Il primo governo operaio e l’emancipazione delle donne
Seconda parte (leggi la Prima parte)

Rapporti Sociali n. 26/27 - gennaio 2001 (versione Open Office / versione MSWord )

 

5. Dall’esperienza di una delle diecimila donne che hanno partecipato direttamente

17-18 marzo 1871

Il potere parallelo installato in ogni quartiere di Parigi si esercita in modo preciso la notte dal 17 al 18 marzo 1871, quando Thiers invia le sue truppe in Parigi per recuperare armi e cannoni restati nelle mani della popolazione e per provocare un clima insurrezionale che gli permetterà in seguito di liquidare la resistenza operaia.

Louise Michel avrà un ruolo determinante in quella notte. È di guardia a Montmartre, con il 61° battaglione appostato nella rue des Rosiers e, all’arrivo delle truppe di Versailles, lei scivola con la sua inseparabile carabina e saltando a balzi discende la collina gridando: tradimento!

Altri militanti escono subito dall’ombra formando una colonna: tutto il comitato di vigilanza era là. Montmartre si svegliava. “All’alba le campane suonavano a martello, noi risalivamo in cima a passo di carica, sapendo che in cima ci attendeva un esercito pronto per la battaglia. Pensavamo di morire per la libertà. (...)

La collina era immersa in una luce bianca, un’alba splendida di liberazione. Improvvisamente vidi mia madre al mio fianco e sentii una terribile angoscia; preoccupata lei era venuta, tutte le donne erano salite contemporaneamente a noi, non so come.

Non era la morte che ci attendeva sulla collina dove già l’esercito preparava i cannoni, per congiungerli a quelli di Batignolles sottratti durante la notte, ma la sorpresa di una vittoria popolare.

Fra noi e l’esercito le donne si gettano sui cannoni, le mitragliatrici; i soldati restano immobili.

Mentre il generale Lecomte comanda di far fuoco sulla folla, un sotto-ufficiale uscendo dalle fila si piazza davanti alla sua compagnia e più forte di Lecomte grida: calcio in aria! I soldati obbediscono. Era Verdaguerre che soprattutto per questo fatto fu fucilato a Versailles qualche mese più tardi.

La rivoluzione era fatta”.

E rapidamente Thiers si ritira su Versailles. La vigilanza della popolazione, l’azione delle donne, dei bambini, la fraternizzazione con una parte dell’esercito liberano Parigi. Non è una resistenza sporadica, come aveva sperato Thiers, pretesto alla repressione, è un sollevamento massiccio, una volontà diffusa di libertà.

La capitale è nelle mani dei lavoratori. Il Comitato centrale della guardia nazionale si installa al Municipio di Parigi. Veramente “La Rivoluzione era fatta”.

(...) “Al Municipio c’erano delle persone di cui nessuno conosceva il nome, perché queste persone non avevano che un nome ‘il popolo’, constata il comunardo Arthur Arnould.

La tradizione era rotta. Qualche cosa di inatteso si era appena prodotto nel mondo. Nessun membro della classe dirigente era là. Una rivoluzione scoppiava e non era rappresentata né da un avvocato, né da un deputato, né da un giornalista, né da un generale.

Al loro posto un minatore di Le Creusot, un operaio rilegatore, un cuoco, ecc.

Un fatto simile che si produceva a Parigi rivelava (...) una situazione senza precedenti.

Nel libro della storia si era girata una pagina, si cominciava un nuovo capitolo”.

“La vittoria era completa; sarebbe stata duratura se l’indomani si fosse andati in massa a Versailles dove il governo si era rifugiato”.

Louise Michel come i più radicali dei militanti bolle di impazienza. “Perché non continuare fino a Versailles inseguendo l’esercito in disfatta di Thiers? Perché non impadronirsi dei miliardi della Banca di Francia? Perché occuparsi delle ele zioni, dell’aspetto legalitario borghese quando la minaccia pesa così pesante su Parigi?”.

