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Passare all’attacco contro il colpo di Stato dei vertici della Repubblica Pontificia e di Napolitano!
Comunicato CC - 7 aprile 2013

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Avviso ai naviganti 16

08.04.2013

(Scaricate il testo in versione PDF, Open Office o Word )

 

Risposte a una riflessione non personale

 

A proposito del Comunicato CC 15/2013 Passare all’attacco contro il colpo di Stato dei vertici della Repubblica Pontificia e di Napolitano! di ieri 7 aprile, un lettore ci scrive:

 

“A mio parere, leggendo i vari comunicati che mi avete periodicamente spedito via e-mail, in particolare l’ultimo, mi sembra che siano piuttosto autoreferenziali. Per la serie: “tu te la canti e tu te la suoni”. Mi permetto di obiettare e di chiedervi: ma dove sono le masse popolari che consentirebbero di “passare all’attacco contro il colpo di Stato dei vertici della Repubblica Pontificia e di Napolitano?

Per cui siamo seri e cominciamo a ragionare onestamente sulle effettive possibilità soggettive e sulle condizioni oggettive di lotta.”

 

Certamente è una reazione che anche altri hanno. Quindi vale la pena chiarirci le idee in una comunicazione che vada a tutti i destinatari del nostro Comunicato.

Il nostro appello a passare all’attacco non è rivolto direttamente e genericamente “alle masse popolari”.

È rivolto a “ogni persona autorevole, ogni organismo che gode di qualche prestigio, sindacati e partiti sinceramente democratici e fedeli alla Costituzione e agli interessi delle masse popolari, parlamentari, sindaci e consiglieri democratici” e chiede loro di “mobilitare ovunque le masse popolari a scendere in piazza contro il colpo di Stato e ad organizzarsi per prendere in mano servizi pubblici e aziende”.

Chiediamo forse a questi destinatari del nostro appello qualcosa che essi non sono in grado di fare?

No. Chiediamo loro di fare quello che già più volte hanno fatto con successo. Basta considerare la manifestazione del 27 ottobre 2012 a Roma indetta dal Comitato No Debito e da altri che poi si sono denominati Comitato Promotore del No Monti Day (Giorgio Cremaschi, Emidia Papi, Piero Bernocchi, Giulietto Chiesa e altri), oppure il comizio di Beppe Grillo a S. Giovanni a Roma il 22 febbraio 2013 e i precedenti appuntamenti dello Tsunami dello stesso Grillo, oppure le giornate tenute da ALBA in più città nell’autunno del 2012. Ma l’appello è rivolto a molti altri, ad autorevoli individui, gruppi e organismi, parimenti in grado, da soli o previa intese con altri che varie altre volte hanno già praticato, di mobiliare parti consistenti delle masse popolari, perché godono di prestigio, autorità e relazioni. È la storia che abbiamo alle spalle che gliele ha loro conferite e ancora ne godono (e sta a loro decidere se giovarsene o esaurirle sprecando un’occasione dopo l’altra). Per alcuni lo si è visto anche alle elezioni di febbraio: se non hanno raccolto milioni di voti, sono stati tuttavia in grado di presentare liste e candidati e hanno raccolto almeno centinaia di migliaia di voti. Per altri lo si è visto nelle elezioni amministrative del 2011 e del 2012. Quelli che si sono candidati per le elezioni amministrative del prossimo maggio, certamente qualche capacità di mobilitazione l’hanno. Forse che il colpo di Stato non li riguarda?

Certo il nuovo Partito comunista italiano non è nei confronti degli autorevoli destinatari del suo appello già abbastanza autorevole da ritenere che il suo appello sarà senz’altro da essi accolto. È del tutto possibile che non lo sia, che sia accolto solo da pochi, non abbastanza e non abbastanza autorevoli da riuscire a lanciare un attacco in qualche misura efficace.

Ma ponetevi due semplici domande. Sarebbe efficace l’iniziativa che noi proponiamo se gli autorevoli destinatari del nostro appello l’attuassero? Cosa altro di efficace contro il colpo di Stato sono in grado di fare o faranno gli autorevoli destinatari del nostro appello?

Se la risposta che date alla prima domanda è positiva, se la risposta che date alla seconda è “nulla di efficace”, allora l’aver noi lanciato l’appello serve a mettere in luce per alcuni di voi e a confermare per alcuni altri una verità importantissima: “Il collo di bottiglia, ciò che impedisce che le masse popolari siano nel nostro paese protagoniste della lotta politica, sta nella coscienza e nella volontà di quelli, individui e organismi, che attualmente sono autorevoli nei confronti delle masse popolari, godono di autorità e prestigio presso di esse”. Sono loro che o non capiscono cosa va fatto o non osano farlo.

Chi capisce questa verità, chi fa tesoro di questa verità, smette di unirsi al coro dei disfattisti, di chi piange o lamenta l’inerzia delle masse popolari, la “disgregazione sociale” o la “frammentazione sociale” (è il leitmotiv di Rete dei Comunisti e di Contropiano dopo le elezioni di febbraio) o come altro dicono molti chiacchieroni e scrittori della sinistra borghese. Si chiede perché le masse popolari italiane ereditano dal passato simili “dirigenti” e sulla base di questo bilancio dell’esperienza, conclude al cosa fare per costruire un corpo di dirigenti più avanzati, un gruppo dirigente più capace di capire cosa occorre fare e più capace di osare fare quello che le masse popolari farebbero già oggi se dirigenti (organismi o individui) autorevoli le mobilitassero a fare.

Una seconda questione: visto che è del tutto possibile, anzi probabile che gli autorevoli personaggi e organismi destinatari del nostro appello non lo accolgano, che senso ha aver lanciato egualmente il nostro appello?

Quello di porre all’attenzione degli autorevoli destinatari del nostro appello e soprattutto di  semplici (in quanto personalmente ancora privi di autorevolezza e prestigio, quindi non in grado oggi di mobilitare altri) lavoratori avanzati e di altri semplici ma avanzati membri delle masse popolari che leggono i nostri Comunicati CC (che sono diffusi ad alcune decine di migliaia di indirizzi), un fatto semplice. Che le masse popolari sono in grado di fare cose che non fanno solo perché chi ha autorità non osa farlo. Noi poniamo cioè alla considerazione degli uni e degli altri che quello che non facciamo, non è che non lo facciamo perché è impossibile farlo. Ci appare impossibile solo perché non osiamo farlo. Acquisito questo, alla disperazione e all’angoscia certamente in alcuni subentrerà l’idea che si può fare, la riflessione sul da farsi, il proposito di fare.

Sarà l’inizio di un cammino. Anche la marcia più lunga incomincia con un passo.

Il nostro appello è quindi rivolto ad autorevoli destinatari che potrebbero già oggi dargli corso se osassero ed è rivolto anche a non ancora autorevoli destinatari che potrebbero decidere di diventarlo con il tempo e il percorso per questo necessari. Ma quanto autorevoli erano all’inizio molti che nella loro zona, nel loro ambiente diedero il via alla Resistenza di cui il 25 aprile prossimo celebreremo il 70° anniversario dell’inizio? Era già autorevole Manolis Glezos quando piantò la bandiera della rivolta in cima all’Acropoli di Atene?

 

Rubrica - Dibattito Franco e Aperto 

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