La Voce 14

Attenzione, compagni!

I Comitati di Partito all’opera
venerdì 18 luglio 2003.
 

Lettera alla redazione

Cari compagni,

ho letto con molto piacere il n. 13 della rivista. In particolare ho trovato utile lo scritto del Comitato Comune di Parigi. È uno scritto coerente col nome del Comitato. Getta ancora un po’ più di luce sulla linea che dovremo seguire per sviluppare nel nostro paese la guerra popolare rivoluzionaria. In particolare mi piace l’espressione che il Comitato usa: “portare in massa la classe operaia e le masse popolari sul terreno della guerra civile”. Questo ci distingue da tutte le illusioni e i sogni dei militaristi e dei loro simpatizzanti. Un secolo fa quelli che avevano la loro concezione chiamavano se stessi anarchici. Ora il fascino del comunismo è cresciuto e ora si chiamano comunisti ma la sostanza non cambia e prima o poi gli attuali militaristi dovranno decidere se diventare compiutamente comunisti o diventare definitivamente anarchici. Contemporaneamente ci distingue dai neorevisionisti e dagli opportunisti che dichiaratamente o implicitamente (nei fatti, per l’attività che svolgono) sono per la “via pacifica e democratica al socialismo”, altrettanto illusoria ma più nociva, come illusione, perché sostenuta su larga scala dalla borghesia. La nostra è la tattica che discende dalla concezione marxista della storia, della società e della rivoluzione proletaria ed è coerente e confortata dall’esperienza dei 150 anni di storia del movimento comunista.

Spiace che in uno scritto così bello, il Comitato abbia lasciato cadere una macchia che lo deturpa. È l’affermazione che “nel settembre 1917 il partito di Lenin in Russia mobilitò le masse per salvare il governo Kerenski dal colpo di Stato tentato dal generale Kornilov”. Non è vero! Non poteva del resto essere vero e la redazione doveva almeno farlo notare nel commento allo scritto del Comitato. Il partito di Lenin non difese il governo Kerenski. Mobilitò le masse popolari contro Kornilov e il suo tentativo di colpo di Stato controrivoluzionario. Esse fermarono le truppe che Kornilov aveva lanciato contro Pietroburgo, roccaforte della rivoluzione, con l’obiettivo di instaurare un governo controrivoluzionario come quello di Kerenski, ma più energico e brutale per i mezzi impiegati. La camarilla di Kornilov cercava di strangolare con le armi la rivoluzione che il governo Kerenski non riusciva a soffocare con subdole manovre e con la repressione poliziesca. Contemporaneamente il partito di Lenin continuò a denunciare e intensificò la denuncia dei mille legami che univano il governo Kerenski con il campo dei rivoltosi guidati dal gen. Kornilov. La lotta contro il governo Kerenski non venne attenuata, ma rafforzata. Il tentativo di Kornilov aveva mostrato la pericolosità della politica di Kerenski, aveva mostrato dove portava e la lotta contro Kornilov aveva rafforzato le forze rivoluzionarie. I rivoluzionari non si accodano al meno peggio. Il meno peggio è il risultato cui la borghesia approda quando la rivoluzione è già abbastanza forte che la borghesia non riesce a soffocarla, ma non ancora tanto forte da vincere.

È importante capire che un movimento rivoluzionario deve servirsi dei contrasti tra le fazioni controrivoluzionarie. Per fare questo anzitutto non deve subordinarsi né all’uno né all’altro dei partiti controrivoluzionari. Deve mantenere sempre la propria autonomia politica, oltre all’autonomia ideologica e organizzativa. Noi oggi siamo contro il governo Berlusconi. Noi sosteniamo la parola d’ordine “cacciare il governo Berlusconi”. È possibile, anzi probabile, che se la nostra lotta per cacciare la banda Berlusconi avesse successo, la borghesia instaurerebbe un altro governo (di centro-sinistra, d’affari, di centro, transitorio, tecnico, o come lo vorrebbe chiamare). Ma noi non combattiamo per un governo di centro-sinistra. L’eventuale governo che la borghesia installerà al posto del governo Berlusconi sarà la soluzione a cui la borghesia ricorrerà non riuscendo più a tenere in pugno la situazione con il governo Berlusconi. Non sarà ciò per cui noi lottiamo. Questo ci distingue da Bertinotti e dai suoi simili che, invece, cercano una combinazione governativa “più a sinistra” dell’attuale. Noi denunciamo l’Ulivo e il PRC perché. in modo diverso, hanno contribuito a portare al potere la banda Berlusconi e collaborano con i suoi progetti sotto le comuni bandiere della “lotta contro il terrorismo”, della “lotta contro la violenza” delle masse, della “solidarietà con le forze armate” della borghesia che aggrediscono le masse popolari e i popoli oppressi, della “liquidazione delle conquiste”. In questo modo raccogliamo attorno al partito comunista la parte più ampia possibile delle masse popolari che sono contro la banda Berlusconi, anziché contribuire a spingerle sotto la guida dell’Ulivo o del PRC, rafforziamo il campo della rivoluzione ed educhiamo le forze rivoluzionarie. Analogamente siamo contro i gruppi imperialisti USA e denunciamo i gruppi imperialisti (francesi, tedeschi, russi, il Vaticano, ecc.) concorrenti dei gruppi imperialisti USA che perseguono la stessa politica contro le masse popolari e contro i popoli oppressi, anche se hanno divergenze di interessi economici e divergenze politiche e culturali con i gruppi imperialisti USA su questa o quella questione.

Insomma il Comitato Comune di Parigi ha lasciato cadere una macchia che rivela un’assimilazione ancora poco profonda della concezione che ci deve guidare nella lotta politica. Fortunatamente questa macchia non oscura né intacca il resto dello scritto. Non dobbiamo però tacere sulle nostre debolezze, ma contribuire a rafforzarci con la critica.

Auguri di buon lavoro al Comitato Comune di Parigi e a voi.

 

Pescara, 20 marzo ’03

Alessio

 

 

La redazione è d’accordo sulla critica e si ripromette per l’avvenire di analizzare più criticamente gli scritti che riceve. Condivide e fa proprio anche l’apprezzamento per lo scritto del CdP Comune di Parigi.

 

 

 

Manchette

La rivoluzione socialista in Europa per forza di cose sarà l’esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti. Vi parteciperanno inevitabilmente anche esponenti della piccola borghesia e lavoratori arretrati senza una tale partecipazione non è possibile una lotta di massa , non è possibile nessuna rivoluzione. È inevitabile che essi portino nel movimento i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze e i loro errori. Ma oggettivamente essi attaccheranno il capitale . L’avanguardia cosciente della rivoluzione, gli operai avanzati, forti di questa verità oggettiva della lotta di massa varia e disparata, variopinta ed esteriormente frazionata, riusciranno a unificarla e dirigerla a conquistare il potere, a impadronirsi delle banche, a espropriare i capitalisti odiati da tutti (benché per ragioni diverse!) e a attuare altre misure dittatoriali che condurranno in fin dei conti all’abbattimento della borghesia e alla vittoria del socialismo, il quale si “epurerà” dalle scorie piccolo-borghesi solo con il tempo necessario.

(Lenin, Risultati della discussione sull’autodecisione, luglio 1916)