Il nostro bilancio

Rapporti Sociali n. 14-15,  inverno - primavera 1994 (versione Open Office / versione MSWord )

 

Negli anni passati il nostro lavoro è consistito principalmente nel fare il bilancio dell’epoca imperialista e in particolare del periodo compreso tra la fine della seconda guerra mondiale e il presente.

La trasformazione della società capitalista in società comunista è una legge oggettiva della società capitalista.

Nessuno sforzo di persone e di gruppi può cancellare questa legge. La causa che determina questa trasformazione è interna alla società capitalista ed è una componente essenziale di essa: è la contraddizione tra il carattere sociale che la società capitalista ha dato alle forze produttive e che continuamente rafforza per necessità dello stesso capitale e la proprietà individuale di esse che è un aspetto essenziale della società capitalista. Come per tutte le leggi oggettive, le persone e i gruppi possono ostacolare o favorire, rallentare e deviare o accelerare l’azione di questa legge, ma non possono eliminarla. Trattandosi di una legge di trasformazione della società umana, essa si attua attraverso l’azione degli uomini. Vale a dire che le condizioni della vita sociale degli uomini sono tali da spingerli a quella trasformazione; quindi negli uomini si creano le condizioni necessarie perché gli individui concorrano alla trasformazione con le loro azioni e con ciò che in essi sempre in qualche modo accompagna l’azione: la sensibilità, i sogni, i sentimenti, la fantasia, il desiderio, la percezione, il pensiero.

Le masse popolari tendono al comunismo.

La tendenza al comunismo è una legge della società umana, quindi è una legge del movimento delle masse. Sono le masse che trasformano la società e ne fanno la storia. Affermare che la trasformazione della società capitalista in società comunista è una legge della società capitalista, equivale a dire che nella società capitalista le masse tendono al comunismo. Infatti questa legge si manifesta nel tendere delle masse al comunismo. Ovviamente questo tendere non è una cosa misteriosa che “c’è ma non si vede”, come le verità di fede. Lo si può constatare studiando il movimento presente e passato delle masse da 150 anni a questa parte. Questo vuol dire che le masse sono sempre, universalmente e consapevolmente mobilitate per trasformare la società capitalista in società comunista? Evidentemente no! Se cosi fosse la trasformazione sarebbe già compiuta e la legge avrebbe cessato di esistere. I compagni che pongono questa domanda hanno semplicemente una concezione sbagliata sia delle leggi naturali sia del movimento attraverso cui le masse fanno la storia.

In natura esiste la legge di gravità, ma se questo volesse dire che ogni frammento di materia si addensa sull’altro, tutta la materia costituirebbe da tempo un sol grumo e non vi sarebbe più alcuna caduta di gravi! La legge di gravità avrebbe cessato di esistere! L’esistenza di una legge indica una possibilità che può verificarsi in determinate situazioni, ma che non si è ancora verificata. L’esistenza di una legge indica una contraddizione, un’unità di essere e non essere, un contrasto e quindi un movimento e indica la direzione (la tendenza) del movimento. Sempre ogni tendenza esiste solo in lotta con la tendenza opposta: senza questa seconda, la prima si sarebbe già realizzata e non esisterebbe più neanch’essa. Si tratta solo di vedere in ogni singola situazione concreta quale delle due prevale.

Imparare a vedere come il movimento delle masse tende al comunismo per imparare a far prevalere questa tendenza (la linea di massa).

È possibile constatare nelle trasformazioni della società da 150 anni a questa parte l’azione della legge della trasformazione della società capitalista in società comunista? Si, essa si è manifestata

- nella formazione crescente di forme antitetiche dell’unità sociale,

- nella ripetuta ricostituzione di associazioni che a vario livello di coscienza e di efficacia promuovono la trasformazione della società capitalista in società comunista,

 - nell’instabilità della società capitalista e nelle contraddizioni laceranti (due guerre mondiali, ecc.) cui la sua sopravvivenza dà luogo,

- negli sforzi disperati e nelle misure estreme cui devono ricorrere la borghesia imperialista e i suoi uomini per impedire la trasformazione.(1)

Ovviamente bisogna imparare a vedere questa azione, come occorre imparare a vedere l’azione di qualsiasi altra legge che ci interessi.

