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Liu Shao-chi - Come diventare un buon comunista

 

Opere di Mao Tse-tung vol. 24 pagg. 88-90

Rapporto al nono Congresso nazionale del Partito comunista cinese

(1° aprile 1969)

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Ogni vittoria della linea rivoluzionaria proletaria del presidente Mao, la vittoria in ogni importante battaglia scatenata dal partito contro la borghesia, è stata conquistata solo dopo aver infranto la linea revisionista di destra o “di sinistra” in apparenza ma di destra in sostanza, rappresentata da Liu Shao-chi.

Ora si è accertato per mezzo di indagini che Liu Shao-chi già nel periodo della prima Guerra civile rivoluzionaria ha tradito il partito, ha capitolato dinanzi al nemico ed è diventato agente del nemico e traditore della classe operaia, che è un lacchè dell’imperialismo, del revisionismo moderno e dei reazionari del Kuomintang, lacchè colpevole di innumerevoli crimini e che è il rappresentante generale dei dirigenti avviatisi sulla via capitalista. Egli ha sostenuto una linea politica con cui ha tentato invano di restaurare il capitalismo in Cina e di far diventare la Cina una colonia dell’imperialismo e del revisionismo. Egli ha sostenuto una linea organizzativa che serve la sua linea politica controrivoluzionaria. Per molti anni, reclutando capitolazionisti e arruolando traditori, Liu Shao-chi ha chiamato a raccolta tutta una banda di rinnegati, di agenti segreti e di dirigenti avviatisi sulla via capitalista. Liu Shao-chi e la sua banda hanno tenuto nascosto il loro passato politico controrivoluzionario e si sono protetti reciprocamente, hanno agito in connivenza, hanno usurpato importanti cariche nel partito e nello Stato, hanno controllato la direzione di molti settori, dal livello centrale a quello locale e hanno organizzato un quartier generale borghese clandestino per opporsi al quartier generale proletario che ha il presidente Mao come comandante in capo. In combutta con l’imperialismo, il revisionismo moderno e i reazionari del Kuomintang, essi hanno svolto quelle funzioni di sabotaggio che l’imperialismo USA, il revisionismo sovietico e la reazione dei diversi paesi erano nell’impossibilità di svolgere.

