Sostenere la lotta degli operai Whirlpool, questa la vera lotta alla Camorra!

   

Comitato “Babuskin” del (nuovo)PCI - Comunicato n. 5 - 27 settembre 2021


Elezioni Amministrative a Napoli


Sostenere la lotta degli operai Whirlpool, questa la vera lotta alla Camorra!

I candidati delle elezioni amministrative napoletane (il cui primo turno si terrà il 3 e 4 ottobre) sgomitano per accaparrarsi nuovi consensi accreditandosi come paladini dell’anti Camorra. Non è una novità che in città come Napoli, candidati legati ai principali centri di potere della città (Curia, Camorra, gruppi USA), facciano a gara a chi è più pulito, più presentabile, privo di interessi personali e tutta la solfa dei racconti accorati in favore di telecamera.

Di Bassolino, della sua rete di potere e delle sue malefatte abbiamo trattato in Comitato “Babuskin” del (nuovo)PCI - Comunicato n. 4 - 27 agosto 2021 . Ma Antonio Bassolino è in buona compagnia.

Catello Maresca, candidato del centrodestra, ha la faccia tosta di presentarsi come sindaco ed ex magistrato anti Mafia, con la Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia. Si tratta di partiti, e candidati, legati a doppio filo alla criminalità organizzata non solo campana ma di tutta Italia.

Gaetano Manfredi, candidato della coalizione M5S-PD, non ha proferito parola sull’attuale capo del PD campano, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Il governatore, insieme al suo cerchio magico, gestisce affari per milioni di euro, in combutta con le organizzazioni criminali ormai da anni. È con i clan che De Luca e i suoi gestiscono gli ospedali cittadini,(1) così come il ciclo dei rifiuti (2) e tutta la fase d’emergenza Covid.(3) Quello stesso cerchio magico ampiamente candidato e rappresentato nelle liste di Manfredi. In queste liste, però, ci sono anche candidati provenienti da esperienze di lotta, comitati operai e popolari e amministratori che si sono cimentati già tempo addietro nel sostegno alle organizzazioni popolari della città, in particolare ci riferiamo a candidati presenti nelle liste del Movimento Cinque Stelle e della lista Napoli Solidale.

1 Un esempio su tutti è il ruolo del clan Contini nella gestione dell’ospedale San Giovanni Bosco ma anche di altri clan in altri ospedali cittadini. Tutte informazioni raccolte dall’ex questore di Napoli, Santi Giuffrè, tra il 2014 e il 2019, che sono in mano ai ministeri competenti da due anni, ma che non dovevano uscire fuori prima del doppio turno elettorale regionali e comunali.


2 Pentiti, camorristi, mediatori politici e gli stessi figli del Presidente De Luca sono stati coinvolti in varie inchieste, una su tutte è l’inchiesta giornalistica Bloody Money, che seppur ha scagionato alcuni dei protagonisti da un punto di vista giudiziario, ha mostrato dinamiche, nomi e fatti relativi al funzionamento della Repubblica Pontificia sul territorio napoletano e campano.


3 Il braccio destro di De Luca, il direttore generale dell’ASL Napoli 1, Ciro Verdoliva, è indagato, per l’ennesima volta a dire la verità, per gli appalti svolti in era Covid.


Compito simile è quello assunto da alcuni candidati della lista Napoli in Movimento No Alleanze promossa da dissidenti del M5S guidati dall’ex consigliere comunale Matteo Brambilla e i candidati nelle liste a sostegno della candidatura a sindaco di Alessandra Clemente, in particolare quelli legati a Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano (PCI) e Partito della Rifondazione Comunista (PRC).


I candidati del Movimento 5 Stelle, della lista Napoli in Movimento e di Potere al Popolo, PCI, PRC hanno un ruolo importante: diano battaglia, si schierino apertamente contro i poteri che sfruttano e affamano le masse popolari del nostro territorio. Per questi candidati il punto non è proporsi come buoni amministratori, bravi attivisti o portavoce delle masse popolari, né tantomeno ridurre la campagna elettorale a volantinaggi porta a porta per chiedere il voto, organizzare i gazebo o azioni simboliche come biciclettate in giro per la città.

