e la nostra propaganda, che siamo nei sindacati e veniamo “addirittura” eletti come rappresentanti dei lavoratori, che scriviamo sui muri durante le manifestazioni e nessuno dei manifestanti ci ferma. Insomma: lor signori tremano perché la nostra presenza tra le masse ha una certa influenza. L’intervento del fascista Larussa nel programma La Zona Rossa è stato abbastanza chiaro in proposito. Altri, soprattutto nel centro-sinistra e nei sindacati di regime, affermano al contrario che siamo una realtà del tutto marginale e osteggiata dai lavoratori, ma ci temono a tal punto che ci devono espellere dalle loro organizzazioni anche al di fuori delle loro stesse regole: lo  Statuto della CGIL parla chiaro e per quanto ci abbiano provato con l’espulsione del compagno Renzo del CARC di Reggio Emilia, seguita di recente dall’espulsione del compagno Walter del CARC di Torino, non ci sono dubbi: non siamo mafiosi, non siamo fascisti, non siamo criminali e non siamo una setta segreta, quindi non hanno le carte in regola per espellerci e facendolo trasgrediscono i principi democratici che tanto vanno sbandierando di voler difendere. Quindi, in definitiva e al di là delle loro dichiarazioni, gli uni e gli altri temono la nostra influenza tra i lavoratori.

Dovrebbero chiedersi, lor signori: come mai tutta questa influenza? Perché i lavoratori ci ascoltano e non ci impediscono spontaneamente di dire e di fare ciò che diciamo e facciamo? Lor signori vogliono forse affermare che i lavoratori sono una massa di ignoranti pecoroni? Si azzardino pure! Questa influenza in realtà deriva prima di tutto dal fatto che siamo in mezzo ai lavoratori. Noi siamo in mezzo a loro e anche nel sindacato non perché “ci infiltriamo” ma perché siamo parte degli stessi lavoratori, viviamo vicino a loro e facciamo la stessa vita, siamo lavoratori e operai anche noi, lottiamo per gli stessi diritti, in più lottiamo per la causa di tutta la nostra classe e di tutte le altre classi delle masse popolari. Nel sindacato, lo abbiamo detto e scritto, ci siamo perché i lavoratori ce lo chiedono e ci eleggono e ci siamo per lottare affinché i lavoratori si riapproprino di uno strumento (il sindacato) da loro stessi creato per difendere i loro diritti e che oggi è nelle mani di una direzione che non li difende, che non fa gli interessi dei lavoratori ma fa gli interessi dei padroni. In secondo luogo questa influenza deriva dal fatto che diciamo cose che i lavoratori ritengono giuste.

Quello che abbiamo detto e scritto in questi giorni a proposito della solidarietà ai rivoluzionari prigionieri e ai compagni colpiti dalla repressione noi lo andiamo affermando da più di vent’anni. Per questo siamo stati processati varie volte e sempre assolti. Perché? Perché siamo stati assolti allora e perché vorrebbero condannarci nuovamente oggi mettendo in piedi nuove e ripetute inchieste, la penultima delle quali (quella del 19 ottobre) si è già conclusa ancora con un nulla di fatto?

Allora come oggi la borghesia imperialista e i suoi rappresentanti politici temono i comunisti conseguenti come il diavolo teme l’acqua santa. Temono i comunisti che lanciano parole d’ordine e proposte politiche e organizzative giuste e concrete, che i lavoratori e le masse popolari riconoscono come giuste; temono che i comunisti si rafforzino e ottengano il sostegno e l’adesione dei lavoratori e delle masse popolari alla causa del comunismo. Per questo la borghesia cerca di colpire i comunisti e di impedire la loro opera. Oggi l’opera più importante che i comunisti del nostro paese devono compiere è ricostruire un nuovo e vero partito comunista. Quelli che hanno chiaro questo, che invitano altri a lavorare su questo terreno e si pongono in prima persona all’opera, sono coloro che la borghesia teme più di tutti e che attacca e non smetterà di attaccare: userà qualunque mezzo per impedire i successi del lavoro di ricostruzione del partito.

Perché siamo stati assolti in passato? Perché, nel difenderci da quegli attacchi, abbiamo sfruttato al meglio gli spazi di agibilità politica che la classe operaia ha conquistato con la Resistenza, con dure lotte, con il sangue contro la violenza e il terrorismo fascista e dei governi succedutisi dopo la Resistenza, di destra o di sinistra che fossero.