Nel 1939, quando la Guerra di resistenza contro il Giappone per la liberazione nazionale, guidata dal presidente Mao, era in vigoroso sviluppo, Liu Shao-chi tirò fuori il suo libro nero sull’autoeducazione.(1) L’essenza di questo libro è il tradimento della dittatura del proletariato. Questo libro non parlava affatto dell’abbattimento dell’imperialismo giapponese, né di come lottare contro i reazionari del Kuomintang, né della presa del potere politico con le armi, principio fondamentale del marxismo-leninismo, ma voleva che i membri del partito si allontanassero dalla grande pratica rivoluzionaria e si dedicassero all’“autoeducazione” idealista; in realtà voleva che i membri del partito “si autoeducassero” per diventare servitori volontari pronti a capitolare dinanzi alla dittatura controrivoluzionaria dell’imperialismo e dei reazionari del Kuomintang. Dopo la vittoria della Guerra di resistenza contro il Giappone, mentre l’imperialismo USA armava l’esercito controrivoluzionario di Chiang Kai-shek in preparazione di attacchi su vasta scala contro le zone liberate, Liu Shao-chi, adattandosi alle esigenze dei reazionari USA e di Chiang Kai-shek, tirò fuori la sua linea capitolazionista: “La Cina è entrata in una nuova fase di pace e di democrazia”. Tutto ciò per opporsi alla linea generale elaborata dal presidente Mao, consistente nel “mobilitare con audacia le masse, rafforzare e moltiplicare le forze popolari per potere, sotto la direzione del nostro partito, sconfiggere gli aggressori ed edificare una nuova Cina” e per opporsi alla politica del presidente Mao di “rispondere colpo su colpo e combattere per ogni palmo di terra”, adottata per respingere gli attacchi dei reazionari USA e di Chiang Kai-shek. Egli predicò che “la forma principale di lotta della rivoluzione cinese è ora passata dalla lotta armata alla lotta non armata, alla lotta parlamentare delle masse” e cercò di eliminare la direzione del partito sull’esercito popolare, di “incorporare” nell’“ esercito nazionale” di Chiang Kai-shek l’Ottava e la Nuova quarta armata, ora Esercito popolare di liberazione e di smobilitare in massa l’esercito degli operai e dei contadini guidato dal partito, nel vano tentativo di distruggere fin dalle radici l’esercito popolare, soffocare la rivoluzione cinese e offrire servilmente al Kuomintang i frutti della vittoria conquistati  dal popolo cinese con il sangue. Nell’aprile del 1949, quando l’Esercito popolare di liberazione stava per attraversare il fiume Yangtse e la rivoluzione di nuova democrazia in Cina era alla vigilia della vittoria su scala nazionale, Liu Shao-chi si affrettò a recarsi a Tientsin e si gettò fra le braccia dei capitalisti. Egli si oppose freneticamente alla politica di utilizzazione, limitazione e trasformazione dell’industria privata capitalista, politica approvata dalla seconda sessione plenaria del settimo Comitato centrale del partito che si era appena chiusa; predicò ai quattro venti che “oggi in Cina, il capitalismo si trova ancora nella sua giovinezza”, che doveva “avere un grande sviluppo” senza restrizione alcuna e che “lo sfruttamento capitalista non solo non costituisce oggi un crimine, ma è un merito”; egli vantò sfacciatamente la borghesia dicendo che “più forte è il suo sfruttamento, più grande è il suo merito” e predicò con frenesia la teoria revisionista delle forze produttive. Con tutto questo egli tentò invano di portare la Cina sulla via capitalista.

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Note

 

1. Il libro di Liu Shao-chi si intitola Come diventare un buon comunista.

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Opere di Mao Tse-tung  vol. 24 pagg. 105

Rapporto al nono Congresso nazionale del Partito comunista cinese

(1° aprile 1969)

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La storia del Partito comunista cinese è la storia della lotta della linea marxistaleninista del presidente Mao contro le linee opportuniste di destra e “di sinistra” nel partito. Sotto la guida del presidente Mao, il nostro partito ha sconfitto la linea opportunista di destra di Chen Tu-hsiu, sconfitto le linee opportuniste “di sinistra” di Chu Chiu-pai e Li Li-san, sconfitto la linea opportunista di Wang Ming, prima “di sinistra” e poi di destra, sconfitto la linea di Chang Kuo-tao di scindere l’Esercito rosso, sconfitto il blocco antipartito dell’opportunismo di destra di Peng Teh-huai, Kao Kang, Jao Shu-shih e altri e dopo lunghi anni di lotta ha inoltre sventato la linea revisionista controrivoluzionaria di Liu Shao-chi. Il nostro partito si è consolidato, sviluppato e ingrossato proprio nella lotta tra le due linee, specie nella lotta con cui abbiamo sconfitto le tre cricche di rinnegati che hanno recato i maggiori danni al partito, quelle di Chen Tu-hsiu, di Wang Ming e di Liu Shao-chi.

Nel nuovo periodo storico, periodo della dittatura del proletariato, il proletariato esercita la sua dittatura e la sua direzione di tutto il lavoro attraverso la sua avanguardia, il partito comunista. Allontanandosi dalla dittatura del proletariato e dalla continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato, è impossibile risolvere in modo giusto il problema dell’edificazione del partito, il problema di che tipo di partito edificare e come edificarlo.

