“Gruppe 2” di Monaco: una struttura al servizio della borghesia imperialista!

Rapporti Sociali n. 26/27 - gennaio 2001 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Grazie all’inchiesta dei compagni svizzeri della Revolutionärer Aufbau è stato smascherato il progetto di infiltrazione del movimento rivoluzionario internazionale portato avanti, da un ventennio, dal provocatore Manfred Schlickenrieder (M.S.), fondatore e gestore del “Gruppe 2” di Monaco (1982), struttura al servizio dei servizi segreti di diversi paesi imperialisti.

Sul sito internet dell’Aufbau (www.aufbau.org) è disponibile un’ampia documentazione raccolta dai compagni svizzeri che smaschera il ruolo e gli obiettivi di questa sporca operazione condotta dalla borghesia imperialista.

M.S. e “Gruppe 2” svolgevano la loro “opera di infiltrazione” in diversi paesi (Germania, Svizzera, Italia, Francia e Spagna), secondo un piano che aveva al centro la produzione di film sul movimento rivoluzionario, in particolare le organizzazioni armate (storia delle Brigate Rosse in Italia, Mumia Abu Jamal), produzione di riviste che raccoglievano testi delle OCC (Texte) e traduzione e diffusione di documenti delle BR, di libri e riviste straniere in lingua tedesca (Rapporti Sociali - Italia, La Freccia e il Bersaglio delle CCC - Belgio). Questo lavoro serviva a M.S. per “raccogliere informazioni” e per “sviluppare legami con il movimento rivoluzionario”, come scrive in alcuni rapporti ai propri mandanti.

Quindi anche Rapporti Sociali e i CARC hanno goduto oltre che “dell’attenzione” anche dei servigi di questo mercenario: grazie ai compagni svizzeri e alla collaborazione del “Gruppe 2”, si è riusciti a pubblicare e diffondere, nel 1996, una raccolta di articoli della rivista in tedesco.

In generale, i nostri rapporti con questo personaggio e con il “Gruppe 2” sono stati sporadici e superficiali, si sono limitati al lavoro di traduzione della rivista e alla loro partecipazione alle edizioni della Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero del 1996 e 1997.

Questa vicenda serve al movimento comunista e al movimento rivoluzionario come stimolo per affrontare in maniera più seria la questione della “vigilanza rivoluzionaria” e ci conferma che il primo criterio per difendersi dalle provocazioni è un criterio politico: la concezione del mondo e il metodo di lavoro sono le armi principali per formare le nostre forze e combattere l’influenza della borghesia imperialista su di esse. Un provocatore tende a “coltivare il suo orticello” e a non legarsi ai lavoratori e alle masse, a non partecipare attivamente e creativamente alle discussioni, a non esprimere opinioni politiche approfondite e fondate, spesso si nasconde dietro un eccessivo pragmatismo.

In un gruppo o partito che applica una giusta politica di classe un provocatore se vuole farsi strada è costretto anch’egli ad applicare una giusta politica, a lavorare per la causa, ma comunque, presto o tardi, inevitabilmente si brucia.

La vicenda “Gruppe 2” conferma e avvalora questi principi. Infatti i compagni del Revolutionärer Aufbau scrivono che “avevamo notato nel corso di questi anni che M.S. non esprimeva mai delle opinioni politiche fondate… nelle discussioni non sollevava questioni, non approfondiva, ecc.” e che quando hanno proposto un salto organizzativo e qualitativo della loro attività (ad es. la fusione delle due organizzazioni) il “bubbone è scoppiato”.

Anche in questo caso vale quanto detto da Lenin a proposito del provocatore Malinovski: “Per conquistarsi la nostra fiducia Malinovski, come membro del Comitato centrale del partito e come membro della Duma, ha dovuto aiutarci a pubblicare dei quotidiani legali che, anche sotto lo zarismo, sapevano lottare contro l’opportunismo dei menscevichi e propagandare i principi del bolscevismo in forma opportunamente velata. Mentre con una mano mandava in galera e alla morte decine e decine dei migliori bolscevichi, Malinovski doveva contribuire con l’altra mano a formare, per mezzo della stampa legale, decine di migliaia di nuovi bolscevichi.” (Lenin, L’estremismo, malattia infantile del comunismo).

 Questa vicenda ci insegna che la controrivoluzione preventiva è costantemente all’opera e utilizza una serie di mezzi illegali contro il movimento rivoluzionario (infiltrazioni, provocazioni, tortura, uccisioni, stragi); la dice lunga sulla lungimiranza di quanti continuano ad alimentare illusioni democraticiste nelle masse popolari, propagandando la tesi di un “partito rivoluzionario nei limiti della legge” e fondando la propria attività politica su quanto resta dei diritti e degli spazi di agibilità conquistati dalle lotte della classe operaia, anziché educarsi ed educare a sfruttare e difendere questi spazi e trarre le dovute conclusioni sulla natura dello Stato e della lotta politica nella fase imperialista.

Questa vicenda ci conferma infine che la denuncia pubblica e aperta di infiltrati, provocatori, spie e banditi, rafforza il movimento comunista e rivoluzionario e lo aiuta a superare i suoi limiti ed errori e alimenta il disprezzo dei lavoratori e delle masse popolari per la borghesia imperialista, per i suoi mercenari e provocatori.

 

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