Contro i gruppi imperialisti USA - Contro il governo della banda Berlusconi

Marzo 2002.
 
Da un capo all’altro del mondo le masse popolari protestano contro i gruppi imperialisti USA, contro la loro pretesa di dominare il mondo, contro i governi asserviti ai gruppi imperialisti USA. Sostenere tutti i gruppi che lottano contro la collaborazione della banda Berlusconi con i gruppi imperialisti USA nell’aggressione all’Iraq. Ogni forma di opposizione è legittima.

Il 15 febbraio 2002 resterà nella storia come il giorno della protesta mondiale contro i gruppi imperialisti USA e la loro pretesa di dominare il mondo, o forse è solo l’inizio. In ogni angolo del mondo, compresi gli stessi Stati Uniti, milioni di uomini e donne sono scesi nelle strade e nelle piazze a protestare contro l’aggressione che i gruppi imperialisti USA vogliono lanciare contro l’Iraq. L’opposizione delle masse popolari ai gruppi imperialisti USA che vogliono aggredire l’Iraq presenta alcune caratteristiche che i comunisti e i lavoratori avanzati devono considerare con attenzione.

-  1. È la prima volta in tutta l’epoca imperialista che i governi e le classi dominanti alla vigilia di un’aggressione non riescono a suscitare nei rispettivi paesi un’ondata sciovinistica che trascina la maggioranza della popolazione a pronunciarsi a favore della guerra e dei gruppi imperialisti che la promuovono. Questo sta ad indicare i limiti della potenza dei gruppi imperialisti: il loro potere politico è diventato più precario perché l’ordinamento sociale che essi impongono e di cui sono espressione è diventato ancora meno adeguato a regolare la vita dell’umanità. Essi in questo momento sono ancora i padroni di tutto, ma nonostante questo non riescono più a manipolare le informazioni, a indirizzare le coscienze e a imbrogliare le masse popolari tanto quanto necessario per la loro politica criminale. Il loro sporco ruolo pratico di oppressori e sfruttatori, di portavoce e difensori di un ordinamento sociale che uccide e umilia in massa uomini e donne in ogni angolo del mondo entra in contraddizione con la loro necessità di indurre le masse popolari a collaborare alla loro politica o almeno a non opporsi. L’esperienza pratica che milioni di uomini e di donne fanno ogni giorno in ogni campo della barbarie dell’ordinamento sociale capitalista, riduce l’efficacia delle parole degli imperialisti e delle loro raffinate arti e tecniche di disinformazione, di imbroglio e di manipolazione. Perfino la tattica degli imperialisti di dividere nazioni, popoli e paesi, di contrapporli tra loro e di attaccarli uno alla volta ha raggiunto probabilmente limiti oltre i quali non funziona più. Il loro prestigio non è più all’altezza dei sacrifici che impongono e chiedono. Essi si dividono tra loro su cosa convenga fare per impedire che la situazione sfugga loro di mano.

-  2. Il movimento contro la guerra è presente e con forza in tutti i paesi, in ogni angolo del mondo. Come il movimento dei Partigiani della Pace alla fine degli anni ’40, quando i gruppi imperialisti USA minacciavano di usare la bomba atomica contro l’Unione Sovietica e contro le zone della Cina controllate dal Partito comunista cinese. Ma allora in ogni paese vi era un partito comunista che promuoveva, animava e organizzava l’opposizione delle masse popolari alle minacce e ai ricatti dei gruppi imperialisti USA. In tutto il mondo l’Unione Sovietica era amata da milioni di sfruttati e oppressi che la sentivano come la loro patria. Niente di simile per i paesi attualmente bersaglio dei gruppi imperialisti USA. Tuttavia il 15 febbraio decine di milioni di uomini e donne, giovani e anziani hanno dimostrato nelle strade e nelle piazze. Questo largo movimento di opposizione all’aggressione imperialista si è sviluppato benché il movimento comunista, come movimento consapevole e organizzato, sia ora estremamente debole e la sua rinascita abbia mosso solo i primi passi. Questo sta ad indicare che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha lasciato un’importante traccia nella “costituzione materiale” del mondo attuale: forze soggettive della rivoluzione socialista e lavoratori avanzati che riescono ad avere una certa autonomia ideologica e politica dalla borghesia imperialista, che resistono alla multiforme e variegata campagna di intossicazione morale e intellettuale che la borghesia conduce, che riescono a orientare vasti strati delle masse popolari contro la borghesia imperialista.