La linea revisionista di Liu Shao-chi in materia di edificazione del partito ha tradito precisamente l’essenza stessa della dottrina marxista-leninista sulla dittatura del proletariato e della teoria marxista-leninista sull’edificazione del partito. Nel momento cruciale in cui la rivoluzione socialista in Cina si sviluppava in profondità e la lotta di classe era straordinariamente accanita, Liu Shao-chi ha fatto ripubblicare il suo libro nero Come diventare un buon comunista, proprio per rovesciare la dittatura del proletariato nel nostro paese e restaurare la dittatura borghese. Riproducendo il passo di Lenin sulla necessità della dittatura del proletariato, passo che abbiamo citato prima, Liu Shao-chi ha deliberatamente cancellato ancora una volta la conclusione più importante, “la dittatura del proletariato è indispensabile” e ha chiaramente messo a nudo il proprio volto controrivoluzionario di traditore della dittatura del proletariato. Liu Shao-chi ha continuato inoltre a diffondere assurdità reazionarie come la “teoria dell’estinzione della lotta di classe”, la “teoria degli strumenti docili”, la “teoria che le masse sono arretrate”, la “teoria dell’aderire al partito per assicurarsi funzioni dirigenti”, la “teoria della pace all’interno del partito” e la “teoria della fusione degli interessi  pubblici e privati” (cioè “perdere poco per guadagnare molto”), nel vano tentativo di corrompere e disgregare il nostro partito e far sì che i membri del partito più “si autoeduchino”, più revisionisti diventino e che il partito marxista-leninista “si evolva pacificamente” in un partito revisionista e la dittatura del proletariato in una dittatura borghese. Noi dobbiamo continuare a svolgere la critica rivoluzionaria di massa per eliminare completamente l’influenza perniciosa di tali assurdità.

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Opere di Mao Tse-tung  vol. 25 pagg. 121-123

La critica del confucianesimo e la lotta tra le due linee in seno al PCC

(novembre 1974)

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Per smascherare la natura di classe dei reazionari sia all’interno che all’esterno del paese e dei capifila delle linee opportuniste, tutti adoratori di Confucio, il presidente Mao fece osservare in Sulla nuova democrazia: “In Cina esiste anche una cultura semifeudale, riflesso della politica e dell’economia semifeudale del paese; i suoi rappresentanti comprendono tutti coloro che vantano il culto di Confucio, lo studio del canone confuciano, la vecchia morale e le vecchie idee e che si oppongono alla nuova cultura e alle nuove idee. La cultura imperialista e la cultura semifeudale sono due sorelle molto unite che hanno contratto un’alleanza reazionaria per opporsi alla nuova cultura cinese. Queste culture reazionarie sono al servizio degli imperialisti e della classe feudale e devono essere abbattute”. Il fatto che le culture imperialista e semifeudale diventassero due sorelle molto unite era il riflesso della politica e dell’economia della vecchia Cina, semifeudale e semicoloniale. Mossi dal comune obiettivo reazionario di sfruttare e di opprimere il popolo cinese, l’imperialismo e la classe feudale dei proprietari terrieri collaborarono sul piano politico e strinsero un’alleanza sul piano culturale. La dottrina di Confucio e di Mencio, ideologia a favore della reazione e della restaurazione dei proprietari di schiavi in declino, è stata sempre, nella storia cinese, subordinata alle forze delle classi reazionarie e corrotte. Dopo l’invasione dell’imperialismo, la Cina fu subordinata alle forze d’aggressione imperialiste e la dottrina di Confucio e di Mencio diventò il pilastro spirituale dell’opposizione al popolo e alla rivoluzione. L’aggressione culturale imperialista si combinò con la dottrina di Confucio e di Mencio per ingannare e addormentare il popolo cinese. Nella storia moderna e contemporanea della Cina, Tseng Kuo-fan,(7) Li Hung-chang,(8) Chiang Kai-shek e Wang Ching-wei (9) sono stati tutti adoratori di Confucio e del suo canone e nello stesso tempo si sono prosternati davanti a ciò che è straniero, vero tradimento nazionale. I capifila delle linee opportuniste in seno al partito, essendo agenti dei proprietari terrieri e della borghesia, veneravano tutti Confucio e le cose straniere; alcuni di loro diventarono persino degli agenti del nemico e dei traditori della nazione. Ma “ogni azione regressiva provoca in definitiva un risultato contrario a quello che prevedono i suoi istigatori. A questo non vi sono mai state eccezioni né in passato né nel presente, né presso di noi né all’estero”. Le culture imperialista e semifeudale, queste due sorelle unite nella sventura, non poterono impedire la marcia in avanti del popolo cinese il quale, sotto la direzione del presidente Mao e del Partito comunista cinese, continuò a riportare grandi vittorie nella sua lotta contro l’imperialismo e il feudalesimo.