Il movimento delle masse è la risultante dei movimenti di classi diverse tra le quali esistono contraddizioni; ogni classe, gruppo e individuo si muove mosso da propri interessi e da proprie motivazioni, ogni individuo inoltre ha una rappresentazione della realtà, una coscienza più o meno conforme alla realtà.(2) Le masse imparano principalmente dalla loro esperienza pratica (quindi non principalmente dalla predicazione né dei reazionari – il condizionamento dei preti, dei mass-media, ecc. né dei rivoluzionari). La loro esperienza pratica precede la loro coscienza, la loro coscienza in linea generale è un risultato (ovviamente non automatico, meccanico, ecc.) del movimento pratico. L’indirizzo seguito dal movimento delle masse è una risultante che gli uomini conoscono a cose fatte, non è quasi mai una decisione presa prima che il processo si realizzi. Il tendere delle masse al comunismo quindi è il confluire di avvenimenti tra loro scomposti e anche contraddittori (non solo tra loro, ma anche alla causa che li genera, al modo in cui nella vita corrente degli individui capita che il bisogno insoddisfatto di una cosa o persona porti non ad avvicinarsi ma ad allontanarsi da essa).

 

1. La storia degli Stati e dei regimi borghesi di questo secolo diventa incomprensibile se non la si vede come risultato dello sforzo della borghesia imperialista di resistere alla trasformazione della società capitalista in società comunista: dalla trasformazione delle costituzioni reali di tutti i maggiori paesi imperialisti durante la prima metà del secolo, ai massacri tipo Indonesia nel 1966, all’alleanza tra borghesia imperialista e tutti i rimasugli delle vecchie società schiaviste e feudali, ai regimi borghesi di massa come il fascismo e il nazismo e in generale ai vari fenomeni di mobilitazione reazionaria delle masse.

 

2. La rappresentazione della realtà nella coscienza di un individuo corrisponde però sempre in qualche misura alla realtà, alla sua esperienza pratica. Per questo la coscienza di un individuo è in ogni caso un elemento significativo per le forze soggettive della rivoluzione socialista.

 

I comunisti sono la coscienza delle masse.

Il tendere delle masse al comunismo è un movimento istintivo, dettato dall’esperienza pratica, che prescinde dalla coscienza diffusa delle masse. Tuttavia il movimento delle masse contro la società borghese e contro la borghesia imperialista, per la natura specifica di questo movimento,(3) non può svilupparsi oltre una certa misura se non si realizza al suo interno un salto qualitativo: la costituzione di una direzione basata sulla giusta comprensione delle leggi del movimento economico e politico della società. I comunisti e le forze soggettive della rivoluzione sono una parte delle masse, precisamente quella parte che nel movimento delle masse svolge il ruolo specifico di essere la coscienza dei suoi obiettivi anticapitalisti e la direzione della sua complessa azione di eliminazione del vecchio sistema e di costruzione del nuovo. Essi quindi riescono a svolgere il loro ruolo tanto meglio quanto meglio conoscono le leggi della società e sanno usarle per elevare e dare una direzione, ad esse conforme, alla capacità di trasformazione del mondo propria delle masse, alla loro capacità di lottare e vincere, al loro spirito rivoluzionario e alla loro coscienza.

 

3. Il movimento contro la borghesia imperialista è il movimento per la costruzione della società comunista. Questa implica la direzione, consapevole quindi, delle masse sulle proprie attività economiche (la pianificazione economica) in luogo del mercato e del capitale. Quindi una nuova superiore fase dello sviluppo (della storia) della coscienza umana è parte costitutiva essenziale del movimento per la costruzione della società comunista.

 

Quindi per le forze soggettive, per lo svolgimento reale del loro ruolo verso le masse, la propria coscienza ha un ruolo determinante: le forze soggettive si misurano principalmente dalla conoscenza che esse hanno delle leggi della trasformazione della società e dalla loro capacità di usarle nel dirigere l’attività delle masse trasformatrice del mondo; mentre  l’elevamento della coscienza delle masse durante la lotta per la conquista del potere è solo un corollario degli altri principali aspetti del movimento delle stesse, un corollario che è principalmente un risultato del movimento pratico. Determinante ai fini della trasformazione della società non è la coscienza delle masse popolari, ma la coscienza delle forze soggettive della rivoluzione socialista e l’azione delle masse popolari.

Le forze soggettive della rivoluzione socialista riescono ad assolvere al compito di guidare il movimento delle masse tanto meglio quanto più hanno assimilato e imparato a usare la concezione proletaria del mondo (il materialismo dialettico), hanno una linea d’azione elaborata per mezzo del bilancio dell’esperienza e una chiara comprensione della realtà in cui si opera e sono fortemente determinate ad assolvere il proprio compito.

Occorre fare il bilancio dell’esperienza.

