Indice degli scritti di Stalin


 

STRATEGIA E TATTICA POLITICA DEI COMUNISTI RUSSI

(Luglio, 1921)

Opere di Stalin, vol. 5, Ed. Rapporti Sociali

 

(Abbozzo di opuscolo)  [estratto]

 

I

 

Definizione dei termini e oggetto dell'indagine

 

1. Strategia, tattica politica: limiti d'azione e campo d'applicazione. Se si riconosce che il movimento del proletariato ha due aspetti, uno oggettivo e l'altro soggettivo, il campo d'azione della strategia e della tattica si limita, indubbiamente, al lato soggettivo del movimento. Il lato oggettivo consiste in quei processi di sviluppo che si svolgono al di fuori e attorno al proletariato, indipendentemente dalla volontà del proletariato e del suo partito, processi che, in ultima analisi, determinano lo sviluppo di tutta la società. Il lato soggettivo consiste in quei processi che si svolgono all'interno del proletariato, come riflesso dei processi oggettivi nella coscienza del proletariato, processi che accelerano o ritardano il corso di questi ultimi, ma non li determinano affatto.

2. La teoria del marxismo, studiando, anzitutto, i processi oggettivi nel loro sviluppo e nel loro declino, determina la tendenza dello sviluppo, indica quella o quelle classi che stanno salendo inevitabilmente al potere o che inevitabilmente cadono o devono cadere.

3. Il programma del marxismo, basandosi sulle conclusioni della teoria, fissa lo scopo del movimento della classe in ascesa, nel caso specifico del proletariato, durante un determinato periodo di sviluppo del capitalismo o durante tutto il periodo capitalista (Programma minimo e Programma massimo).(1)

4. La strategia, seguendo, le indicazioni del programma e basandosi sulla valutazione delle forze in lotta, interne (nazionali) e internazionali, determina la strada, la direzione generale che il movimento rivoluzionario del Proletariato deve seguire per raggiungere i maggiori risultati, in relazione al rapporto delle forze che si viene a determinare e che si sviluppa. Conformemente a questo, essa traccia uno schema di distribuzione delle forze del proletariato e dei suoi alleati sui fronte sociale (dislocazione generale). Non si deve confondere "il tracciare uno schema di distribuzione delle forze" con il lavoro stesso (concreto, pratico) di distribuzione, di dislocazione delle forze, che viene congiuntamente realizzato dalla strategia e dalla tattica. Ciò non significa che la strategia si limiti a indicare la via e a tracciare lo schema di distribuzione delle forze combattenti nel campo del proletariato; al contrario, in tutto il periodo della rivoluzione, essa orienta la lotta e modifica la linea, la tattica del momento, utilizzando abilmente le riserve di cui dispone, manovrando allo scopo di sostenere la tattica.

5. La tattica, seguendo le indicazioni della strategia e l'esperienza del movimento rivoluzionario sia del proprio paese che dei paesi vicini, tenendo conto in ogni determinato momento dello stato in cui si trovano le forze sia all'interno del proletariato e dei suoi alleati (maggiore o minore grado di cultura, maggiore o minore organizzazione e coscienza, presenza di certe tradizioni e di certe forme del movimento, di forme di organizzazione fondamentali e ausiliarie), sia nel campo dell'avversario e sfruttando ogni disaccordo e confusione esistenti nel campo dell'avversario, indica le vie concrete da seguire affinché il proletariato rivoluzionario conquisti le larghe masse e le porti a posizioni di combattimento sui fronte sociale (in esecuzione dello schema di distribuzione delle forze tracciato sulla base del piano strategico), le quali preparino nel modo più sicuro i successi della strategia. In relazione a ciò la tattica dà o cambiale parole d'ordine e le direttive del partito.

6. La strategia muta nei momenti di rivolgimenti storici, di svolte; essa abbraccia il periodo che va da un rivolgimento (svolta) all'altro; orienta quindi il movimento verso un determinato obiettivo generale, che abbraccia gli interessi del proletariato per tutto quel determinato periodo e mira a vincere la guerra fra le classi che occupa tutto questo periodo: perciò in questo periodo essa resta immutabile.

