La linea di massa

Rapporti Sociali n. 12/13 - novembre 1992    (versione Open Office / versione MSWord )

 

Il principale metodo di lavoro e di direzione dei partiti comunisti è la linea di massa. Questo metodo può anche essere indicato come il metodo di dirigere il movimento delle masse popolari sviluppando le loro iniziative dall'interno, di portare (guidare, dirigere) le masse popolari al socialismo dirigendole nello sviluppare via via più a fondo le loro stesse iniziative. Ovviamente questo metodo poggia sul fatto che le masse popolari tendono al socialismo perché la situazione oggettiva e quindi la loro esperienza pratica le spingono verso il socialismo; ossia poggia sul carattere universale e sul ruolo principale assunto dalla contraddizione tra la natura collettiva del processo di produzione e delle forze produttive da una parte e la proprietà individuale di esse e l'iniziativa economica individuale dall'altra.(1)

Le forze soggettive della rivoluzione socialista educano e guidano tanto più efficacemente, ampiamente e profondamente le masse popolari quanto più sanno imparare dalle masse popolari. Questa tesi apparentemente è un gioco di parole. Diventa chiara e ricca di contenuto alla luce della teoria materialista-dialettica della conoscenza e della linea di massa. Quanto più le forze soggettive della rivoluzione socialista sanno “vedere” nelle iniziative delle masse popolari, raccogliere le idee sparse e confuse delle masse ed elaborarle, tanto più le linee che di conseguenza esse portano alle masse sono da queste accolte, riconosciute come proprie, attuate con forza e determinazione, fino a dar luogo a un movimento che nessuno può fermare.(2) E nel corso di questa attuazione le masse popolari si educano principalmente per esperienza propria.

 

NOTE

    1.     Al successo della rivoluzione socialista concorrono fattori oggettivi e fattori soggettivi. Alcuni compagni dicono che “ambedue sono determinanti”, altri che “i due fattori si influenzano a vicenda”. Questo è eclettismo (materialismo timido per alcuni, idealismo timido per altri, tentativo di conciliazione di tesi opposte). Infatti fattori oggettivi e fattori soggettivi vi concorrono in un ben preciso rapporto. In linea generale il fattore determinante è il fattore oggettivo e il soggettivo è secondario e derivato dall'oggettivo. Solo in determinate circostanze le cose si rovesciano e il fattore soggettivo diviene determinante. Ad esempio, quando le condizioni oggettive del verificarsi di un avvenimento sono già riunite, il fattore soggettivo diviene il fattore determinante.

    Con l'inizio dell'epoca imperialista le condizioni oggettive della rivoluzione socialista sono riunite. Condizione oggettiva della rivoluzione socialista è che il carattere collettivo delle forze produttive è diventato dirigente, dominante, principale rispetto al carattere individuale di esse. Essendo le condizioni oggettive della rivoluzione socialista riunite, l'esperienza diretta, che è alla base del movimento degli uomini, di tutta la loro attività e di tutto il loro processo spirituale (conoscitivo), spinge tutta la società verso il comunismo. In quest'epoca l'attività di tutte le classi, il suo processo, le sue cause, le sue varie forme (espressioni concrete) possono essere compresi solo se li si guarda per quello che sono: risultato diretto o indiretto (mediato) dell'oggettiva spinta al comunismo.

    Anche nel periodo 1945-1975 la marcia dell'umanità verso il comunismo è proseguita, nella forma in cui poteva proseguire stanti le circostanze. Il carattere collettivo delle forze produttive è aumentato, la contraddizione tra forze produttive e rapporti di produzione è cresciuta e questa contraddizione, non potendosi esprimere nella forma del comunismo, si è espressa nella crescita e diffusione di forme antitetiche dell'unità sociale.

    Questa è la condizione oggettiva che determina l'esperienza diretta delle masse popolari e le spinge verso il socialismo.

    È per questo che le masse popolari arrivano al socialismo quando le forze soggettive della rivoluzione socialista le guidano a sviluppare ed esplicitare (oggettivare, estrinsecare) la necessità insita nella loro condizione e nella loro esperienza, necessità che quindi già si esprime, in qualche modo, anche nelle iniziative spontanee delle masse popolari. Che contraddizione oggettiva e universale sarebbe una contraddizione che non si esprimesse (non si manifestasse) nei vari aspetti della vita sociale?

    2. Perché tutta la potenza politica, economica e militare e tutta la consumata arte di comando sugli uomini accumulata in secoli d'esperienza che la borghesia imperialista ha messo in opera contro le masse popolari sovietiche e cinesi nel corso della situazione rivoluzionaria della prima metà del secolo non sono state sufficienti a fermarle? E il Vietnam? Ecco la potenza invincibile delle masse popolari guidate da un partito comunista che opera secondo la linea di massa.