-  3. I limiti dell’orientamento, dell’organizzazione, dell’estensione e delle forme di lotta dell’attuale movimento delle masse popolari contro i gruppi imperialisti in definitiva si riducono alla debolezza del movimento comunista, alla mancanza di veri partiti comunisti. Finché le sue avanguardie non sono organizzate in partito comunista, la classe operaia non è in grado di prendere la direzione dell’attuale grande movimento delle masse popolari e di imprimergli le caratteristiche che possono portarlo alla vittoria. Non si rafforza l’attuale movimento antimperialista moderando le richieste e le parole d’ordine, arretrando sulle parole d’ordine più ingenue, illusorie e vuote. Non si rafforza l’attuale movimento antimperialista lanciando parole d’ordine più estremiste e ambiziose che le masse popolari non sono in condizione di realizzare. Si rafforza l’attuale movimento principalmente dedicando energie e risorse alla rinascita del movimento comunista e, in concreto nel nostro paese, alla ricostruzione di un vero partito comunista. Questo non vuol dire estraniarsi dal movimento in corso per discutere in piccoli gruppi del programma e dello statuto del partito. Vuol dire unire, a partire dalle aziende, i vari movimenti di protesta (contro la guerra, contro la chiusura della FIAT e l’eliminazione di centinaia di migliaia di altri posti di lavoro, contro l’eliminazione delle conquiste, contro la globalizzazione imperialista) in un unico movimento contro il governo della banda Berlusconi e il progetto di tutta la borghesia imperialista che esso cerca di attuare. Già il movimento del 15 febbraio non è stato semplicemente pacifista né solo contro i gruppi imperialisti USA. Nei paesi i cui governi sono apertamente schierati a favore dell’aggressione (Italia, Spagna, Inghilterra, Ungheria, USA) è stato già anche un movimento apertamente contro i rispettivi governi. Noi comunisti dobbiamo raccogliere e potenziare questo aspetto e unire le varie facce del movimento che la borghesia e l’aristocrazia operaia cercano di tenere separate. È svolgendo questo ruolo che raccogliamo forze e risorse per la ricostruzione di un vero partito comunista e creiamo un terreno più favorevole alla sua ricostruzione.

-  4. Il movimento contro l’aggressione imperialista all’Iraq e contro le pretese egemoniche dei gruppi imperialisti USA, il movimento contro la globalizzazione imperialista, il movimento contro l’eliminazione delle conquiste, contro la disoccupazione e la chiusura delle aziende, contro la discriminazione degli immigrati e contro la discriminazione delle donne e dei giovani, contro la fame e le epidemie, contro l’inquinamento dell’ambiente e la sofisticazione alimentare sono tutte manifestazioni della resistenza che le masse popolari oppongono al procedere della crisi del capitalismo. Già oggi questi movimenti limitano la libertà d’azione dei gruppi imperialisti, frenano e ostacolano le loro manovre contro le masse popolari e contro i paesi oppressi, non permettono ai gruppi imperialisti di dispiegare tutte le loro forze politiche e militari nella guerra di sterminio che essi comunque conducono contro le masse popolari in ogni angolo del mondo, anche negli stessi paesi imperialisti ivi compresi gli USA. La vittoria di questi movimenti vorrà dire l’eliminazione del dominio della borghesia imperialista e l’instaurazione del socialismo almeno nei più importanti paesi imperialisti. Non c’è altra vittoria per questi movimenti, essi non possono avere altra fine. Quindi chiunque partecipa con convinzione e determinazione a questi movimenti, prima o poi dovrà riconoscere che questa è l’unica soluzione e si schiererà a fianco di noi comunisti nella lotta per instaurare il socialismo. Sta a noi comunisti comprendere le condizioni, l’andamento e i risultati generali di questi movimenti e spingerli sempre in avanti. Sta a noi comunisti creare le condizioni ideologiche, politiche e organizzative perché la classe operaia si ponga alla testa di tutti questi movimenti. Solo la direzione della classe operaia può portare questi movimenti alla loro conclusione vittoriosa. Quindi sta a noi comunisti portare avanti con forza e decisione nel nostro paese la ricostruzione di un vero partito comunista, organizzazione degli operai d’avanguardia e contribuire così alla rinascita del movimento comunista nel mondo.

