Commissione Provvisoria del Comitato Centrale del (nuovo)Partito comunista italiano

Approfittare della crisi della sinistra borghese per promuovere la rinascita del movimento comunista !

martedì 10 luglio 2007.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

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Comunicato 10 luglio 2007

 

 

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Comunicato del 10.07.07
Il testo in formato Open Office

Approfittare della crisi della sinistra borghese per promuovere la rinascita del movimento comunista!

L’instaurazione del socialismo è la sola alternativa realistica al capitalismo!

Sostenere ogni movimento che lotta contro la borghesia imperialista perché persegua con efficacia crescente e senza riserve il suo obiettivo!

 

L’opera del governo Prodi-D’Alema-Bertinotti ha fatto precipitare la crisi della sinistra borghese. Al seguito dei suoi partiti e per motivi analoghi è entrata in una fase più dinamica anche la crisi della destra che governa i sindacati di regime e le altre organizzazioni delle masse popolari: la razza degli Epifani, dei Bonanni, degli Angeletti e degli altri tristi figuri della stessa fatta. La crisi della sinistra borghese e dei suoi esponenti politici è un aspetto della crisi politica della borghesia che imperversa in tutti i paesi imperialisti. In Italia è una manifestazione della putrefazione del regime DC che ancora appesta tutta l’atmosfera del nostro paese e causa sofferenza atroci e crescenti a tanta parte delle masse popolari.

In questo periodo storico la borghesia di sinistra è per forza di cose al seguito della borghesia di destra. Questa ha un ideale, una concezione del mondo, una visione della società e un progetto (arretrato e delinquenziale, ma pratico) di futuro. Essa eleva l’individualismo capitalista, la libertà d’iniziativa del capitalista, la sua proprietà, il diritto di sfruttare il lavoro altrui e di saccheggiare il pianeta a legge suprema e l’impone in tutto il mondo. Sulla sua scia, tra le masse popolari con la solitudine, la precarietà e l’impotenza sociale del proletario disorganizzato vengono di nuovo a galla le idee e le concezioni reazionarie e le paure di un tempo. La borghesia di sinistra invece non ha una sua concezione del mondo. Quando il movimento comunista era forte, essa adattava il capitalismo alle richieste più pressanti delle masse. Ora che il movimento comunista è debole, si trascina al seguito della borghesia di destra. Si assume il compito di realizzare gradualmente (gli scalini invece dello scalone) il “programma comune” della borghesia imperialista. Ma nello stesso tempo i suoi esponenti politici dipendono dal consenso, dal sostegno e dalla collaborazione che riescono in un modo o nell’altro a ottenere dalla parte più avanzata delle masse popolari: da quella parte dove la prima ondata della rivoluzione proletaria più ha sedimentato la coscienza, le aspirazioni, i sentimenti dell’umanità del futuro, più ha radicato l’esperienza di organizzazione, di coesione sociale e di lotta che rendono le masse popolari finalmente soggetto attivo e protagonista autonomo dalla classe dominante e preannunciano l’umanità dell’epoca comunista. Il ruolo storico del governo Prodi-D’Alema-Bertinotti è quello di tendere al massimo la contraddizione della sinistra borghese: tra l’essere per sua natura racchiusa nell’orizzonte della società borghese e incapace di concepire un mondo diverso dall’attuale e la sua dipendenza dalla parte più avanzata delle masse popolari.

Il governo PAB ha reso lacerante questa contraddizione che si trascina da quando trenta anni fa è iniziata la nuova crisi generale del capitalismo. La sinistra borghese non può stare al governo e realizzare il programma comune della borghesia imperialista perché perde non solo l’appoggio (a questo rimediava rimpiazzando gli attivisti con mercenari pagati con i soldi e i favori munti alla pubblica amministrazione), ma anche il seguito elettorale che ha tra la parte più avanzata delle masse popolari. Non può stare all’opposizione e fingere (oramai persino Epifani, Bonanni, Angeletti e soci fingono sempre peggio) di promuovere, organizzare e dirigere la lotta delle masse popolari, perché nonostante tutto alimenta nelle masse popolari una coscienza e un’organizzazione che la travalicano. Fa alle masse popolari promesse che non può mantenere. Promette qualcosa che in questa fase le masse popolari possono strappare alla borghesia solo con una lotta guidata dall’obiettivo di fare dell’Italia un nuovo paese socialista. E le promesse sono efficaci politicamente solo se prima o poi in qualche misura sono confortate dai fatti.