     

La linea di massa è il metodo di lavoro e di direzione che rende invincibili i partiti comunisti, che assicura la vittoria della rivoluzione socialista. D'altra parte è anche il metodo indispensabile, necessario per la vittoria della rivoluzione socialista. Le masse popolari non riescono a vincere la borghesia imperialista se non sono guidate da un partito comunista che applica la linea di massa. Per decenni i partiti comunisti hanno applicato la linea di massa inconsapevolmente, casualmente, saltuariamente e istintivamente (spinti dalla loro natura di classe, dalla loro composizione di classe). Anche nel movimento rivoluzionario del nostro paese la linea di massa è stata applicata solo inconsapevolmente, casualmente, saltuariamente e istintivamente. È inevitabile che i gruppi dirigenti dei partiti comunisti, stante la natura della società in cui si formano, contengano un'alta percentuale di comunisti non di origine proletaria: basta vedere la composizione di classe dei gruppi dirigenti dei partiti comunisti anche nei loro periodi migliori, anche dei migliori partiti comunisti.(3) Questo rende debole e precaria l'azione di un partito comunista che applica la linea di massa istintivamente e inconsapevolmente. Quindi è di somma importanza che le forze soggettive della rivoluzione socialista comprendano la linea di massa, imparino a operare sistematicamente e programmaticamente secondo la linea di massa, arrivino a padroneggiare questo metodo e a tradurlo in misure e procedure particolari.

 

Il movimento delle masse popolari occupa nel processo della lotta per il socialismo il ruolo che la pratica occupa nel processo della conoscenza.(4) È ciò da cui tutto il processo parte, su cui tutto il processo poggia; è contemporaneamente ciò a cui tutto il processo deve ritornare, a cui tutto il processo è finalizzato.

 

NOTE

    3. Le vicissitudini dei gruppi dirigenti dei partiti comunisti (da quello bolscevico a quello cinese) dilettano molto i propagandisti dell'anticomunismo. In realtà esse sono ricche di insegnamenti circa il rapporto reale tra soggettivo e oggettivo, tra coscienza ed esperienza di classe, tra teoria e pratica.

    4. Al riguardo vedasi Mao Tse-tung, Sulla pratica, in Opere di Mao Tse-tung, vol. 5.

 

Con questo non intendiamo che il ruolo delle forze soggettive della rivoluzione socialista e, tra esse, del partito comunista è secondario. Senza le forze soggettive della rivoluzione socialista non vi è lotta politica, come senza il soggetto che raccoglie le sensazioni e le elabora in idee non vi è il processo della conoscenza. L'intervento delle forze soggettive della rivoluzione socialista cambia qualitativamente le iniziative delle masse popolari, porta il movimento delle masse popolari a un livello superiore, porta nel movimento delle masse popolari strumenti che consentono ad esse di sviluppare le loro iniziative oltre i limiti in cui resta un “movimento spontaneo”, di svilupparle a un livello superiore. Il movimento delle masse popolari può crescere oltre un certo livello e svilupparsi oltre una certa dimensione solo generando le forze soggettive adeguate al processo in corso: ossia una concezione del mondo, una teoria rivoluzionaria, un metodo rivoluzionario di lavoro e di direzione, un organismo che li impersona.

Quello che intendiamo dire è che sono le masse popolari che, sulla base della loro contraddizione oggettiva con la borghesia imperialista, generano e alimentano le forze soggettive della rivoluzione socialista e che queste costituiscono un livello qualitativamente superiore del movimento delle masse popolari, così come ogni pensiero è generato e alimentato dalle sensazioni e costituisce un livello superiore di esse.

Come possono esistere sensazioni senza idee ma non possono esistere idee senza sensazioni, così può esistere movimento delle masse popolari senza forze soggettive della rivoluzione socialista; non possono esistere forze soggettive della rivoluzione socialista se non come prodotto qualitativamente diverso, salto di qualità del movimento delle masse popolari. Tuttavia è inevitabile che prima o poi nel movimento delle masse popolari si compia questo salto di qualità; inevitabile nel senso in cui il comunismo è lo sbocco storicamente necessario del capitalismo.

Come chiaramente dichiarava F. Engels nel 1877, con la piena approvazione di K. Marx, la teoria socialista “appariva adesso (cioè dopo che “nel 1831 a Lione era avvenuta la prima sollevazione di operai; dal 1838 al 1842 aveva raggiunto il suo culmine il primo movimento operaio su scala nazionale, quello dei cartisti inglesi”) non più come scoperta accidentale di questa o di quella testa geniale, ma come il risultato necessario della lotta tra due classi formatesi nel corso della storia: il proletariato e la borghesia”.

