La Voce

La nuova bandiera e il vecchio economicismo

lunedì 23 aprile 2007.
 

Bisogna combattere a fondo l’economicismo nel lavoro dei comunisti

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Salutiamo con gioia sincera la pubblicazione del numero 2 della rivista la Nuova Bandiera ad opera dei compagni del Partito Comunista maoista - Proletari Comunisti - Rossoperaio. La maggiore regolarità che un po’ alla volta i compagni danno alla pubblicazione della rivista, è un sintomo del progresso del loro lavoro. A sua volta non potrà che portare a un miglioramento complessivo del loro lavoro: quindi a un progresso nella rinascita del movimento comunista nel nostro paese. Infatti la rinascita del movimento comunista nel nostro paese comporta anche, in questa fase, il rafforzamento e la moltiplicazione di più organizzazioni comuniste legali (Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista) e il miglioramento dell’attività di ognuna di esse.

La pubblicazione sistematica e regolare di una rivista porterà con ogni probabilità i compagni del PCm a essere meno “praticoni”, ad ampliare il loro interesse per la teoria rivoluzionaria, a dare nel loro lavoro maggiore spazio all’elemento cosciente: insomma a superare i limiti maggiori che hanno da sempre contraddistinto la lunga storia di questa FSRS. Con la pubblicazione sistematica delle rivista essi metteranno sempre più in luce i pregi del loro lavoro che in questo modo diventeranno patrimonio comune. Metteranno in luce meglio e quindi sottoporranno alla critica di tutti i comunisti e dei lavoratori più avanzati anche i limiti del loro lavoro: creeranno quindi condizioni migliori per superarli. Daranno quindi un contributo importante alla rinascita del movimento comunista tutti quelli che criticheranno in modo franco e costruttivo i limiti che la pubblicazione metterà in luce.

Da tempo abbiamo messo in luce l’orientamento economicista largamente presente nell’orientamento dei compagni-di Rossoperaio. Nel caso particolare l’economicismo consiste nel presentare-le lotte rivendicative (sindacali) come le sole “lotte concrete”. Quindi non distinguere la lotta politica rivoluzionaria dalle lotte rivendicative (il tutto da una componente), per dare a queste il ruolo che loro compete nell’ambito della lotta politica rivoluzionaria. Parole d’ordine come “politicizzare le lotte rivendicative”, “trasformare le lotte rivendicative in lotte politiche” sintetizzano questo lato negativo del loro orientamento.

Tempo fa i compagni di Rossoperaio hanno ritirato le “Tesi programmatiche di Rossoperaio” che avevano diffuso nel 2001. Erano tesi apertamente economiciste. La critica esposta nel supplemento telematico a La Voce n. 7 (marzo 2001) non lasciava dubbi in proposito .(1) I compagni, con un comportamento autocritico esemplare che va ricordato a loro onore, le hanno ritirate e le hanno sostituite con nuove Tesi che non hanno ancora reso pubbliche. Essi hanno però fatto ampie dichiarazioni contro l’economicismo e anche di questo va loro dato atto. È quindi probabile che le nuove Tesi correggano almeno in una certa misura la deviazione economicista delle precedenti.

Occorre però che la correzione di rotta non resti una dichiarazione, ma si traduca nella pratica e nella propaganda dell’organizzazione. Altrimenti resta una lodevole ma insufficiente promessa di correzione di rotta. C’è questa correzione di rotta nella pratica e nella propaganda? Per quanto riguarda la propaganda, il n. 2 di La nuova bandiera è deludente.

Prendiamo lo scritto Proletari in lotta, un’esperienza concreta - contro Stato e riformismo - comunisti maoisti e rivoluzionarismo piccolo-borghese (pagg. 114-121). Un ottimo articolo se però lo si considera come l’illustrazione della differenza tra l’attività che un “sindacalista comunista” (maoista) svolge nelle lotte rivendicative (sindacali) per farne una scuola di comunismo e l’attività che vi svolge un personaggio affetto da “rivoluzionarismo piccolo-borghese”. Ma La nuova bandiera invece lo presenta, fin dal titolo, come l’illustrazione della differenza tra l’attività che un “comunista maoista” svolge in una “lotta concreta” e l’attività che vi svolgerebbe un personaggio affetto da “rivoluzionarismo piccolo-borghese”. Ne viene che La nuova bandiera n. 2 resta ancora sul terreno economicista delle vecchie-e sconfessate “Tesi programmatiche di Rossoperaio”: “lotta concreta” è sinonimo di lotta sindacale e “comunista maoista” è sinonimo di sindacalista comunista. Appunto il nucleo economicista delle-Tesi programmatiche del 2001. L’articolo citato diventa un utile lettura, che consigliamo a ogni compagno, solo se si sostituisce sistematicamente a “comunista” l’espressione “sindacalista comunista” e a “lotta” l’espressione “lotta rivendicativa” o “lotta sindacale”.

Per rompere con l’economicismo bisogna distinguere nettamente lotta politica rivoluzionaria, lotta politica per le riforme e comunque sul teatro della lotta politica borghese, lotte rivendicative, aggregazione delle masse popolari in organizzazioni di massa. Solo distinguendo nettamente e chiaramente queste quattro categorie è possibile combinarle nel modo giusto nell’attività pratica: nell’organizzazione e nella propaganda. Ogni combinazione giusta (che ovviamente varia da situazione a situazione) implica però la subordinazione dell’intervento nella lotta politica borghese, delle lotte rivendicative e delle iniziative di aggregazione delle masse alla lotta politica rivoluzionaria. Chi non distingue, non riesce a combinare nel modo giusto. In concreto vuol dire ridurre la lotta politica rivoluzionaria alle lotte rivendicative, cioè economicismo. “Politicizzare le lotte rivendicative”, “trasformare le lotte rivendicative in lotte politiche”, ecc. restano espressioni dell’economicismo: della concezione secondo cui le lotte rivendicative (sindacali, economiche) sono sempre e ovunque il punto di partenza della mobilitazione dei lavoratori ai fini della lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Una concezione che giustamente venne combattuta da Lenin cento anni fa (il documento migliore e più comprensivo di questa lotta resta il Che fare?). Ma che ancora più contrasta con la realtà oggi, dopo che i lavoratori hanno assimilato l’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria.

Ci dispiace rilevare, infine, che nel n. 2 di La nuova bandiera non compare la seconda parte della critica delle concezioni e della linea del (n)PCI che la redazione aveva promesso nel n. 1: soppressa definitivamente o rimandata al n. 3?

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Ernesto V.


Note

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1. La critica è stata ripubblicata nel n. 17 di La Voce (marzo 2004) ed è disponibile anche sul sito internet lavoce-npci.samizdat.net e nel fascicolo A proposito di Rossoperaio edito dalla Delegazione della CP del CC del (n)PCI (indirizzare le richieste a BP 3 4, rue Lénine, 93451 L’Île St Denis - Francia o all’indirizzo e.mail delegazionecp@yahoo.it).