Presentazione

Rapporti Sociali n. 12/13 - novembre 1992    (versione Open Office / versione MSWord )

 

Questo numero di Rapporti Sociali esce mentre le masse popolari manifestano contro il governo Amato, i suoi mandanti (la borghesia imperialista) e i suoi sostenitori in campo politico e sindacale. Con il governo Amato, la borghesia italiana, attanagliata dalle contraddizioni proprie del suo modo di produzione (dalla crisi economica mondiale al debito pubblico) ha alzato il tiro nella sua guerra contro le masse popolari. Nel tentativo di conservare il suo marcio regime e di tutelare i suoi interessi di classe, essa colpisce ulteriormente alcune importanti conquiste strappate dalle masse popolari nei decenni successivi alla seconda guerra mondiale (dalla scala mobile, all’equo canone, al Servizio Sanitario Nazionale, al sistema pensionistico e previdenziale), riduce i posti di lavoro salariato e attacca le aziende dei lavoratori autonomi. “Difendere l’economia nazionale” e “mantenere l’Italia in Europa”, detti da questo governo, diventano ancora più sinonimi di “rendere difficile la vita alla stragrande maggioranza degli italiani”. Il governo Amato costituisce un nuovo passo avanti della crisi del regime democristiano che da più di quarant’anni è la forma particolare della dominazione della borghesia imperialista nel nostro paese.

Questo numero esce alla vigilia del Convegno sulla resistenza delle masse popolari al procedere della crisi del sistema capitalista e sull’azione delle forze soggettive della rivoluzione socialista ed è interamente dedicato ai compiti attuali e immediati di queste. Infatti da dove nasce e quale obiettivo ha questo convegno?

Da tempo ci siamo posti e abbiamo cercato risposta a una domanda: nel nostro paese da alcuni anni vi sono organismi e individui (noi li chiamiamo forze soggettive della rivoluzione socialista) che si pongono l’obiettivo della rivoluzione socialista, che si danno da fare per mobilitare e organizzare la classe operaia, il proletariato, le masse popolari a questo fine; come mai gli sforzi fatti dalle forze soggettive della rivoluzione socialista raggiungono risultati così modesti nonostante da più di quindici anni vada sviluppandosi la crisi economica, politica e culturale della nostra società e di tutto il mondo, nonostante cresca nel nostro paese il rifiuto di massa del regime democristiano, nonostante crescano la disaffezione, il distacco e la rivolta contro i revisionisti moderni e i sindacalisti di regime, nonostante si diffondano il malessere, il malcontento, il disagio, l’incertezza del futuro, nonostante crescano le forme di protesta (individuale e di gruppo, difensiva e offensiva, distruttiva - e anche autodistruttiva - e costruttiva), in breve nonostante si stia sviluppando una situazione rivoluzionaria? Come mai nessuno dei tentativi fatti dalle forze soggettive della rivoluzione socialista per formare il partito comunista ha avuto successo?

Per trovare la risposta abbiamo esaminato accuratamente la pratica delle forze soggettive della rivoluzione socialista in Italia da quando è iniziata la seconda crisi generale per sovrapproduzione di capitale, cioè da quando si è verificata la svolta dal capitalismo dal volto umano alla crisi generale; abbiamo posto questa pratica a confronto con la pratica fatta dal movimento comunista nel corso della sua storia e nel resto del mondo e con il patrimonio di teoria della rivoluzione proletaria che esso ha accumulato.