Ma il Comitato centrale installato al Municipio decide diversamente: per non essere considerato usurpatore, indice delle elezioni per legalizzare l’autorità del nuovo organo, per verificare la volontà della maggioranza. Louise Michel è molto critica rispetto a questo atteggiamento legalista: per lei si dovrebbero forzare le casse, per risolvere i problemi più urgenti: la paga alla guardia nazionale, la cura dei malati negli ospedali, gli ospedali da campo rimasti senza risorse.

 

26 marzo 71

Sono indette le elezioni per il 26 marzo. “Trecentomila voti avevano eletto la Comune” e la Comune è proclamata il 28 in un’atmosfera di festa indimenticabile. “Il Comitato centrale dichiara il suo mandato finito e rimette i suoi poteri alla Comune” con queste parole viene proclamata la Comune. Si fa l’appello dei nomi degli eletti e un grido si leva da tutta la piazza: Viva la Comune!

 

31 marzo 71

La bandiera rossa sventola sul Pantheon.

Il 6 aprile sulla piazza Voltaire dove si facevano le esecuzioni si brucia “il legno di giustizia” della ghigliottina che aveva funzionato soprattutto contro i lavoratori accusati di furto, causa la grande miseria in cui si trovavano.

Durante qualche settimana regnerà sulla capitale un ambiente straordinario di libertà, di progetti, di speranza di una società nuova. Si vuole cambiare tutto in una volta.

Il Consiglio della Comune adotta delle misure fondamentali: separazione della Chiesa dallo Stato, elezione e revoca dei pubblici funzionari, degli ufficiali, riduzione dei loro salari, distruzione di tutto ciò che simboleggia la violenza giudiziaria o militare, come la ghigliottina per esempio.

Si cerca di creare una nuova società, ma in questa società le donne non hanno ancora ufficialmente un loro posto, in quanto nelle elezioni del 26 marzo le donne non sono né elettrici né candidate eleggibili.

Ma le donne hanno intanto creato un organismo, “L’Unione delle donne”, che stabilisce una specie di dialogo socio-politico con il Consiglio della Comune.

 

 

6. La Comune è schiacciata dai propri limiti

 

2 aprile 71

Dopo la proclamazione della Comune, Louise Michel si dedica anima e corpo all’ospedale da campo e al suo compito di guardia nazionale. Ma mentre tutta Parigi ricostruisce una nuova vita, una nuova società, a Versailles Thiers raduna tutto l’armamento possibile, come se dovesse attaccare il più grande nemico, Thiers ne approfitta per attaccare e bombardare Parigi.

“Il 2 aprile verso le 6 del mattino Parigi fu svegliata dal cannone. Si credette che i Prussiani facessero festa ma presto la verità fu chiara: Versailles attaccava”.

I primi prigionieri furono fatti a Courbevoie: sgozzati senza processo, sul posto.

“La sera trovammo i cadaveri dei prigionieri messi in fila lungo i marciapiedi di Courbevoie”.

Questa volta l’uscita per il contrattacco fu decisa immediatamente.

La stampa borghese della provincia cominciava a credere che Parigi era imprendibile, malgrado i dispacci continui di Thiers. Il 3 aprile: “Questa giornata è decisiva per la sorte dell’insurrezione”; il 4: “Gli insorti hanno oggi subito una sconfitta decisiva”; il 7: “Questa giornata è decisiva”; l’11: “Si preparano contro gli insorti dei mezzi invincibili”; il 12: “Gli insorti fuggono a gran velocità” e così fino alla fine di maggio, mentre i cannoni bombardavano da tutte le parti la  città.

Louise Michel indossa l’uniforme della guardia nazionale, prende la sua vecchia carabina e, inserita nel 61° Battaglione di Montmartre, partecipa alla difesa della capitale. Sul campo di battaglia Louise Michel non si risparmia, ma trova anche il tempo nei momenti di pausa di afferrare la bellezza delle cose e delle situazioni, suona l’organo, compone poesie o ammira la luna; tutto in mezzo ai proiettili che fischiano da tutte le parti.