Questo modo di concepire la campagna elettorale ispira fiducia solo alla borghesia! Le masse popolari vogliono unità tra le forze che contrastano con i fatti le manovre dei partiti delle Larghe Intese e i centri di potere del nostro territorio (Curia, Camorra e gruppi USA). Per questo è necessario sostenere senza riserve la mobilitazione delle masse popolari, porsi al loro servizio e mettere da parte ogni concorrenza tra le forze che si dicono a favore del cambiamento e degli interessi della maggioranza della popolazione. Serve una campagna elettorale e un’azione amministrativa di rottura , questo uno degli insegnamenti da ricavare dall’esperienza condotta dal M5S nella fase in cui ha assunto il ruolo di portavoce e promotore dell’indignazione delle masse popolari contro i vertici della Repubblica Pontificia e i loro partiti.


Ma cosa vuol dire essere anti Camorra oggi? Candidati, politici e affaristi vari a questa domanda rispondono più o meno con le stesse frasi fatte: “bisogna confiscare i beni e darli alle associazioni che si occupano di dispersione scolastica, tutela delle donne e dei minori”. Oppure: “bisogna rafforzare il controllo e la tutela dell’ordine pubblico per dare più sicurezza ai cittadini”. O anche: “serve creare posti di lavoro con tanti piccoli progetti finanziati da fondi europei gestiti dalle associazioni, fondazioni ed enti solidali”.

Al di là delle belle parole dei candidati – e delle pratiche lodevoli portate avanti da chi in quelle associazioni porta il suo sincero contributo volontario – questo modo di concepire la “lotta alla Camorra” sostiene, da una sfumatura o dall’altra, il sistema di potere degli affaristi, speculatori e politicanti. Sono i camorristi dell’anti Camorra. Soldi, progetti, fondi pubblici e privati il cui unico risultato è quello di preservare il dominio di due dei principali poteri al comando di Napoli, Curia e Camorra.

Una retorica anti Camorra solo di maniera, che non interviene sugli aspetti decisivi per l’emancipazione, l’organizzazione e il vero riscatto delle masse popolari napoletane, di cui il principale è un lavoro utile e dignitoso per tutti.


Lottare contro lo smantellamento dell’apparato produttivo è il vero banco di prova per chi dice di essere contro la Camorra! Le ricadute di tale smantellamento le abbiamo viste, ad esempio, nei comuni dell’area a nord di Napoli, dove la chiusura di grandi aziende e intere aree industriali come quelle di Arzano e Giugliano (importante fu, nel 2014-15, la lotta degli operai della Nuova Sinter), non solo alimenta la disoccupazione del territorio ma impoverisce anche i piccoli e grandi esercizi commerciali e in generale il tessuto produttivo circostante. Piccole aziende, negozi, alberghetti, bar, ristoranti, ditte familiari o individuali sono fallite o sono state rilevate dalle organizzazioni criminali e chi non è fallito si è rivolto alla Camorra per ottenere prestiti e protezione.

Arzano, Sant’Antimo, Giugliano, Villaricca, per citarne alcuni, sono tutti comuni che hanno vissuto questo destino, comuni perennemente commissariati per infiltrazioni camorristiche, dove la disoccupazione è salita alle stelle e il reddito pro capite è tra i più bassi d’Europa. Comuni dove piccole aziende sono state fatte fallire e convertite per mettere in piedi uno dei più grandi sistemi di commercio abusivo di rifiuti al mondo.

Il vero business della Camorra è quindi la distruzione del tessuto produttivo da cui rileva aziende da gestire e inserire nella rete dei propri affari (edilizia, traffico di droga, prostituzione, ciclo dei rifiuti, sanità, ecc.), “clienti” sull’orlo del fallimento a cui prestare soldi e da “proteggere”, disoccupati in abbondanza da usare come manodopera o teste di legno cui intestare aziende e attività, reclutamento di “colletti bianchi” da piazzare nelle istituzioni locali e nazionali o da usare come tecnici per i propri affari.

