Per unire tutto quello che è giusto, bisogna dividerlo da quello che è sbagliato

Rapporti Sociali n. 21 - febbraio 1999 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Presentazione

Ai primi di settembre la Segreteria Nazionale dei CARC ha ricevuto la Dichiarazione congiunta che pubblichiamo a fianco, con l’invito a un incontro per discutere di essa in vista di un’eventuale adesione dei CARC. Pubblichiamo anche la risposta che nell’incontro avvenuto a Firenze il 20 settembre la SN dei CARC ha dato alle tre organizzazioni firmatarie della Dichiarazione. Alcune righe per chiarire meglio la questione ai lettori di Rapporti Sociali che sono meno al corrente dei rapporti oggi esistenti tra le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista.

I CARC fanno correntemente iniziative pubbliche e riunioni con altre FSRS, le tre firmatarie e altre. Ricordiamo come esempio la Conferenza del 2 marzo ’97 convocata da Iniziativa Comunista a Roma, il Convegno del 14 marzo ’98 sul 150° anniversario della pubblicazione del Manifesto del partito comunista indetto da CARC e MPA (ma anche Iniziativa Comunista, Linearossa e altre organizzazioni erano state invitate), la Giornata Internazionale del Rivoluzionario Prigioniero (GIRP) del giugno ’98, le presentazioni delle Opere di Stalin in preparazione in varie città (Palermo, Catania, Torino e Genova per citarne quattro in cui i CARC non sono presenti). La questione quindi non è “fare o non fare interventi comuni”. Essi già si fanno e per quanto sta a noi il moltiplicheremo e miglioreremo. Il problema è se è utile ai fini della ricostruzione del nuovo partito comunista italiano che le quattro organizzazioni (Iniziativa Comunista, Linearossa, Movimento Proletario Anticapitalista, CARC) costituiscano una sorta di coordinamento escludendo le altre e cosa fare per creare più rapidamente le condizioni per la costituzione del nuovo partito comunista.

Crediamo che chiunque conosca la situazione, debba convenire che attualmente le quattro organizzazioni indicate non hanno né una qualità né una forza tali che il loro coordinamento diventi centro di raccolta e di sviluppo di tutte le forze mobilitabili per la ricostruzione del partito. Quindi l’eventuale “blocco” delle tre o quattro organizzazioni sarebbe una trovata organizzativa per escluderne altre che per qualità e consistenza sono dello stesso livello di alcune organizzazioni del “blocco”. La povertà della piattaforma (si riduce tutta alla Dichiarazione congiunta) su cui si farebbe il blocco sta a confermare la nostra affermazione. Gli altri elementi (teoria rivoluzionaria, linea, unità politica e ideologica, unità organizzativa, ecc.) che ci portano a questa conclusione li conosce chiunque abbia familiarità con una o più delle organizzazioni di cui parliamo, in primo luogo li conoscono gli stessi membri. Se qualcuno la pensa diversamente, ce lo spieghi.

Quanto al che fare, noi chiediamo: “Ai fini della creazione delle condizioni per la ricostruzione del partito è più importante che i capi delle tre o quattro organizzazioni facciano tra loro “un dibattito non vincolante” o che ognuna di esse si trasformi in un’organizzazione i cui membri imparano a darsi una linea giusta e a lavorare in coerenza con essa? È più importante il coordinamento delle tre o quattro organizzazioni o che ognuna di esse si trasformi in un’organizzazione in cui ogni membro impara a profondere la sua iniziativa e le sue energie in un rapporto basato sul centralismo democratico, attenendosi ad uno statuto e lavorando in un collettivo? È più importante che i capi di tre o quattro organizzazioni si consultino periodicamente tra loro o che ogni organizzazione cerchi con tutte le sue forze di elaborare un’analisi della situazione, una linea politica, un programma, insomma di raggiungere una maggiore unità politica e ideologica? È più importante che le tre o quattro organizzazioni facciano di tanto in tanto insieme una conferenza sulla Rivoluzione d’Ottobre o altro o che ogni organizzazione impari a legare lavoratori avanzati alla ricostruzione del partito mostrando loro sistematicamente che una linea giusta e un’organizzazione di partito rafforzano il lavoro che ogni lavoratore avanzato già in qualche modo conduce per mobilitare i suoi compagni a difesa delle conquiste e contro il regime che le elimina? È più importante che le quattro organizzazioni facciano di tanto in tanto un volantino comune contro il governo Prodi o che ognuna di esse impari a portare e verificare sistematicamente tra i lavoratori avanzati un giusto programma di partito, un’analisi giusta della situazione e giuste proposte di lotta e di organizzazione?”.

