Costituzione del Comitato di Partito “Antonio Gramsci” del (nuovo)Partito Comunista Italiano

   

25.07.2020 - Comunicato n. 0 del Comitato di Partito “Antonio Gramsci” del (nuovo)Partito Comunista Italiano

Comunichiamo ai comunisti, ai lavoratori avanzati, alla gioventù combattiva, al movimento delle donne e ad ogni settore delle masse popolari organizzate di Torino e provincia, la costituzione del Comitato di Partito (CdP) “Antonio Gramsci” del (nuovo)Partito Comunista Italiano.

Intitoliamo il nostro CdP ad Antonio Gramsci, il più importante dirigente comunista espresso dal vecchio movimento comunista dei paesi imperialisti, fondatore del primo Partito Comunista d’Italia che a Torino ebbe la sua cellula originaria nella redazione della rivista “L’Ordine Nuovo” da lui stesso diretta, dirigente sul campo del Biennio Rosso torinese che 100 anni fa fece barcollare il potere della borghesia imperialista in Italia, elaboratore di apporti teorici di imprescindibile valore per il movimento comunista che rinasce.

Siamo un gruppo di compagni che ha deciso di unirsi al (nuovo)Partito Comunista Italiano. Compiamo questo passo perché condividiamo il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e le lezioni che il Partito ne ricava, la sua analisi del corso delle cose, la strategia e il piano tattico che il Partito persegue per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

Una nuova ondata di rivoluzioni proletarie è la via d’uscita dal marasma in cui la crisi del capitalismo fa sprofondare il nostro paese e il mondo con la conseguenza del catastrofico corso delle cose che è sotto i nostri occhi. L’emergenza sanitaria in corso a livello mondiale ne è solo l’ultima manifestazione. Per quanti non osano guardare oltre l’orizzonte del modo di produzione capitalista la crisi non ha altre vie d’uscita che non la riproposizione del dominio della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti sul mondo. Un futuro contro cui non sarebbe possibile fare altro che attenuarne gli effetti peggiori. Per quelli che adottano la concezione comunista del mondo come lente d’interpretazione del corso delle cose, siamo invece di fronte alla più recente evoluzione della seconda crisi generale da sovrapproduzione assoluta di capitale iniziata nel 1975 ed entrata nel 2008 nella sua fase acuta e terminale. Quest’ultima tappa della crisi mette alle corde il sistema politico con cui a livello internazionale la borghesia imperialista ha esercitato il suo dominio negli ultimi 40 anni. Se negli ultimi anni, ovunque nel mondo, si è consumata la rottura tra masse popolari e schieramenti politici di fiducia della borghesia imperialista, negli ultimi mesi l’emergenza sanitaria sta mandando all’aria anche il funzionamento delle istituzioni (l’Unione Europea ne è l’esempio) con cui negli ultimi decenni essa ha cercato di regolare e dirigere secondo un indirizzo unitario le contraddizioni al suo interno e tra essa e le masse popolari. Anche nel nostro paese il consolidato sistema di potere poggiante sul dominio del clero vaticano, della mafia e delle agenzie dei gruppi imperialisti USA, UE e sionisti viene messo a dura prova. A renderlo barcollante sono le contraddizione in seno alla classe dominante ma anche, in una misura via via più significativa, la resistenza delle masse popolari. Fare fronte alla montante resistenza delle masse popolari e cercare (senza possibilità di soluzione) di venirne a capo è il principale problema politico della classe dominante. Per farlo la classe dominante cerca appiglio nell’aumento spasmodico delle attività tese ad intossicare i cuori e le mente delle masse popolari, ma la realtà, più forte di qualsiasi intossicazione, spinge giorno dopo giorno i settori più avanzati delle masse popolari a porsi il problema di organizzarsi e mobilitarsi per cambiare il corso delle cose. I contorcimenti del teatrino della politica borghese negli ultimi anni (dal boom del M5S, al crollo dei partiti politici tradizionali, al governo M5S-Lega fino all’attuale governo Conte) sono tutte manifestazione di come la resistenza delle masse popolari vada diventando un incomodo sempre più ingombrante per la classe dominante, fattore  che emerge in ogni vicenda, piccola o grande, della lotta politica borghese.