Un business che può essere contrastato non con i sermoni sulla legalità ma con la mobilitazione popolare per la salvaguardia dei posti di lavoro e per la cacciata del governo Draghi e degli occupanti abusivi e parassiti di cui è servo come la Camorra, gli imperialisti USA e UE, il Vaticano, Confindustria e tutto il resto delle associazioni e centri di potere dei capitalisti.


Essere “anti Camorra” oggi vuol dire, prima di tutto, mettere al centro il sostegno alla lotta degli operai Whirlpool! Un primo passo è quello di non limitarsi alle parole di solidarietà verso gli operai ma contribuire a rendere le battaglie contro la chiusura delle aziende una questione di ordine pubblico e di tutela dell’interesse nazionale. Questo vuol dire innanzitutto diffondere sulla scala più ampia possibile l’appello a “insorgere” lanciato dal Collettivo di Fabbrica della GKN , raccolto anche dagli operai Whirlpool, e tradurlo in pratica.

Ogni azione, mobilitazione e assemblea promossa dagli operai Whirlpool deve essere partecipata, sostenuta e se necessario co-promossa dai candidati e dagli amministratori locali. L’azione pratica necessaria che i candidati devono mettere in campo è, inoltre, quella di mobilitarsi e mobilitare perché in tutti gli altri stabilimenti in crisi si sviluppi l’organizzazione, il coordinamento e la riscossa dei lavoratori.

I candidati devono impegnarsi pubblicamente a fare tutto questo e a portare ogni proposta, mozione, soluzione e rivendicazione degli operai in lotta all’interno delle aule, delle commissioni, del consiglio comunale e denunciare pubblicamente ogni tentativo di sabotare le misure proposte dagli operai chiamando a raccolta la parte organizzata della popolazione (comitati, associazioni, collettivi, sindacati, ecc.). Serve fare i nomi e cognomi degli assessori, consiglieri, tecnici e dirigenti del Comune che manovrano contro gli interessi degli operai. Bisogna far valere il principio che tutti i ministri, i parlamentari e gli amministratori locali che non si mobilitano a sostegno di queste vertenze vanno considerati traditori degli interessi nazionali e trattati di conseguenza!


L’uno deve dividersi in due! Le organizzazioni operaie e popolari, le organizzazioni politiche e sindacali più combattive della città di Napoli, devono spingere e imporre ai candidati e all’Amministrazione Locale una sola parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

I candidati che non vogliono piegarsi al malaffare, alla Camorra, alla corruzione e alla gestione antipopolare che oggi le amministrazioni locali sono chiamate a svolgere dal governo centrale, devono mettersi alla testa di questa battaglia organizzando i lavoratori che rischiano la perdita del posto di lavoro, i disoccupati che lottano per ottenerlo e i percettori del reddito di cittadinanza che vorrebbero prestare servizio in lavori socialmente utili.

Per fare questo è però necessario che l’uno si divida in due: al di là delle liste di appartenenza i candidati che vogliono rompere con questo sistema devono mettersi al servizio delle masse popolari organizzate e porsi in contrasto con chi, anche se parte del proprio governo, della propria lista, coalizione o partito, manovra e intriga alle spalle degli operai, dei lavoratori e dei disoccupati.

Il sostegno aperto, continuativo e convinto alla lotta della Whirlpool e di tutte le altre vertenze e battaglie che mettono al centro la salvaguardia e la creazione di nuovi posti di lavoro sono la prova reale cui chi si candida ad amministrare la città sarà sottoposto. I candidati e amministratori che agiranno in questo modo saranno quelli che le masse popolari organizzate della nostra città sosterranno. Lo schieramento che bisogna pretendere ai candidati e ai prossimi consiglieri comunali o assessori, non è di tipo elettorale (quale lista, quale partito, quale movimento, ecc.) ma di classe!


Quella che serve è un’Amministrazione Comunale d’Emergenza!

Usiamo le prossime elezioni del Comune di Napoli per avanzare nella lotta!

Spingiamo in avanti l’organizzazione e costruzione del fronte per cacciare il boia Draghi!