Il pensiero di Bruno Trentin

Rapporti Sociali n. 16 (inverno 1994-1995) - (versione Open Office / (versione Word)

segretario generale della CGIL fino al 1994

 

“Ci troviamo di fronte ad un invecchiamento della popolazione e si riduce la platea dei cittadini che finanziano il sistema previdenziale. Sono problemi che porteranno in tilt il sistema, anche se si otterrà la separazione tra assistenza e previdenza nei conti dell’INPS chiesta dai sindacati.

Bisogna alzare l’età a cui si va in pensione, andare avanti nella strada tracciata dal governo Amato due anni fa. Le nevrosi che si registrano in coloro che lasciano il lavoro sono la testimonianza che siamo destinati a lavorare di più e non di meno. Questo significa che bisognerà concedere alla gente la possibilità di avere un regime flessibile che consenta, dopo i sessant’anni, di scegliere se continuare a lavorare oppure ritirarsi. Quanto alle pensioni di anzianità, potranno essere superate: nel 2000 si potrà arrivare al ricongiungimento con quelle di vecchiaia. Tuttavia, prima, bisognerà smaltire quelle generazioni entrate nel mondo del lavoro negli anni sessanta a 15-17 anni, rinunciando alla scuola.

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… emergono continuamente nuovi problemi. Primo fra tutti l’alluvione e la ricostruzione che potranno costare 20 mila miliardi. Mancano fondi per la cassa integrazione, per alcune leggi in essere e per il Mezzogiorno. Ho motivo di ritenere che nella Finanziaria del 1995 già mancano 30 mila miliardi. Ci vuole un’‘imposta nazionale della solidarietà’, una tantum, che serva per l’alluvione, per il Sud e per finanziare il periodo di transizione fino all’avvio di una vera e propria riforma delle pensioni.”

(da la Repubblica, 18 novembre ’94, pag. 5)