Durante la Guerra di liberazione (1946-1949) la Cina si trovò di fronte a una battaglia decisiva in cui si scontravano due futuri e due destini. Per mantenere la loro dominazione sanguinaria, i reazionari del Kuomintang e gli scribacchini al loro soldo issarono di nuovo la sinistra bandiera di Confucio. Liu Shao-chi, rinnegato, agente del nemico e traditore della classe operaia, divenne il loro agente nel nostro partito. Egli era da sempre un ammiratore di Confucio: già nel 1925, quando fu imprigionato, tradì la causa e potè in tal modo uscire di prigione portando con sé i Quattro libri (cioè i quattro classici della scuola confuciana: il Grande studio, l’Invariabile mezzo, i Colloqui di Confucio e le Opere di Mencio) donatigli da un signore della guerra reazionario. Si intrufolò poi nuovamente nelle file rivoluzionarie. Nel 1939 pubblicò per la prima volta il suo sinistro libro sul perfezionamento individuale, che lodava la dottrina di Confucio e di  Mencio.(10) Al tempo della Guerra di liberazione cominciò coll’avanzare il programma reazionario della “nuova fase di pace e democrazia” per opporsi alla guerra di popolo, poi pretese che bisognava “sull’esempio di Confucio, incoraggiare l’indulgenza” nel tentativo di impedire al popolo, diretto dal nostro partito, di conquistare la vittoria su scala nazionale. Fare la rivoluzione fino in fondo o bloccarla a metà strada? Ecco una questione di importanza capitale da cui dipendevano il futuro e il destino della Cina. In Condurre la rivoluzione fino in fondo, scritta a quell’epoca, il presidente Mao criticò severamente l’“indulgenza” confuciana osservando acutamente: “Il popolo cinese non prova mai pietà per i cattivi della specie dei serpenti; ritiene assolutamente a ragione che coloro che dicono perfidamente che bisogna averne compassione, anche a costo di sfidare l’usanza del paese o di mancare di grandezza d’animo, ecc., non sono dei veri amici del popolo cinese”. “Fare la rivoluzione fino in fondo significa usare metodi rivoluzionari per annientare risolutamente, radicalmente, integralmente e totalmente tutte le forze della reazione”. Guidato dalla linea rivoluzionaria del presidente Mao, il popolo cinese, irresistibile, spazzò via il nemico. Era arrivata l’ora in cui la dinastia di Chiang Kai-shek sarebbe totalmente sprofondata e sarebbe sorta una nuova Cina sotto la dittatura del proletariato.

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Note

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7. Tsen Kuo-fan (1811-1872) era un funzionario del governo dei Ching. Dopo lo scoppio della guerra contadina del Regno celeste dei Taiping si accanì a organizzare una forza armata controrivoluzionaria e diventò il traditore e il boia che, in connivenza con le forze delle potenze estere, represse i Taiping. Impugnando la bandiera a brandelli del razionalismo idealista, calunniò e attaccò violentemente le idee antifeudali dei Taiping.

 

8. Li Hung-chang (1823-1901) era un funzionario reazionario della fine della dinastia dei Ching. Dopo lo scoppio della guerra contadina del Regno celeste dei Taiping, divenne anche lui un traditore e un boia che, in collusione con le forze d’aggressione straniere, represse i Taiping. Partigiano irriducibile del tradimento nazionale e della capitolazione, concluse con gli aggressori stranieri diversi trattati che svendevano i diritti sovrani della Cina e umiliavano il paese e aprì la via all’aggressione imperialista in Cina.

