La linea Bertinotti: subordinati alla borghesia e rassegnati di cedimento in cedimento

giovedì 24 febbraio 2005.
 

(nuovo)Partito comunista italiano

Commissione Provvisoria del Comitato Centrale

 

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24.02.05

 

Comunicato

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Il testo del comunicato
in formato Open Office

La linea Bertinotti: subordinati alla borghesia e rassegnati di cedimento in cedimento

 

Nel 2001 i gruppi imperialisti (Vaticano, Confindustria, Agnelli, Mafia e altre associazioni della grande criminalità organizzata, gruppi imperialisti franco-tedeschi, gruppi imperialisti USA, sionisti) hanno affidato il governo del paese alla banda Berlusconi perché sperava che riuscisse a realizzare radicalmente, d’un colpo solo e senza contrattare la collaborazione dei sindacati, il programma comune della borghesia imperialista: “Eliminazione delle conquiste che le masse popolari hanno strappato alla borghesia durante la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale e conquista di un posto di primo piano negli affari mondiali, nella spartizione internazionale del profitto estorto ai lavoratori e ai popoli oppressi e nel saccheggio dei paesi oppressi e degli ex paesi socialisti”. È il programma su cui il circo Prodi e la banda Berlusconi concordano e gareggiano a chi è più bravo a realizzarlo

Per costringere la borghesia a licenziare Berlusconi, la classe operaia e le masse popolari devono toglierle ogni speranza che Berlusconi riesca a realizzare il “programma comune” nella misura, nei tempi e nei modi che promette. Per ottenere questo risultato, ci vuole la mobilitazione più ampia e più forte possibile contro il “programma comune”. La sintesi dell’opposizione al “programma comune” è “fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale”. L’indipendenza della mobilitazione della classe operaia dalla borghesia imperialista sta nell’opposizione al “programma comune”, nell’avere un suo progetto di società, nell’esistenza di un vero partito comunista.

Cosa rappresentano in questo contesto Bertinotti e affini (PDCI, Verdi, sinistra DS)?

La loro linea è: “”Non vale la pena opporci al “programma comune” della borghesia imperialista. Quello che si può fare è contrattare la misura, i temi e i modi della sua attuazione”.

Questa linea è cioè:

1.  assoggettamento al “programma comune” della borghesia imperialista. Non concepiscono e comunque rifiutano l’obiettivo dell’eliminazione della borghesia imperialista, della creazione di un altro mondo, dell’instaurazione del socialismo;

2.  contrattazione della misura, dei tempi e dei modi dell’attuazione del “programma comune”.

La linea Bertinotti è accettare rassegnati il “programma comune” della borghesia imperialista e contrattare la misura, i tempi e i modi di attuazione. È la negazione dell’indipendenza della classe operaia dalla borghesia, è la classe operaia ridotta a “variabile dipendente dall’andamento degli affari della borghesia”, a “variabile dipendente dalle truffe, dalla corruzione e dagli intrighi” dei borghesi e del Vaticano, a “variabile dipendente dai bilanci aziendali”: ma i bilanci aziendali sono in dissesto perché l’intera società borghese è in dissesto, non va più.

Con la linea Bertinotti la classe operaia rinuncia a prendere la direzione del resto delle masse popolari per instaurare il socialismo, non ha un suo progetto di società.

Su questa base, per quanto un partito si dichiari comunista, non è che una succursale della borghesia imperialista. Un partito comunista esiste come partito indipendente dalla borghesia solo se lotta per una società alternativa alla società borghese, per instaurare il socialismo.

La linea Bertinotti è l’espressione in politica della linea della collaborazione di classe (il massimo che gli opportunisti riescono a concepire), cioè la soggezione dei lavoratori ai padroni.

È la linea che porta da cedimento a cedimento, dal meno peggio al peggio. Bertinotti sull’Iraq è già passato dal “ritiro delle truppe” alla “programmazione del ritiro delle truppe”. Sulla Palestina è già alla fiducia in Sharon e nei sionisti. Sulle conquiste, dimenticate le 35 ore, è già quasi approdato al “Grande Accordo” con Montezemolo lanciato da Epifani, Pezzotta e Angeletti dal Filaforum di Assago il 15 febbraio.

Certamente il futuro governo sarà ancora un governo della borghesia imperialista e avrà come suo programma il “programma comune”. Ma esso avrà tanta più difficoltà a realizzarlo quanto più la mobilitazione delle masse popolari è radicalmente opposta al “programma comune” della borghesia imperialista e quanto più è vasta: cioè quanto più è progredita la rinascita del movimento comunista: il Partito comunista, le FSRS, l’orientamento comunista dei lavoratori avanzati.