Nel nostro paese la situazione in cui ci trovavamo a metà degli anni ’80 era tale che dovevamo rifare il punto della situazione. Il movimento delle masse del nostro paese aveva compiuto molte e svariate esperienze durante la lunga situazione rivoluzionaria in sviluppo del periodo 1910-1945, durante il lungo periodo di ripresa dell’accumulazione del capitale 1945-1975 e durante i primi anni della nuova situazione rivoluzionaria in sviluppo. Ma l’inversione della tendenza economica avvenuta negli anni ’70, la conseguente crisi politica del riformismo che nel nostro paese era stato impersonato soprattutto dai revisionisti moderni (PCI, CGIL), le difficoltà incontrate da tutti i gruppi che si erano proposti come promotori, organizzatori e direzione della classe operaia e delle masse popolari, in particolare le difficoltà incontrate dalle organizzazioni combattenti (tra cui le Brigate rosse occupano un posto del tutto particolare) che avevano dato a un livello più elevato espressione politica alla volontà di potere della classe operaia,(4) rendevano necessario fare il bilancio. I comunisti e le altre forze soggettive della rivoluzione socialista non sapevano chiaramente né a che punto si trovava il movimento economico e politico del nostro paese né cosa dovevano fare. Ci muovevamo alla cieca. Per andare avanti dovevamo, per cosi dire “digerire” quelle esperienze e ricavarne, usando il materialismo dialettico, una chiara comprensione del movimento e una linea. Senza fare il bilancio, la disgregazione e la dispersione delle forze soggettive della rivoluzione socialista sarebbe continuata e non avremmo potuto assolvere il compito proprio dei comunisti nel movimento politico.

Alcuni compagni non vogliono fare il bilancio, reputano che non sia necessario: secondo loro per conoscere non occorre elaborare l’esperienza.(5) Altri compagni continuano da anni a dire che bisogna fare il bilancio, ma né lo fanno né fanno tesoro del bilancio che noi abbiamo fatto. Ambedue queste posizioni sono sbagliate e vanno combattute.

 

4. È a causa del fatto che le Brigate rosse hanno in qualche modo data espressione politica alla volontà di potere della classe operaia che i portavoce della borghesia in generale e in particolare i revisionisti moderni sono ancora oggi impegnati a “dimostrare” che le Brigate rosse non erano quello che erano, che non potevano che essere una emanazione delle parti più tenebrose della stessa borghesia imperialista (che essi quindi implicitamente ammettono esistere nella loro sedicente “società democratica”). Per la borghesia imperialista questa “dimostrazione” è un aspetto della sua propaganda di guerra, per i revisionisti moderni (e per i loro eredi nel PDS, in Rifondazione e negli altri gruppi opportunisti) è un elemento costitutivo essenziale della difesa del loro ruolo tra le masse e quindi della loro esistenza.

 

5. Per la teoria materialista dialettica della conoscenza, vedasi Sulla pratica (1937) in Opere di Mao Tse-tung, vol. 5 o I dieci punti (1963) in Opere di Mao Tse-tung, vol. 19.

 

Quale unità fra le forze soggettive e le masse.

Alcuni compagni dicono che noi ci siamo staccati dalla realtà perché in questi ultimi anni non siamo corsi dietro ai vari “stormir di fronda” del movimento. Noi crediamo di esserci legati alla realtà del movimento rivoluzionario del nostro paese proprio cercando di fare il bilancio delle sue esperienze e di ricavare il massimo di insegnamento dai suoi successi e dalle sue sconfitte. Le forze soggettive della rivoluzione socialista devono anzitutto distinguersi dalle masse per poi unirsi ad esse nel ruolo di comunisti (promotori e dirigenti del processo di trasformazione).

 La specifica forma della nostra unità attuale con le masse definisce tuttavia anche la strada che ci sta davanti e che intendiamo percorrere. Ora sta a noi verificare e dimostrare nella pratica che il bilancio che abbiamo fatto non è stato un’esercitazione accademica ma la premessa necessaria di un’attività politica efficace. A noi infatti ora si pone il compito di portare il nostro bilancio nel movimento politico e verificarlo

1. come strumento di promozione degli sviluppi che la situazione oggettiva rende possibili e di direzione del movimento (attività di trasformazione, capacità di lottare e vincere, spirito rivoluzionario, coscienza) delle masse popolari,

2. come strumento di lotta, trasformazione e unità con le altre forze soggettive della rivoluzione socialista.