Le forze soggettive non possono formarsi né esistere senza il movimento delle masse popolari. Il movimento delle masse popolari non può procedere oltre un certo limite, non può fare il salto alla meta cui tende (il comunismo) senza le forze soggettive. La contraddizione si risolve nel fatto che il movimento delle masse popolari genera le forze soggettive. Queste infatti non sorgono da se stesse, non vengono al mondo per autogenerazione. Esse sorgono dal movimento delle masse popolari, sono costituite una per una da persone che hanno in sé raccolta ed elaborata a un qualche livello l'esperienza e l'influenza di migliaia di altri uomini, persone che non sarebbero mai arrivate a essere come sono se nel processo della loro formazione non fossero intervenute migliaia di altre persone: in breve le masse popolari. Così come il pensiero non viene dal pensiero, ma viene dalle sensazioni e, più a fondo ancora, dalla pratica, dalla materia. È dalla materia inanimata che viene ed è continuamente alimentata la materia animata. È dalla materia animata che viene ed è continuamente alimentata la sensazione. È dalla sensazione che viene ed è continuamente alimentato il pensiero. Il pensiero a sua volta ritorna come azione alla sensazione e alla materia. Il pensiero deve comprendere la materia, rifletterla, essere rappresentazione della materia e trasformarsi in azione su di essa. Le forze soggettive della rivoluzione socialista devono comprendere il movimento delle masse popolari, rappresentarlo nelle sue componenti, nelle sue forze motrici e nelle sue tendenze, agire su di esso in conformità alla natura di esso.

Le avanguardie, le forze soggettive della rivoluzione socialista, i comunisti che pensano di reggersi con le proprie forze, di volare con le proprie ali, di essere quello che sono per capacità o merito proprio, non si rendono conto di essere stati generati e di essere continuamente alimentati dalle masse popolari. Essi rischiano di recidere per caso (o che altri recidano a loro) il cordone ombelicale con cui le masse popolari (anche se essi non lo sanno) li alimentano e di trovarsi senza forze senza neanche capirne la causa. Non è successo questo a molti individui e gruppi soggettivisti nella storia remota e recente del movimento rivoluzionario del nostro paese?

Chi pensa di fare politica determinando lui il movimento delle masse popolari o imponendo lui al movimento le forme di lotta che egli ha concepito nel suo cervello, fa confusione tra il ruolo del movimento delle masse popolari e quello delle forze soggettive della rivoluzione socialista; tra le funzioni che i due fattori hanno nel processo rivoluzionario. Chi si ostina a fare politica “accanto” al movimento delle masse popolari o addirittura prescindendo da esso, finirà col prendere la propria impotenza donchisciottesca per impotenza delle masse popolari e perderà fiducia nella causa del comunismo. Le forze soggettive della rivoluzione socialista e, tra esse, il partito comunista svolgono un ruolo determinante nel processo rivoluzionario se si mettono completamente al servizio del movimento delle masse popolari, nel senso che si propongono di imparare a comprendere il movimento delle masse popolari per riuscire a dirigerlo verso il suo obiettivo: la rivoluzione socialista e il comunismo.

Le masse popolari sono come l'acqua di un immenso bacino. Ora gli argini che contenevano il bacino sono in gran parte corrosi. Di cosa erano fatti questi argini che nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale hanno mantenuto le masse popolari ai margini del movimento politico delle società borghesi? II cemento principale di questi argini erano la ripresa e lo sviluppo del capitale, la ripresa dell'accumulazione del capitale e la conseguente espansione del processo di produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell'esistenza. È solo su questa base, nell'ambito di queste condizioni del capitale che per alcuni decenni il movimento rivendicativo delle masse popolari è riuscito a conquistare dei risultati; che è riuscito a conquistare, con mezzi tutto sommato pacifici, una serie di riforme; che quindi la direzione riformista dei revisionisti moderni e dei socialdemocratici è riuscita a prevalere. Alcuni compagni si ostinano a pensare che le conquiste che le masse popolari hanno strappato nel periodo 1945-1975 sono state il frutto di un “piano” diabolico della borghesia imperialista volto a “corrompere” le masse popolari e in particolare la classe operaia per distoglierle dal comunismo. Se così fosse, se questa concezione soggettivista della storia corrispondesse alla realtà, ci spieghino questi compagni: perché ora la borghesia toglie alle masse popolari dei paesi imperialisti le conquiste raggiunte? Perché la borghesia imperialista non ha applicato e non applica lo stesso “piano” diabolico di corruzione anche alle masse popolari dei paesi coloniali e semicoloniali o alle masse popolari dei paesi socialisti?