L’era di un nuovo potere, il potere della classe operaia e delle masse popolari organizzate, bussa alle porte della storia per seppellire il dominio dei capitalisti, per sostituire la direzione della società e della produzione da parte dei capitalisti finalizzata all’accumulazione del capitale da parte dei suoi detentori, con la direzione della società e della produzione finalizzata al benessere della massa della popolazione. Solo con l’instaurazione del socialismo questo nuovo potere può consolidarsi e affermarsi stabilmente. Compito dei comunisti è darsi i mezzi per dirigere la classe operaia e le masse popolari a fare la rivoluzione socialista, a diventare protagoniste non solo della loro resistenza agli attacchi del nemico, a far confluire la resistenza nella guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che la storia del movimento comunista insegna essere forma universale della rivoluzione socialista.

Aderiamo al (nuovo)PCI perché è il partito che in maniera risoluta e decisa, negli anni, si è dato i mezzi per adempiere questa funzione, diamo il nostro contributo ad estendere le sue forze e chiamiamo i comunisti ovunque collocati e in particolare quelli che già condividono l’orientamento del Partito, a rompere gli indugi e ad arruolarsi.

Due linee dividono oggi il campo dei fautori e dei simpatizzanti della causa del comunismo nel nostro paese: da una parte i promotori della costruzione della rivoluzione socialista, coloro i quali nel tempo si sono dati i mezzi per avanzare su questo sentiero; dall’altra parte coloro che, sia pur dichiarandosi comunisti, si attestano a fare del riformismo senza possibilità di riforme, sia esso in chiave economicista e perfino radicale nelle forme di lotte o elettoralista e perfino condito da richiami al socialismo (che verrà non si sa quando). Il (nuovo)PCI, dalla sua fondazione ad oggi, è il risoluto promotore della costruzione della rivoluzione socialista nel nostro paese, il più avanzato rappresentante della rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato, l’interprete più lungimirante del corso delle cose promosso dalla borghesia imperialista.

Ci uniamo al (nuovo)PCI per assimilare più a fondo la concezione comunista del mondo e sottrarci con maggior decisione al pantano ideologico e politico imperante anche tra quanti si dichiarano comunisti ma che, soggiogati alle concezioni del mondo della sinistra borghese, non concepiscono possibilità di conduzione di una politica rivoluzionaria finalizzata alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e all’instaurazione del socialismo. Unendoci al (nuovo)PCI scegliamo di metterci alla scuola del Partito per trasformarci, avanzare nella nostra Riforma Intellettuale e Morale, diventare parte del corpo scelto dei combattenti della rivoluzione socialista che il Partito dalla sua fondazione si dedica a forgiare. Unendoci al (nuovo)PCI ci impegniamo di fronte al Partito e alla nostra classe a divenire centro propulsore della sua azione nella nostra zona di attività. In particolare ci assumiamo la responsabilità di servire la classe operaia e le masse popolari, per fornire ad esse la direzione politica di cui necessitano per liberarsi dal vecchio potere della borghesia e del clero e per affermare il proprio potere, il nuovo potere della classe operaia e delle masse popolari in campo politico, economico, sociale.

Oggi non mancano movimenti spontanei di protesta e malcontento. Certamente noi comunisti dobbiamo favorire il loro maggiore sviluppo. Esistono organizzazioni, movimenti, reti che danno un contributo prezioso e significativo al loro dispiegamento, nella promozione della resistenza agli attacchi della classe dominante e nel farlo adottano forme di lotta avanzate e giuste. Il movimento NO TAV, molto attivo nella nostra zona, è un esempio positivo e in grande stile di tutto ciò. Tuttavia per fare sì che le lotte spontanee vadano oltre un livello elementare è necessario rafforzare il ruolo di direzione e orientamento dei comunisti su di esse, è necessaria l’azione del Partito tesa a promuovere la confluenza delle mille iniziative di lotta in un movimento rivoluzionario. La combattività delle masse popolari può elevarsi soltanto con l’elevazione della sua direzione politica. Ci uniamo al (nuovo)PCI perché esso è il partito in grado di adempiere questa funzione. In particolare lo è per il piano d’azione che esso attua, sperimentando e valorizzando l’apporto del Partito dei CARC, per la creazione delle condizioni per l’instaurazione di un Governo di Blocco Popolare. Questo è l’obiettivo di fase cui i comunisti devono contribuire: l’instaurazione di un governo fondato sulla rete del nuovo potere delle organizzazioni operaie e popolari, che prenda misure urgenti per fare fronte alla crisi nell’interesse delle masse popolari, che inizi a passare sopra i “sacri” interessi della  classe dominante, che agisca da strumento della lotta per il socialismo, per il passaggio ad una fase più avanzata dello scontro rivoluzionario.

