Dibattito Franco e Aperto

- CdP Stalingrado del (nuovo) Partito Comunista Italiano

e commento della redazione
sabato 15 novembre 2008.
 

La via d’uscita dalla crisi

Comunicato

 

 

Di fronte alla crisi che sta devastando il sistema economico a partire dagli USA e quindi nel mondo intero, noi diciamo che ne usciremo in condizioni migliori di quelle che abbiamo sperimentato anche nei tempi migliori, in condizioni nuove per l’umanità. Proprio perché saranno così nuove il tempo presente si appresta a sconvolgere il sistema, e a travolgere tutto e tutti quelli che sono ancorati al vecchio.

Il vecchio è il sistema capitalista. Fonda la sua esistenza e il suo sviluppo sul profitto degli individui: se individui come i grandi capitalisti, banchieri, industriali, speculatori, non guadagnano abbastanza tutto il sistema si ferma, e le masse popolari di tutto il mondo vengono fatte morire a centinaia di milioni, in guerre devastanti e in campi di sterminio, come è accaduto nel secolo scorso.

La ragione della crisi è semplice da capire. Abbiamo raggiunto una capacità di produrre ricchezza in grado di rispondere alla massima parte dei problemi dell’umanità, e di aprire prospettive di miglioramento inimmaginabili. Questa ricchezza però, data la natura del sistema capitalista, va a finire in mano di una cerchia sempre più ristretta di individui, che non riescono naturalmente a consumarla, e nemmeno a reimpiegarla per trarne ricchezza ancora maggiore, come la legge del capitale vuole.

Questi individui fanno parte della classe che si chiama borghesia imperialista.

Questi individui, piuttosto che distribuire la ricchezza sovrabbondante come sarebbe logico e giusto, preferiscono vada distrutta: è distruzione di denaro, di fabbriche e apparati produttivi in genere, di vite umane, di risorse materiali e spirituali in genere, dell’ambiente naturale.

Il capitalismo oggi si toglie il "volto umano" e mostra il suo volto vero, di sistema che porta alla stragrande maggioranza dell’umanità miseria, barbarie e guerra, condizioni tanto più assurde dato che abbiamo ormai un sistema produttivo capace di generare ricchezza per tutti con impiego di lavoro minimo.

Ma come è possibile che si vada in miseria per troppa ricchezza? Perché le masse popolari non si ribellano?

Moltissimi dicono che la masse non si ribellano perché si lasciano ingannare dalla propaganda della borghesia imperialista (dalle televisioni di Berlusconi, ad esempio). Molti altri dicono che le masse hanno paura di ribellarsi, paura della polizia e degli eserciti che stanno a servizio degli interessi dei più potenti.

In realtà le masse non si ribellano perché hanno ancora troppa poca fiducia in se stesse, cioè nella loro capacità di conquistare il mondo e trasformarlo, come hanno già dimostrato di saper fare una volta, creando i primi paesi socialisti che arrivarono a comprendere quasi un terzo della popolazione mondiale.

Gli elementi più avanzati delle masse popolari e, tra di loro, gli elementi più avanzati della classe operaia, stanno sempre di più perdendo fiducia nella filosofia che il vecchio PCI ha propagandato dal 1956, secondo cui per cambiare il mondo non serviva la rivoluzione ma bastava la lotta pacifica, che il capitalismo si poteva controllare, che, come diceva Togliatti, non ci sarebbero state più guerre né crisi. In essi, tuttavia, anziché la consapevolezza che possiamo cambiare il mondo, piegare e sconfiggere la borghesia imperialista, riprendere la via maestra del socialismo, predominano ancora la confusione, la sfiducia, il pessimismo, il dubbio, lo scetticismo, l’esitazione.

Che sia così, è naturale, dopo tanti decenni in cui siamo vissuti sotto le illusioni sparse da destra e da sinistra su questo che sembrava essere l’unico mondo possibile, e che il comunismo era stato un’illusione o una tirannia crudele.

