17 dicembre 2021. Comunicato numero 30 del Comitato Aurora del (nuovo)Partito comunista italiano


I lavoratori devono imparare dal Collettivo di Fabbrica GKN!

La classe operaia deve diventare classe dirigente!


Il 5 dicembre scorso, presso lo stabilimento della GKN a Campi Bisenzio (FI), il Collettivo di Fabbrica (CdF) ha annunciato un piano produttivo alternativo di rilancio dell’azienda, mettendo a contributo le reti accademiche, professionali e militanti che da cinque mesi a questa parte affiancano e sostengono la lotta degli operai. La lotta partita il 9 luglio contro la chiusura della fabbrica da parte del fondo speculativo Melrose nei fatti ha assunto un ruolo nazionale di vera e propria campagna di mobilitazione dei lavoratori per porre fine alle delocalizzazioni delle multinazionali “mordi e fuggi” e più in generale contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del nostro paese.


Con questa lotta la classe operaia si fa classe dirigente e contende l’iniziativa alle istituzioni borghesi: passa dal rivendicare al proporre e mette in campo soluzioni possibili. Infatti, a fronte dell’annuncio di vaghe proposte di riconversione dello stabilimento da parte di Francesco Borgomeo, l’advisor individuato da Melrose per trovare dei possibili compratori, il CdF mobilita tutte le intelligenze che hanno fatto convergenza e che convergeranno nella lotta in corso a dare il proprio contributo.

Il succo della proposta alternativa e autonoma del CdF della GKN, frutto dell’unire il sapere operaio al sapere accademico, professionale e militante (di tanti ricercatori, molti dei quali precari, sottopagati e frustrati nel portare avanti iniziative di ricerca finalizzati al profitto dei capitalisti e non ai bisogni reali e alle più genuine aspirazioni dei lavoratori e delle masse popolari del paese), è nell’elaborazione di un “piano produttivo di continuità occupazionale” capace di garantire i livelli occupazionali e i diritti conquistati dai lavoratori in questi anni e, dunque, nella proposta di una nazionalizzazione che va incontro alle esigenze dei lavoratori e di tutto il territorio.

Il progetto è pensato perché in gioco non ci sono solo centinaia di posti di lavoro a rischio, ma anche il futuro produttivo di un intero territorio. Infatti esso indica la prospettiva che possiamo e dobbiamo dare a questo territorio, la possibilità di aprire una strada alla classe operaia e alle masse popolari dell’intero paese. Il CdF GKN nella pratica sta facendo scuola per il resto della classe operaia nel nostro paese:

- promuovendo il legame tra le lotte della classe operaia, delle altre classi lavoratrici, delle altre classi delle masse popolari e su tutto il territorio nazionale contro la prassi dei sindacati confederali di condurre le lotte in modo corporativo e tenendo divise le singole vertenze,

- ponendo i massimi obiettivi e cioè non solo il mantenimento delle condizioni lavorative e della produzione sotto attacco dagli speculatori ma pensando un lavoro e una produzione migliori, contro la linea al ribasso del sindacalismo di regime del lottare per ottenere qualche ammortizzatore sociale,

- ponendo un nuovo modo di fare sindacato e di fare politica, come emerge da questa organizzazione operaia che ha costruito la sua forza e la sua intelligenza nel corso del tempo (dal 2008 a oggi) facendo tesoro del patrimonio della lotta di classe del nostro paese.

Questo nuovo che sta nascendo incarna le esigenze pratiche, storiche e di fase, le esigenze materiali e ideali della classe operaia e delle masse popolari dell’intero paese e appassiona a questa lotta sia coloro che da decenni non assistevano a una cosa simile, sia coloro che non vi hanno mai assistito, di cui, magari, hanno solo sentito parlare nei racconti (sempre più radi) di chi la storia gloriosa della classe operaia del nostro paese l’ha fatta: dalla Resistenza partigiana ai protagonisti dei Consigli di Fabbrica degli anni ‘70. In questo senso, la lotta della GKN unisce più generazioni, unisce la nostalgia del passato con le esigenze del presente, proiettandosi verso il futuro luminoso di dignità, conquista, evoluzione individuale e collettiva che porrà fine alla barbarie del capitalismo. È l’essere futuro, nel pieno delle contraddizioni del presente e forti degli insegnamenti del passato, che fa, della lotta degli operai della GKN una lotta d’avanguardia:

bisogna farla finita con lo smantellamento dell’apparato produttivo, rimettere in sesto il paese e realizzare la parola d’ordine “a ogni adulto un lavoro dignitoso”, bisogna che impariamo a governare il paese!