Alcuni altri compagni si ostinano a pensare che i revisionisti moderni sono riusciti a prendere e a tenere per quasi quarant'anni la direzione del movimento operaio perché erano più astuti, più abili dei rivoluzionari, perché, come credeva anche Cristo, “i figli delle tenebre sono più astuti dei figli della luce”. Se così fosse, se questa concezione soggettivista della storia corrispondesse alla realtà, perché ora i diabolici revisionisti prendono colpi su colpi e la borghesia imperialista è costretta ad abbandonarli al loro triste destino? Perché il revisionismo moderno (ossia la direzione della borghesia imperialista sul movimento operaio) è crollato?

Quando l'accumulazione del capitale ha incominciato a segnare il passo e di conseguenza il processo di produzione e riproduzione delle condizioni materiali dell'esistenza ha incominciato a subire sconvolgimenti perduranti, gli argini che contenevano le acque hanno incominciato a cedere; il loro sgretolamento procederà sempre più veloce, sia pur attraverso brusche accelerazioni e pause. A un certo punto gli argini crolleranno e le masse popolari travolgeranno le formazioni economico-sociali che la borghesia imperialista, sopravvissuta alle bufere della prima metà del secolo, aveva eretto. Nei prossimi anni il mondo cambierà: ciò è inevitabile, nessuno potrà impedirlo. Ciò che è da decidere è in che direzione cambierà.

Dove si incanalerà il corso irresistibile dell'acqua che nei decenni passati si è limitata a ondeggiare nel bacino? Fino a questo punto del nostro metaforico cammino le forze soggettive della rivoluzione socialista hanno avuto un ruolo secondario. Sono le contraddizioni proprie del sistema capitalista che hanno portato allo sgretolamento degli argini; è la resistenza delle masse popolari al corso della crisi della società borghese che determina il loro proprio movimento. È a questo punto, quando si decide dove si incanalerà il corso irresistibile delle masse popolari, che il ruolo delle forze soggettive della rivoluzione socialista diventa determinante. Sono le masse popolari che creeranno il futuro assetto della società. Gli individui, i gruppi, gli apparati, ecc. hanno e avranno un ruolo effettivo solo in quanto riusciranno a incanalare il movimento delle masse popolari in una data direzione invece che in un'altra; essi ci riusciranno solo se avranno compreso le leggi secondo cui esso procede e mettendosi al suo servizio. È tra le masse popolari che ogni apparato, gruppo e individuo gioca la sua sorte.

Se non hanno una giusta comprensione delle distinte funzioni del movimento delle masse popolari e delle forze soggettive della rivoluzione socialista nel processo rivoluzionario, difficilmente le forze soggettive della rivoluzione socialista riescono ad adempiere al loro ruolo solo grazie all'istinto e alla composizione di classe.

Alcuni compagni arrivano a riconoscere l'esistenza dei due protagonisti (masse popolari e forze soggettive della rivoluzione socialista) e la necessità di entrambi nella rivoluzione socialista, ma non comprendono in modo giusto il rapporto tra i due. Questi compagni affermano “che ci devono essere sia l'uno che l'altro”, concludendo nella concezione eclettica “sia azione dal basso sia azione dall'alto”. Questa concezione è indubbiamente un passo avanti rispetto alla concezione completamente soggettivista che vedeva solo “azione dall'alto” e assegnava un ruolo passivo, almeno provvisoriamente, alle masse popolari, che dovevano al massimo “essere trascinate” all'azione da un'élite illuminata di eroi che agiva “dall'alto”.(5) È un passo avanti anche rispetto alla concezione movimentista e spontaneista (sostanzialmente opportunista) che nega o sottovaluta il ruolo delle forze soggettive nella rivoluzione socialista. La concezione “sia azione dall'alto sia azione dal basso” afferma la presenza dei due termini e in questo è giusta; ma non arriva a capire il rapporto specifico tra di essi: in questo è sbagliata, è una concezione eclettica. Come tale ha già mostrato i suoi effetti nefasti come linea guida di alcuni partiti dell'Internazionale comunista negli anni '30. Questi compagni, in breve, non capiscono la linea di massa.

