Le leggi naturali - Leggi oggettive dello sviluppo della società

Rapporti Sociali n. 14-15,  inverno - primavera 1994 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Le leggi naturali

“… Questi compagni … confondono le leggi scientifiche, che riflettono processi oggettivi che si svolgono nella natura o nella società indipendentemente dalla volontà degli uomini, con le leggi che vengono emanate dai governi, create per volontà degli uomini e che hanno validità soltanto giuridica. Ma queste leggi non vanno confuse.

Il marxismo considera le leggi della scienza - sia le leggi delle scienze naturali sia le leggi dell’economia politica - come un riflesso di processi oggettivi che si svolgono indipendentemente dalla volontà degli uomini. Gli uomini possono scoprire queste leggi, conoscerle, studiarle, tenerne conto nel loro agire ed utilizzarle negli interessi della società, ma non possono cambiarle o abolirle. Tanto meno possono creare o formare nuove leggi della scienza. Questo significa forse che, per esempio, gli effetti delle leggi della natura, gli effetti delle forze della natura siano in genere irreparabili, che l’azione distruttiva delle forze della natura avvenga sempre e dovunque con una violenza elementare e implacabile, che non possa venir sottomessa all’influsso degli uomini? No, non significa questo. Se si escludono i processi astronomici, geologici e altri simili - su cui gli uomini non hanno il potere di influire, pur conoscendo le loro leggi di sviluppo in molti altri casi gli uomini sono tutt’altro che impotenti per quanto riguarda la possibilità di influire sui processi della natura. In tutti questi casi gli uomini, una volta conosciute le leggi della natura, possono, tenendone conto e basandosi su di esse, applicandole ed utilizzandole abilmente, limitare la sfera della loro azione, deviare il corso delle forze distruttive della natura, sfruttarle a vantaggio della società.

Prendiamo uno degli innumerevoli esempi. Nell’antichità lo straripamento di grandi fiumi, le inondazioni, la conseguente distruzione delle abitazioni e dei raccolti erano considerati una sciagura irreparabile, contro la quale gli uomini erano impotenti. Ma col passare del tempo e con lo sviluppo delle conoscenze umane, quando gli uomini impararono a costruire dighe e centrali idroelettriche, divenne possibile risparmiare alla società la sciagura delle inondazioni che prima sembrava inevitabile. Non solo, ma gli uomini impararono a porre un limite alle forze distruttive della natura, ad imbrigliarle, a trasformare la forza dell’acqua a vantaggio della società e ad utilizzarla per irrigare i campi ed ottenere energia.

Ciò vuol dire che gli uomini in questo modo hanno abolito le leggi della natura, le leggi della scienza, creandone di nuove? No, non significa questo. La realtà è che tutta questa opera di prevenzione dell’azione della forza distruttiva dell’acqua e di utilizzazione di essa a vantaggio della società avviene senza che vi sia alcuna violazione, modificazione o abolizione delle leggi della scienza, senza che si creino nuove leggi della scienza. Al contrario, tutto questo è attuato proprio in conformità alle leggi della natura, alle leggi della scienza, perché qualsiasi violazione (anche minima) delle leggi della natura sconvolgerebbe tutto quanto e renderebbe vano ogni sforzo.

Lo stesso va detto delle leggi dello sviluppo economico, delle leggi dell’economia politica - sia nel periodo del capitalismo sia nel periodo del socialismo. Anche qui, come nel caso delle scienze naturali, le leggi dello sviluppo economico sono leggi oggettive, che riflettono processi di sviluppo economico che si compiono indipendentemente dalla volontà degli uomini. Gli uomini possono scoprire queste leggi, conoscerle e basandosi su di esse utilizzarle nell’interesse della società, imprimere un corso differente all’azione distruttiva di alcune leggi, limitare la loro sfera di azione, dare spazio ad altre leggi che cercano di aprirsi la strada; ma non possono distruggerle e creare nuove leggi economiche.

Una delle particolarità dell’economia politica sta nel fatto che le sue leggi, a differenza delle leggi delle scienze naturali, non sono eterne, che esse, o per lo meno la maggior parte di esse, agiscono nel corso di un determinato periodo storico,  trascorso il quale cedono il posto a nuove leggi. Comunque queste leggi non vengono abolite, ma perdono validità a causa delle nuove condizioni economiche e scompaiono dalla scena per lasciare il posto a nuove leggi, che non si creano per volontà degli uomini, ma sorgono sulla base delle nuove condizioni economiche.”

(J.V. Stalin, Problemi economici del socialismo nell’URSS)

 

Leggi oggettive dello sviluppo della società

Quando parliamo delle leggi oggettive dello sviluppo della società, alcuni compagni pongono la questione se questi processi sono “automatici”. Ogni processo sociale è un processo compiuto da uomini, quindi “in qualche forma” esso esiste nella loro coscienza e nella loro volontà prima di tradursi in ordinamenti e istituzioni. Il carattere oggettivo del processo non sta quindi nel fatto che esso si compie indipendentemente dagli uomini, dalle loro azioni, dalle loro passioni, dalle loro volontà, ecc. Ma nel fatto che è inevitabile che la condizione concreta in cui si trovano gli uomini, che ha in sé la contraddizione e quindi la forza motrice del movimento della sua soluzione, determini in quegli uomini lo sviluppo, secondo date leggi, delle passioni, delle volontà e della coscienza necessari affinché essi compiano quella trasformazione che è la soluzione della contraddizione.

La relazione tra il carattere socialmente oggettivo delle leggi di sviluppo e il ruolo dei singoli individui e dei gruppi è descritta in G. Plekhanov, Il ruolo della personalità nella storia.