Problemi della ricostruzione del partito comunista

Rapporti Sociali n. 21 - febbraio 1999 (versione Open Office / versione MSWord )

 

La lotta per la ricostruzione del partito comunista italiano è entrata in una fase più avanzata per fattori oggettivi e per fattori soggettivi.

I primi si sintetizzano nell’avanzamento della crisi generale. La borghesia imperialista procede sistematicamente nell’eliminazione delle conquiste che le masse popolari avevano strappato sotto la direzione del partito comunista nel periodo 1945-1975. I sintomi di recessione economica a livello mondiale e l’avvio dell’unità monetaria europea cospirano in questa direzione. La crisi politica si aggrava ovunque: i gruppi imperialisti riescono sempre meno a trovare un accordo, i mandanti si erigono a giudici dei loro sicari (il caso Pinochet è esemplare). Il governo D’Alema ha ricevuto dalla borghesia imperialista l’incarico di accelerare il processo di eliminazione delle conquiste. Il nuovo patto sociale (il cui significato è chiarito dal ruolo del precedente patto del 1993), la legge sulla casa, lo sfruttamento degli immigrati come concorrenti dei lavoratori italiani, il finanziamento della Chiesa cattolica e del Vaticano, la nuova raffica di “esuberi” annunciati sono tutti indizi del ruolo del nuovo governo. Le masse constatano su grande scala e in modo via via più acuto l’inconsistenza pratica della proposta del Partito della rifondazione comunista (PRC) e degli altri gruppi economicisti e riformisti di “condizionare il capitalismo”, di “far fare a un governo borghese gli interessi dei lavoratori”, di perpetuare o ricreare un “capitalismo dal volto umano”. Con le lotte a difesa delle conquiste i lavoratori fermano, ritardano o attenuano l’attacco della borghesia, ma, se facciamo un giusto bilancio di esse, a fronte dei risultati immediati cresce l’importanza del loro ruolo come scuola di comunismo e come parte del movimento comunista, cioè come occasione in cui i lavoratori imparano a lottare per il socialismo e il singolo gruppo sceso in lotta contribuisce alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse. Tutto ciò crea oggettivamente una tensione verso l’unico obiettivo realistico (anche se apparentemente oggi è ancora quello meno alla portata di mano) dell’instaurazione di un governo della classe operaia che quindi faccia gli interessi dei lavoratori. Da qui una tensione diffusa verso la ricostruzione del partito comunista che è il primo passo del cammino verso quell’obiettivo. Per gli operai e per le grandi masse popolari l’unica politica realistica è la lotta per il potere della classe operaia e per il socialismo. Questo vuol dire anzitutto ricostruire il partito comunista. È una pressione delle condizioni oggettive a cui nessuna Forza Soggettiva della Rivoluzione Socialista (FSRS) può sottrarsi, perché tutti i suoi membri l’assorbono dalla realtà quotidiana in cui vivono. Questa pressione si traduce in un apporto di forze ed energie per le FSRS che hanno una linea che pone la ricostruzione del partito comunista come obiettivo principale. Si traduce in contrasti e malessere salutari per le FSRS che hanno una linea che pone al centro altri obiettivi.

I fattori soggettivi che determinano la nuova fase della lotta per la ricostruzione del partito comunista sono:

1. che proprio la ricostruzione del partito comunista è diventata l’obiettivo principale proclamato da un numero crescente di FSRS. Molte FSRS stanno facendo sforzi per tradurre questa proclamazione in una linea che guida tutto il loro lavoro immediato, quotidiano, attuale, in modo che quello che fanno oggi sia sempre meglio mirato a creare le condizioni perché domani si possa costituire il partito;

