RESISTENZA

Rapporti Sociali n. 16 (inverno 1994-1995) - (versione Open Office / (versione Word)

Foglio mensile dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

 

Nel febbraio ’94 i CARC hanno iniziato la pubblicazione del foglio Resistenza.

Dopo i numeri sperimentali di febbraio, marzo e giugno e le riunioni di bilancio con i diffusori, da settembre è iniziata la pubblicazione regolare mensile.

Pubblichiamo qui la Piattaforma e il Progetto sulla base dei quali redattori, diffusori e collaboratori vari hanno dato inizio al foglio.

 

PIATTAFORMA

Il foglio periodico Resistenza nasce sulla base delle seguenti 13 tesi.

 

1. Tutto il mondo capitalista e coinvolto in una nuova grande crisi economica di lungo periodo. La crisi economica sta sfociando in crisi dei regimi politici in quasi tutti i paesi imperialisti e in crisi delle relazioni politiche internazionali. Nelle relazioni tra gruppi imperialisti vengono assumendo un ruolo crescente vane forme di guerra civile più o meno dispiegata a seconda dei paesi (strategia della tensione, stragismo, terrorismo, attentati individuali, campagne di criminalizzazione, ecc.) e varie forme più o meno palesi e dichiarate di guerre tra Stati (destabilizzazione politica, sabotaggi, ricatti economici, interventi “comuni” all’estero, ecc.), combinate con vari tentativi di mobilitazione reazionaria delle masse condotti da gruppi imperialisti.

 

2. La crisi economica e politica sta provocando sofferenze crescenti tra le masse popolari: disoccupazione, emarginazione, emigrazione, eliminazione delle conquiste strappate nel periodo precedente, peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, coinvolgimento in guerre, in strategie della tensione, stragi e in azioni terroristiche organizzate da gruppi imperialisti in guerra tra loro. In particolare si vanno accentuando in tutti paesi imperialisti la controrivoluzione preventiva, la persecuzione dei lavoratori immigrati, le limitazioni all’esercizio del diritto di sciopero e di manifestazione, l’oscurantismo culturale della cultura borghese di destra (razzismo, colonialismo, culto del più forte, diseguaglianza come valore, divorzio, aborto ecc.), il soffocamento del pluralismo nei mezzi di informazione e comunicazione e nell’attività culturale, l’attività di bande paramilitari borghesi (naziskin, ecc.), lo stragismo e il terrorismo praticato da gruppi borghesi.

 

3. Di fronte al procedere della crisi economica e politica, La resistenza delle masse popolari si va sviluppando a vari livelli e in forme svariate:

- difensiva come opposizione alla eliminazione delle conquiste già strappate dalle masse popolari;

- offensiva come attacco al regime politico esistente che tutela il domino della borghesia imperialista causa della crisi economica;

- individuale come ricerca individuale di sfuggire alle conseguenze della crisi;

- collettiva come tendenza a organizzarsi e svolgere una attività combinata per una soluzione comune della crisi;

- distruttiva come tendenza alla distruzione dell’esistente;

- costruttiva come ricerca di un nuovo modo di vita e di un nuovo ordinamento sociale;

- pratica come tendenza a sviluppare nuovi modi d’essere, di associarsi e di lottare;

- culturale come ricerca di valori diversi da quelli della cultura finora prevalente e sviluppo della coscienza politica.

  

4. Il procedere della crisi (in particolare lo stillicidio di riduzione dei posti di lavoro, licenziamenti, cassa integrazione, messa in mobilità, riduzione di orario e di salario, “contratti solidarietà”, ecc.) determina la mobilitazione sempre più diffusa della classe operaia e crea le condizioni necessarie perché essa sia alla testa della resistenza delle masse popolari al procedere della crisi (la tesi è illustrata e esemplificata nel 3° Comunicato del CARC). In questa fase la tendenza a mettersi alla testa della resistenza è la tendenza positiva nella classe operaia, la tendenza a restare isolata e frantumata limitandosi a lotte rivendicative episodiche è la tendenza negativa.