La borghesia, fino all’altro ieri, ha detto dei comunisti tutto il male possibile senza vergognarsi di mentire e di negare anche l’evidenza. Noi chiediamo: "Quando c’erano i comunisti, ci risulta che le cose andassero peggio? Anche quando il Pci non era più quello di Gramsci, quello che vinse la guerra di Resistenza, quello che faceva parte del movimento comunista che estese la sua influenza fino a dirigere quasi un terzo della popolazione mondiale in pochi decenni, anche quando i comunisti erano quelli, da Togliatti a Occhetto, che mandarono in rovina il PCI, ci risulta che le cose andassero peggio?".

 

Il comunismo è il futuro dell’umanità, e senza di esso l’umanità non ha futuro. Realizza un sogno antico dell’umanità, come disse Marx, un sogno di riscatto che l’umanità coltiva da prima che nascessero le religioni. È logico prevedere che si realizzerà, e che quindi i comunisti vinceranno nelle loro imprese, piccole e grandi che siano. Questa crisi che si presenta come un incubo di portata mondiale di fronte al quale i più grandi politici ed economisti borghesi non sanno esprimere altro che discorsi senza senso, per la storia del movimento comunista è un episodio.

In Italia, nel 2004, è stato costituito il (nuovo) Partito Comunista Italiano, come atto conclusivo di una analisi che prevedeva quello che oggi sta succedendo, e come atto iniziale di un processo rivoluzionario che farà dell’Italia un nuovo paese socialista, dove tutte le principali attività produttive saranno svolte per il benessere del popolo, e non per il profitto di individui che in Italia sono nel clero vaticano, nelle banche, nella speculazione, nella mafia, nella politica corrotta. Questo processo rivoluzionario è un’impresa nuova, di importanza storica eccezionale. Parteciparvi in una qualsiasi misura è una opportunità per mettere da parte dubbi, esitazioni, scetticismi. Serve a riprendere il filo della nostra tradizione migliore. È una garanzia per i nostri figli. Semplifica la nostra vita. Puoi cogliere questa opportunità.

 

Visita il sito del (nuovo) Partito Comunista Italiano

http://lavoce-npci.samizdat.net

 

10 novembre 2008

 

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15.11.08

Salutiamo i compagni del CdP Stalingrado e, pubblicando il loro Comunicato, lo commentiamo.

 

Con il loro Comunicato i compagni del Comitato di Partito Stalingrado toccano un tema importante, sul quale indubbiamente tanti si interrogano: perché le masse non si ribellano neanche se il mondo va così male?

Il comunicato si limita a dire che le masse popolari non si ribellano perché non hanno fiducia in se stesse. Cosa senz’altro vera, ma che non dice cosa fare per risolvere il problema. Ora, come ci insegna il Materialismo Dialettico, le spiegazioni vere sono spiegazioni pratiche, devono cioè indicare cosa fare per risolvere il problema. “Fino ad oggi i filosofi si sono occupati di interpretare il mondo, ma il problema è trasformarlo”, diceva Marx.

Anzitutto precisiamo che stiamo parlando della ribellione delle masse popolari all’ordinamento sociale borghese, quindi dell’instaurazione del socialismo. Una volta date le condizioni oggettive, cosa impedisce alle masse popolari di instaurare il socialismo?

All’inizio della prima ondata della rivoluzione proletaria, nel movimento comunista si riteneva che per la rivoluzione socialista erano indispensabili due condizioni:

1. un certo grado di organizzazione della classe operaia e del resto delle masse popolari, che le rende capaci di intesa e di direzione, fa di esse un insieme organizzato, i cui membri sono capaci di muoversi insieme e realizzare obiettivi comuni;

2. un certo livello di coscienza che coinvolge, in misura diversa a calare, il partito comunista, le organizzazioni di massa, gli elementi avanzati, la classe operaia, le altre classi delle masse popolari: un livello di coscienza che rende le masse popolari capaci di condividere obiettivi comuni.

L’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria ha però mostrato che da sole queste due condizioni non bastano. È necessaria una terza condizione:

3. un partito comunista con determinate caratteristiche che lo mettono in grado di compiere il proprio ruolo storico: dirigere la classe operaia a prendere la direzione del resto delle masse popolari e a condurle a instaurare il socialismo.

Quali sono le caratteristiche che il partito comunista deve avere lo abbiamo indicato in dettaglio in La Voce n. 19 a cui rimandiamo.