2. la pubblicazione del Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano. È un avvenimento che sposta di un passo in avanti il lavoro per definire la base dell’unità politica e ideologica del futuro partito comunista. Che questo progetto sia stato elaborato dalla Segreteria Nazionale dei CARC e non in comune con altri organismi che si propongono la ricostruzione del partito comunista, costituisce un limite della situazione complessiva delle FSRS. È un riflesso da una parte della insufficiente importanza che le FSRS hanno nel passato attribuito al lavoro teorico e dall’altra del carattere intellettualistico del lavoro teorico svolto da alcune FSRS. È un limite che dobbiamo superare nel dibattito  che incomincia a svilupparsi attorno al Progetto. Questo dibattito da una parte costringe al lavoro teorico e dall’altra pone al lavoro teorico un oggetto e un fine ben precisi e legati alla lotta politica: il Manifesto Programma che il futuro partito comunista italiano farà proprio, come base della sua unità politica e ideologica.(1)

 

1. Chi è membro del partito comunista? Lo sviluppo pratico raggiunto dal movimento comunista all’inizio di questo secolo, nei primi decenni dell’epoca imperialista, ha posto questa domanda all’ordine del giorno. Ad essa Lenin nel 1903 ha dato una risposta che facciamo nostra. Essa è illustrata efficacemente nel testo La classe dei proletari e il partito dei proletari (1905) di Stalin (in Opere di Stalin, Edizioni Rapporti Sociali, vol. 1, pag. 77-83). È membro del partito comunista chi soddisfa a tutte le tre seguenti condizioni: 1. accetta il programma del partito, 2. sostiene materialmente il partito, 3. milita in una delle organizzazioni del partito. Questa formula implica che il partito comunista deve avere un programma, base della sua unità politica e ideologica, patrimonio comune di tutti i suoi membri.

Questa formula ci aiuta già oggi a condurre la lotta tra le FSRS: a distinguere e trattare in modo diverso e adeguato chi condivide l’obiettivo della ricostruzione del partito comunista, chi sostiene materialmente il lavoro di ricostruzione, chi appartiene a un’organizzazione che lavora consapevolmente e coerentemente per la ricostruzione.

 

***** Manchette

Forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS)

Con questa espressione indichiamo singoli e organismi che pongono come obiettivo della loro attività l’instaurazione del socialismo.

Esse vanno distinte

- sia dai comunisti, che sono quella parte delle forze soggettive della rivoluzione socialista che assumono come propri la concezione materialista dialettica del mondo e della società e l’esperienza storica e internazionale del movimento comunista, espressa dal marxismo-leninismo-maoismo;

- sia dai lavoratori avanzati, che sono la sinistra del movimento delle masse, impersonano e sviluppano, anche se possono non pensare affatto alla rivoluzione o al comunismo, la tendenza positiva all’interno del movimento delle masse, cioè la tendenza che porta a confluire nel fiume della rivoluzione socialista e che attualmente è rappresentata dalla resistenza alla crisi del sistema capitalista.

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Man mano che avanziamo verso la ricostruzione del partito, si modificano le condizioni del lavoro delle FSRS sul fronte delle masse popolari, ma nell’immediato si modifica soprattutto il rapporto tra le FSRS. Si crea un rapporto via via più stretto di unità e di lotta: l’unità diventa più stretta e quindi la lotta diventa più acuta.

In questa fase è quindi particolarmente importante avere un giusto orientamento nella lotta sul fronte delle FSRS.