La tattica, al contrario, viene determinata secondo i flussi e i riflussi che si hanno in un dato rivolgimento, in un dato periodo strategico, secondo il rapporto delle forze in lotta, le forme della lotta (del movimento), il ritmo del movimento, il campo in cui si svolge la lotta in ogni momento determinato, in ogni determinata zona; e siccome questi fattori, nel periodo che intercorre tra un rivolgimento e l'altro, mutano in dipendenza delle condizioni di luogo e di tempo, la tattica, che abbraccia non tutta la guerra, ma soltanto alcune sue battaglie isolate che determinano la vittoria o la sconfitta, muta (può mutare) parecchie volte durante il periodo strategico. Il periodo strategico è più lungo di quello tattico.

La tattica è subordinata agli interessi della strategia.

I successi tattici, in linea di massima, preparano i successi strategici. Il compito della tattica consiste nel condurre le masse alla lotta, nel dare loro tali parole d'ordine, nel condurle su nuove posizioni in modo tale che la lotta nel suo complesso porti alla vittoria, cioè al successo strategico. Ma accade talvolta che il successo tattico distrugga o allontani il successo strategico e quindi, in questi casi, non bisogna curarsi dei successi tattici.

Un esempio. Al principio del 1917, nel Periodo di Kerenski (2) la nostra agitazione contro la guerra, fra gli operai e i soldati, consegui indubbiamente un risultato tattico negativo perché le masse cacciarono i nostri oratori dalla tribuna, li picchiarono, talora E massacrarono; le masse non affluivano nel partito ma si allontanavano da esso. Quell'agitazione, però, malgrado il suo insuccesso tattico, ci avvicinò a un grande successo strategico, perché le masse capirono ben presto Che la nostra agitazione contro la guerra era giusta e ci accelerò e facilitò poi il loro passaggio dalla parte del partito.

Ancora un esempio: la richiesta dell'Internazionale comunista (3) di dividersi dai riformisti e dai centristi in adempimento delle 21 condizioni (4) richiesta che evidentemente racchiude in sé un certo elemento tattico negativo, poiché diminuisce coscientemente il numero dei "partigiani" dell'Internazionale comunista e indebolisce temporaneamente quest'ultima, porta in compenso a un grande vantaggio strategico, liberando l'Internazionale comunista dagli elementi infidi, fatto che indubbiamente porterà a un suo rafforzamento e a un consolidamento della sua compattezza interna, cioè al consolidamento della sua Potenza in generale.

7. Parola d'ordine di agitazione e parola d'ordine di azione. Non si devono confondere, sarebbe pericoloso. La parola d'ordine "Tutto il potere ai soviet" era una parola d'ordine di agitazione nel periodo che va dall'aprile all'ottobre 1917; dall'ottobre diventò una parola d'ordine di azione, dopo che il Comitato centrale del partito, al principio di ottobre (il 10), decise di "prendere il potere". Il gruppo di Bagdatiev (5) nella sua azione di aprile a Pietrogrado fece una simile confusione di Parole d'ordine.

8. La direttiva (generale) è un appello diretto all'azione in un determinato tempo, in un determinato luogo, obbligatorio per il partito.

Se ai primi d'aprile (vedi le Tesi. Nda),(6) la parola d'ordine "Tutto il potere ai soviet" era una parola d'ordine di propaganda, in giugno essa diventò una parola d'ordine di agitazione e in ottobre (il 10) diventò una parola d'ordine di azione, mentre alla fine di ottobre divenne una direttiva precisa. Intendo parlare di una direttiva comune a tutto il partito, sottintendendo che devono esistere anche direttive locali, le quali sviluppano la direttiva generale.

9. Le esitazioni della piccola borghesia, soprattutto quando le crisi politiche diventano più acute (in Germania durante le elezioni al Reichstag, in Russia durante il periodo di Kerenski in aprile, in giugno, in agosto e, sempre in Russia, nel periodo di Kronstadt nel 1921) (7) devono essere studiate attentamente, utilizzate, tenute in conto, ma è pericoloso, mortale per la causa del proletariato lasciarsi influenzare da esse. Non si possono mutare, per queste esitazioni, le parole d'ordine di agitazione, ma si può e talora si deve, mutare o differire una determinata direttiva e forse anche una determinata parola d'ordine (di azione). Mutare la tattica "nello spazio di ventiquattro ore" significa precisamente mutare una direttiva o anche una parola d'ordine di azione, ma assolutamente non una parola d'ordine di agitazione.