Non aver compreso che occorreva questa terza condizione e, conseguentemente, non aver costruito partiti comunisti all’altezza del loro compito storico, è la ragione per cui in nessuno dei paesi imperialisti le masse popolari hanno instaurato il socialismo.

Senza un tale partito la classe operaia non è in grado di condurre il resto delle masse popolari a instaurare il socialismo, per quanto grandi siano la sua organizzazione e la forza della sua aspirazione al socialismo. Il malessere e il malcontento che le vicissitudini del regime borghese creano nelle masse popolari diventano azione efficace e vittoriosa per instaurare il socialismo solo con un simile partito. Esso indica e apre la strada all’azione delle masse popolari e le dirige fase per fase. La mancanza di un partito di questo genere è la spiegazione razionale di come mai finora le masse popolari non sono riuscita ad instaurare il socialismo in nessuno dei paesi imperialisti, benché qui esistano da più di 100 anni le condizioni oggettive e più volte in vari paesi si sono create le prime due condizioni soggettive necessarie del socialismo. Da noi ad esempio nel Biennio Rosso, con la Resistenza e nell’Autunno caldo.

Ma dall’esperienza e dal suo giusto bilancio impariamo a superare i nostri limiti.

Gli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria e in particolare l’apporto del maoismo, terza superiore tappa del pensiero comunista, danno a noi comunisti di oggi gli strumenti necessari per capire la lotta di classe in corso e per costruire, anche nei paesi imperialisti, partiti comunisti all’altezza del loro compito storico, in grado cioè di comprendere il processo di trasformazione delle masse popolari e di dirigerle nella lotta per instaurare il socialismo.

In sintesi il movimento comunista attuale ha in mano quanto gli serve per ricavare dalla resistenza che la masse popolari oppongono alla crisi del sistema capitalista, forze e risorse per l’avanzata della seconda ondata della rivoluzione proletaria. Nel nostro paese questo significa che noi comunisti possiamo e dobbiamo promuovere, sostenere, organizzare la resistenza delle masse popolari e convogliarne le forze nella lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

La fiducia delle masse popolari in se stesse è indubbiamente uno degli elementi necessari per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Ma insieme ad esso ve ne sono molti altri, tra loro legati dialetticamente. La crisi politica e culturale della borghesia, che non può risolvere i crescenti problemi che il suo ordinamento sociale genera alle masse; un giusto bilancio della creazione, della crescita e del crollo dei primi paesi socialisti; la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato; le possibilità di mobilitazione offerte dall’accelerazione della crisi economica; la resistenza alla repressione della borghesia, la resistenza dei popoli oppressi e dei popoli dei paesi imperialisti alla guerra imperialista; la seconda ondata della rivoluzione proletaria che va montando in ogni angolo del mondo.

Le masse popolari iniziano a ribellarsi in misura diversa e in tempi diversi a seconda del grado di sviluppo delle tre condizioni. Su ognuno di questi elementi ogni individuo, ogni organismo, ogni comunista, il partito comunista stesso, può far leva per favorire il loro sviluppo.

Quindi le masse popolari non si ribellano perché ancora non si sono sviluppate in misura sufficiente le tre condizioni. Dobbiamo lavorare a crearle. Ognuno di noi può dare il suo contributo.

Nessuno, che non sia ormai completamente abbrutito dall’oppressione borghese, è un esubero. Ogni individuo, a seconda delle sue capacità, generosità, forze e risorse è in grado di contribuire, in un campo o in un altro, a sostenere la resistenza delle masse popolari contro il procedere della crisi del suo sistema, all’indipendenza ideologica, politica, organizzativa delle masse dalla borghesia, a trasformare le lotte delle masse popolari in scuole di comunismo, alla rinascita del movimento comunista, al rafforzamento del partito comunista, ecc. E anche, naturalmente e conseguentemente, a sviluppare nelle masse popolari la fiducia in se stesse e spingerle a ribellarsi. Questo significa contribuire allo sviluppo delle tre condizioni.

La risposta pratica alla domanda che ci siamo posti è: promuovere la ribellione delle masse popolari!

 

La redazione della pagina DFA