Il 21 maggio è l’entrata massiccia dei Versagliesi in Parigi. I combattimenti fra Versailles e Comunardi continuano fino alla fine del mese di maggio. E fino al suo arresto Louise Michel si consacra alla difesa armata della Comune.

I Comunardi difendono la Rivoluzione da un quartiere all’altro da una barricata all’altra con un eroismo tranquillo e determinato: decine di migliaia saranno fucilati dall’esercito di Thiers.

Le donne con la loro bandiera rossa tutta bucata dai proiettili installano un ospedale da campo al forte di Issy, da dove i feriti sono mandati per essere meglio curati su quelli di Parigi. Grande il coraggio di tutte queste donne, Louise Michel si distingue particolarmente. Le Journal Officiel della Comune il 10 aprile esprime un elogio tutto particolare per quella donna energica che combatteva nel 61 ° battaglione, che ha ucciso molti gendarmi e miliziani.

La sera le donne si ritrovano nei vari gruppi, nei quartieri per parlare dei problemi del lavoro, del salario, della chiesa dell’insegnamento e per meglio coordinare le loro azioni. Finché l’11 aprile creano l’Unione delle donne sotto l’impulso dell’operaia rilegatrice Nathalie Lemel e della giovanissima rivoluzionaria di origine russa Elisabeth Dmitrieff. L’Unione raggruppa molte lavoratrici isolate, creando un po’ dappertutto dei gruppi, dei comitati, discute dei problemi economici, politico-culturali e mette in avanti la necessità della lotta armata contro il nemico versagliese. Molto attiva Andrée Leo, diventata giornalista in occasione della Comune.

Thiers a Versailles continua a prepararsi per il grande attacco, Bismarck gli darà una mano, poiché gli renderà 100.000 prigionieri. E quando il “nanerottolo” lancerà le sue truppe su Parigi, la consegna è di massacro generalizzato. “Niente prigionieri! - si legge nel Journal Officiel di Versailles - Accordate a questi coraggiosi soldati la libertà di vendicare i loro compagni facendo sul terreno e sotto l’impulso della rabbia durante l’azione ciò che l’indomani non vorrebbero fare a sangue freddo”.

 

21-28 maggio 71. La settimana di sangue nella Comune

I soldati, riempiti di false notizie e di alcool, vanno ad eseguire le consegne il 21 maggio attaccando le fortificazioni di St. Cloud.

“La carneficina cominciò in silenzio. Così passando per la via Beethoven si potevano vedere per terra degli uomini che sembravano dormire. Avvicinandosi per svegliarli, il generale Dombrowski si accorse che erano morti. Tutto un battaglione sgozzato”.

Il generale Dombrowski, il primo ad accorgersi dell’entrata dei versagliesi, incarica Louise Michel di diffondere la notizia e organizzare la lotta.

Da questo momento in poi i combattimenti diventano sempre più serrati. Louise Michel corre da una barricata all’altra per garantire e per assicurare la presenza necessaria. Ma i Comunardi cadono uno dopo l’altro, battendosi con coraggio fino all’ultima goccia di sangue, uniti e coscienti della prossima fine ma con la testa alta. Vinti ma non vigliacchi. Louise Michel non sa come è riuscita a passare viva attraverso le pallottole incrociate. Non si stancherà di affermare il coraggio dimostrato da ben 10.000 donne che hanno partecipato attivamente ai combattimenti.

 

28 maggio 71

“La Comune è morta. Domenica 28 maggio abbiamo sentito l’ultimo colpo di cannone, quello della sua agonia.” “15.000 circa, durante la settimana di sangue sostennero lo scontro di un esercito. Si sono contati circa 35.000 fucilati;  ma quelli che ignoriamo? C’è un giorno in cui la terra renderà i suoi cadaveri.”

 

 

Conclusione

 

La Comune è stata sconfitta, ma quale lezione di coraggio e di dignità per tutta l’umanità, non solo per i proletari, ma anche un insegnamento fondamentale, quale eredità per il movimento comunista..