Non occorrono una nuova classe operaia o nuove masse popolari (come si affannano a cercare i perditempo della sinistra borghese all’eterna ricerca del nuovo “soggetto” e della nuova classe rivoluzionaria). Occorrono comunisti: questo è ciò di cui c’è poca disponibilità oggi dopo l’esaurimento della prima ondata, il declino del vecchio movimento comunista sotto la direzione dei revisionisti moderni e la sfiducia diffusasi tra le masse popolari nei confronti del comunismo (sfiducia enormemente alimentata dalla sinistra borghese che dei revisionisti moderni prese il posto, con il suo asservimento alla borghesia imperialista e le sue sofisticazioni ideologiche da pensiero debole). Occorrono comunisti di tipo nuovo che anzitutto abbiano assimilato il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria e le lezioni che se ne ricavano per guidare il nuovo assalto al cielo superando i limiti che impedirono al primo di concludersi con successo. Occorre un Partito Comunista di tipo nuovo, che organizzi e strutturi la propria azione sulla base di queste lezioni e insegnamenti, apporti che il (nuovo)PCI ha estesamente illustrato (invitiamo, quanti volessero approfondire a studiare il Manifesto Programma del Partito, disponibile sul sito www.nuovopci.it ).

Il (nuovo)Partito Comunista Italiano è questo partito di tipo nuovo, per la concezione del mondo e la linea su cui poggia la sua azione benché esso sia ancora un partito quantitativamente piccolo per gli importanti compiti che ha assunto. Sta agli aspiranti comunisti, a quanti credono con dedizione alla causa del socialismo e del comunismo, a quanti vogliono lottare per il socialismo, conoscerne le tesi e l’attività, gettarsi nella mischia e prendere parte alla sua lotta. E’ su questa base che dopo un periodo lungo di osservazione e dibattito abbiamo deciso di rompere gli indugi e costituirci in Comitato di Partito clandestino.

L’organizzazione clandestina del Partito è condizione della sua libertà dal controllo e dalla repressione della borghesia, presupposto dell’autonomia ideologica e politica con cui è in grado di dirigere la costruzione della rivoluzione socialista. Riteniamo la clandestinità del partito uno spartiacque fondamentale tra i continuatori (senza bilancio dell’esperienza) del vecchio movimento comunista e dei suoi errori passati e i continuatori dell’ondata della rivoluzione proletaria che ha fatto la storia dell’umanità nel secolo scorso. Non c’è rilancio possibile della rivoluzione proletaria in Italia e nel mondo senza superamento dei limiti che nel passato ostacolarono la nostra strada. Il (nuovo)PCI, organizzandosi clandestinamente, dimostra di essere il più risoluto partigiano della continuazione e del rilancio della rivoluzione proletaria in Italia perché fonda la sua azione sulle lezioni del passato, sulle lezioni impartiteci da Antonio Gramsci, arrestato nel 1926 ad opera della polizia fascista e rimasto nelle mani del nemico per il resto della sua vita a causa dell’impostazione legalitaria che permeava il primo Partito Comunista italiano come il resto dei partiti comunisti e operai dei paesi imperialisti.

Tutta la storia del vecchio movimento comunista dimostra che sono votati alla sconfitta quei partiti comunisti che circoscrivono la propria azione entro i limiti consentiti dalla borghesia. Questo è uno spartiacque tra opportunisti e rivoluzionari anche nel lavoro tra le masse. Affogano nell’opportunismo quanti, pur definendosi comunisti e perfino rivoluzionari, limitano l’organizzazione delle masse popolari al quadro consentito dalla legge. E’ per questo che ci impegneremo nella nostra zona operativa, luogo di grandi tradizione del movimento operaio italiano, ad alimentare con tutte le nostre forze l’appello e il sostegno, rivolto a quanti oggi resistono alla rinnovata arroganza padronale nei capannoni delle fabbriche e negli altri luoghi di lavoro, ad organizzarsi segretamente dal padrone. Questo oggi è in molti casi un presupposto fondamentale perché gli operai dispieghino con efficacia la loro forza nella resistenza contro il padrone, per la moltiplicazione delle organizzazioni operaie nelle aziende capitaliste e delle organizzazioni popolari nelle aziende pubbliche, nelle scuole, nei quartieri; ecc., per la costruzione del nuovo potere della classe operaia e delle masse popolari.

Viva il Comitato di Partito “Antonio Gramsci”!

Viva il (nuovo)Partito Comunista Italiano!

Dalle fabbriche, alle scuole, ai quartieri costruiamo il nuovo potere!

Organizzarsi clandestinamente nel (nuovo)PCI per fare dell’Italia un nuovo paese socialista!