 

NOTA

    5. Detta così sembra una presa in giro da parte nostra. Ma proviamo a pensare quanto di questa mentalità era nei gruppi del rinascente movimento rivoluzionario italiano degli anni ’70. Molti di essi, portati in alto dal movimento delle masse popolari, erano convinti di avere essi le ali e di volare per forza propria. Quando il movimento delle masse popolari rallentò la sua spinta, proprio perché agivano guidati da quell'illusione, rovinarono a terra. Pensiamo anche a quanto questa concezione è diffusa ancora oggi tra le forze soggettive della rivoluzione socialista: quanti sono i compagni che pensano che le masse popolari sono indietro, che loro sono avanti e che le difficoltà della rivoluzione socialista stanno nell'arretratezza delle masse popolari? Noi siamo convinti che le difficoltà della rivoluzione socialista originano ancora oggi dalla scarsa capacità delle forze soggettive della rivoluzione socialista di comprendere il movimento delle masse popolari, di raccogliere ed elaborare le sue tensioni in modo da poterlo dirigere a marciare verso il reale obiettivo che lo muove: in breve, dalla nostra scarsa capacità di praticare la linea di massa.

 

II movimento comunista ha elaborato la linea di massa gradualmente, analizzando e sintetizzando la sua esperienza, a partire dalla prima sollevazione operaia di Lione (1831) e dal primo movimento operaio su scala nazionale, quello dei cartisti inglesi (1838-1842). La tesi che i mezzi per risolvere i problemi stanno nelle cose stesse che pongono i problemi percorre tutto il pensiero di K. Marx e F. Engels almeno a partire dalla prefazione del 1859 a Per la critica dell'economia politica. Nel 1877 F. Engels esprime chiaramente il concetto proprio in polemica con individui che concepivano la politica comunista come “portare alle masse il progetto di una nuova società elaborato dai comunisti”.(6)

Lenin sia trattando delle forme di lotta,(7) sia trattando del rapporto partito-masse,(8) afferma chiaramente che il partito comunista non deve “inventare” niente, ma solo “scoprire” quello che c’è, imparare a vedere quello che c'è, a raccoglierlo, a renderlo sistematico e programmatico, a depurarlo delle scorie che lo accompagnano, a dirigerlo, ecc. Lenin ha fatto una prima enunciazione, sia pure in forma non ancora sistematica, della linea di massa.

L'elaborazione sistematica della linea di massa e l'indicazione che essa è il principale metodo di lavoro e di direzione del partito comunista sono opera di Mao Tse-tung.(9) La teoria maoista della linea di massa è l'elaborazione sistematica delle esperienze del movimento comunista nel campo del metodo di lavoro e di direzione. Infatti la linea di massa, prima di arrivare a esistere nel pensiero, è esistita come pratica dei comunisti. La grande differenza consiste però nel fatto che quella era una pratica istintiva, casuale, non sistematica, non cosciente, affidata all'istinto di classe e alla composizione di classe del partito comunista, ora invece può essere attuata come pratica sistematica e cosciente.

La linea di massa spiega e usa lo specifico rapporto che c’è, nell'ambito del processo rivoluzionario, tra movimento delle masse popolari e attività delle forze soggettive della rivoluzione socialista. Queste devono imparare a “scoprire” il contenuto, la ragione e la forza motrice delle mille e contraddittorie manifestazioni del movimento delle masse popolari, capire ogni manifestazione come mediazione della contraddizione principale dell'epoca con circostanze concrete e da questa comprensione ricavare gli strumenti (le linee e i metodi) con cui intervenire affinché la singola parte delle masse popolari sviluppi il suo movimento fino a farne una componente via via più efficace del comune processo rivoluzionario.

NOTE

    6. “Il suo [della teoria socialista - ndr] compito non era più quello di approntare un sistema quanto più possibile perfetto della società, ma quello di indagare il processo storico economico da cui necessariamente sono sorte queste classi [il proletariato e la borghesia - ndr] e il loro conflitto e scoprire nella situazione economica, così creata, il mezzo per la soluzione del conflitto”. “Con ciò è detto nello stesso tempo che i mezzi per eliminare gli inconvenienti che sono stati scoperti debbono del pari esistere, più o meno sviluppati, negli stessi mutati rapporti di produzione. Questi mezzi non devono, diciamo, essere inventati dal cervello, ma essere scoperti per mezzo del cervello nei fatti materiali esistenti della produzione” (F. Engels, AntiDühring, 1877).

    7. Vedasi V.I. Lenin, La guerra partigiana, in Opere, vol. 11.

    8.  Vedasi V.I. Lenin, L'estremismo, malattia infantile del comunismo, in Opere, vol. 31.

    9. In particolare si vedano i vol. 8 e 9 delle Opere di Mao Tse-tung. Sulla linea di massa vedasi anche Rapporti Sociali n.11.

     

L'aspetto principale che caratterizzerà tutto il movimento delle masse popolari nel lungo periodo che ci separa dalla conclusione dell'attuale crisi per sovrapproduzione di capitale è la resistenza delle masse popolari al procedere della crisi della società borghese. Le forze soggettive della rivoluzione socialista devono quindi imparare a riconoscere le espressioni soggettive della resistenza delle masse, dei mille torrenti e dei mille rivoli di cui essa inevitabilmente si compone sul nascere: composizione di classe, tendenze, parole d'ordine, organismi, individui.