  

***** Manchette

Dichiarazione congiunta

 

La necessità storica del partito, oggi sempre più urgente, impone il ribaltamento della situazione di frammentazione in cui versano le forze comuniste oggi.

Come organizzazioni firmatarie del presente documento riteniamo che sia oggi indispensabile un intervento comune nel proletariato, e principalmente nella classe operaia e nel movimento comunista, che ponga l’obiettivo del potere politico, perseguito dalla classe operaia rivoluzionaria organizzata nel partito comunista.

Intenzionate a lavorare per contribuire a raggiungere questi obiettivi, le organizzazioni firmatarie dichiarano di riconoscersi nei seguenti principi:

A. La prospettiva di una società comunista.

B. L’obiettivo, all’ordine del giorno, della ricostruzione del partito comunista per la conquista del potere proletario e la costruzione del Socialismo.

C. Il Partito, nella fase attuale, può unicamente nascere da un processo di integrazione e fusione delle più avanzate energie e organizzazioni rivoluzionarie del proletariato che sorgono e sorgeranno dal vivo della lotta di classe.

D. L'indipendenza da qualsiasi istituzione dello Stato borghese (partiti parlamentari, organizzazioni ufficiali della sinistra borghese, ecc.).

Le stesse dichiarano di assumersi i seguenti impegni:

1. Istituire un organismo di consultazione periodica, composto dai rappresentanti di ogni organizzazione.

2. Sviluppare e mantenere stabilmente il dibattito e lo scambio di informazioni.

3. Assicurare reciproca solidarietà e sostegno nell’interesse comune del reciproco sviluppo.

4. Sviluppare un piano di lavoro attraverso campagne e iniziative. Questo percorso darà la possibilità alle singole organizzazioni di fare bilanci specifici, come verifica del reale avanzamento.

5. Ogni organizzazione informa le altre sulle proprie iniziative, promuovendole in comune con chi le condivide.

6. Per ogni eventuale relazione di ogni organizzazione con altre, va data informazione tempestiva e sviluppato un dibattito non vincolante.

Roma, 5 settembre 1998

 

Iniziativa Comunista

Linearossa

Movimento Proletario Anticapitalista

*****

 

Qualcuno obietterà: “Ma perché non l’una e l’altra cosa?”. La domanda è giusta e richiede una risposta. Certamente è possibile fare e l’una e l’altra cosa. Ma il punto sta proprio nel fatto che i promotori di coordinamenti, di consultazioni periodiche e di “dibattiti non vincolanti” rifiutano la trasformazione delle loro organizzazioni in organizzazioni di livello superiore: li avete mai sentiti parlare di linea politica, di analisi della situazione, di statuti, di linea organizzativa? Li avete mai sentiti non solo proclamare che occorre costruire il partito - cosa beninteso giusta, ma anche dire come intendono arrivare alla costruzione del partito? Siccome però da ogni parte sempre più pressanti arrivano le richieste di andare avanti, rispondono con trovate (i coordinamenti, le consultazioni, il volantino comune, ecc.) alcune delle quali già si fanno e altre, in mancanza di quelle trasformazioni, lasciano il tempo che trovano - anzi fanno perdere tempo ed energie. Non ci credete? Il tempo è onesto. State a vedere i risultati dei coordinamenti e delle consultazioni periodiche e vedrete. Coordinatevi e consultatevi quanto volete, ma se non vi trasformerete per creare le condizioni della ricostruzione del partito, per dare risposte efficaci, vere alle richieste dei vostri stessi compagni e dei lavoratori avanzati e ai bisogni delle masse, vi ritroverete più soli e più arretrati di oggi!

