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Comunicato rapido n. 10 - 26 aprile 2019

Antifascismo dei proletari e antifascismo padronale

Perché tante polemiche sull’antifascismo?

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A seguito della carneficina della prima Guerra Mondiale (1915-1918) e della vittoria in Russia della Rivoluzione d’Ottobre 1917, cento anni fa le masse popolari erano in rivolta da un capo all’altro della penisola come quelle di altri paesi e i comunisti erano alla loro testa: Biennio Rosso (1919-1920) e fondazione (marzo 1919) della prima Internazionale Comunista. Capitalisti, agrari e prelati fecero leva su carrieristi di ogni genere (Benito Mussolini è il più celebre) e su reduci abbrutiti dalla guerra, sfruttarono abilmente l’opportunismo dei socialisti e i limiti dei comunisti e imposero il regime fascista. Combinarono la violenza contro proletari e contadini ribelli e in particolare contro i comunisti (Gramsci fu ucciso imprigionandolo e privandolo di assistenza sanitaria), con promesse demagogiche, parate, riti, cerimonie e parole d’ordine, con riforme economiche e sociali che scimmiottavano l’Unione Sovietica (industria pubblica, assistenza e previdenza pubbliche, prosciugamento delle paludi e lavori pubblici) e con guerre. Non a caso il termine fascismo entrò in tutte le lingue del mondo a indicare il successo dei padroni a mantenere soggette le masse popolari. Ma la resistenza delle masse popolari all’oppressione e allo sfruttamento restò terreno di coltura dei comunisti. Questi con eroismo e pazienza, intelligenza e solidarietà internazionale vennero a capo del fascismo.

Il 25 Aprile è l’anniversario della fine del regime fascista sul suolo italiano.

I proletari con i comunisti alla loro testa prevalsero sul fascismo, ma non riuscirono a instaurare il socialismo, stante i limiti del movimento comunista italiano. Alla testa di questo si installarono Palmiro Togliatti e i suoi complici (Giorgio Napolitano era uno dei suoi “giovani leoni”), predicatori della “via pacifica e democratica al socialismo”, in pratica fautori della soggezione dei lavoratori alla borghesia e al clero. Per imbrogliare le masse popolari questi lasciarono le divise fasciste e si travestirono anche loro da antifascisti celebrando gli anniversari in compagnia di Togliatti e dei suoi complici. Mascherati con l’antifascismo padronale gli sfruttatori delle masse popolari continuarono nel loro ruolo, per un po’ di anni cedendo il meno possibile e poi, a partire dalla fine degli anni ’70 circa, riprendendosi quanto più possibile man mano che in tutto il mondo il movimento comunista si indeboliva.

Ma questo corso delle cose è finito anche in Italia. Il regime delle Larghe Intese tra i partiti padronali (PD e Berlusconi) è a pezzi: le elezioni del 4 marzo 2018 hanno aperto una breccia insanabile. Anche le celebrazioni dell’antifascismo padronale sono a pezzi. Gli scimmiottatori del fascismo del secolo scorso escono alla luce del sole con le loro divise e le loro imprese assassine. Alla testa delle celebrazioni antifasciste sfilano i ceffi dello sfruttamento: quelli che hanno abolito i diritti dei lavoratori, le pensioni e il sistema sanitario nazionale, i fautori delle privatizzazioni dei servizi pubblici e dell’economia, gli eredi delle riforme Dini e Treu, delle privatizzazioni Prodi, delle riforme Sacconi e Fornero, del Jobs Act. La loro partecipazione è sintomo della loro debolezza: hanno bisogno del consenso che sfugge!

Il periodo dell’antifascismo padronale è finito, le masse popolari riprendono il terreno, il movimento comunista rinasce.

Proletari e popoli oppressi sono alla riscossa in tutto il mondo!