 

9. Wang Ching-wei (1883-1944), supertraditore, allo scoppio della Guerra di resistenza contro il Giappone era vicepresidente del Kuomintang. Lasciò Chungking, sede del governo del Kuomintang e si arrese nel dicembre 1938 agli aggressori giapponesi. Nel 1940 assunse le funzioni di presidente del governo nazionale fantoccio a Nanchino. Pretendeva che quello che i traditori della nazione chiamavano “pacifismo” fosse “l’essenza del confucianesimo” e considerava “estremamente assurda” l’opposizione a quella dottrina.

 

10. Il libro di Liu Shao-chi si intitola Come diventare un buon comunista.

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Opere di Mao Tse-tung  vol. 25 pagg. 126-128

La critica del confucianesimo e la lotta tra le due linee in seno al PCC

(novembre 1974)

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Dopo l’annientamento della linea opportunista di destra di Peng Teh-huai, Liu Shao-chi si fece portavoce della tendenza anticinese, anticomunista e controrivoluzionaria provocata dall’imperialismo, dal revisionismo e dalla reazione sul piano internazionale e sollevò un funesto vento di restaurazione controrivoluzionaria. Nel 1962 Liu Shao-chi fece ripubblicare per la terza volta il suo sinistro libro sul “perfezionamento individuale” impregnato di idee perniciose ispirate a Confucio e a Mencio. In quel libro egli passa sotto silenzio la dittatura del proletariato, la lotta tra la borghesia che vuole la restaurazione e il proletariato che vi si oppone; anzi, predica con calore il perfezionamento individuale tra quattro mura e lontano dai tre grandi movimenti rivoluzionari (la lotta di classe, la lotta per la produzione e la sperimentazione scientifica) e chiede ai comunisti di imparare i precetti confuciani “fedeltà e indulgenza”, “rendere il bene per il male”, “sopportare l’ingiustizia nell’interesse della comunità”, “sopportare le umiliazioni e sopportare  pesanti fardelli”, ecc. Egli diede inoltre il suo appoggio a un simposio nefasto in cui si cantavano le lodi di Confucio. Agendo in tal modo, Liu Shao-chi voleva avviare una “evoluzione pacifica” ricorrendo alla dottrina di Confucio e di Mencio, avviare la sua linea revisionista e controrivoluzionaria, rovesciare la dittatura del proletariato e restaurare il capitalismo. Rispondendo alle furiose attività cospirative di Liu Shaochi e soci, il presidente Mao lanciò, in occasione della decima sessione plenaria del Comitato centrale uscito dall’ottavo Congresso del partito, il grande appello: “Non dimenticare mai l’esistenza delle classi e della lotta di classe” e formulò in modo ancora più completo la linea fondamentale del partito per tutto il periodo storico del socialismo. Nel 1963 scrisse il famoso articolo Da dove vengono le idee giuste? nel quale criticò la teoria idealista della conoscenza ripresa da Liu Shao-chi e confutò i sermoni fatti da questi sul “perfezionamento individuale” allo scopo di opporsi alla rivoluzione proletaria e alla dittatura del proletariato.

