Coscienza del mondo e interessi di classe

Rapporti Sociali n. 14-15,  inverno - primavera 1994 (versione Open Office / versione MSWord )

 

La propaganda della classe dominante “nasconde e travisa” perché la classe dominante ha bisogno di imbrogliare le masse o perché la classe dominante non comprende essa stessa il movimento che la società borghese sta seguendo? Che la classe dominante debba per i suoi interessi imbrogliare le masse, che le imbrogli inventando fatti mai successi e che nasconda molti fatti e aspetti del suo regime è un fatto che si riscontra su larga scala anche nei paesi borghesi “più democratici”, da parte dei governi borghesi “più democratici anche nei periodi meno agitati e nella stampa e nei mezzi di comunicazione “più pluralisti”, “più indipendenti”. L’esclusione delle masse dalla conoscenza della realtà è un derivato e un aspetto inevitabile della loro esclusione dal potere. C’è però anche un altro aspetto altrettanto reale, che facilmente sfugge grazie alla concezione idealista secondo cui esiste la verità a se stante e gli uomini ce l’hanno e non ce l’hanno. La verità non è che il grado di corrispondenza tra il reale e l’immagine che di esso gli uomini, mossi dalle esigenze della loro vita pratica, elaborano nel loro cervello partendo dalla loro esperienza e dagli strumenti conoscitivi storicamente dati. Quanto più le contraddizioni che l’attuale società ha in sé la fanno muovere verso il comunismo, quindi quanto più il suo movimento reale è verso il comunismo, tanto meno la borghesia può aderirvi e comprenderlo. Non è questione dell’intelligenza e della cultura dei singoli borghesi né della loro capacità di “fare i propri interessi” entro i limiti in cui il movimento reale lo consente (che anzi in questo essi sono maestri). La questione è l’antagonismo tra le tendenze reali e gli interessi della borghesia come classe particolare: essa si trova contro il mondo, si trova in un mondo che si trasforma in senso contrario ai suoi interessi. Proprio perché anche la borghesia elabora una coscienza per la pratica, ossia una coscienza che dà fondamento teorico e generale alla sua azione per contrastare il movimento delle cose, la guida e la giustifica, essa deve per forza elaborare una coscienza non conforme al movimento reale delle cose e alle sue ragioni, cioè una falsa coscienza di esso. Essendo la sua azione in contrasto col movimento delle cose, la sua coscienza non può essere conforme ad esso; al contrario deve elaborare una coscienza deformata di esso. Essa “non può comprendere” che la causa del malessere attuale è essa stessa, il suo sistema, il suo dominio; deve quindi inventarne qualche altra: da qui mille scuole e mille lingue. Un tempo questa legge che si manifesta nella storia ogni volta che una classe dominante è in declino sotto l’incalzare di una nuova classe, veniva espressa con linguaggio religioso: “Dio rende ciechi chi ha deciso di rovinare”.