Devono imparare a conoscere il generale, gli aspetti generali, le categorie; a conoscere il particolare, gli esempi-tipo, i casi concreti in ognuno dei quali le categorie sono intrecciate tra loro in una sintesi particolare che costituisce appunto quel concreto e lo differenzia da tutti gli altri.

Devono smettere di vedere le varie iniziative di resistenza delle masse come slegate tra loro, casuali (cioè determinate dall'azione individuale dei promotori: le caratteristiche dei promotori ne determinano le forme, ma non c'è promotore che riesca a mobilitare le masse quando la condizione di queste non le spinge a mobilitarsi). Imparare a vedere in ogni iniziativa concreta il manifestarsi, in data concreta forma, della causa unitaria e universale della resistenza al procedere della crisi del regime borghese. Non fermarsi alla coscienza che i protagonisti hanno della propria azione: ciò che uno è, in generale è diverso da ciò che egli pensa di essere.

Devono imparare a vedere in ogni iniziativa concreta in cui una parte delle masse si mobilita, una manifestazione particolare della resistenza delle masse al procedere della crisi della società borghese, imparare a riconoscere gli aspetti specifici di quell'iniziativa in cui si manifesta il generale, l'universale, il comune a tutte le iniziative; distinguere da quello il particolare, la mediazione concreta, la bandiera, le insegne, le forme e le parole d'ordine specifiche. L'errore più comune è vedere solo queste ultime cose, ciò che fa un'iniziativa diversa da tutte le altre, ciò che divide e non ciò che unisce. Vedere in ogni particolare l'universale e comprendere la specifica unione dei due è l'indispensabile punto di partenza per far vivere, emergere, rendere dirigente nell'iniziativa la vera causa che la produce, l'universale, l'unità.

I reazionari non possono che puntare unilateralmente sul particolare, su ciò che divide le masse. Le forze soggettive della rivoluzione socialista devono combattere quegli elementi arretrati delle masse che cercano di contenere unilateralmente ogni iniziativa nel suo particolare: l'azione di questi elementi arretrati è parallela a quella dei reazionari, li favorisce.

In conclusione, si tratta di un'arte che le forze soggettive della rivoluzione socialista devono imparare. Come? Incominciando a praticarla. È evidente che non siamo ancora granché capaci di seguire questo metodo che tutta la storia del movimento rivoluzionario proletario ci mostra come il metodo per vincere. Sarebbe strano che lo fossimo. Ma proprio perché tutta la storia del movimento rivoluzionario proletario ce lo indica come il metodo necessario per vincere, dobbiamo imparare, dobbiamo diventare maestri nell'usarlo. Dobbiamo mobilitare in quest'opera noi stessi e chiamare a mobilitarsi tutti quegli organismi e quei singoli compagni che hanno seguito con noi il bilancio fatto in questi anni e che sono arrivati alle nostre stesse conclusioni.

Cosa comporta per le forze soggettive della rivoluzione socialista, per il soggetto che conosce, iniziare a praticare questo metodo? Già nella prima fase della conoscenza (il “rispecchiamento”), il soggetto ha un ruolo attivo. Il soggetto si modifica già nella prima fase. Tutto si finalizza al rispecchiamento, ogni sua iniziativa è finalizzata alla conoscenza, esso si organizza in conformità a questo compito. In questa fase nel soggetto si ha lotta tra bisogno di modificarsi e resistenza a modificarsi. Non basta “essere nel movimento”, “fare lavoro di massa”, “agitare le masse”, essere presenti, fare numero, adempiere a un dovere, fare una buona azione. Occorre riflettere in sé e analizzare, ossia distinguere, separare nella mente i vari aspetti (le varie categorie) che compongono ogni realtà concreta. Imparare a “vedere”. In generale noi oggi siamo ancora, di fronte a un'iniziativa delle masse popolari, come chi guarda una pozza d'acqua a occhi nudi: vede un fluido tutto sommato omogeneo. Dobbiamo diventare come chi guarda la pozza con il microscopio e vede un brulicare di correnti e di esseri diversi. Ogni concreto è sintesi (una sintesi particolare, specifica) di varie determinazioni formali (categorie), è una goccia in cui si riflette, in un modo specifico, tutta la luce. Studiarne la contraddizione: la diversità a certe condizioni (cioè nell'unità) è contraddizione. Analizzare ogni iniziativa delle masse popolari, discuterne, fissare tendenze e caratteristiche. L'espressione teorica sistematica del processo che ci sta davanti è nello scritto di Mao Tse-tung Sulla contraddizione.(10)

 

NOTA

    10. Vedasi nel vol. 5 delle Opere di Mao Tse-tung.

 

Alcuni compagni concepiscono la linea di massa come “appoggiarsi alle masse” oppure “elaborare un progetto o una proposta politica, farla conoscere alle masse e verificare se incontra o no consenso, appoggio, seguito, ecc. tra esse”.