Milano, 10 ottobre 1998

 

***

Sulla lotta per la ricostruzione del partito comunista italiano

Risposta della Segreteria Nazionale dei CARC

 a proposito della Dichiarazione congiunta del 5 settembre 1998 firmata da Iniziativa Comunista, Linearossa, Movimento Proletario Anticapitalista (Milano, 18 settembre 1998)

 

Siamo contenti che la ricostruzione del partito comunista italiano stia sempre più diventando l’obiettivo dichiarato di organizzazioni e compagni e che sempre più diffusamente sia combattuta la tendenza a porre al centro della propria attività il tentativo di promuovere lotte rivendicative anziché l’attività per la ricostruzione del partito. Ciò ci conferma nel giudizio che i tempi della ricostituzione si avvicinano, che le condizioni stanno maturando. Voi sapete che i CARC proprio su questo tema hanno condotto l’anno scorso al loro interno una campagna di Lotta Ideologica Attiva che ci ha rafforzato nella natura di comitati che lavorano a creare le condizioni della ricostituzione del partito comunista.

Abbiamo quindi considerato con interesse la vostra Dichiarazione congiunta, abbiamo cercato di coglierne gli aspetti positivi e vi poniamo alcune questioni al riguardo.

Nella Dichiarazione congiunta si afferma:

“La necessità storica del partito, oggi sempre più urgente, impone il ribaltamento della situazione di frammentazione in cui versano le forze comuniste oggi”.

Compagni, sono alcuni decenni che la classe operaia italiana è priva di partito comunista e che le masse popolari subiscono le nefaste conseguenze di questa situazione. Non è quindi solo adesso che questa necessità agisce e impone i suoi diritti. A dimostrazione di ciò vi sono i ripetuti e generosi tentativi di ricostruire il partito comunista succedutisi dopo l’ottavo Congresso del PCI (dicembre ’56) che sanzionò la trasformazione definitiva del PCI in partito revisionista, cioè volto a subordinare la classe operaia alla borghesia imperialista. Ci limitiamo a ricordare i tentativi compiuti dal Partito Comunista d’Italia (Nuova Unità) e quello compiuto dalle Brigate Rosse (di cui abbiamo esposto il bilancio nell’opuscolo F. Engels/10, 100, 1000 CARC per la ricostruzione del partito comunista).

Ma quei tentativi non hanno raggiunto l’obbiettivo di ricostruire il partito. Chi oggi vuole condurre con maggiore speranza di successo quest’impresa, deve imparare dalle sconfitte di chi ci ha preceduto. Non basta dire che il partito è necessario, che è urgente, ecc. Non lo era anche ieri? Essere consapevoli veramente dell’urgenza e della necessità, essere coerenti con questa coscienza vuol dire fare un bilancio accurato di quei tentativi, imparare tutto quello che c’è da imparare. “Sviluppare e mantenere stabilmente il dibattito” vuol dire in primo luogo fare un giusto bilancio di quei tentativi e fare il punto della situazione in cui è nel nostro paese la lotta per la ricostruzione del partito comunista.

Noi chiediamo che le organizzazioni si pronuncino sul bilancio che noi abbiamo fatto sui tentativi fatti per la ricostruzione (nell’opuscolo F. Engels/10, 100, 1000 CARC per la ricostruzione del partito comunista). Lo condividono? Ne hanno un altro? Cosa hanno imparato da quei tentativi?

Quanto alla situazione in cui è nel nostro paese la lotta per la ricostruzione del partito comunista, noi abbiamo esposto nell’ultimo numero di Rapporti Sociali (il n. 19, pag. 89) le sei discriminanti che a nostro parere oggi qualificano chi lotta per il partito e lo distinguono da chi lotta contro il partito. Nello stesso testo abbiamo indicato quattro punti su cui occorre sviluppare ulteriormente le posizioni. Siete d’accordo? Se non siete d’accordo, qual è la vostra posizione?

Questa è la prima questione. Veniamo alla seconda.

Nella Dichiarazione congiunta si afferma:

“... riteniamo che sia oggi indispensabile un intervento comune nel proletariato, e principalmente nella classe operaia e nel movimento comunista, che ponga l’obiettivo del potere politico, perseguito dalla classe operaia rivoluzionaria organizzata nel partito comunista”.