-  5. Cento anni di imperialismo, la prima ondata delle rivoluzione proletaria, le due guerre mondiali, le misure con cui i gruppi imperialisti hanno reagito negli ultimi 25 anni e reagiscono alla seconda crisi generale del capitalismo hanno unificato il mondo non solo economicamente, ma in larga misura anche culturalmente e politicamente. Le premesse del socialismo sono oggi molto più avanzate di quanto lo fossero all’inizio del secolo scorso, all’inizio della prima crisi generale del capitalismo, prima che essa precipitasse il mondo nelle guerre imperialiste e desse il via alla prima ondata della rivoluzione proletaria. Quindi oggi vi sono le condizioni concrete perché, pur nella miseria e nella precarietà che i gruppi imperialisti e l’ordinamento sociale che essi impersonano impongono a miliardi di uomini e di donne, noi comunisti siamo un faro di speranza e indichiamo alle masse popolari, contro la disperazione, la rassegnazione e l’abbrutimento, la via verso l’alba del nuovo mondo, del superiore ordinamento sociale che esse possono conquistare e costruire. Dobbiamo guidarle nell’opposizione alla guerra imperialista fino a trasformarla in guerra popolare rivoluzionaria contro i gruppi imperialisti fino all’eliminazione del loro ordinamento sociale e all’instaurazione del socialismo. I gruppi imperialisti per conservare il loro ordinamento sociale sono e saranno sempre più costretti ad estendere la guerra. Già oggi i focolai di guerra sono numerosi. Le fiamme della guerra su scala più o meno ampia ardono già non solo in Medio Oriente, ma anche in America Latina, in Estremo Oriente e in Africa. Gli stessi gruppi imperialisti per mobilitare le masse popolari a favore delle loro brigantesche imprese stanno sempre più creando un clima e un regime di guerra negli stessi paesi imperialisti d’America e d’Europa. La guerra di sterminio che i gruppi imperialisti conducono contro le masse popolari in ogni angolo del mondo per creare condizioni favorevoli alla valorizzazione dei loro capitali, già si combina con la guerra che i gruppi imperialisti conducono tra loro litigando per la spartizione del bottino che spremono alle masse popolari. Questo è il carattere barbarico degli imperialisti, del loro ordinamento sociale, della loro mentalità, della direzione che essi danno al mondo. Guerra continua, guerra infinita, crociata: sono le loro parole d’ordine. A fronte di tutto questo lordume lasciatoci dal passato noi comunisti dobbiamo indicare alle masse popolari il mondo luminoso che esse possono costruire eliminando l’attuale ordinamento sociale e instaurando il socialismo. A questo fine ha un ruolo importante anche far conoscere l’esperienza dei primi paesi socialisti, la prima esperienza su grande scala di transizione graduale dal capitalismo al comunismo diretta dalla classe operaia.

-  6. L’opposizione delle masse popolari all’aggressione che i gruppi imperialisti USA vogliono scatenare contro l’Iraq è oggi tatticamente rafforzata e strategicamente indebolita dalla confluenza in essa delle manovre dei gruppi imperialisti concorrenti dei gruppi imperialisti USA: i gruppi imperialisti franco-tedeschi, il Vaticano e i gruppi imperialisti giapponesi, russi, cinesi e altri. Essi si oppongono all’arroganza e alla prepotenza dei gruppi imperialisti USA perché vogliono la loro parte del bottino. Essi usano e strumentalizzano l’opposizione delle masse alla guerra imperialista. Non dobbiamo temere le loro manovre. Dobbiamo combatterle e contemporaneamente dobbiamo sfruttare i loro contrasti d’interessi con i gruppi imperialisti USA. La linea che essi portano nel movimento è “sì al saccheggio dell’Iraq da parte dei gruppi imperialisti, ma non con la guerra”. Domani faranno lo stesso per altri paesi. Essi non denunciano alle masse popolari le aspirazioni brigantesche dei gruppi imperialisti USA, perché anch’essi hanno aspirazioni brigantesche. Al contrario chiedono al governo iracheno di evitare la guerra cedendo ai briganti, gli chiedono di disarmare di fronte all’aggressione. Essi militarmente sono più deboli dei gruppi imperialisti USA e se le minacce e le manovre politiche inducono il governo iracheno a cedere, la loro parte del bottino sarà maggiore di quella che otterranno se si arriverà alla guerra. Per la stessa ragione i gruppi imperialisti USA vogliono invece saccheggiare l’Iraq con una guerra e la faranno se l’opposizione delle masse popolari combinata con le manovre dei gruppi imperialisti concorrenti non creerà loro ostacoli insormontabili nel loro stesso paese.