La grande Rivoluzione culturale proletaria scatenata e diretta personalmente dal presidente Mao è un generale regolamento di conti con la linea revisionista e controrivoluzionaria di Liu Shao-chi e un profondo movimento di critica di Confucio. Nella Circolare del 16 maggio (1966) del Comitato centrale del Partito comunista cinese, documento programmatico di quella rivoluzione, il presidente Mao inserì un passaggio per confutare l’assurdità diffusa da Liu Shao-chi e dai suoi simili secondo la quale “tutti sono uguali di fronte alla verità” e per criticare i pretesi rapporti di benevolenza, giustizia, virtù esaltati dalla dottrina di Confucio e di Mencio. Egli sottolineò in modo esplicito: “I rappresentanti della borghesia che si sono infiltrati nel partito, nel governo, nell’esercito e nei diversi ambienti culturali costituiscono un’accozzaglia di revisionisti controrivoluzionari”. “Sono dei lacchè fedeli della borghesia e dell’imperialismo e d’accordo con loro si attengono ostinatamente al sistema ideologico col quale la borghesia opprime e sfrutta il proletariato, si attengono ostinatamente al regime capitalista, si oppongono all’ideologia marxistaleninista e al regime socialista. Sono una banda di controrivoluzionari anticomunisti che vanno contro il popolo; la lotta contro di noi è per loro una lotta all’ultimo sangue nella quale non vi è la benché minima ombra di uguaglianza. La lotta contro di loro non può quindi che essere per noi una lotta all’ultimo sangue, i nostri rapporti con loro non sono in alcun modo dei rapporti d’uguaglianza, ma dei rapporti di oppressione di una classe da parte di un’altra classe cioè dei rapporti di dittatura del proletariato sulla borghesia nei quali non c’è né uguaglianza né coesistenza pacifica né alcunché d’altro tra classi sfruttatrici e classi sfruttate, né niente di tutto ciò che si chiama umanità, giustizia, virtù, ecc.”. In tal modo il presidente Mao Tse-tung ha tracciato un giusto orientamento per questa rivoluzione: criticare il revisionismo, la dottrina di Confucio e di Mencio e tutte le altre ideologie delle classi reazionarie e decadenti e ha messo in luce la sua natura di grande rivoluzione politica diretta a consolidare la dittatura del proletariato e a prevenire la restaurazione del capitalismo. Nel corso di questa rivoluzione, seguendo gli insegnamenti del presidente Mao, il partito, l’esercito e tutto il popolo si sono impegnati in una lotta all’ultimo sangue contro la linea revisionista e controrivoluzionaria di Liu Shao-chi e hanno riportato una vittoria decisiva, che ha consolidato e rafforzato notevolmente la dittatura del proletariato in tutti i campi della sovrastruttura, compreso l’insieme dei settori culturali.

Dopo aver distrutto il quartier generale borghese capeggiato da Liu Shao-chi, il nostro partito ne annientò un altro diretto da Lin Piao. Lin Piao era un discepolo di Confucio. Nel suo covo abbondavano i rifiuti ideologici della dottrina di Confucio e di Mencio e aleggiava un tanfo nauseabondo dato dal culto di Confucio e dal ritorno agli antichi. Lin Piao fece un amalgama di questa dottrina, destinata al mantenimento e alla restaurazione della schiavitù e delle assurdità revisioniste e ne fece il fondamento ideologico della sua linea revisionista e controrivoluzionaria. Egli riprese il programma avanzato da Confucio per risuscitare il sistema schiavista: “moderarsi e far ritorno ai riti”, che considerava la cosa più importante. Per “far ritorno ai riti”, cioè restaurare il capitalismo e rovesciare la dittatura del proletariato, si affrettò a lanciare un programma politico che consisteva nel mantenere a tutti i costi il posto di presidente della repubblica e il suo programma teorico idealista che consisteva nella teoria del “genio”. Scoprendo il complotto di Lin  Piao e soci diretto a impadronirsi del potere e a restaurare il capitalismo, il presidente Mao ribadì la direttiva che non esiste più la carica di presidente della repubblica; in risposta al programma teorico di Lin Piao e di Chen Po-ta, criticò in modo particolare la teoria del “genio” osservando acutamente che non possiamo che attenerci alla posizione del marxismo-leninismo e non dobbiamo assolutamente fare causa comune con i sofismi di Chen Po-ta sulle seguenti questioni: sono gli eroi o gli schiavi a fare la storia? Le conoscenze (le capacità fanno parte delle conoscenze) sono innate o acquisite? Bisogna praticare l’apriorismo, teoria idealista o la teoria materialista del riflesso? La profonda critica dell’apriorismo fatta dal presidente Mao mostra che il rinnegato e traditore Lin Piao che pretendeva di essere un “genio”, “un nobile tra i nobili”, “un superuomo” e “un destriero celeste” dotato di doni divini era in realtà uno sciocco che andava contro la corrente della storia.