Guardando al periodo nel suo complesso, il primo compito e il principale, il secondo è il secondario. Il secondo può diventare compito principale solo in casi particolari e circoscritti. Questi sono i nostri compiti per tutto un periodo; assolvendo questi compiti ci trasformeremo e contribuiremo alla trasformazione, fino a ricostituire il partito comunista, tappa essenziale nella trasformazione della società capitalista in società comunista.

Le principali conclusioni del nostro bilancio: dieci punti.

Quali sono le principali conclusioni cui siamo arrivati tramite il bilancio dell’epoca imperialista e in particolare del periodo successivo alla seconda guerra mondiale? Le indichiamo di seguito per sommi capi rinviando per una spiegazione dettagliata ai precedenti numeri di Rapporti Sociali.

1. Il maoismo è, dopo il marxismo e il leninismo, la terza superiore tappa della coscienza del proletariato (Rapporti Sociali n. 9/10, p. 3 e l’opuscolo Sul maoismo, terza tappa del pensiero comunista): il maoismo è il marxismo-leninismo della nostra epoca; esso è la sintesi delle iniziali esperienze della rivoluzione mondiale del proletariato e della costruzione del socialismo e ha sviluppato a un livello superiore le questioni principali del marxismo nel campo della filosofia (teoria della contraddizione e teoria della conoscenza), dell’economia politica (capitalismo burocratico, paesi semicoloniali e semifeudali, economia politica del socialismo), del socialismo (analisi delle classi, situazione rivoluzionaria in sviluppo, rivoluzione di nuova democrazia, fronte unito delle classi rivoluzionarie sotto la direzione della classe operaia, contraddizione tra noi e il nemico e contraddizioni in seno al popolo (antagoniste e non antagoniste), la guerra popolare di lunga durata e la teoria militare del proletariato, la lotta tra le due linee nello sviluppo del partito comunista, la 1inea di massa come principale metodo di lavoro e di direzione del partito comunista, la continuazione della lotta tra le classi nel socialismo, il revisionismo moderno e la rivoluzione culturale proletaria).

2. Lo sviluppo delle forme antitetiche dell’unità sociale (FAUS) è la manifestazione, nell’ambito della società capitalista, dello sviluppo della contraddizione tra il carattere sempre più sociale delle forze produttive e la sopravvivenza della proprietà individuale di esse, dell’azione della legge della trasformazione della società capitalista in società comunista (Rapporti Sociali n. 4, p. 15). Le trasformazioni dei regimi economici e politici borghesi avvenute nel corso del secolo sono stati tentativi di annullare o frenare il movimento delle masse che tendono al comunismo.

3. L’epoca imperialista, iniziata nella seconda metà del secolo scorso, è divisa in fasi differenti, caratterizzate alternativamente, sul piano economico, dalla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale e dalla ripresa e sviluppo dell’accumulazione del capitale e, sul piano politico, da situazioni rivoluzionarie e da periodi di stabilità delle istituzioni politiche dei singoli paesi e delle relazioni politiche internazionali (Rapporti Sociali n. 12/13, p. 36).

4. La base materiale della relativa stabilità dei regimi politici dei maggiori paesi imperialisti e del sistema politico internazionale, dello sviluppo del revisionismo moderno e delle difficoltà e dei ripiegamenti del movimento rivoluzionario mondiale del proletariato che hanno caratterizzato il periodo (1945-1975) successivo alla seconda guerra mondiale è la ripresa e lo sviluppo dell’accumulazione del capitale che hanno seguito la conclusione della prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale (1910-1945). I rapporti tra le classi nei paesi imperialisti nel periodo 1945-1975  sono infatti caratterizzati dalla tendenza alla costruzione di un “capitalismo dal volto umano” (Rapporti Sociali n. 5/6, p. 8).

5. La rivoluzione proletaria mondiale, combinazione delle rivoluzioni socialiste e delle rivoluzioni di nuova democrazia, ha avuto un periodo di generale avanzamento durante la prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale (1910-1945); durante questo periodo essa ha conquistato, mantenuto e consolidato il potere della classe operaia in vari paesi e ha realizzato le prime esperienze di trasformazione socialista della società, accumulando un ricco patrimonio di esperienze che sarà di grande aiuto per le rivoluzioni dei prossimi anni; benché per l’inesperienza del movimento comunista, per i limiti e gli errori dei comunisti e per la pressione degli imperialisti entrati in una nuova fase di espansione, i revisionisti moderni abbiano preso la direzione della maggior parte dei partiti comunisti e dei paesi socialisti, decenni di corrosione ed erosione dall’interno delle società socialiste non sono bastati a raggiungere l’obiettivo della restaurazione graduale e pacifica del capitalismo e ora, nell’ambito della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, in tutti i paesi socialisti la lotta tra le due classi sta nuovamente sviluppandosi e determinando la divisione della società in due fronti contrapposti di una guerra civile (Rapporti Sociali n. 5/6, Rapporti Sociali n. 7, Rapporti Sociali n. 8 p. 34, Rapporti Sociali n. 11 p. 11).