Il contrasto di interessi tra i gruppi imperialisti USA da una parte e dall’altra gli altri gruppi imperialisti (il Vaticano, i gruppi imperialisti franco-tedeschi, quelli giapponesi, russi, cinesi e altri) in questo momento è quindi un elemento che ostacola i piani dei gruppi imperialisti USA. Ma quanto più la direzione delle masse popolari che si oppongono all’aggressione passerà nelle mani dei gruppi imperialisti concorrenti dei gruppi imperialisti USA, tanto minore sarà la sua ampiezza e la sua efficacia. La loro direzione può anzi trasformarsi in un fattore di guerra. Perché i gruppi imperialisti USA sanno che la loro opposizione alla guerra è un’opposizione da mercanti, per tirare sul prezzo (come il governo turco ha fatto apertamente): essi si oppongono al governo Bush, come i governi francese e inglese nel ’38 si opponevano al governo di Hitler che voleva occupare la Cecoslovacchia. Perché la mobilitazione delle masse popolari sotto la loro direzione non può ampliarsi oltre un certo limite: essi sono gli sfruttatori delle masse popolari, quelli che licenziano, che riducono i posti di lavoro, che tagliano le pensioni, che eliminano le conquiste delle masse popolari, che vogliono mantenere l’attuale ordinamento sociale che strozza e soffoca le masse popolari. Perché la loro direzione aiuta i gruppi imperialisti USA nel loro sforzo per mobilitare al proprio seguito le masse popolari USA, per presentare le proprie imprese brigantesche come una guerra per la difesa, la sicurezza e la prosperità del loro paese contro i gruppi imperialisti concorrenti che vogliono appropriarsi loro del bottino risultante dal saccheggio dei paesi oppressi.

Quindi noi comunisti dobbiamo combattere risolutamente la direzione dei gruppi imperialisti antiamericani sulle masse popolari che si oppongono alla guerra che i gruppi imperialisti USA vogliono scatenare. In Italia dobbiamo combattere la direzione del Vaticano e dei partiti del centro-sinistra che sono i portavoce dei gruppi imperialisti antiamericani. Per combattere la loro direzione dobbiamo innanzitutto promuovere in ogni modo l’unificazione del movimento contro i gruppi imperialisti USA e la loro pretesa di dominare il mondo, con il movimento contro la globalizzazione imperialista, il movimento contro l’eliminazione delle conquiste, contro la disoccupazione e il lavoro precario e malpagato, contro la liquidazione della FIAT, contro la chiusura di aziende industriali e la soppressione di altre centinaia di migliaia di posti di lavoro in corso, contro la discriminazione degli immigrati e contro la discriminazione delle donne e dei giovani, contro la fame e le pestilenze, contro l’inquinamento dell’ambiente e la sofisticazione alimentare. Legare le varie facce del movimento popolare, che sono oggettivamente legate perché ognuna è volta contro un aspetto specifico dallo stesso ordinamento sociale capitalista, isola dalle masse tutti i gruppi imperialisti e riduce la loro influenza nel movimento contro l’aggressione imperialista. In secondo luogo noi comunisti dobbiamo condurre una paziente campagna di spiegazione, la più vasta che le nostre forze consentono, nei settori delle masse popolari che nutrono illusioni nel Vaticano, negli altri gruppi imperialisti concorrenti dei gruppi imperialisti USA, nei partiti del centro-sinistra e nell’aristocrazia operaia (Cofferati), ma che oggi scendono in piazza contro la guerra. Non dobbiamo escludere questi settori dal movimento contro la guerra, ma incitarli a perseverare. Quello che seminiamo oggi, se anche non dà frutto subito, lo darà domani, quando i fatti ci daranno ragione. Dobbiamo spingere con accortezza questi settori a dividersi dagli agenti e truffatori che oggi fanno ancora da ponte tra questi settori e i gruppi imperialisti che litigano con gli USA solo per la spartizione del bottino.