Riusciremo ad uscire assolti anche oggi? Riusciremo a contrastare efficacemente l’attuale attacco contro la nostra organizzazione, contro ciò che andiamo dicendo da oltre 20 anni, contro la libertà e il diritto di organizzazione e la libertà di esprimere liberamente il proprio pensiero? Dipende. Dipende soprattutto da quanto impegno metteremo nel difendere e nel mobilitare le masse popolari nella difesa degli spazi di agibilità politica conquistati con la Resistenza. Dipende da quanto resisteremo contro il tentativo di intimidirci e di farci tacere messo in atto dalla  borghesia.

La preoccupazione della borghesia imperialista del nostro paese, ma anche di quella di tutti i paesi imperialisti, non è motivata e giustificata dalle azioni delle BR, che non sono certo oggi particolarmente efficaci, certo non quanto lo erano negli anni ‘70 e ‘80; se così fosse ne avrebbero di ben più numerosi di morti di cui preoccuparsi: i 1400 morti all’anno sul lavoro solo nel nostro paese, i milioni di morti per le guerre scatenate dalla stessa borghesia, i morti per droga, per fame e per malattie curabili in centinaia di paesi nel mondo. Insomma tutti i morti nostri, quelli che piangiamo noi tanto che non ci restano più lacrime per piangere anche i loro, caso mai ne avvertissimo il sentimento!

Se la borghesia fosse realmente preoccupata per la morte delle persone avrebbe senza dubbio condannato i responsabili della strage del Cermis, che invece sono stati recentemente premiati a più alti gradi; se fosse preoccupata per questo avrebbe condannato i responsabili della strage del Vajont e di tutte le altre catastrofi palesemente dimostratesi non naturali: non rifacciamo qui l’elenco infinito dei morti provocati dal sistema di sfruttamento capitalista.

La preoccupazione della borghesia imperialista per quello che andiamo dicendo e facendo è invece motivata e giustificata principalmente da una situazione oggettiva alla quale lei stessa non può porre rimedio, se non peggiorandola ulteriormente per le masse popolari oppure togliendosi dalla scena, cosa che certo non farà spontaneamente: per questo, come ha giustamente detto il nostro segretario nazionale, il compagno Pietro, e che è stato riportato alla trasmissione Porta a Porta, la classe operaia prima o poi sarà costretta a passare ad azioni cruente.

Questa condizione oggettiva è lo stato di miseria e di abbrutimento a cui sono costretti milioni di persone delle masse popolari: il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, l’incertezza sul futuro, i licenziamenti, il taglio delle pensioni, il prolungamento della vita lavorativa, la disoccupazione, il carovita, la guerra, i disastri “naturali”, la prostituzione, lo sfruttamento minorile, la droga, ecc. ecc; il tutto condito dal fatto che tutto questo marasma non è opera del padre eterno ma della borghesia stessa e dei suoi stessi organismi repressivi. Tanto per fare un esempio fresco fresco, le centinaia di famiglie di tossicodipendenti non si saranno certo sentite più sicure e serene di fronte alla notizia del generale dei ROS dei carabinieri Ganzer e della sua banda di spacciatori: probabilmente saranno invece andate su tutte le furie e non avranno avuto sentimenti di pietà per il maresciallo dei carabinieri ferito nel giorni scorsi da un pacco bomba! Lo stesso crediamo sarà successo alle centinaia di manifestanti pestati a sangue dai carabinieri e dalla polizia nelle manifestazioni di Napoli e Genova nel 2001. Tanto per dirla con Stefano Mensurati conduttore di Radio anch’io che intervistando il compagno Enrico dei CARC chiedeva se anche noi ci “mescolavamo alle mamme con i bambini nelle manifestazioni” noi abbiamo risposto che sì: siamo tra loro e portiamo anche i nostri di bambini, ma non siamo mascherati bensì con le nostre bandiere, i nostri volantini, i nostri giornali. Aggiungiamo anche che abbiamo più volte organizzato pullman per portare con noi operai, lavoratori e altri elementi delle masse popolari che sanno bene chi sono i veri terroristi e che a Napoli e a Genova ne hanno avuto l’ennesima conferma! Quando la repressione di lor signori diventerà tale che per manifestare sarà necessario mascherarsi il volto per non essere fotografati e poi colpiti (alla faccia della “democrazia”), allora faremo anche questo, ma non saremo estranei alle masse!