Già il PRC aveva perso pezzi e l’emorragia non s’è mai completamente fermata. Ora i Democratici di Sinistra (DS) sono scoppiati almeno in due. La separazione della Sinistra Democratica (SD) dagli aspiranti fondatori del Partito Democratico (PD) è stata il primo atto della nuova fase della crisi della sinistra borghese. Prima o poi il PD o, se non faranno il PD, i suoi promotori, si combineranno più strettamente con tutta o con parte della Casa delle libertà (padronali). Diventeranno portavoce ancora più affidabili della borghesia di destra, elettoralmente si appoggeranno di più a quella parte delle masse popolari che crede ancora nel padrone e nel prete o che si è talmente abbrutita da vedere nella rapacità l’unica via di sopravvivenza individuale, romperanno anche con la destra che ancora comanda nei sindacati di regime e nelle altre organizzazioni delle masse popolari. Allora assisteremo ad altre scissioni “a sinistra”.

Consumata la scissione con i fautori del PD, i gruppi dirigenti della SD hanno messo in cantiere con i gruppi dirigenti di PRC, PdCI e Verdi la costituzione di un contenitore più grande e nuovo capace di raccogliere più voti. Gli elettori si riducono ed è suicida farsi concorrenza, anche se assieme prenderemo meno voti di quelli che prendiamo divisi. La nuova legge elettorale alzerà barriere all’irruzione delle masse popolari nel teatrino della politica borghese, ridurrà la rappresentatività del Parlamento a favore della governabilità, quindi bisogna “fare massa critica”, come dice ora Bertinotti, dopo che il suo “movimento dei movimenti” si è infranto a Vicenza, in Val di Susa, ad Ariano Irpino, a Piazza del Popolo e in mille altri centri e movimenti.

La crisi della borghesia di sinistra, della sinistra borghese e dei suoi referenti e portavoce nei sindacati di regime e nelle organizzazioni di massa apre un importante campo di lavoro per l’accumulazione delle forze rivoluzionarie che faranno dell’Italia un nuovo paese socialista. Bisogna che i Comitati di Partito promuovano, organizzino sistematicamente e dirigano la partecipazione dei loro membri, dei simpatizzanti e dei lavoratori avanzati alle assemblee che gli esponenti politici della sinistra borghese convocheranno nell’estate e nell’autunno e al dibattito che le accompagna. Gli scioperi dei metalmeccanici a difesa delle pensioni, la collaborazione degli Epifani, dei Bonanni, degli Angeletti e degli altri tristi figuri della stessa fatta con il governo contro il sistema pensionistico pubblico, la guida timida, incerta e inefficace dei Rinaldini e dei Cremaschi, il flop della truffa tentata da governo e sindacati di regime sul TFR, la continuazione dell’intervento militare in Afganistan, nel Libano e altrove, le cento inadempienze del governo persino rispetto al suo programma elettorale sono tutti fatti che renderanno animato il dibattito dell’estate e dell’autunno. È in questo contesto che i comunisti devono spiegare pazientemente e con la maggiore chiarezza di cui sono capaci (ma si impara a fare facendo)

1. che tutti i problemi sociali e ambientali, economici e morali, pratici e intellettuali che opprimono e angosciano le masse popolari provengono dall’ordinamento capitalista della società e dal carattere imperialista che esso ha assunto: il capitalismo si abbatte, non si cambia; il capitalismo selvaggio, rapace e precario che porta il mondo alla guerra e il pianeta alla distruzione è l’unico capitalismo possibile finché il movimento comunista è debole; non ce ne può essere un altro; solo quando il movimento comunista avanzerà nuovamente verso la vittoria, la borghesia di sinistra riacquisterà una certa autonomia rispetto alla borghesia di destra;

2. che la globalizzazione non è una fatalità: semplicemente il movimento comunista, per suoi limiti ed errori, ha perso forza, i capitalisti hanno ripreso quota e si sono nuovamente arrogati la libertà che il movimento comunista aveva ridotto quando avanzava in tutto il mondo: la libertà di trafficare in ogni paese e sfruttare ogni aspetto della vita umana per fare profitti: il mondo non è affatto migliorato, anzi! I risultati della libera espressione del capitalismo confermano che si tratta di un ordinamento sociale d’altri tempi, sopravvissuto a se stesso;

3. che il socialismo è l’unica alternativa all’attuale ordinamento sociale, che il socialismo è un’alternativa realistica, che è del tutto possibile, alla sola condizione che gli operai e le masse popolari lo vogliano, riacquistino fiducia di essere capaci di realizzarlo e si organizzino per farlo;

4. che il compito dei comunisti è promuovere la mobilitazione e l’unificazione delle masse popolari per instaurare il socialismo; la debolezza politica degli operai non è dovuta né alla scomparsa né alla dispersione né alla trasformazione del lavoro né a nessuna delle numerose altre trasformazioni sociologiche: è principalmente dovuta alla mancanza di una direzione capace, di un partito comunista all’altezza dei compiti dell’epoca. La classe operaia è debole principalmente perché tutte le sue residue organizzazioni sono dirette da cricche complici della borghesia, succubi della borghesia o, nel migliori dei casi, timide e incerte.