A ogni uomo politico che in questi giorni sostiene che è giusto aggredire l’Iraq se il governo iracheno possiede armi di distruzioni di massa, bisogna chiedere perché egli e il governo di Washington non contestano lo stesso reato al governo sionista di Israele che ammassa e moltiplica armi di distruzione di massa di ogni genere (nucleari, chimiche, batteriologiche, elettroniche) in Palestina. Dobbiamo chiedere perché è giusto che detenga armi di distruzione di massa il governo di Washington che le ha usate ogni volta che si è trovato di fronte avversari che ne erano sprovvisti: le armi nucleari contro il Giappone e recentemente contro la Jugoslavia, la armi batteriologiche contro la Corea e contro la Cina , le armi chimiche contro il Vietnam e attualmente contro la Colombia; che investe una massa enorme di forze e risorse per creare nuove armi, mentre nega cibo, medicine, lavoro e dignità a milioni di uomini e di donne, persino negli USA. A ogni uomo politico che in questi giorni sostiene che è giusto aggredire l’Iraq se il governo iracheno non disarma, bisogna chiedere perché dovrebbe disarmarsi mentre le armate anglo-americane e sioniste lo assediano da ogni lato, ammassano forze crescenti per aggredirlo e hanno già infiltrato uomini in territorio iracheno, lo bombardano e conducono già operazioni militari entro i suoi confini. A ogni uomo politico che in questi giorni sostiene che è giusto aggredire l’Iraq se il governo iracheno viola le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU, dobbiamo chiedere perché egli e il governo di Washington non contestano lo stesso reato al governo sionista di Israele che ha violato quasi tutte le risoluzioni votate dal Consiglio di sicurezza dell’ONU, dal 1948 fino alle più recenti che il governo USA non ha bloccato con il suo veto.

A ogni uomo politico che in questi giorni sostiene la necessità di aggredire l’Iraq perché il regime iracheno resta una dittatura criminale, dobbiamo chiedere perché egli e il governo di Washington non hanno mai contestato e non contestano lo stesso reato alle sanguinarie dittature sparse in vari paesi del mondo e perché il governo di Washington si oppone a ogni formulazione di una legalità internazionale vincolante per tutti gli Stati e viola numerose decisione delle istituzioni del genere che già esistono (Convenzione di Ginevra sui prigionieri di guerra, risoluzioni del Tribunale Internazionale dell’Aia contro l’embargo a Cuba, ecc.). Dobbiamo chiedere chi sono i criminali responsabili della fame, delle morti per malattie curabili, della miseria e della tratta di uomini e donne che imperversano nel mondo. A ogni uomo politico che in questi giorni sostiene la necessità di partecipare all’aggressione contro l’Iraq se l’ONU dà il via libera all’aggressione, bisogna domandare chi è che decide all’ONU, se non è vero che la maggior parte dei governi rappresentati nell’ONU sono ricattati economicamente o con minacce di destabilizzazione e di aggressione o comperati e comunque manovrati dai gruppi imperialisti e sono in prima persona responsabili dello stato di abbrutimento e di miseria di milioni di uomini e di donne nei paesi che governano, se non è vero che l’ONU formata da simili governi è sempre stata “forte con i deboli e debole con i forti” ed è servita di copertura a tutte le soperchierie dei gruppi imperialisti, in primo luogo dei gruppi imperialisti USA. In questi giorni in Iraq l’ONU ha il compito di spiare, controllare e disarmare per facilitare l’aggressione imperialista.

Se un uomo politico sostiene la necessità di aggredire l’Iraq ma rifiuta di dare risposte persuasive a queste domande, considera una provocazione porgli queste domande, sfugge a queste domande, egli non è un uomo che ha delle convinzioni che ritiene giuste e di cui vuole convincere gli altri. È un imbroglione che nasconde i veri motivi delle sue azioni e parla solo per confondere le idee dei suoi ascoltatori e attenuare l’opposizione delle masse popolari all’aggressione contro l’Iraq e ai gruppi imperialisti USA che la vogliono a ogni costo per motivi inconfessabili. Con una accorta e vasta campagna di questo genere noi dobbiamo creare le condizioni perché, sulla base dell’esperienza di quello che i gruppi imperialisti faranno, una parte maggiore delle masse popolari si schieri con più decisione e con un orientamento più giusto contro l’imperialismo. In questo modo creiamo condizioni più favorevoli alla rinascita del movimento comunista e alla raccolta degli elementi più avanzati e più generosi nelle organizzazioni del nuovo partito comunista.

Anna M