Opere di Mao Tse-tung

Rapporti Sociali n. 9/10, settembre 1991 pagg. 31-43 (versione Open Office / versione MSWord )

 

L'obiettivo principale a cui le Edizioni Rapporti Sociali mirano con la pubblicazione delle OPERE DI MAO TSE-TUNG è adempiere a una condizione, indispensabile, perché i comunisti italiani possano conoscere, assimilare e applicare il maoismo e perché i lavoratori e i rivoluzionari italiani che lottano contro il capitalismo e l'imperialismo possano, attraverso il marxismo-leninismo-maoismo, diventare comunisti.

L'opera di Mao Tse-tung a tutt'oggi esprime il bilancio più avanzato che a livello mondiale è stato fatto delle lotte del proletariato e dei popoli oppressi per trasformare la società attuale. Nell'opera di Mao Tse-tung viene accolto, valorizzato e sviluppato il bilancio che di esse hanno fatto inizialmente K. Marx e F. Engels e successivamente, a un livello più avanzato, Lenin. Il maoismo ha ripreso e sviluppato il marxismo e il leninismo in tutti gli aspetti principali che compongono la lotta del proletariato e dei popoli oppressi: la comprensione delle leggi oggettive del movimento economico e politico della società capitalista nella fase imperialista, la concezione dei mondo funzionale ai compiti dirigenti e rivoluzionari del proletariato (il materialismo storico e dialettico), le forme di organizzazione, di lotta e di direzione del proletariato (il movimento politico della società e il movimento rivoluzionario: il partito comunista, le organizzazioni delle masse, la strategia e la tattica). Gli individui e gli organismi che si propongono di mettersi alla testa e guidare il proletariato e i popoli oppressi nella lotta per trasformare l'attuale società, possono quindi facilitare enormemente la loro opera e rendere più efficaci i loro sforzi assimilando il maoismo e usando le sue acquisizioni per comprendere le leggi oggettive del movimento che intendono dirigere e per trovare soluzioni atte a guidare il proletariato e le masse popolari alla vittoria.

Questa pubblicazione vede la luce in un momento in cui può essere molto utile. È terminato da più di un decennio il periodo di ripresa ed espansione (1945-1975) che il capitalismo e l'imperialismo hanno avuto a seguito delle distruzioni e degli sconvolgimenti in cui precipitarono tutti i popoli nel precedente periodo di crisi (1910-1945), periodo a cui in qualche modo erano sopravvissuti nonostante la Rivoluzione d'Ottobre, la Rivoluzione cinese e i successi delle forze rivoluzionarie in vari altri paesi. Con la fine di quel periodo di ripresa ed espansione è finito anche il tentativo di costruire, almeno nei paesi imperialisti, un "capitalismo dal volto umano", ossia una società in cui, pur nell'ambito dei rapporti di produzione capitalisti e del lavoro salariato, ogni uomo disponesse dei mezzi necessari per un'esistenza normale e per il sostentamento e l'educazione delle persone a suo carico, avesse un ruolo nell'attività produttiva della società, progredisse ragionevolmente nel diminuire la fatica e avesse sicurezza di vita in caso di malattia, invalidità e vecchiaia. In tutti i paesi la classe dominante sta ora eliminando, gradualmente e per vie diverse, le conquiste che il proletariato e le masse popolari avevano strappato nel periodo di ripresa ed espansione appena chiuso. In tutto il mondo il potere dei capitalisti, degli imperialisti e dei loro lacchè è diventato nuovamente instabile, le classi dominanti sono alla ricerca di nuovi ordinamenti, relazioni e istituzioni per conservare il loro potere dato che non funzionano più le relazioni, gli ordinamenti e le istituzioni che nel periodo di ripresa ed espansione avevano funzionato. Un nuovo periodo rivoluzionario è incominciato. Una conferma di ciò è proprio il dispiegamento di mezzi di distruzione, di terrore, di repressione e di condizionamento ideologico cui deve ricorrere l'imperialismo e in particolare l'imperialismo americano che è la parte politicamente dirigente dell'intero sistema imperialista mondiale. In questo nuovo periodo rivoluzionario è determinante per il successo del proletariato e dei popoli oppressi che la loro parte dirigente abbia una linea giusta, ossia conforme alle leggi oggettive del movimento della società. Il maoismo è il massimo aiuto che le viene offerto da quanti l'hanno preceduta nello stesso ruolo.

D'altra parte il crollo del revisionismo moderno, sia nei paesi socialisti sia nei paesi imperialisti sia nei paesi  semicoloniali, è anch’esso una conseguenza della fine del periodo di ripresa ed espansione del capitalismo e contemporaneamente libera il campo dal pattume di teorie e concezioni conciliatorie e dogmatiche che hanno reso sterile in quel periodo in gran parte del mondo la direzione delle lotte del proletariato e dei popoli oppressi.