All’alba del 18 marzo Parigi è stata svegliata al grido di “Viva la Comune!”. Ma cosa è stata questa Comune?

I proletari della capitale, si dice nel manifesto del 18 marzo del Comitato centrale, in mezzo a fallimenti e tradimenti delle classi governanti, hanno capito che l’ora era arrivata per loro di salvare la situazione prendendo in mano la direzione della cosa pubblica ... Il proletariato ... ha capito che è suo dovere imperativo e suo diritto assoluto di prendere in mano il suo destino e di assicurarne il successo impadronendosi del potere.

Marx e Engels attribuiscono un significato molto importante a questa lezione, fino a dire che il Manifesto del Partito comunista del 1848 era superato in alcuni punti, dopo i fatti della Comune di Parigi.

Il segreto della Comune era il seguente: un governo essenzialmente formato dalla classe operaia, risultato della lotta della classe dei produttori contro la classe dei proprietari del prodotto, la forma politica finalmente trovata che permetteva l’emancipazione economica dei lavoratori. Senza questa condizione la costituzione della Comune sarebbe stata un’impossibilità e un’illusione. Il potere politico del produttore non può coesistere con la prosecuzione della sua schiavitù sociale. La Comune doveva dunque servire da leva per estirpare le basi economiche sulle quali si fonda l’esistenza delle classi, dunque la dominazione di classe. Una volta il lavoro emancipato, ogni uomo diventa un lavoratore e il lavoro produttivo cessa di essere l’attributo di una classe.

Essa aveva come scopo l’espropriazione degli espropriatori.

Ma questo è comunismo, è l’impossibile comunismo!

(...) La classe operaia non sperava miracoli dalla Comune. Non ha delle utopie pronte da introdurre per decreto del popolo. Non deve realizzare l’ideale, ma soltanto liberare gli elementi della nuova società che la vecchia borghesia che crolla porta in grembo.

Quando la Comune di Parigi prende la direzione della rivoluzione nelle sue mani, quando dei semplici operai per la prima volta osano mettere mano ai privilegi governamentali dei loro superiori “naturali”, i possidenti, il vecchio mondo si contorce per le convulsioni di rabbia alla vista della bandiera rossa, simbolo della Repubblica del lavoro, sventolare sul Municipio centrale della città. Eppure era la prima rivoluzione in cui la classe operaia era apertamente riconosciuta come la sola ancora capace di iniziativa sociale, anche dalla grande massa della classe media di Parigi (bottegai, commercianti, negozianti), esclusi i ricchi capitalisti. La Comune li aveva salvati prendendo iniziative sagge per regolare i problemi in sospeso. Sentivano che non c’era nessun’altra alternativa, la Comune o l’Impero. L’Impero li aveva rovinati economicamente, li aveva eliminati politicamente, li aveva mortificati moralmente con le sue continue orge (Marx, La guerra civile ...).

Lenin aggiunge che la Comune è il primo tentativo fatto dalla rivoluzione proletaria per spezzare la macchina dello Stato borghese ... Le rivoluzioni russe del 1905 e del 1917, in una situazione diversa e in altre condizioni, continuano l’opera della Comune e confermano la geniale analisi storica di Marx... (Lenin, Stato e Rivoluzione).

Infatti la Comune ha dimostrato che non basta che la classe operaia si impadronisca della macchina dello Stato per renderla utile ai suoi propri fini. Lenin specifica che nell’idea di Marx la classe operaia non deve impadronirsi dello Stato borghese, ma rompere, demolire la macchina burocratica e militare dello Stato e al suo posto costruire un suo nuovo Stato.

Carla C.

  

 

Bibliografia

 

Karl Marx, La guerra civile in Francia (Introduzione di F. Engels del 18 marzo 1891).

Vladimir I. Lenin, Stato e rivoluzione.

Prosper-Olivier Lissagaray, Storia della Comune del 1871.

Arthur Arnould, Storia popolare e parlamentare della Comune di Parigi.

 

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