La controrivoluzione preventiva all’opera

Rapporti Sociali n. 28 - luglio 2001 (versione Open Office / versione MSWord)

 

Sugli arresti dei compagni di Iniziativa Comunista

 

Il 3 maggio i ROS dei carabinieri hanno arrestato otto compagni di Iniziativa Comunista ed effettuato una quarantina di perquisizioni a Roma, Milano e Crotone. Con questo nuovo attacco contro chi lavora alla ricostruzione del partito comunista il governo di centro-sinistra aveva voluto dimostrare ai grandi capitalisti, faccendieri e speculatori di essere in grado di assicurare “ordine e sicurezza” e di colpire i comunisti e le avanguardie dei lavoratori; per cercare di racimolare un pugno di voti in più, per fare campagna elettorale, senza nessuno scrupolo aveva sbattuto in carcere otto compagni.

Dopo 20 giorni da quella che il ministro Bianco aveva definito “la più grande operazione antiterrorismo” degli ultimi tempi, il Tribunale del riesame ha scarcerato tre degli arrestati, per uno di loro non ha ancora deciso, mentre per quattro compagni ha confermato l’arresto con la motivazione che “il reato di associazione sovversiva, per costante giurisprudenza, viene considerato una fattispecie di pericolo presunto che prescinde dalla realizzazione degli intenti specifici di sovversione violenta dell’ordine sociale ed economico, che i membri dell’associazione illegale si prefiggono. Ne discende l’irrilevanza non solo dell’accertamento della responsabilità degli indagati per i reati ricollegabili all’oggetto sociale, ma della stessa commissione di reati in genere”!!!

Con questa azione repressiva i giudici e gli apparati dello Stato hanno fatto proprio l’appello del sen. Pellegrino (DS), presidente della Commissione stragi (alias Nuovo Tribunale Speciale della Repubblica), che ha più volte spiegato che finché la polizia cerca gli autori di azioni delittuose ha poche possibilità di successo mentre “con un reato di tipo associativo, qualcuno avrebbe anche iniziato a collaborare, come successe in passato”, che quindi bisogna puntare non tanto su “ciò che si fa, ma ciò che si progetta e si programma, ciò che si dice e si scrive”.

Questa azione repressiva

1) è un’ulteriore dimostrazione che la borghesia ha bisogno, per mantenere il suo potere, di impedire a tutti i costi che venga ricostruito un partito comunista in grado di crescere, rafforzarsi e di raccogliere attorno a sé e al suo lavoro la simpatia, il consenso, il riconoscimento, la fiducia e la collaborazione delle masse che si mobilitano e lottano contro il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro: deve impedire la costruzione di questo legame;

2) conferma che per impedire la ricostruzione del partito comunista la borghesia agisce su due fronti: contro le organizzazioni che lavorano alla ricostruzione del partito tentando di reprimere, infiltrare, indebolire, corrompere e deviare il loro lavoro, cercando, con perquisizioni, interrogatori e arresti, non tanto prove di reato, ma piuttosto collaborazioni e adesioni alla sua lotta contro la ricostruzione del partito comunista; sulla loro influenza e rapporto con le masse popolari, i lavoratori e la classe operaia attraverso la confusione e l’intossicazione dell’opinione pubblica, per impedire che le masse comprendano e si schierino a favore di ciò che riconoscono giusto e costruttivo, con l’intimidazione per cercare di dissuadere le masse ad avvicinarsi ai comunisti. L’azione repressiva del 3 maggio ha infatti ridato il via a una martellante campagna stampa contro i CARC e altri organismi che lavorano alla ricostruzione del partito comunista, con illazioni orchestrate ad arte da magistrati e giornalisti di regime per creare confusione tra organizzazioni legali e organizzazioni clandestine, tra organizzazioni diverse per linea, analisi, programma e attività;

3) rafforza in noi e nelle masse popolari la comprensione che non è vero che la “democrazia” borghese permette “a chiunque non viola le sue leggi” di svolgere attività politica, ma che viviamo in un regime di controrivoluzione preventiva (uso di mezzi legali e illegali contro i comunisti e per impedire lo sviluppo della rivoluzione socialista) e  quindi, per certi versi, dà ragione a quanti sostengono, come la Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo) PCI, che il partito comunista deve essere clandestino se vuole resistere agli attacchi della borghesia e sviluppare la lotta per la conquista del potere e per il socialismo;

4) ci conferma che dobbiamo difendere, praticandoli, quanto resta degli spazi di agibilità politica che i comunisti e la classe operaia hanno conquistato con dure lotte e con la Resistenza, non cedere alle pressioni e alle intimidazioni della borghesia e dei suoi apparati, sviluppare la più ampia solidarietà proletaria e smascherare il carattere repressivo e antipopolare dell’attuale regime.

 

Solidarietà a Iniziativa Comunista e ai compagni colpiti dalla repressione!

Non facciamoci intimidire da queste dimostrazioni di forza e di arroganza dei padroni e dei loro sgherri!

Non cedere ai ricatti e alle minacce della borghesia rafforza il processo di ricostruzione del partito comunista!

 

***** Manchette

IL BOLLETTINO n° 64/65

Giugno 2001

In questo numero:

Controrivoluzione preventiva

Comunicati di solidarietà a Iniziativa Comunista

USA un progetto di legge per abolire il diritto di assassinare

Dibattito

Piattaforma Soccorso Rosso Internazionale

GIRP 2000 Parigi

Interventi dei prigionieri politici delle CCC

Intervento dei RP del PCE(r) e GRAPO

Intervento di Paolo Dorigo

Conclusione GIRP Parigi del CSR

Dalle carceri imperialiste

Dichiarazione di Jean Marc Roulan

Lettere di Paolo Dorigo e Bruno Ghirardi

Internazionale

Aggressione alle madri di Plaza de Majo

Campagna per la liberazione di Francisco Brotons Benejto

Arresti dei compagni del PCE(r): comunicati vari

Duecento prigionieri di AD (Francia)

Duecento prigionieri politici in Francia

Vent'anni dalla morte di Bobby Sands

Turchia: la lotta dei rivoluzionari prigionieri

Vari comunicati e testimonianze

Lotte e repressione

Testimonianze sulla repressione al "No global forum" di Napoli

Vari comunicati contro la repressione

 

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