Le esigenze pratiche, storiche e di fase, le esigenze materiali e ideali che il CdF GKN sta incarnando con la sua azione, sono tratteggiate anche nel progetto di piano per la mobilità sostenibile che è stato presentato nell’assemblea del 5 dicembre (oltre che in tutte le iniziative portate avanti dai lavoratori da cinque mesi a questa parte). Il piano, al di là del suo contenuto (ancora in corso di definizione), è di per sé rappresentativo di quello che le masse popolari del nostro paese possono e devono fare: passare all’attacco, ispirandosi a quanto il CdF GKN ha fatto e sta facendo (che è ben sintetizzato nell’articolo La lotta del Collettivo di Fabbrica e degli operai della GKN ha aperto una strada! pubblicato su La Voce del (nuovo)PCI, n. 69, novembre 2021 in www.nuovopci.it/voce/voce69/lotta-CdF-GKN.html).

Il piano per un polo pubblico della mobilità sostenibile, discusso il 5 dicembre con gli ingegneri ed economisti dell’Istituto Sant’Anna di Pisa e altri ricercatori e scienziati in altre città (Firenze, Bologna, Oxford), è un’iniziativa particolarmente importante che ha già ottenuto obiettivi importanti:

- dà forza alla lotta, in particolare rafforzando nel gruppo degli operai la consapevolezza che possono fare a meno dei padroni. Questo è esempio e stimolo per l’intera classe operaia del nostro paese,

- mette sotto pressione il governo nazionale e locale. A fronte dell’annuncio (vecchio di molti mesi) dell’arrivo dei finanziamenti del PNRR (soldi a pioggia per garantire i profitti dei padroni) gli operai della GKN indicano come usarli, per cosa usarli e lo fanno pianificando (prendendo l’iniziativa di farlo). Dimostrano che il problema non sono i soldi (non ne sono mai circolati così tanti soldi come adesso, il problema è chi li ha in mano!) e nemmeno sono le competenze o la mancanza di saperi: è un problema di volontà politica e di quali

interessi le istituzioni borghesi difendono e rappresentano,

- mette a contributo tecnici ed esperti e, nei fatti, seleziona gli elementi che devono agire negli interessi delle masse popolari e della classe operaia, mettendosi al loro servizio, mettendo a loro servizio sapere, competenze, relazioni. È da questo bacino, da chi fa lavoro sindacale in modo onesto e a difesa dei lavoratori, dagli uomini attivi nel campo politico, intellettuale, sociale, culturale che conservano la fiducia da parte delle masse popolari, che quelle masse selezioneranno i futuri ministri, esperti e tecnici che andranno a comporre il Governo di Emergenza Popolare. Sarà un governo che darà forma di legge e valenza nazionale ai provvedimenti che le organizzazioni operaie (come questa del CdF GKN) e le organizzazioni popolari adottano per fare fronte agli effetti più gravi della crisi in corso, che cova da decenni, è esplosa nel 2008 a livello mondiale con la crisi dei mutui subprime e oggi si aggrava in forma intollerabile con la pandemia iniziata due anni fa,

- mette pressione al fondo speculativo Melrose. Mostra a esso e contemporaneamente agli operai della fabbrica, a tutti gli operai e al resto delle masse popolari che non c’è cedimento, che non c’è passo indietro. È una prima conquista ed educa a resistere all’arroganza padronale, educa moralmente e intellettualmente a non cedere al sistema. Forgia per il passaggio dalla resistenza all’attacco, con la GKN che si fa inizio di un nuovo modo di società, un nuovo modo di pensare, vivere, lavorare, contro gli avvoltoi e gli sfiduciati che la considerano un’ultima isola di resistenza, destinata a esaurirsi quando gli operai saranno stanchi e quando presumono ci sia il “ritorno alla normalità”, una normalità che nel nostro paese e nel mondo è già sparita da un pezzo e da molto prima della pandemia, posto che sia normale una società dove un branco di pochi individui vive alle spalle della maggioranza.