 

5. Le iniziative di lotta prese in questi mesi “spontaneamente” da gruppi di operai hanno un’enorme importanza sia immediata (perché pongono un limite alle sofferenze che la crisi della società borghese infligge alle masse e rallentano l’eliminazione delle conquiste strappate dalle masse popolari) sia strategica (perché uniscono, educano, selezionano dirigenti, ecc., creano tra le masse popolari una “gerarchia” in cui la classe operaia alla testa, “tira la volata” e preparano le condizioni dell’attacco rivoluzionario). Ma perché le lotte difensive degli operai si espandano, si generalizzino, si connettano tra loro e si riproducano e perché il ruolo dirigente della classe operaia nei confronti del resto delle masse popolari si elevi di livello e consolidi, occorre che la classe operaia sviluppi sempre più chiaramente, nettamente e conseguentemente la lotta per una soluzione universale (ossia valida per tutte le classi popolari) e definitiva della crisi. Senza questo, è esperienza comune che singole lotte di difesa non riescono a generalizzarsi, che dopo un certo sviluppo iniziale si sgonfiano, che i protagonisti queste lotte si demoralizzano e alcuni arrivano persino corrompersi, che le singole iniziative di lotta sono sfruttate gruppi imperialisti e da loro portavoce per alimentare qualche forma di mobilitazione reazionaria delle masse. Finché le lotte degli operai restano lotte in cui ogni gruppo di operai si limita a rivendicazioni economiche e a rintuzzare le singole misure che lo colpiscono e non pone una soluzione universale definitiva della crisi, ogni gruppo di operai lotta solo per sé come fosse una realtà isolata, se ottiene risultati questi suoi aleatori e spesso lo pongono in contraddizione con altri operai e frazioni di masse popolari, la classe operaia non si unisce, il suo ruolo dirigente sulle altre classi popolari non si eleva di livello e non si consolida, le sue lotte possono esserle rovesciate contro dai gruppi della borghesia imperialista promotori di mobilitazione reazionaria delle masse.

 

6. L’unica realistica soluzione universale e definitiva dell’attuale crisi, l’unica via di uscita dalla crisi è il socialismo, ossia

- la trasformazione socialista della società: instaurazione della proprietà pubblica di tutte le principali forze produttive e pianificazione di tutta l’attività economica del paese in vista della soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali, individuali e collettivi della popolazione,

- l’instaurazione della direzione politica della classe operaia che è l’unica possibile classe dirigente della trasformazione socialista della società.

Questa crisi economica si risolve solo partendo da misure politiche: l’instaurazione della direzione politica della classe operaia, ossia la conquista del potere da parte della classe operaia è la condizione preliminare e indispensabile della soluzione della crisi economica.

 

7. La borghesia imperialista e i suoi portavoce hanno tutto l’interesse ad appiccicare a ogni iniziativa di lotta della classe operaia le etichette “rabbia”, “incazzatura”, “esasperazione”, “disperazione” e cercano con tutte le forze e con ogni mezzo di ridurre anche di fatto a questo ogni iniziativa di lotta: campagna in grande stile sulla “fine del comunismo”, dibattito su “soluzioni” illusorie della crisi, campagna terroristica sulla crisi, repressione delle forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS) che cercano di impersonare e far vivere il ruolo dirigente della classe operaia, ecc. È  interesse della borghesia imperialista che le lotte di ogni gruppo di operai oscillino tra richieste di misure di assistenza per sé (richieste difensive certamente sacrosante, ma anche base per giochi di potere tra gruppi della borghesia imperialista e per tentativi di mobilitazione reazionaria) e protesta solo distruttiva (solo manifestazione di dissenso e di insofferenza, senza domani), che le singole lotte non si accentrino attorno ad un programma di potere e di nuova società, attorno a una proposta della classe operaia a tutte le altre classi popolari.

 

8. Alcune FSRS stanno commettendo gravi errori politici per cui di fatto, inconsapevolmente e contro la loro volontà, collaborano con la borghesia imperialista a ridurre le iniziative di lotta della classe operaia a manifestazioni di rabbia, incazzatura, esasperazione, disperazione. Quale è la forma specifica della collaborazione, oggettiva e involontaria, di queste FSRS con la borghesia imperialista? Esse evitano o rifiutano di porre apertamente, con forza e conseguentemente il socialismo come unica realistica via d’uscita universale e definitiva dalla crisi attuale e come obiettivo dirigente dell’attività della classe operaia e delle masse, rifiutano di concentrare le proprie energie principali sul perseguimento di questo obiettivo, cercano di limitare l’attività della classe operaia alle lotte rivendicative e alle proteste, fomentano coscienze disgregatrici e disfattiste tra i lavoratori (es.: gli operai dei paesi imperialisti vivono al di sopra dei propri mezzi, i lavoratori dei paesi imperialisti vivono dello sfruttamento delle masse dei paesi semicoloniali, quello che un gruppo di lavoratori vuole per sé va a danno di altri gruppi di lavoratori, ecc.). Esse non si rendono conto che, anche per condurre con forza, con continuità, con tenacia e a proprio vantaggio le singole lotte rivoluzionarie, dalle più modeste alle più complesse, la classe operaia e le masse popolari hanno bisogno non solo della coscienza del proprio bisogno, ma anche della coscienza che esse hanno una soluzione definitiva e universale della crisi attuale e che è la borghesia imperialista che la ostacola; hanno bisogno della coscienza piena della giustezza della propria causa e del torto della borghesia imperialista. Ogni operaio in lotta deve sentire che la ragione è tutta dalla sua parte, che ciò che egli vuole non è contro altri lavoratori e altri sfruttati (terzo mondo, ecc.), ma è solo contro un pugno di parassiti e di sfruttatori. Ogni operaio in lotta ha bisogno di sentire che la classe operaia è la “classe universale”, quella che impersona tutto il positivo dell’attuale società.