È inevitabile e positivo che si scateni una sorta di “gara verso il partito”, di “corsa al partito”. Bisogna cogliere e valorizzare l’aspetto positivo di questa “corsa” che parte da punti diversi e per alcuni aspetti contrastanti. Si tratta di una corsa che deve concretizzarsi in una corsa a creare le condizioni per la ricostruzione del partito comunista. Una corsa guidata dalla volontà dell’unità (in definitiva ci sarà un solo partito comunista) e dalla tensione a raccogliere tutti gli apporti positivi nell’ambito di una linea giusta. Un processo complesso e tortuoso, ma positivo, se condotto in maniera giusta. Ogni FSRS deve essere stimolata a creare le condizioni per la ricostruzione del partito. Anzitutto a partecipare al miglioramento del Progetto di Manifesto Programma e comunque alla definizione dei contenuti programmatici del nuovo partito, alla creazione delle condizioni materiali della sua esistenza, alla formazione di compagni capaci di svolgere il lavoro di partito, alla creazione di organizzazioni adeguate ai compiti che la situazione rivoluzionaria in sviluppo pone al nuovo partito e capaci di tenere pienamente conto dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, capaci di legare al nuovo partito i lavoratori avanzati, in primo luogo gli operai avanzati, capaci di legare al nuovo partito le donne e i giovani delle masse popolari. È un processo complesso, che porteremo avanti nel fuoco della lotta delle masse popolari contro la borghesia imperialista nell’ambito del procedere della crisi generale e che si concluderà con la costituzione del nuovo partito comunista. Dobbiamo guardarci dal voler fermare le lotte in attesa di avere un programma, una linea e un’organizzazione giusti: al contrario dobbiamo in ogni lotta operare per ricavare quanto più possibili  elementi per definire il programma, arricchire la linea, rafforzare l’organizzazione.

In particolare occorre sviluppare tra le FSRS mille iniziative unitarie senza accettare iniziative intergruppo, lottare per la ricostruzione del partito comunista contro la concezione da gruppo, il gruppismo e lo spirito gruppettaro. Per quanto riguarda i CARC, noi lotteremo nello stesso tempo sia per realizzare la linea “dieci, cento, mille CARC per la ricostruzione del partito comunista” sia per far sviluppare e far trasformare le altre FSRS in organismi per la ricostruzione del partito comunista. Abbiamo chiaro che andare verso il partito non vuol dire principalmente assorbire le attuali FSRS nei CARC, ma favorire la trasformazione di esse in organismi che lottano sempre più coerentemente ed efficacemente per la ricostruzione del partito. La ricostruzione del partito è un processo a cui nessuna FSRS può resistere: o diventerà strumento di questo processo o verrà stritolata da questo processo. È un processo nel quale possiamo avere l’iniziativa completamente nelle nostre mani, a condizione che comprendiamo a sufficienza le leggi che governano il processo e ce ne serviamo, facendo leva sulla sinistra. È quindi essenziale, per condurre in modo giusto questo lavoro, individuare in ogni FSRS gli aspetti positivi e gli aspetti negativi, le tendenze positive e le tendenze negative, la sinistra e la destra. Dobbiamo distinguere chi si pone risolutamente e senza riserve sulla strada della ricostruzione, chi sostiene materialmente il processo ma mantiene delle riserve, chi condivide l’obiettivo del processo, ma non vi contribuisce ancora.

Nel lavoro con le FSRS, nel condurre iniziative unitarie con le FSRS, nell’ambito del rapporto di unità e lotta, nel lottare contro le tendenze negative, è necessario avere una chiara e univoca concezione di cosa è il “gruppismo” e di cosa distingue i CARC e le altre FSRS che lottano per la ricostruzione del partito dai gruppi.

Gruppismo e spirito gruppettaro indicano un fenomeno sorto in una circostanza storica ben precisa e perpetuatosi fino ad oggi.

Quando la disgregazione del partito comunista per opera del revisionismo moderno raggiunse in Italia un certo sviluppo senza che contemporaneamente nascesse il nuovo partito (cioè negli anni ’60), quella disgregazione si combinò con la volontà di rinascita, volontà diffusa ma istintiva e confusa. Ne nacque una miriade di organismi, appunto i gruppi. Cosa caratterizza queste formazioni?

In positivo la volontà di essere comunisti. Questo è un lato su cui dobbiamo far leva per provocare la trasformazione e dirigerla. In ogni FSRS esiste questa volontà. Alcuni membri esprimono più nettamente questa volontà e sono la sinistra. Comprendere caso per caso quali forme specifiche assume questa volontà e far leva in ogni caso su questa forma specifica, ci consente di avere l’iniziativa, di provocare la trasformazione e di condurre avanti il processo della ricostruzione.