Non c’è stanchezza in chi è all’attacco per costruire una società nuova, e non c’è ritorno a una normalità dove chi detta le regole sono i Melrose e gli altri sciacalli della loro classe. La normalità di questa Toscana dove i padroni che dettano legge licenziano i delegati sindacali alla CSO di Scandicci e alla WORSP di Pisa, chiudono la Bekaert di Figline Valdarno. Nella normalità di questa Toscana non c’è piano per la ripresa della produzione dell’acciaio a Piombino, la Sanac di Massa non vede futuro, lo sfruttamento dei lavoratori, in particolare immigrati, è massimo, come alla Texprint di Prato, la criminalità organizzata si lega a padroni come questi della Texprint e si collega con i politici per inquinare il territorio. Nella normalità di questa Toscana la sanità pubblica si regge a fronte della pandemia solo grazie all’abnegazione dei lavoratori, non ci sono piani per l’edilizia scolastica nè per le strade, l’MPS prefigura schiere di licenziati. La normalità di questa Toscana dei Renzi, dei Carrai, dei Verdini, dei Lotti, dei Marcucci che continuano indisturbati a imputridire e impestare la vita politica ed economica della regione e del paese intero.

È la Toscana dove procede, come nel resto del paese, la liquidazione della produzione industriale. Fino a che i capitalisti detteranno legge la liquidazione della produzione industriale nel nostro paese proseguirà. Il vero e inconfessabile “piano industriale” è quello per cui fondi di investimento acquistano aziende industriali allo scopo principale di delocalizzarle in Europa Orientale, Asia o Africa.


La campagna imbastita dagli operai della GKN è il modo per mettere fine a questo stato di cose: la loro iniziativa alimenta la costruzione della rete del nuovo potere, una rete di organizzazioni operaie e popolari che individuano dal basso le misure che servono e che lottano per attuarle fino a imporre un Governo su scala nazionale che dia a esse forma e forza di legge. L’iniziativa del CdF conferma questa esigenza pratica, storica e di fase e, al contempo, crea presupposti superiori per realizzarla. In questo modo si concepisce e diventa classe dirigente.

Lo dicono il 4 dicembre all’assemblea tenuta con gli operai della Stellantis di Cassino, lo scrivono il 6 dicembre sulla loro pagina Facebook e lo ripetono nel video pubblicato sul Fatto Quotidiano il 14 dicembre in https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/12/14/operai-e-universita-insieme-per-nonfarmoriregkn/6425479/, che descrive l’iniziativa del 5 dicembre e quelle che l’hanno preceduta. Il titolo del quotidiano in verità distorce l’essenza della lotta in corso nella fabbrica, che non consiste nel «non farla morire», ma nell’opposto. Consiste nel fare vivere e precisamente nel dare vita alla classe lavoratrice tutta, alle masse popolari e in definitiva a tutta la società con questa sua «insurrezione di lunga durata», con il suo muoversi da un capo all’altro di Italia e in ogni ambito sociale e con il suo esempio. Gli operai e i lavoratori di tutto il paese devono prendere esempio dagli operai della GKN e organizzarsi in ogni luogo di lavoro come essi hanno fatto, costruire organizzazioni operaie e popolari che saranno il fondamento del nuovo governo del paese. I comunisti del nostro paese ovunque organizzati devono sostenere l’azione dei lavoratori della GKN con ogni strumento a loro disposizione e illuminarne il senso e il valore.

Non accontentiamoci di ammortizzatori sociali!

Facciamo di ogni azienda minacciata di delocalizzazioni, chiusura, ristrutturazione un centro promotore della lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo del nostro paese!

Viva la lotta degli operai GKN, primo passo verso il futuro!

10, 100, 1000 Collettivi di Fabbrica come alla GKN!

Avanti verso il Governo d’emergenza e di Blocco Popolare!