Anche noi riteniamo che questo intervento sia necessario. Non però da oggi. Infatti è quello che cerchiamo di fare dal 1992 e per questo abbiamo costituito e costituiamo dei CARC. Perché invece dite che questa necessità è sorta oggi? Cosa vi ha indotto o vi induce a ritenere che oggi sia indispensabile questo intervento e non lo fosse ieri o l’altro ieri? Cosa vi fa ritenere che questo intervento oggi sia non solo indispensabile, ma fruttuoso, che il suo successo sia possibi le? E ancora: in cosa consiste questo “intervento comune” che proponete?

Vorremmo che lo spiegaste chiaramente a noi, a quanti leggeranno la vostra Dichiarazione, a voi stessi. La volontà, i desideri sono una cosa importante. Senza di essi non si parte per fare una marcia. Ma se non si ha un’idea della strada, se non si ha una strada, la cosa da fare subito, la prima, è tracciare la strada; se non si fa questo, la volontà e i desideri si esauriranno ben presto. La lotta per la ricostruzione del partito in Italia non incomincia oggi, con la Dichiarazione congiunta. Ha una storia, di sconfitte e di successi. Occorre entrare in merito e indicare la strada che volete seguire e perché. Lottare contro ciò che è sbagliato e rafforzare ciò che è giusto di quello che finora è stato fatto. Altrimenti gli impegni restano sulla carta.

Giusto voler sviluppare un “intervento comune nel proletariato, e principalmente nella classe operaia e nel movimento comunista, che ponga l’obiettivo del potere politico, perseguito dalla classe operaia rivoluzionaria organizzata nel partito comunista”. Ma questo deve essere un intervento che ha come obiettivo principale la ricostruzione del partito comunista, quindi deve svilupparsi secondo una linea mirata alla ricostruzione del partito, secondo la linea della ricostruzione.

Lottare per la ricostruzione del partito comunista vuol dire lavorare per creare le condizioni che, una volta raggiunte, permettono di fondare il nuovo partito. Quindi dobbiamo indicare quali sono le condizioni da creare per costituire il partito comunista. Perché non fondiamo oggi il partito comunista? Perché non ci sono ancora le condizioni per farlo. Quali sono le condizioni necessarie per farlo? Noi le abbiamo riassunte in quattro. Siete d’accordo che le condizioni da creare sono quelle quattro? Se non sono quelle, quali sono?

Questa è la seconda questione. Veniamo ora alla terza.

Una volta definite le condizioni da creare, occorre indicare come lavorare per crearle. Noi diciamo che per crearle occorre che i compagni che sono uniti dalla comune volontà di ricostruire il partito comunista e dalla individuazione delle condizioni da creare per fondarlo, si organizzino localmente in comitati ognuno dei quali cerchi di attuare nei limiti qualitativi e quantitativi delle sue forze la linea generale del futuro partito comunista, che è dettata dalla fase che le masse popolari stanno vivendo: “Unirsi strettamente e senza riserve alla resistenza che le masse popolari oppongono e opporranno al progredire della crisi, comprendere e applicare le leggi secondo cui questa resistenza si sviluppa, appoggiarla, promuoverla, organizzarla e far prevalere in essa la direzione della classe operaia fino a trasformarla in lotta per il socialismo, adottando come metodo principale di lavoro e di direzione la linea di massa”. Siete d’accordo? Altrimenti che “interventi comuni” facciamo?

Questa è la terza questione a cui chiediamo risposta.

Il primo passo è chiarire queste questioni. Se nel chiarire queste questioni salteranno fuori contrasti, ben vengano alla luce, li tratteremo, faremo di fatto quel dibattito che anche la Dichiarazione congiunta vuole “sviluppare e mantenere”.

In conclusione, le questioni da affrontare sono:

1. Il bilancio dei tentativi fatti finora per ricostruire il partito e lo stato della lotta per la ricostruzione del partito nel nostro paese.

2. Quali sono le condizioni che mancano per costituire il partito comunista.

3. Come dobbiamo lavorare per crearle.

Rispondendo in modo giusto a queste questioni, noi porremo le basi perché gli interventi comuni siano un lavoro proficuo che produrrà, non tanto lo “sviluppo reciproco” (che a dire il vero non capiamo cosa sia), ma un deciso salto qualitativo verso la ricostruzione del partito.

 

Rapporti Sociali 1985-2008 - Indice di tutti gli articoli