In negativo il non finalizzare il proprio lavoro alla ricostruzione del partito. La tendenza negativa è la tendenza a sostituire al partito comunista la nebulosa di organismi locali, ognuno più o meno autonomo, ognuno proiettato a dirigere le masse, ognuno con la pretesa di essere riconosciuto dalle masse come “autenticamente comunista”. Ovviamente le masse non riconoscono (e non possono riconoscere) come loro direzione comunista questi organismi artigianali, dilettanteschi, meteorici. Oggettivamente i gruppi sono un passo indietro rispetto al partito comunista che le masse hanno già conosciuto, di cui hanno già esperienza. Sono un ritorno dalla scienza all’utopia, dall’industria all’artigianato.

Nascere piccoli, informi è un destino. Ma occorre crescere. E per crescere c’è una via da seguire. Se invece si è piccoli e informi e anziché pensare a crescere si pretende di essere trattati da adulti, le cose non tornano: per quanto tu inveisca contro quelli che non ti riconoscono come adulto.

Fin dalla loro costituzione nel 1992 abbiamo sostenuto che i CARC non sono un gruppo. I CARC cercano di dirigere dovunque riescono a dirigere, perché per imparare a dirigere non c’è altra scuola che dirigere (e i CARC sono una scuola per la formazione di comunisti). Ma i CARC non hanno la pretesa di dirigere le masse e di essere riconosciuti dalle masse come loro direzione: danno per scontato che le masse non possono riconoscere nei CARC la loro direzione. I CARC sono nati con il proposito di ricostruire il partito comunista imparando a diventare comunisti alla difficile scuola  del movimento delle masse, come palestra o cantiere in cui le FSRS si trasformano in comunisti e creano le condizioni per la ricostruzione del partito comunista. La linea dei CARC è organizzarsi e organizzare per creare le condizioni per la ricostruzione del partito comunista: essi praticano la linea generale del futuro partito comunista nei limiti consentiti dalla loro natura, come guida per orientare l’attività di creazione delle condizioni per la ricostruzione del partito comunista. Una scuola per meccanici non è la stessa cosa che uno stabilimento di meccanica, anche se è guidata dalla tecnologia e dalla scienza dell’industria meccanica.

Gruppismo, spirito gruppettaro, ecc. sono espressioni con cui indichiamo la concezione dell’attività politica propria di quei gruppi artigianali che avevano e hanno la pretesa di essere industrie e quindi non erano e non sono guidati da un programma per diventare industrie. Le masse non possono aggregarsi e mobilitarsi sotto la direzione dei gruppi se non in casi particolari, circoscritti e transitori. Chi si ostina nella concezione gruppettara finisce prima o poi per contrapporsi alle masse, accusandole di essere sorde ai suoi appelli alla lotta e restie a seguire le sue direttive.

Il gruppismo trasforma i gruppi da forme primitive sulla strada verso il partito in ostacoli, in forme antipartito. Il gruppismo è sottovalutazione del ruolo del partito, è una forma specifica di spontaneismo. La specificità di questa forma di spontaneismo consiste in questo: come in generale gli spontaneisti, ritenere che le masse non hanno bisogno del partito, ma, a differenza degli spontaneisti in generale, organizzare un gruppo e riconoscere una gerarchia e una disciplina di gruppo. In che cosa un gruppo differisce dal partito comunista? Il partito comunista è la parte d’avanguardia e organizzata della classe operaia, ha un’unità politica e ideologica che è la base della sua unità organizzativa, si trasforma in modo da essere personificazione della classe operaia che lotta per il potere e centro adeguato della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari. Il gruppo nasce su un’idea o attorno ad una persona, non si preoccupa di trasformarsi, cura la sua crescita quantitativa più della sua crescita qualitativa, più del suo superamento nel partito comunista.