In realtà la linea di massa ha solo pochi apparenti punti in comune con questo metodo in cui idealismo (dall'individuo alle masse, dal partito alle masse, dal pensiero all'azione, dalla teoria alla pratica, dall'opinione mia all'opinione delle masse),  empirismo (se una cosa ha seguito è buona, se non ne ha no, indipendentemente da circostanze, processi, lotte, ecc.), codismo (le masse hanno sempre ragione, senza tener conto del processo di trasformazione che le masse percorrono e delle molte contraddizioni che in esse operano) si mischiano a formare un cocktail di sconfitta e di impotenza, a configurare un metodo più simile all'azione di un ministro in parlamento o di un leader d'assemblea che alla linea di massa.

La linea di massa implica una concezione del mondo e una teoria della conoscenza. La concezione del mondo secondo cui sono le masse, non gli individui o i partiti, che fanno la storia; il socialismo e il comunismo non sono progetti escogitati o inventati da pensatori che poi li portano alle masse, ma sono la rappresentazione a livello di pensiero della trasformazione dello stato di cose presente verso la quale lo stesso stato di cose presente sospinge le masse popolari e verso cui esse, a loro modo (cioè confusamente, inconsapevolmente, contraddittoriamente), tendono e vanno; quindi nelle esperienze delle masse si trovano inevitabilmente le linee e i metodi della lotta per il socialismo, solo che vi si trovano allo stato di germi, di spunti, di tendenze, di iniziative, di idee non sistematiche, di aspirazioni, di atteggiamenti confusi, in unità e lotta con quelli derivanti dal vecchio mondo della classe dominante e dalle contraddizioni secondarie che dividono le masse stesse; i pensatori e i partiti non devono (e non riescono, anche nel migliore dei casi, a) fare altro che scoprirli, separarli dal loro contrario, elaborarli al livello del pensiero, di linee, di metodi, di teorie del socialismo e del comunismo e portare alle masse il frutto che hanno preso dalle masse in modo che il movimento di queste diventi più mirato e più potente e la loro unità più vasta e più profonda. Una precisa teoria della conoscenza e in generale del rapporto oggetto-soggetto secondo cui le idee sono (e non possono che essere) “esperienza elaborata”; se il socialismo e il comunismo non fossero nelle esperienze (nella pratica, nelle cose), essi non avrebbero mai potuto esistere nel pensiero; l'inchiesta e il bilancio dell'esperienza sono il processo stesso della conoscenza, l'unico processo con cui il soggetto ricostruisce la realtà nel pensiero.

Che il metodo non si sappia usare senza imparare a usarlo usandolo, è ovvio e non ci deve scoraggiare. Infatti perché si riesca a vedere una cosa, non basta che la cosa esista: occorre saperla vedere. Quanti uomini e per quanti millenni hanno vissuto accanto al fuoco senza “scoprirlo”! Quanti uomini e per quanti millenni hanno vissuto in mezzo ai campi elettromagnetici senza “scoprirli” , ecc. Ma d'altra parte è vero che tutti i partiti comunisti che hanno conseguito la vittoria hanno praticato questo metodo e che i partiti comunisti che non hanno conseguito la vittoria non l'hanno praticato che casualmente e istintivamente. Infatti anche il metodo ovviamente ha incominciato a esistere nell'esperienza prima che potesse incominciare a esistere nel pensiero. È vero che le vittorie e le sconfitte dei comunisti si succedono parallele all'impiego sistematico di questo metodo e al suo abbandono per seguire metodi soggettivistici (il soggetto che escogita qualcosa e poi porta alle masse il suo parto). Per questo i programmi d'azione in definitiva devono partire dalla ricerca e dalla scoperta (cioè dall'analisi) di quali tendenze sono in corso nel movimento delle masse (di cosa stanno facendo le masse, in quali rivoli e in quali direzioni sta scorrendo la loro forza creatrice) e concludere nell'esposizione di quali appoggiare e come, quali neutralizzare e come e quali contrastare e come con la propria attività consapevole e sistematica: non possono essere altro, se no restano programmi di carta.

La linea di massa si compone quindi dei seguenti passaggi.