Via via ci sono venuti chiari alcuni punti, e cioè:

- che nell’epoca imperialista la rivoluzione socialista è possibile perché la contraddizione principale della nostra società (quella tra il carattere collettivo delle forze produttive e la proprietà individuale capitalista di esse, tra il carattere sociale del processo produttivo e l’iniziativa economica individuale capitalista, tra il proletariato e la borghesia imperialista) spinge tutte le masse popolari verso il comunismo e quindi verso la rivoluzione socialista, benché ogni classe in modo diverso;

- che sono le masse popolari a fare la storia, non gli individui o i partiti;

- che le masse popolari sono mosse principalmente dalla loro esperienza diretta dei rapporti materiali in cui sono im messe, dalle contraddizioni materiali in cui sono coinvolte;

- che ogni contraddizione (quindi anche quella principale, universale, comune) deve, in qualche modo, manifestarsi in ogni attività di ogni parte, gruppo o frazione del le masse popolari;

- che in ogni attività di ogni frazione delle masse popolari devono quindi esserci, confuse tra loro nel modo proprio dell’attività delle masse popolari, tendenze contraddittorie generate dalle varie contraddizioni;

- che di fronte a ogni passaggio e a ogni scelta, due tendenze si contrappongono (l’uno si divide in due, non in tre o in quattro);

- che positiva è la tendenza che, se prevale e si sviluppa, porta quella frazione delle masse popolari, direttamente o indirettamente, con un cammino più o meno tortuoso, a confluire sotto la direzione della classe operaia; negativa è invece la tendenza che, se prevale e si sviluppa, la porta direttamente o indirettamente, prima o poi, a finire sotto la direzione della borghesia imperialista;

- che il ruolo particolare delle forze soggettive della rivoluzione socialista, ciò che le distingue dal resto delle masse popolari, consiste nel capire queste contraddittorie tendenze, capire quale è positiva e appoggiarla e quale è negativa e contrastarla, usando le particolari risorse di cui dispongono.

In breve, siamo venuti rafforzando in noi la concezione materialista-dialettica della realtà, del mondo, della società, di noi stessi, contrapponendola alle concezioni idealiste, soggettiviste e metafisiche.

Giunti a questo punto molte cose ci sono divenute chiare. Ci è diventata chiara la risposta alla domanda da cui eravamo partiti, abbiamo avuto una chiave per scorgere sia il positivo sia il negativo nell’operato delle varie forze soggettive della rivoluzione socialista che hanno operato nel nostro paese, ci è diventato chiaro cosa fare, ci è diventato chiaro come saremmo arrivati a formare il partito comunista e alla rivoluzione socialista. L’esperienza storica del movimento comunista ci indica che metodo principale di lavoro e di direzione delle forze soggettive della rivoluzione socialista è – e non che può essere – la linea di massa, ossia dirigere la pratica immediata delle masse popolari rafforzandone la tendenza positiva e contrastandone la tendenza negativa, entrambe già presenti in ogni loro attività.

Naturalmente occorre anzitutto comprendere qual è la tendenza positiva e qual è quella negativa in ogni attività delle popolari. Come si manifesta, in questa fase, dalla parte delle masse popolari la contraddizione principale, universale, comune della nostra società? Si manifesta nella resistenza al procedere della crisi delle formazioni economico-sociali consolidatesi dopo la seconda guerra mondiale, crisi che procede inarrestabile per effetto della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale. In ogni iniziativa di ogni frazione delle masse popolari, in qualche modo, si manifesta questa resistenza. Il compito e il ruolo delle forze soggettive della rivoluzione socialista non può essere in definitiva altro che individuare la tendenza positiva che essa genera in ogni attività di ogni frazione delle masse popolari e adoperare le proprie risorse per sostenerne lo sviluppo in contrasto con la tendenza negativa.

È un metodo di lavoro e di direzione che nessuna delle soggettive della rivoluzione socialista nel nostro paese ha mai praticato consapevolmente e sistematicamente (varie, quale più quale meno, l’hanno praticato istintivamente, casualmente e saltuariamente). È un metodo che nessuno di noi sa praticare bene. È un metodo che possiamo e dobbiamo imparare a padroneggiare. Imparare questo metodo più velocemente e in più e praticarlo conseguentemente è l’obiettivo che ci proponiamo di realizzare.