Questa situazione, e la borghesia lo sa bene, genera inevitabilmente una risposta da parte delle masse popolari, una resistenza che si esprimerà in mille forme e che continuerà a svilupparsi per tentativi, con avanzate e arretramenti,  fino a quando troverà la via giusta per porre stabilmente fine al marasma attuale. È la storia che ce lo insegna, lo insegna a noi comunisti che di questo insegnamento facciamo tesoro ed agiamo di conseguenza, lo insegna alla classe operaia e alle masse popolari, come lo insegna alla borghesia imperialista. È successo con la Comune di Parigi, è successo con la Rivoluzione d’Ottobre, con la Resistenza e la creazione dei primi paesi socialisti, con la Rivoluzione cinese, con le lotte anticoloniali e le rivoluzioni di nuova democrazia e con la conquista del potere da parte della classe operaia che ha mobilitato le altre classi delle masse popolari nella costruzione di una società migliore in un terzo del pianeta. Sarà così anche nel prossimo futuro perché i fatti concreti, non solo le nostre parole che influenzano migliaia di lavoratori, lo confermano ogni giorno di più e più chiaramente.

Lor signori possono pestare i piedi fin che vogliono, come hanno ultimamente fatto nel programma La Zona Rossa: non hanno scampo dalla situazione che il loro stesso sistema capitalista genera. Ma non hanno nemmeno scampo gli operai e le altre classi delle masse popolari di tutto il mondo. E non abbiamo scampo nemmeno noi comunisti, che siamo tra le masse popolari e gli operai e anche nei sindacati. Sì, non abbiamo scampo nemmeno noi anche perché non possiamo chiudere gli occhi di fronte a questo marasma e tirarci indietro dalla lotta per cambiarlo solo perché la borghesia dice che siamo terroristi e minaccia di metterci al fresco. Questo lo faceva anche con i nostri padri e i nostri nonni che erano partigiani, che lottavano sacrificando anche la vita, non solo la libertà, contro la violenza dei padroni, dei loro governi e dei loro sgherri.

Possono andare su tutte le furie e pestare i piedi fin che vogliono, lor signori: noi non ci fermeremo e non ci lasceremo intimidire e continueremo a lottare con tutto il coraggio che ci viene non solo dalla nostra storia ma anche dal sostegno e dalla solidarietà crescente di migliaia di operai e lavoratori.

Per questo quando viene colpito qualcuno che tenta di combattere lo stesso sistema che combattiamo noi, l’imperialismo, al di là del fatto che adotti o meno un metodo di lavoro e che sia orientato da concezioni che noi non condividiamo, noi gli esprimiamo ugualmente solidarietà. A lor signori sembra assurdo? Vorrebbero che ciò non fosse permesso? Noi ci avvaliamo delle leggi di tutela della libertà e dell’agibilità politica che i nostri padri e i nostri nonni hanno conquistato e ai quali credevano tanto che non solo hanno rischiato e dato la vita per essi, ma sono stati disposti anche ad uccidere per essi. E questo l’hanno fatto non solo in tempo di guerra, come Pasquinelli del Campo Antimperialista nell’intervista a Radio anch’io ha affermato come l’unico caso di violenza giustificabile, ma lo hanno fatto per tutto il ventennio fascista prima della Resistenza del ’43-’45, prima della guerra, in tempo di “pace”… sotto il fascismo!

Se lor signori, come vorrebbero e come tentano ogni giorno di fare, condanneranno la Resistenza, allora forse avranno qualche spiraglio in più per condannare anche noi, ma anche in questo caso non faranno altro che rimandare di poco il problema perché ad ogni colpo infertoci ci rafforzeremo e per ognuno che riusciranno a mettere fuori gioco ne verranno altri, sempre più numerosi, sempre più tenaci.

I padroni non possono fare a meno degli operai ma gli operai possono fare a meno dei padroni. Per questo la classe operaia vincerà! E noi siamo con la classe operaia, sempre!

 

W il (nuovo) Partito Comunista Italiano!

Il responsabile nazionale del lavoro organizzativo dei CARC

 

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