Nel nostro paese siamo usciti da poco da un periodo di grandi lotte proletarie e popolari (gli "anni Settanta"): le masse e le avanguardie hanno compiuto grandi e svariate esperienze che hanno segnato l'inizio di un nuovo movimento rivoluzionario e di cui stiamo ancora facendo il bilancio. Nel corso di esse il revisionismo moderno e la cultura borghese di sinistra, largamente predominanti tra i dirigenti di quel periodo, hanno mostrato la loro inconsistenza ai fini del guidare il proletariato alla vittoria. L'assimilazione del maoismo risponde alla ricerca di una concezione del movimento economico e politico e di una linea vincente, ricerca che l'attuale generazione di comunisti e rivoluzionari sta conducendo. Ovviamente il maoismo non è la risposta a ogni problema, tanto meno è il ricettario pronto per l'uso di chi non vuole impegnare la propria mente: è solo la migliore attrezzatura per chi osa avventurarsi in mare e aprirsi una strada.

La forza di noi comunisti non proviene principalmente dai risultati conseguiti nel passato dalla lotta del proletariato e dei popoli oppressi contro il capitalismo e l'imperialismo, anche se questi successi sono enormi. Essa proviene dalle contraddizioni insanabili e laceranti della società capitalista e imperialista: nessuna vittoria degli imperialisti può eliminarle, quindi ogni sconfitta dei comunisti è provvisoria. Dopo ogni sconfitta (come dopo ogni successo) "l'uno si divide in due": i comunisti si dividono. Da una parte quelli che si lasciano scoraggiare dalla sconfitta, abbandonano il loro ruolo o passano al nemico; dall'altra quelli che traggono insegnamento dalla sconfitta e ricercano nel movimento della società i punti su cui far leva per passare dalla sconfitta alla vittoria. Nei centocinquanta anni della sua esistenza il movimento del proletariato moderno è passato continuamente dall'unità alla divisione e da questa a un'unità superiore, dalla vittoria alla sconfitta e da questa a una vittoria superiore. La prima Internazionale fondata nel 1864 da K. Marx e F Engels, dopo la sconfitta della Comune di Parigi nel 1871 si scisse e dovette essere sciolta. Seguì però in tutti i paesi più progrediti un lungo periodo di sviluppo del movimento operaio orientato dal marxismo e guidato dalla seconda Internazionale. Anche questa si scisse e fallì nella Prima guerra mondiale, ma dal suo seno sorsero i partiti comunisti che guidarono la Rivoluzione d'Ottobre, portarono al potere la classe operaia in una serie di paesi e diedero un potente impulso al movimento di liberazione nazionale nei paesi coloniali e semicoloniali (Rivoluzione cinese). Come contro-tendenza a questo successo è sorto il revisionismo moderno che ha corroso la maggior parte dei partiti comunisti e ha portato il movimento del proletariato e dei popoli oppressi allo stato attuale. Questa sconfitta sta alimentando un nuovo slancio e ad esso dedichiamo questa pubblicazione. Questa è nel concreto la dialettica del movimento proletario: K. Marx l'aveva messa in luce traendo il bilancio delle prime lotte proletarie degli anni 1848-1850 in Francia.

“Ad eccezione di alcuni pochi capitoli, ogni periodo importante degli annali rivoluzionari dal 1848 al 1849 porta come titolo: Disfatta della rivoluzione! In realtà a soccombere in queste disfatte non fu la rivoluzione. Furono i fronzoli tradizionali prerivoluzionari, risultato di rapporti sociali che non si erano ancora acuiti sino a diventare violenti contrasti di classe, persone, illusioni, idee e progetti di cui il partito rivoluzionario non si era liberato prima della Rivoluzione di febbraio e da cui poteva liberarlo non la vittoria di febbraio ma solamente una serie di sconfitte. In una parola: il partito rivoluzionario non si fece strada con le sue tragicomiche conquiste immediate, ma, al contrario, facendo sorgere una controrivoluzione serrata, potente, facendo sorgere un avversario, soltanto combattendo il quale il partito dell'insurrezione raggiunse la maturità di un vero partito rivoluzionario". Il passato, con le sue vittorie e le sue sconfitte, ci serve solo come fonte di esperienza, come contributo per risolvere un problema, il superamento del capitalismo e la marcia dell'umanità verso il comunismo, che è ancora comune al proletariato e ai popoli oppressi di ieri e di oggi.

È sulla base di queste premesse che pubblichiamo le OPERE DI MAO TSE-TUNG. Auguriamo che le forze rivoluzionarie e il proletariato del nostro paese ne traggano buon frutto.

Il collettivo redazionale delle Edizioni Rapporti Sociali, Milano, 1° maggio 1991