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Comunicato rapido n. 7 - 12 marzo 2019

I comunisti che fanno la storia e i comunisti che contemplano e commentano la storia e rimasticano i classici

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del comunicato rapido

(da V.I. Lenin, Risultato della discussione sull’autodecisione, in Opere, vol. 22)

La rivoluzione in Europa non può essere che l’esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti.

Una parte della piccola borghesia e degli operai arretrati vi parteciperanno inevitabilmente – senza una tale partecipazione non è possibile una lotta di massa, non è possibile nessuna rivoluzione – e porteranno nel movimento, non meno inevitabilmente, i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze e i loro errori. Ma oggettivamente essi attaccheranno il capitale. L’avanguardia cosciente della rivoluzione, il proletariato avanzato, esprimendo questa verità oggettiva della lotta di massa varia e disparata, variopinta ed esteriormente frazionata, potrà unificarla e dirigerla, conquistare il potere, prendere le banche, espropriare i trust odiati da tutti (benché per ragioni diverse!) e attuare altre misure dittatoriali che condurranno, in fin dei conti, all’abbattimento della borghesia e alla vittoria del socialismo, il quale si epurerà dalle scorie piccolo-borghesi tutt’altro che di colpo

***

da Scintilla n. 97

L’ESATTO CONTRARIO

I dirigenti maoisti del (n) PCI e dei Carc per giustificare il loro appoggio al governo reazionario di Salvini e Di Maio – di cui hanno favorito la nascita invitando a votare per il populismo grillino – e il loro plauso alle misure truffaldine come l’elemosina di Stato (RdC), raccontano la favola secondo la quale i comunisti dovrebbero svolgere nei confronti del “governo del cambiamento“ un ruolo simile a quello che svolse Lenin nel 1917 nei confronti del governo Kerensky. Non spenderemo troppe parole nei confronti di questi mistificatori di professione, che vogliono “mettere a contributo” un governo composto da ciarlatani organici al sistema imperialista. Ricorderemo solo che negli otto mesi che corrono fra la Rivoluzione di febbraio e quella di Ottobre, Lenin smascherò il carattere imperialistico del Governo provvisorio di Kerenski, denunciò il collaborazionismo e il tradimento dei menscevichi e dei socialisti-rivoluzionari. Non spinse Kerensky ad “allargare la breccia”, come il (n)PCI e i Carc spingono M5S e Lega ad allargare quella che secondo loro si è aperta il 4 marzo 2018. Il partito di Lenin strappò le masse operaie e popolari all’influenza dei partiti piccolo borghesi. Non pensò di usare il governo Kerenski come il (n) PCI e i Carc sognano di usare il governo M5S-Lega. Lenin e il partito bolscevico si orientarono verso la preparazione della rivoluzione della rivoluzione socialista e l’instaurazione della dittatura proletaria. Non propugnarono la costituzione di un “governo di blocco popolare” egemonizzato da personaggi socialdemocratici, che dovrebbe prendere il potere pacificamente (la “via meno distruttiva”) per mettere in riga i capitalisti. I comunisti non giocano con la storia, non seguono schemi prefissati da applicare in situazioni completamente diverse e tanto meno sostengono assurde “strategie universali”. Hanno dei principi, un programma e una strategia che si modifica a seconda delle tappe della rivoluzione, basata su una forza fondamentale, il moderno proletariato. Lavorano affinché questa classe sia alla testa della rivoluzione, sconfiggendo opportunisti e riformisti. Come ogni operaio cosciente può capire, ciò è l’esatto contrario di quello che fanno i dirigenti di (n)PCI e Carc. Costoro, con le loro balorde posizioni, aumentano il livello di disorientamento ideologico e politico del movimento comunista e operaio in una situazione pericolosa, nella quale operano potenti forze reazionarie. Sì, bisogna veramente allargare una breccia: quella con gli opportunisti di tutti i colori