Per le masse popolari il capitalismo è una cosa semplice. Basta che lascino fare ai capitalisti. Ma i risultati che devono subire sono sotto gli occhi di tutti. Il malcontento è generale. Ma non induce né può indurre i capitalisti a comportarsi diversamente. Sono al contrario i capitalisti che un po’ alla volta inducono parti crescenti delle masse popolari a rassegnarsi, ad abbrutirsi, a mettersi al loro seguito. Il socialismo invece per le masse popolari è un’impresa complessa. Occorre che almeno una parte importante degli operai e del resto delle masse popolari si organizzi, comprenda abbastanza a fondo i meccanismi della vita sociale nonostante la confusione e l’intossicazione sparse dalla borghesia e dal clero, si assuma la responsabilità di partecipare a regolarli e farli marciare. Alle masse popolari si richiede un grande sforzo di trasformazione. Le masse popolari devono fare quello che non hanno mai fatto, quello che la borghesia e il clero cercano in ogni modo, con ogni mezzo e a qualsiasi costo di impedire che le masse popolari imparino a fare. Devono interessarsi a fondo di come va il mondo, devono organizzarsi per farlo andare come si deve. Ma così possono realizzare ogni loro aspirazione. Possono porre fine al marasma sociale, alla devastazione ambientale, alla precarietà, alla miseria, alla guerra, alla criminalità, alla confusione in cui la borghesia ogni giorno più ci sprofonda. Il socialismo è un sistema realistico, del tutto possibile. Non è vero che le aziende funzionano solo se c’è un padrone. Per anni abbiamo visto industrie e istituzioni lavorare benissimo senza essere proprietà di questo o quel capitalista, senza essere finalizzate a produrre profitti. Per generalizzare la loro esperienza e renderla stabile bisogna solo riorganizzare la società e togliere il potere ai capitalisti, al clero e agli altri loro associati, ai cultori del privilegio e del parassitismo, ai fautori dell’arricchimento individuale come fine della vita umana e massima norma morale. Bisogna eliminare lo Stato dei capitalisti e instaurare un nuovo Stato basato sui lavoratori organizzati. Allora tutto diventa possibile e relativamente facile. Il socialismo inizia semplicemente utilizzando più razionalmente le forze produttive esistenti e organizzando in modo più dignitoso il lavoro necessario. Del resto, non c’è altra via per sfuggire al marasma sociale, alla guerra dilagante e al disastro ambientale in cui la borghesia ci fa sprofondare ogni giorno di più.

La sinistra borghese evita di parlare a fondo dei motivi che dovrebbero consolidare, allargare e rafforzare il consenso, la simpatia, la fiducia, la partecipazione e la collaborazione delle masse popolari alla sua attività politica. Su questo bisogna incastrarla di fronte alle masse popolari. Senza questo, ogni progetto e tentativo di fusione, federazione o collaborazione tra gruppi, partiti, organismi e associazioni è “politicista”: nel senso preciso che è il calcolo e l’aspirazione meschina e velleitaria di ognuno dei suoi esponenti di contare di più nel regime borghese perché gli altri gli darebbero il supporto della loro forza. “Fare massa critica” dice ora Bertinotti “e subito”. Ma per fare cosa? In realtà, all’insegna dell’unità della sinistra, gli esponenti della sinistra borghese si preparano in vista di una legge elettorale truffa che taglierà fuori le liste minori, una legge fatta per ostacolare l’irruzione delle masse popolari nel teatrino della politica borghese, per allontanare ancora più il mondo della politica borghese dal paese reale. L’unione della sinistra borghese senza programma non aumenterà i voti oltre quelli raccolti dai suoi partiti divisi: questo ognuno di loro ben lo sa. È solo un’abile e sordida operazione elettoralista contro le masse popolari che per riuscire ha però bisogno del sostegno delle masse popolari.

Bertinotti e Diliberto, Mussi e Pecoraro Scanio cercano di mobilitare le masse popolari a loro sostegno. Ma giustamente le masse popolari, da Vicenza alla Val di Susa, da Mirafiori a Melfi, da Ariano Irpino a Termini Imerese chiedono: “Sostegno per che cosa?”. “Tutti uniti avremo più forza per realizzare i miei interessi”. Questa è in sintesi quello che cerca di realizzare ognuno dei promotori dell’unificazione della sinistra su basi borghesi.

Non basta dichiararsi contro: contro la precarietà, la criminalità, la miseria, ecc. alla Veltroni. Sono parole vuote, ambigue, caratteristiche degli imbroglioni. Chi direbbe il contrario? Anche Berlusconi si dichiara contro e infatti grida che Veltroni lo ha copiato.

