Indice degli scritti di A. Gramsci


La Sardegna e la classe operaia

Antonio Gramsci - articolo anonimo pubblicato il 17 febbraio 1920 su “Avanti!” edizione piemontese

 

Si è costituita a Genova una federazione di circoli sardi che ha preso il nome di “Giovane Sardegna”. La federazione  ligure vuol diventare confederazione italiana e pertanto manda in giro suoi emissari perché convochino, costituiscano e confederino. Domenica è stata convocata la colonia sarda di Torino, ma i risultati della riunione furono molto diversi da quelli che si ripromettevano gli iniziatori.

Un gruppo di operai sardi intervenne e diede alla discussione un indirizzo chiaro e preciso. Il prof. Pietro Nurra, emissario del comitato centrale di Genova, aveva proposto di costituire una delle tante associazioni regionalistiche, di tipo piccolo-borghese, che si proclamano apolitiche e compilano programmi generici di rinnovamento, di rigenerazione, di rischiaramento, di propaganda. Gli oratori socialisti sostennero che ogni azione di gruppi associati per fini generali che toccano la struttura dello Stato e l'azione governativa è necessariamente politica. Pertanto: o l'apoliticismo è la solita formula equivoca che serve a nascondere una reale politica inconfessabile, o i proponenti sono dei faciloni irresponsabili che promuovono azioni collettive senza avere un metodo, senza avere una visione concreta dei fini da raggiungere: in questo secondo caso è facile prevedere che la “Giovane Sardegna” riuscirà solo a procurare commende e croci di cavaliere a volgari arrivisti e a lanciare in avanti qualche nuovo politicante senza scrupoli.

L'intervento energico del gruppo socialista gettò lo scompiglio nell'assemblea: i “Giovani sardi” inutilmente cercarono di impedire che la discussione fosse indirizzata così pericolosamente. Gli operai socialisti si succedevano alla tribuna e ribadivano i loro concetti di classe, ricordando i dolori della Sardegna, la miseria dei contadini e degli operai sardi sfruttati da tutti i capitalismi: da quello inglese che sfrutta le miniere, a quello piemontese che sfrutta le ferrovie, a quello romano che sfrutta la pastorizia, allo Stato italiano che si porta via ogni anno milioni e milioni di imposte non restituite in nessuna forma e che servono a sgravare il carico tributario del continente. La maggioranza dell'assemblea non tardò a manifestare la sua adesione alle tesi socialiste e a rumoreggiare i pistolotti retorici dei “Giovani sardi”. Il gruppo socialista volle finalmente che fosse posta ai voti questa mozione:

 

Per collocare esattamente il problema sardo nel quadro dell'attività generale governativa delle classi dirigenti italiane, è necessario ricordare che lo Stato italiano si è costituito e si è sviluppato imperialisticamente, per fare gli interessi di ristretti gruppi capitalistici dell'Italia settentrionale. La grande industria e l'alta banca posseggono oggi il potere di Stato e lo usano per estorcere profitto sia alla classe operaia direttamente soggiogata alle loro casseforti, sia alle regioni dell'Italia meridionale e delle isole sotto forma di tariffe doganali e di un sistema fiscale che fa gravare sulla miseria del Meridione e delle isole le spese generali dello Stato.

La Sardegna si trova quindi, nei confronti del governo centrale, in condizioni economiche e politiche simili a quelle della classe operaia nei confronti del capitalismo: gli interessi della Sardegna coincidono quindi con gli interessi della classe operaia e l'unica forza storica reale che possa emancipare le popolazioni sarde dal giogo di sfruttamento iniquo cui le ha sottoposte lo Stato italiano, è la classe operaia organizzata economicamente nella Confederazione Generale del Lavoro e politicamente nel Partito socialista.

Quando la classe operaia spezzerà il dominio del capitale che ha la sua massima espressione nello Stato borghese, essa emanciperà con sé tutti gli sfruttati e gli oppressi.

Sosteniamo perciò che si può lavorare utilmente a risolvere il problema della Sardegna solo dedicandosi: 1) a far sviluppare in Sardegna una forte federazione regionale del Partito socialista italiano e una rete di forti organizzazioni operaie e contadine che lottino sullo stesso terreno rivoluzionario della classe operaia continentale; 2) a creare nel continente dei circoli socialisti di sardi per far conoscere alla classe operaia e al Partito socialista i veri termini del problema sardo e perché servano da legame connettivo tra le masse isolane e le masse del continente.

 

Dopo molte esitazioni e molti tentativi ostruzionistici la mozione fu posta ai voti, per divisione. Avvenne una divisione netta... di classi: da una parte gli agenti di questura sardi intervenuti in buon numero, gli impiegati dello Stato con le loro signore e signorine, e alcuni professionisti; dall'altra parte gli operai e le donne degli operai, grandissima maggioranza dell'assemblea affollatissima. Gli operai intonarono “Bandiera rossa”, e la grande folla uscì dalla sala, lasciando che i piccolo-borghesi esterrefatti e intontiti costituissero la sezione della “Giovane Sardegna”.