(Vedi la revoca della dimostrazione del 9 giugno 1917 e fatti simili. Nda).(8)

10. L'arte dello stratega e del tattico consiste nel trasformare abilmente e tempestivamente una parola d'ordine di agitazione in una parola d'ordine i azione e anche nel saper trasformare tempestivamente e abilmente una parola d'ordine di azione in determinate direttive concrete.

 

 

NOTE

 

1. Il secondo congresso del Partito operaio socialdemocratico della Russia adottò il programma proposto dall'Iskra, che comprendeva due parti: Programma massimo e Programma minimo. Il Programma massimo proclamava compito essenziale del partito della classe operaia: la rivoluzione socialista, il rovesciamento del potere dei capitalisti, l'instaurazione della dittatura del proletariato. Il Programma minimo stabiliva i compiti immediati del partito: rovesciare l'autocrazia zarista, instaurare la repubblica democratica, applicare la giornata lavorativa di otto ore per gli operai, sopprimere nelle campagne tutte le sopravvivenze della servitù della gleba, restituire ai contadini gli appezzamenti (otrezki) di cui erano spogliati dai proprietari fondiari. Per il dibattito attuale sulla questione del programma minimo, vedi la rivista La Voce del (nuovo)Partito comunista italiano, n.2 (luglio 1999), pagg. 42 45. Per il dibattito attuale sulla questione dell'elaborazione del programma del nuovo partito comunista italiano, vedi Progetto di Manifesto Programma del nuovo partito comunista italiano   Segreteria Nazionale dei CARC (ottobre 1998), Edizioni Rapporti Sociali; Rapporti Sociali nn. 20, 21, 22, 23/24, 25 e 26/27; La Voce del (nuovo)Partito comunista italiano nn. 1, 2, 3, 4 e 5.

2. A. Kerenski (1881 1970), vedi nota 16, pag. 85.

3. III Internazionale o Internazionale comunista, vedi nota 14, pagg. 151 152.

4. Per Le 21 condizioni di ammissione all'Internazionale comunista, stabilite dal secondo congresso dell'Internazionale comunista il 6 agosto 1920, VI. Lenin, Tesi per il seconda congresso dell'Internazionale comunista e Secondo congresso dell'Internazionale comunista (1920), in Opere, vol. 31.

5. Durante la dimostrazione del maggio 1917, un piccolo gruppo di membri del Comitato di Pietrogrado del partito (Bagdatiev e altri) aveva lanciato la parola d'ordine dell'immediato rovesciamento del governo provvisorio. Il Comitato centrale del partito bolscevico condannò la condotta di quegli avventuristi "di sinistra", considerando che una simile parola d'ordine, intempestiva ed errata, avrebbe ostacolato il partito nella sua azione per la conquista della maggioranza nei Soviet ed era in contraddizione con l'orientamento del partito verso Io sviluppo pacifico della rivoluzione.

6. Si tratta delle Tesi di Aprile, contenute nell'articolo Sui compiti del proletariato nella rivoluzione attuale (1917), in Opere, vol. 24.

7. "La rivolta controrivoluzionaria di Kronstadt forni un chiaro esempio della nuova tattica del nemico di classe. Iniziatasi otto giorni prima dell'apertura del decimo congresso del partito, nel marzo 1921, questa rivolta era diretta dalle guardie bianche, collegate a socialisti rivoluzionari, menscevichi e rappresentanti di Stati stranieri. I rivoltosi volevano restaurare il potere e la proprietà dei capitalisti e dei grandi proprietari fondiari, ma cercarono all'inizio di nascondere il loro scopo con insegne "sovietiche" e lanciarono la parola d'ordine "I Soviet senza i comunisti". La controrivoluzione tentava di sfruttare il malcontento delle masse piccolo borghesi e di rovesciare il potere sovietico sotto Io schermo di una parola d'ordine pseudosovietica" (G.V. Stalin, Storia del Partito comunista (bolscevico) dell'URSS, pag. 485, Edizioni Rapporti Sociali).

8. G.V. Stalin, A tutti i lavoratori, a tutti gli operai e ai soldati di Pietrogrado (Giugno 1917), in Opere di Stalin, vol. 3, pagg. 125 127, Edizioni Rapporti Sociali.