Indice degli scritti di A. Gramsci


Critica sterile negativa

(l'Unità, 30 settembre 1925, anni 2 n. 227. Sotto la rubrica La discussione in vista del III Congresso)

 

Nel lungo articolo che segue,(1) una cosa vi è di veramente notevole: lo scetticismo elegante, il quale si guarda bene dal prendere posizione chiara sui punti su cui l'autore afferma tuttavia di dissentire; l'oscillazione continua fra la tesi e l'antitesi, senza peraltro indicare una propria tesi "originale".

Il compagno Bordiga si limita a mantenere una posizione guardinga su tutte le questioni che la sinistra ha sollevato. Egli non dice: i tali e tali problemi l'Internazionale li pone e li risolve in questa maniera, secondo me e secondo la sinistra vanno invece posti e risolti in quest'altra. Egli invece dice: il modo in. cui l'Internazionale pone e risolve i problemi non mi convince, io temo che si cada nell'opportunismo, non vi sono garanzie sufficienti, ecc. La sua è dunque una posizione di sospetto e di dubbio permanente. In tal modo la posizione della "sinistra" è puramente negativa; essa esprime delle riserve, senza specificarle in forma concreta e soprattutto senza indicare in forma concreta i suoi punti di vista, le sue soluzioni. Essa finisce per seminare il dubbio e la sfiducia, senza nulla costruire.

L'articolo incomincia con una caratteristica ipotesi metafisica. Il compagno Bordiga domanda: si può escludere al cento per cento la possibilità che l'Internazionale comunista cada nell'opportunismo? Ma allora si può ugualmente dire che non si può escludere a priori che il compagno Bordiga divenga opportunista anche lui, che il papa divenga ateo, che l'industriale Ford divenga comunista, ecc. Nel campo delle possibilità metafisiche ci si può sbizzarrire finché si vuole, ma un marxista dovrebbe porre così la questione: vi è la possibilità che l'Internazionale comunista non sia più l'avanguardia del proletariato, ma si incammini a diventare l'espressione dell'aristocrazia operaia corrotta dalla borghesia? Cosi va marxisticamente posta la questione e allora riesce facile ad ogni compagno risolverla.

L'articolo è tutto un tessuto di errori teorici e pratici che i compagni certamente rileveranno. Ci limitiamo a rilevarne i punti più caratteristici.

Il compagno Bordiga dice a proposito delle cellule che il tipo di organizzazione di partito non può per se stesso assicurarne il carattere politico o garantirlo contro le degenerazioni opportuniste. Ma noi affermiamo che il tipo di organizzazione per cellule assicura il carattere proletario del partito comunista meglio di qualunque altro e meglio di qualunque altro garantisce il partito contro l'opportunismo. E dopo avere ripetuto la curiosa affermazione che il sistema delle cellule è adatto per la Russia, sia prima che dopo la conquista del potere, ma che esso non va nei paesi a regime democratico-borghese, il compagno Bordiga conclude: "Noi non siamo contro le cellule, nemmeno come gruppi di inscritti alle fabbriche, con date funzioni". Ma allora la sinistra è o non è contro le cellule? E quali sono queste date funzioni che il compagno Bordiga evita di specificare?

La sinistra ed il compagno Bordiga non si dichiarano esplicitamente contro la bolscevizzazione, ma soltanto diffidano di essa perché si basa sull'organizzazione per cellule cui sovrasterebbe una rete onnipotente di funzionari selezionati col criterio dell'ossequio cieco al leninismo. Che la dirigenza locale del partito debba essere costituita di elementi ideologicamente selezionati è cosa fuori di ogni dubbio, perché senza di ciò il partito comunista non sarebbe tale. Quanto all'ossequio cieco si tratta di un mezzo polemico non poco volgare, sul quale è inutile soffermarsi.

Curioso è ancora quanto il compagno Bordiga scrive riguardo al leninismo. Egli scrive che se il leninismo non è altro che marxismo, allora è inutile usare un termine simile, ma subito dopo aggiunge che la sinistra userà tutti e due i termini indifferentemente. Non solo vi è in questo contraddizione palese, ma vi è contraddizione anche fra l'asserzione di usare i due termini indifferentemente e il contemporaneo riconoscimento che Lenin è il "completatore per parti importantissime del marxismo e che la sua interpretazione dell'imperialismo, le formulazioni della questione agraria e nazionale sono contributi fondamentali allo sviluppo del marxismo".

Circa i dissensi con Lenin, il compagno Bordiga rimane poco abilmente sulle generali, ma non li specifica affatto. Le frasi "abbiamo discusso e criticato Lenin e delle sue controdeduzioni tuttora non siamo convinti" e "le strigliate di Lenin non mi hanno convertito", possono fare molto effetto fra i piccoli borghesi, ma di fronte ad esse i comunisti e gli operai rivoluzionari in genere scrollano le spalle.

Il compagno Bordiga, senza specificare per nulla la portata dei suoi dissensi con Lenin, se la cava affermando di non ritenere esatto il sistema tattico di Lenin, perché non contiene garanzie contro la possibilità di applicazioni opportuniste. Ma più sincero sarebbe il compagno Bordiga se dichiarasse che egli respinge ogni manovra tattica, in quanto ogni manovra tattica presenta il pericolo di deviazioni opportuniste. La garanzia contro le deviazioni non consiste nella tattica in sé, ma in noi, nella nostra coscienza comunista, nella vigilanza e nella autocritica di tutto il partito, nella fermezza nei principi, nello sforzo di non perdere mai di vista il fine rivoluzionario.

Non intendiamo di avere esaurito con la presente nota le obiezioni all'articolo del compagno Bordiga. Esso è veramente, una miniera di errori e di incongruenze di ogni genere.

Vogliamo solo rilevare ancora quelle riguardanti l'antiparlamento e la tattica del partito verso le masse operaie aventiniane. La tattica adottata dal partito - dice il compagno Bordiga - non è stata prevista da nessun congresso. Ma, a parte il fatto che nessun congresso ha previsto né il delitto Matteotti, né la reazione delle grandi masse col loro contemporaneo schieramento verso le illusioni aventiniane, quale è la tattica che secondo il compagno Bordiga avrebbe dovuto essere adottata? Egli si guarda dall'enunciarla sotto qualsiasi forma e si limita a dire "che si è fatto poco, mentre si poteva fare molto".

Tutto l'articolo è un documento di vera decadenza intellettuale. Il compagno Bordiga non solo si guarda dal trarre le logiche conseguenze delle sue negazioni, ma si guarda soprattutto dal contrapporre alle direttive criticate nuove direttive in forma chiara e concreta. Limitarsi, come egli fa, alla critica negativa, seminare dubbio, scetticismo e sfiducia, senza indicare nulla di positivamente costruttivo, ciò costituisce non solo mancanza di carattere, ma rivela altresì scarso rispetto e scarso attaccamento al partito e all'Internazionale.

 

NOTE

1. A. Bordiga, Il pericolo opportunista e l'Internazionale, in l'Unità, 30 settembre 1925.