Allegato all'Avviso ai Naviganti 117 del 18.01.2022

17.01.2022 - Dichiarazione congiunta dei Segretari provinciali PCI della Toscana e del Segretario Regionale PCI Toscana


Basta con i giochetti personali! L'unità si fa nel cantiere aperto del PCI!


L'unità?

Negli ultimi tempi si sta manifestando con una certa assiduità la tendenza a voler negare ad ogni costo la valenza politica dell'operazione PCI, quanto meno a depotenziarne la funzione cercando di annoverarla, quando va bene, tra i vari e vani tentativi, del tutto autoreferenziali, apparsi in quest'ultimo lungo trentennio come risposta resistenziale a quella che storicamente, piaccia o no, è stata una sconfitta di classe. Una tendenza che ultimamente, rompendo gli indugi, si sta trasformando in modo sempre più esplicito in un vera operazione di attacco destabilizzante. Ne è riprova il fatto che si torni a teorizzare sulla necessità di riunire i comunisti e le comuniste in un nuovo partito unitario (sic!), ovviamente tramite un'ennesima costituente, cercando di ridimensionare volutamente quanto accaduto nel 2016 con l'Assemblea Costituente del PCI.

Segno palese, come minimo, di un'irrequietezza generazionale, appunto, da sconfitta, soprattutto da parte di una élite che evidentemente trova più stimoli gratificanti nel promuovere con cadenza periodica appelli e costituenti piuttosto che concretizzarne e gestirne pazientemente poi la sostanza che ne deriva, con l'unico risultato tangibile di accrescere disorientamento e disaffezione da parte di quei lavoratori e di quelle lavoratrici che si pretenderebbe di rappresentare, ma tant'è. E lo si fa attraverso delle analisi storiche e una lettura dello stato di fatto esistente che vorrebbero apparire vergini, quale segno al fine di una sopravvenuta  presa di coscienza, ma che nei fatti finiscono per ricalcare alla lettera le motivazioni che hanno portato proprio alla ricostruzione del Partito Comunista Italiano, ricostruzione che oltretutto ha visto l'intenso protagonismo di un numero considerevole degli attuali promotori e delle attuali promotrici, che in alcuni casi continuano a tenere in tasca la tessera di quel partito che oggi vorrebbero in pratica sciogliere per intraprendere nuove avventure.

Eppure la genesi di quella ricostruzione non può lasciare dubbi.

È bene allora rinfrescare una memoria che a quanto pare nel corso del tempo si è, per così dire, offuscata o che, molto più realisticamente,  è stata rimossa scientemente.

Il Partito Comunista Italiano è rinato a seguito di un appello lanciato nel 2014 dall'apposita Associazione Ricostruirepc, a cui aderivano, come scriveva con grande compiacimento la rivista Marx21, ”... dirigenti e militanti attivi del Prc e del Pdci, ex iscritti, comunisti senza tessera, delegati sindacali, compagne e compagni impegnati in diversi ambiti della società...”.

Un appello rivolto ai comunisti e alle comuniste variamente collocati e collocate per costruire la loro nuova casa comune. Il luogo dove poter praticare la tanto auspicata unità in virtù di una omogeneità culturale, dove avere la possibilità nel concreto di verificarne la fattibilità e di misurare le reali volontà aldilà degli accattivanti e retorici proclami.

L'esigenza era dettata, come lo è tuttora, dalla lettura di dati reali, ovvero l'assordante e drammatica assenza di un adeguato soggetto della trasformazione a fronte di una crisi ormai strutturale attraversata dal capitalismo come sistema e insieme l'incapacità dimostrata  nel tempo da parte di tutte le formazioni di ispirazione comunista in campo, divise materialmente e soprattutto per cultura politica, di ricrearne le condizioni.

La necessità dunque di costruire un grande e unico Partito Comunista, il solo strumento politico in grado di avviare realmente tale processo, rivitalizzando attorno a sé a tal fine anche una sinistra di classe ormai disarmata, arrancante, asettica, cercando di fornire quella sponda politica che da troppo tempo manca ad un conflitto sociale frammentato e destinato altrimenti a rimanere in modo incontrollabile sul terreno della sterile protesta o della rivolta.

In sintesi per passare dalla testimonianza e dalla resistenza alla proposta progettuale, con l'obiettivo di riaprire il percorso interrotto verso una alternativa strutturale di sistema, adeguata alla contemporaneità.

Le risposte arrivate a quell'appello non sono state univoche o non ci sono state affatto, o per il pervicace persistere di altre culture politiche o per protervia autoreferenziale.

Ma le motivazioni che ne erano alla base mantengono tutta la loro validità, dal  momento che oggi quelle condizioni di fondo non sembrano essere mutate più di tanto, anzi. Va da sé che lungo il percorso in salita per la ricostruzione del Partito Comunista Italiano si sono pure mostrate incertezze, ritardi e/o discrepanze, ma la fase costituente per la costruzione di un unico e grande Partito Comunista è già avviata dal giugno del 2016 e non la si da per nulla conclusa. Sta anche a quelle soggettività e a quelle singolarità esterne che ci sono ideologicamente affini, a cui continuiamo ostinatamente a rivolgerci. valutare l'opportunità di condividere, attraverso una franca e propositiva interlocuzione, il percorso di strutturazione politica e culturale del Partito Comunista Italiano, di cui noi riteniamo di averne appena creato le condizioni di base.

O si ha l'idea di ricominciare tutto in eterno, secondo gli umori o i desiderata del momento, senza mai intravedere una reale via d'uscita, mentre gli assetti nazionali e internazionali si fanno sempre più penalizzanti per gli interessi delle classi subalterne e si va radicalizzando, non certo a favore di queste ultime, la dicotomia sia pratica che concettuale?