Quanto più questa nostra linea prevale su quella di Bertinotti,

  1. tanto più è probabile che la borghesia imperialista licenzi la banda Berlusconi. La borghesia ci ha provato nel 2001 a Napoli e a Genova e ha concluso che non esistono ancora le condizioni per una prova di forza con le masse popolari. Dovendo comunque accettare misura, tempi e modi diversi da quelli promessi da Berlusconi, mantenerlo al governo è per la borghesia imperialista più un danno che un vantaggio;

2. tanto più la borghesia imperialista dovrà moderarsi e ingoiare amaro sulla misura, i tempi e i modi di attuazione del suo “programma comune” e mettere a tacere i fautori oltranzisti della prova di forza e della forzatura, della mobilitazione reazionaria delle masse popolari;

3. tanto maggiore sarà l’autonomia della mobilitazione delle masse popolari dalla borghesia imperialista e quindi tanto migliori le condizioni per resistere al futuro governo, costringerlo a misure, tempi e modi meno gravosi per le masse popolari, avanzare verso l’unica realista via d’uscita dalla barbarie capitalista e dalla putrefazione della società borghese: “fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale”.

Consolidare e rafforzare il (nuovo)Partito comunista italiano!

Realizzare il Piano generale di lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano!

Costituire in ogni azienda, zona d’abitazione, organizzazione di massa un comitato clandestino del (nuovo)Partito comunista italiano!

Propagandare l’esperienza del movimento comunista internazionale e italiano, dei paesi socialisti e della Resistenza!

Promuovere tra le masse popolari italiane la solidarietà con la Resistenza irachena, con la lotta del popolo palestinese contro la colonizzazione sionista, con le guerre popolari rivoluzionarie che si sviluppano in Nepal, nelle Filippine, in India, in Perù e altrove!

 

La Linea Generale del (nuovo)Partito comunista italiano

Unirsi strettamente e senza riserve alla resistenza che le masse popolari oppongono ed opporranno al procedere della crisi generale del capitalismo; comprendere ed applicare le leggi secondo cui questa resistenza si sviluppa; appoggiarla, promuoverla, organizzarla e far prevalere in essa la direzione della classe operaia fino a trasformarla così in lotta per il socialismo, adottando la linea di massa come metodo principale di lavoro e di direzione.

 

Piano generale di lavoro del (nuovo)Partito comunista italiano

Compito del (nuovo)Partito comunista italiano è guidare la classe operaia a fare dell’Italia un nuovo paese socialista attuando le Dieci Misure Immediate (DMI) e a dirigere, a partire da questo risultato, il resto delle masse popolari nella transizione dal capitalismo al comunismo. Il (n)PCI svolge questo compito contribuendo così alla rivoluzione proletaria mondiale.

Nel prossimo futuro il partito svolgerà la sua attività contemporaneamente su quattro fronti.

- Primo fronte: la resistenza del partito alla repressione. Il partito deve mettersi in condizioni, quali che siano gli sforzi della borghesia per distruggerlo o limitarne l’attività, di continuare ad esistere, a moltiplicare il numero e migliorare la qualità delle sue organizzazioni e della loro attività; di unire le masse, mobilitarle e organizzarle; di costruire, consolidare e rafforzare organizzazioni di massa; di prendere la direzione, con le proprie organizzazioni e tramite la linea di massa, delle organizzazioni di massa già esistenti, in particolare degli attuali sindacati di regime, facendo principalmente leva sugli interessi e le aspirazioni della massa dei loro membri. Il partito deve mettersi in condizione, quali che siano gli sforzi della borghesia per distruggerlo o limitarne l’attività, di continuare a raccogliere l’esperienza, le idee e gli stati d’animo delle masse, elaborarle con crescente maestria alla luce del marxismo-leninismo-maoismo e tradurle in linee, parole d’ordine, direttive, metodi che porta alle masse affinché li assimilino e li attuino; di continuare a svolgere la più larga attività di orientamento, organizzazione e direzione delle masse popolari.

- Secondo fronte: la mobilitazione delle masse popolari a intervenire nella lotta politica borghese, con l’obiettivo principale di favorire l’accumulazione di forze rivoluzionarie e in secondo luogo con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari ed estendere i loro diritti, di acuire e sfruttare le contraddizioni tra i gruppi e le forze della borghesia imperialista.

- Terzo fronte: la mobilitazione delle masse popolari nelle lotte rivendicative, nella difesa senza riserve delle conquiste strappate alla borghesia nell’ambito della prima ondata della rivoluzione proletaria, nelle lotte per l’ampliamento dei diritti e per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari. Il principale principio guida del lavoro su questo fronte è “fare di ogni lotta una scuola di comunismo”.

- Quarto fronte: la mobilitazione delle masse popolari a costruire gli strumenti e gli organismi autonomi dalla borghesia (case del popolo, centri sociali, cooperative, circoli culturali, casse di mutuo soccorso, associazioni sportive e ricreative, ecc.) utili per soddisfare direttamente, senza dipendere dal mercato della borghesia imperialista e dalla sua amministrazione pubblica, i propri bisogni e ad estendere la propria partecipazione al godimento e allo sviluppo del patrimonio culturale della società. Il principale principio guida del lavoro su questo fronte è “fare di ogni iniziativa una scuola di comunismo”.