 

9. Per superare questi errori le FSRS devono cessare di limitarsi alla promozione di lotte rivendicative o a tentativi, vani, di “politicizzare la lotta rivendicativa”, devono porsi chiaramente come espressione e organo della classe operaia che lotta per il potere e per attuare la trasformazione socialista della società. Tradotto in termini concreti ciò vuol dire che ogni FSRS deve porsi chiaramente e conseguentemente il compito della costruzione del partito comunista, stato maggiore della lotta della classe operaia per il potere, suo reparto d’avanguardia organizzato. Per quanto riguarda noi collaboratori di Resistenza, oltre a proseguire la nostra trasformazione e a rafforzare la lotta per la trasformazione delle altre FSRS, il foglio è anche un mezzo per privilegiare il rapporto con le avanguardie di lotta rispetto a quello con le FSRS: infatti il foglio crea un contatto tra noi ed esse che altrimenti o non esiste o e episodico.

 

10. Oggi nel nostro paese la crisi politica è molto avanzata, la lotta per il potere politico è acuta ed ha assunto la forma di una specie originale di guerra civile tra un ampio numero di bande clandestine (colpi di mano, scandali, manovre giudiziarie, arresti, ricatti, azioni di destabilizzazione, attentati, omicidi, stragi, ecc.). Ma ancora oggi protagonisti della lotta politica sono unicamente gruppi della borghesia imperialista. La classe operaia non è ancora entrata in campo come protagonista, come soggetto che lotta per prendere per sé il potere. Però essa, come il resto delle masse popolari, subisce le conseguenze della guerra civile in corso tra i gruppi della borghesia imperialista. Ma nello stesso tempo proprio questa guerra civile trascina nella lotta politica la classe operaia e il resto delle masse popolari, perché i gruppi della borghesia imperialista hanno bisogno di mobilitare le masse ognuno al suo seguito (mobilitazione reazionaria delle masse).

  

11. La classe operaia che lotta per il potere esiste principalmente oggi nelle FSRS e domani nel partito comunista. I limiti del “protagonismo” della classe operaia nella lotta politica in corso nel nostro paese sono i limiti delle attuali FSRS. Occorre che le attuali FSRS si trasformino e sempre più mettano al centro della propria attività la lotta della classe operaia per prendere il potere, che impersonino questa lotta. Questa è anche la condizione principale per sbarrare il passo alle varie forme di mobilitazione reazionaria delle masse e per trasformare la mobilitazione reazionaria in mobilitazione rivoluzionaria. Occorre promuovere la trasformazione di numerose avanguardie di lotta in FSRS e in comunisti.

 

12. La comprensione del movimento politico è un aspetto essenziale della trasformazione delle attuali FSRS in comunisti, ossia in portavoce, organizzatori e dirigenti della lotta della classe operaia per conquistare il potere. È un fattore fondamentale per la trasformazione delle avanguardie di lotta in FSRS e in comunisti. Il movimento politico della società apparentemente è caotico, combinazione di mille iniziative e di mille protagonisti. In realtà è semplice se lo si studia sistematicamente con la guida del materialismo storico e dialettico: un compito che non può essere svolto spontaneisticamente, ma richiede un organismo unito nella concezione del mondo, nell’analisi della situazione generale, nella linea e net metodo di lavoro.

 

13. Il foglio ha lo scopo di educare chi lo fa e i suoi lettori alla comprensione del movimento politico del paese e quindi di contribuire alla formazione dello stato maggiore della classe operaia che lotta per il potere, alla formazione del suo reparto d’avanguardia, alla costruzione del partito comunista.