6. La ricostruzione del partito comunista è il compito della prima fase della rivoluzione socialista nel nostro paese. Nel nostro paese e in generale nei paesi imperialisti la lotta contro il revisionismo moderno per la ricostruzione del partito comunista si è sviluppata senza comprendere i limiti e gli errori dei comunisti che avevano permesso lo sviluppo dei revisionisti moderni e senza comprendere le ragioni materiali del loro temporaneo successo tra la classe operaia e le masse popolari. Quindi la lotta dei comunisti ha assunto forme estremiste e unilaterali. Essi hanno spesso contrapposto la loro coscienza e la loro attività politica (che essi giudicavano avanzate) a quelle della classe operaia e delle masse (che essi giudicavano arretrate) e in realtà hanno sviluppato una coscienza e un’attività politica da gruppo minoritario anziché da portavoce e strumento della direzione della classe operaia sulle masse popolari. Nonostante questi errori, in questa lotta si è accumulata una massa enorme di esperienze positive e negative da cui attingere per il futuro sviluppo. In particolare l’attività delle organizzazioni combattenti (tra cui emergono le Brigate rosse) ha messo in luce aspetti essenziali del modo in cui la necessità della classe operaia di conquistare il potere acquista espressione politica. Valorizzare le esperienze positive e negative della lotta contro il revisionismo moderno è un aspetto essenziale dell’attività che le forze soggettive della rivoluzione socialista devono svolgere per assolvere al compito di questa prima fase della rivoluzione socialista: la ricostruzione del partito comunista.

7. Negli anni ’70 e iniziata la seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale: essa è la causa della nuova situazione rivoluzionaria in sviluppo che si è già manifestata nella crisi dei regimi politici dei maggiori paesi e delle relazioni politiche internazionali, nei vari fenomeni di instabilità e malessere tra cui il crollo dei regimi dei revisionisti moderni e la ricolonizzazione in corso delle semicolonie (paesi del Terzo Mondo) e nello sviluppo di forme sempre più diffuse di guerra tra gruppi imperialisti (Rapporti Sociali n. 12/13, p. 32 e Rapporti Sociali n. 9/10, p. 31).

8. La resistenza, difensiva e offensiva, al procedere della crisi delle attuali formazioni economico-sociali capitaliste è il comune principale fattore che determina e determinerà negli anni a venire i vari e contrastanti movimenti e iniziative delle masse popolari (Rapporti Sociali n. 12/13, p. 9). L’attività di ogni parte delle masse popolari sarà sempre più determinata dalla necessità di far fronte in qualche modo alla crisi. La resistenza delle masse popolari al procedere della crisi può essere diretta dalla classe operaia o dalla borghesia imperialista, costituire mobilitazione rivoluzionaria o mobilitazione reazionaria delle masse e la mobilitazione reazionaria può trasformarsi in mobilitazione rivoluzionaria e viceversa.

 9. Il compito principale delle forze soggettive della rivoluzione socialista negli anni a venire consiste nell’appoggiare e promuovere la resistenza delle masse popolari al procedere della crisi delle attuali formazioni economico-sociali e nel far prevalere in essa la direzione della classe operaia trasformandola così in lotta per il socialismo. Solo incominciando ad assolvere a questo compito le forze soggettive della rivoluzione socialista si trasformeranno fino a fondare il partito comunista che guiderà le masse popolari del nostro paese alla vittoria nella fase storica apertasi con l’inizio della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale (Rapporti Sociali n.12/13, p. 9).

10. Il principale metodo di lavoro e di direzione delle forze soggettive della rivoluzione socialista è la linea di massa, nell’accezione maoista del termine: individuare la tendenza positiva del movimento delle masse e appoggiarla fino a farla prevalere sulla tendenza negativa; individuare nelle masse la sinistra e organizzarla perché unisca a sé il centro e isoli la destra (Rapporti Sociali n. 12/13, p. 43).

 

Questo bilancio per il suo contenuto ha validità universale, anche se la maggior parte delle esperienze cui abbiamo attinto appartiene alla storia italiana. Quanto alla verifica di questo bilancio, essa è in definitiva affidata all’attività politica nostra e dei compagni che, in qualsiasi parte del mondo, lo verificheranno.