Il gruppismo è parente prossimo dell’anarcosindacalismo, che è una forma specificamente italiana dell’opportunismo: “il movimento è tutto e il fine nulla”, “importante è lottare, il fine e la linea di lotta sono secondari”. La classe operaia e le masse popolari per vincere hanno invece bisogno di un partito che personifichi la classe operaia che lotta per il potere, quindi che contemporaneamente sia la massima espressione della lotta di classe, abbia una linea giusta e un obiettivo avanzato, il socialismo.

 

***** Manchette

 

Principi di tattica dei comunisti “I comunisti si distinguono dagli altri partiti proletari solamente per il fatto che da un lato, nelle varie lotte nazionali dei proletari, essi mettono in rilievo e fanno valere quegli interessi comuni dell’intero proletariato che sono indipendenti dalla nazionalità; dall’altro lato per il fatto che, nei vari stadi di sviluppo che la lotta tra proletariato e borghesia va attraversando, rappresentano sempre l’interesse del movimento complessivo.

In pratica, dunque, i comunisti sono la parte più risoluta dei partiti operai di tutti i paesi, quella che sempre spinge avanti; dal punto di vista della teoria, essi hanno un vantaggio sulla restante massa del proletariato per il fatto che conoscono le condizioni, l’andamento e i risultati generali del movimento proletario”.

Manifesto del partito comunista (1848), cap. 2.

 

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Mettere al bando lo spirito gruppettaro è condizione indispensabile per condurre con successo la lotta tra le FSRS, perché sia una lotta che costruisce l’unità di tutto ciò che può essere unito nel futuro partito comunista, che convoglia verso il partito comunista tutto ciò che può servire allo scopo.

Nello sviluppare l’unità e la lotta tra le FSRS (in altre parole, nel condurre la lotta per la ricostruzione del partito sul fronte delle FSRS) occorre distinguere le iniziative unitarie (da promuovere e a cui aderire) dalle iniziative intergruppo (da respingere).

 Le prime danno modo a ogni organizzazione di esprimere il meglio di sé e di imparare dalle altre, di attingere all’esperienza delle altre organizzazioni e di trarre insegnamento dai loro errori. Promuovono la critica e l’autocritica e danno modo ai compagni e in generale alle masse di giudicare e valutare. Promuovono l’emulazione socialista tra le FSRS a contribuire alla ricostruzione del partito comunista, individuando via via campi di lavoro in cui l’emulazione si sviluppa: chi è avanzato insegna a chi è arretrato e chi è arretrato impara da chi è avanzato. Il più avanzato dirige di fatto il più arretrato e ne promuove la trasformazione. Insomma ogni organizzazione lavora per andare oltre se stessa, verso il partito comunista.

Le seconde subordinano l’iniziativa di ogni organizzazione all’accordo generale. Le organizzazioni più avanzate devono limitarsi a ciò che è accettato anche dalle organizzazioni più arretrate. Sono vietate la critica e l’autocritica. Mostrano alle masse un’unità fittizia e sterile di risultati. L’arretrato dirige l’avanzato, l’avanzato si subordina all’arretrato. Insomma i gruppi confermano e perpetuano se stessi, esprimono il vano tentativo di compensare con la quantità (“fare assieme per essere di più”) la mancanza di qualità.

Nei prossimi mesi, nella lotta per la ricostruzione del partito, nel promuovere il dibattito e la verifica del Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano, dobbiamo promuovere iniziative unitarie, promuovere l’emulazione nella ricostruzione del partito, nel creare le condizioni necessarie alla costituzione del nuovo partito comunista. Dobbiamo invece rifiutare legami intergruppo e coordinamenti intergruppo.

Nel condurre avanti la grande impresa a cui ci siamo dedicati, occorre che sempre meglio individuiamo passo dopo passo i pericoli che incontriamo per evitarli e sfruttare così appieno i fattori di successo che la realtà ci presenta. Avanzare realizzando i nostri compiti. Così accumuliamo esperienza ed elaborandola accumuliamo un patrimonio teorico maggiore e creiamo le condizioni della ricostruzione del nuovo partito comunista italiano.

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