 

 

PROGETTO

1. Il foglio periodico Resistenza e diretto alle forze soggettive della rivoluzione socialista (FSRS) e alle avanguardie di lotta il cui numero cresce giorno dopo giorno e alcune delle quali giorno dopo giorno si trasformano in FSRS e in comunisti.

2. Il foglio deve essere alla portata delle avanguardie di lotta: breve (bisogna poterlo leggere in mezz’ora - un’ora), semplice nel linguaggio, profondo. Deve dare alle avanguardie di lotta ciò di cui hanno bisogno per dare prospettiva, continuità e sviluppo alla loro lotta, per organizzarsi, per unire a sé il centro e isolare la destra. Non deve né fare la claque alla loro attività, né pretendere di sostituirsi ad esse in quello che esse fanno mille volte meglio di quanto possano fare i migliori redattori di un periodico, né tirare la volata alle lotte reali in corso con la rincorsa alle parole d’ordine e alle analisi più estremiste possibile (ossia più campate in aria), né metterle in difficoltà deformando la loro lotta. Non deve né coltivare né estremizzare i pregiudizi e luoghi comuni della loro coscienza cercando in questo modo di trovare seguito e appoggio, ma far sviluppare gli aspetti positivi della loro coscienza e, soprattutto, favorire in esse lo sviluppo della coscienza della loro pratica (l’elaborazione della loro esperienza) e del movimento di cui sono parte ed espressione. Deve dare alle avanguardie di lotta quello che nessuna di loro, da sola, può né avere né fare. Deve mettere in campo a loro profitto le risorse specifiche di un organismo dotato di un’analisi della situazione e di una linea.

Questa deve essere l’idea guida dei redattori del foglio.

3. I suoi redattori dovranno ogni mese rispondere alla domanda: “Quali sono i cinque (ad es.) avvenimenti più importanti (nel senso della dialettica materialista: non è importante ciò che è già arrivato al culmine del suo sviluppo e si avvia al tramonto, ma ciò che è in crescita e può essere il nostro domani) del mese ai fini del movimento politico del nostro paese?”. È inevitabile che all’inizio la risposta sarà spesso sbagliata. Non importa: con l’esperienza e l’aiuto dei collaboratori e dei lettori gli sbagli saranno sempre di meno.

 Si tratterà di avvenimenti interni al campo delle masse popolari (avvenimenti indicatori di una tendenza da appoggiare o di una tendenza da battere, della mobilitazione rivoluzionaria o della mobilitazione reazionaria delle masse), sia avvenimenti interni al campo della borghesia imperialista (avvenimenti indicatori della sua crisi, della lotta tra i gruppi imperialisti, degli schieramenti che si vengono formando, delle iniziative per promuovere la mobilitazione reazionaria delle masse).

I redattori illustreranno brevemente (al massimo 6.000 battute) ognuno degli avvenimenti e il suo significato.

Questo sarà la parte principale del foglio. Il resto consisterà di una o due riflessioni, (sul tipo delle “lettere a Rapporti Sociali pubblicate in Rapporti Sociali 14/15 p. 29-31), qualche notizia di iniziative, qualche avviso ai lettori, qualche segnalazione, qualche parola d’ordine.

4. Il foglio deve favorire la nostra trasformazione e la nostra crescita, deve essere commisurato alle nostre forze attuali e essere disposto in modo da poter crescere con esse.

Il foglio sarà curato da una redazione nominata dai CARC sulla base della unità relativa raggiunta nella concezione del mondo, nell’analisi della situazione e nella linea di costruzione del partito. La redazione oltre a produrre il foglio, raccoglierà e valorizzerà la collaborazione di tutti i singoli compagni e organismi che via via collaboreranno all’iniziativa.

5. A ogni compagno e organismo si propone di collaborare all’impresa in tre campi (o almeno in alcuni dei tre campi):

- diffusione del foglio: quante copie? in quali situazioni?

- contributo finanziario: sottoscrizione, impegno di contributo mensile, pagamento mensile garantito di un certo numero di copie, vendite, raccolta di sottoscrizioni tra i lettori - su quanto si può contare?;

- partecipazione al bilancio dell’iniziativa: proposte e osservazioni in ogni momento, riunioni periodiche (ogni due o tre mesi sotto forma di assemblee pubbliche) di collaboratori e lettori, bilancio dopo un anno di pubblicazione (una specie di Congresso nazionale dei collaboratori e dei diffusori).