Non basta neanche dichiararsi contro il capitalismo, essere anticapitalisti come dicono la Rossanda e gli esponenti più di sinistra della sinistra borghese. Cosa vuol dire oggi praticamente essere anticapitalisti? Opporsi alla borghesia di destra che cerca di realizzare il “programma comune” della borghesia. Ma la crisi è reale, i padroni delocalizzano, precarizzano, esternalizzano, finanziarizzano, stringono le masse popolari in una ragnatela di debiti, di mutui e di giochi d’azzardo. Non basta impedire alla borghesia di fare, opporsi alla borghesia che cerca di uscire dalla crisi alla sua maniera: con la sopraffazione sui lavoratori e sugli immigrati e con la guerra all’esterno: in una parola con la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Opporsi è necessario, ma serve solo a ritardare l’opera nefasta della borghesia. Se ci si oppone e basta, prima o poi le cose vanno nel verso dove la borghesia spinge. L’opposizione deve avere una prospettiva, si guadagna tempo per realizzare il nostro obiettivo. Occorre indicare e promuovere, preparare e organizzare una via d’uscita favorevole alle masse popolari, creare le condizioni per instaurare il socialismo.

Il mondo cambierà. I lacci e lacciuoli che nel secondo dopoguerra le masse popolari avevano posto alla ferocia e alla libertà dei capitalisti sono saltati. I capitalisti imperversano nuovamente, come un secolo fa ma su scala molto più grande, da un capo all’altro del mondo. Esigono anzi ancora più libertà di trafficare e sfruttare in ogni paese e su ogni cosa. Potentemente spalleggiati dai loro Stati e dalle loro organizzazioni internazionali e locali, sostenuti dalle attività pubbliche e segrete, dalle leggi e dai crimini dei loro mercenari, resi onnipotenti dalla debolezza del movimento comunista, i capitalisti impongono in ogni paese e in ogni aspetto della vita la loro libertà di predare e saccheggiare. Distruggono uomini e ambiente.

I capitalisti più grossi dettano legge a tutti. I capitalisti si accapigliano tra loro e coinvolgono le masse popolari nelle loro guerre.

Di fronte al disastro ambientale, l’unico rimedio che la borghesia e il clero concepiscono sono una nuova industria per bonificare l’inquinamento di quelle già esistenti, sistemi di incentivi e disincentivi che fanno gli interessi di alcuni e rovinano altri, obblighi, divieti e sanzioni che rendono la vita ancora più difficile ai lavoratori. La distruzione dell’ambiente è un prodotto del capitalismo e i capitalisti non lo arresteranno.

Di fronte alla miseria, alla distruzione della sicurezza sociale e della coesione sociale, alla riduzione dei salari e alla precarietà, l’unico rimedio che la borghesia e il clero concepiscono sono le opere pie, l’elemosina e la beneficenza delle ONG e della Caritas.

Non si può stare fermi, quando il mondo è in pieno sconvolgimento. La società ha bisogno di un ordinamento sociale e di una via di uscita dal marasma attuale. Occorre aver chiaro e proporre un ordinamento sociale adeguato alla situazione: il socialismo è quello che ci vuole.

La crisi del capitalismo offre la possibilità di formare nuovi paesi socialisti. La crisi della sinistra borghese offre un importante campo d’azione per promuovere la rinascita del movimento comunista. Dobbiamo portare il nostro messaggio comunista alla parte delle masse popolari che la sinistra borghese cercherà di mobilitare per risolvere la sua crisi. Dobbiamo raccogliere e organizzare tutti quelli che hanno già oggi la generosità per affrontare i problemi del momento e l’intelligenza per capire cosa bisogna fare.

Compito dei comunisti è spingere avanti ogni movimento, sulla base di una profonda comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe!

Fare dell’Italia un nuovo paese socialista è la sintesi di tutte le aspirazioni delle masse popolari, la via per la realizzazione degli obiettivi di tutti i movimenti delle masse popolari!

Mille movimenti e mille rivoli compongono il grande fiume della rivoluzione socialista!

Sostenere ogni movimento delle masse popolari: ogni lotta delle masse popolari se prosegue senza riserve diventa lotta contro la borghesia imperialista!

Fare di ogni lotta e di ogni movimento una scuola di comunismo!

Il consolidamento e rafforzamento del partito comunista è il mezzo principale e indispensabile per rendere più efficace la lotta delle masse popolari!

Viva la rinascita del movimento comunista!

Costruire in ogni azienda, in ogni zona d’abitazione, in ogni organizzazione di massa un comitato clandestino del (n)PCI!