  1. Analizzare le tendenze che vi sono nelle masse popolari, raccoglierle e farne una sintesi che separi le tendenze positive (corrispondenti agli interessi delle masse popolari: la rivoluzione socialista e comunismo) da quelle negative (frutto dell'influenza della classe dominante e delle contraddizioni tra le masse popolari elevate a contraddizione principale). In ogni iniziativa delle masse popolari sono sempre frammiste più tendenze e a ogni passaggio concreto due tendenze contendono tra loro. Ciò è inevitabile, dato che ogni parte delle masse agisce mossa da più contraddizioni che hanno tra loro, rispetto a quell'iniziativa, una definita gerarchia: una è principale e le altre sono secondarie. Di fronte a ogni iniziativa delle masse popolari le forze soggettive della rivoluzione socialista devono capire quali sono le tendenze operanti in essa, la gerarchia che le contraddizioni hanno in essa, la natura delle tendenze e delle contraddizioni; vedere come in essa il generale si “media” (si esprime, si coniuga) con le condizioni concrete. Esse devono separare nella loro mente le tendenze che nella realtà si presentano frammiste, analizzare la natura dei vari elementi così individuati, comprendere le relazioni reciproche che essi hanno in quell'iniziativa.

  2. Decidere quale tendenza appoggiare e quale combattere. Quale tendenza è da appoggiare? Non necessariamente quella che si dice di sinistra. La tendenza da appoggiare è quella che, sviluppandosi e svolgendosi, porterà l'iniziativa a confluire con le altre iniziative nel fiume della rivoluzione socialista. Quale tendenza è da combattere? Quella che sviluppandosi e svolgendosi porterà l'iniziativa a contrapporsi alle altre iniziative delle masse popolari, a contrapporsi alla rivoluzione socialista, a confluire sotto la direzione della borghesia imperialista.

  3. Ricavare una linea d'azione e dei metodi per sostenere, rafforzare e sviluppare la tendenza positiva e combattere la tendenza negativa; decidere quali risorse muovere e come impiegarle. In ogni gruppo e in ogni ambiente esiste una sinistra, una destra, un centro. Chi è la sinistra? Quelli che si dichiarano di sinistra? No. La sinistra è composta da quelli che sostengono, promuovono, impersonano la tendenza che deve essere sostenuta. Chi è la destra? Quelli che sostengono la tendenza che deve essere combattuta. Mobilitare la sinistra, isolare la destra e unire il centro sotto la direzione della sinistra è il compito delle forze soggettive della rivoluzione socialista: in ogni gruppo, in ogni ambiente.

  4. Portare la linea e i metodi così elaborati alle masse popolari in modo che il loro movimento diventi più mirato e più potente e la loro unità maggiore, verificare la linea e i metodi nei risultati del movimento delle masse popolari, analizzare le tendenze della situazione risultante, raccogliere, ecc. di nuovo, sempre di nuovo, all'infinito, ogni volta a un livello superiore.

Quindi le forze soggettive della rivoluzione socialista anzitutto devono imparare a “vedere”. Come? Guardando (ossia cercando di vedere) e sottoponendo alla verifica della pratica ciò che vedono. Guardare, fare la sintesi di quanto si è visto, tirare da essa una linea d'azione, metterla in pratica, guardare i risultati della messa in pratica, fare la sintesi di essi, tirare le conclusioni e una nuova linea d'azione (o confermare, precisare, migliorare quella precedente, adattandola alla nuova situazione creatasi a seguito della pratica).

Ogni compagno deve chiedersi (e a ogni compagno va chiesto): qual è la situazione in cui concretamente opero? Quali sono i fattori positivi, quali i fattori negativi? Quali tendenze di sviluppo operano in essa? Quali sono da appoggiare? Quali sono da contrastare? Chi è la sinistra? Chi è la destra? Chi è il centro? Quali misure prendere e quali risorse mettere in campo per mobilitare la sinistra, isolare la destra e unire il centro alla sinistra? Quali misure prendere e quali risorse mettere in campo per rafforzare le tendenze positive e contrastare le tendenze negative?

Quando ogni compagno è in grado di rispondere a queste domande relativamente alla situazione in cui opera, il compagno e l'organismo hanno un piano d'azione, hanno una linea e hanno modo di verificare (confermare, correggere, cambiare) l'uno e l'altra sulla base dei risultati e di migliorare via via il loro metodo di lavoro e di direzione. Chi potrà mai fermarli se essi aderiranno sempre più al corso onnipotente delle masse popolari? Chi riuscirà a impedire ad essi di indirizzare il corso onnipotente delle masse popolari verso lo sbocco cui esso stesso, a suo modo, tende: la rivoluzione socialista e il comunismo?