Cristoforo Colombo - capitolo 1° - Il movimento economico della società

      Il ruolo dei mezzi di comunicazione e del controllo delle coscienze nel determinare il movimento delle masse

Le forze motrici del movimento delle masse
martedì 15 agosto 2006.
 

Pippo Assan

Cristoforo Colombo

-  Capitolo 1° - Il movimento economico della società


Il ruolo dei mezzi di comunicazione e del controllo delle coscienze nel determinare il movimento delle masse

Alcuni personaggi sostengono seriosamente che nella nostra epoca la borghesia attraverso i moderni mezzi di comunicazione di massa e il loro uso spregiudicato e sapiente è riuscita e riesce ad , le masse dominate, a far ingoiare loro qualsiasi cosa, di modo che sarebbero solo devianti - di origine misteriosa - quelli che non si adatterebbero e si ribellerebbero al . La capacità delle classi dominanti di manipolare le persone sarebbe insomma diventata illimitata.

Questa concezione idealista (6) del movimento della società è stata esposta da Curcio e Franceschini nella veste più ribellistica, e quindi accattivante, nell’opuscolo Gocce di sole nella città degli spettri, a torto dimenticato.

A chiunque segua la letteratura contemporanea è chiaro però che non si trattava della trovata fantasiosa dei due autori.

La teoria della società capitalista come sistema, cioè come assieme organico di parti funzionali l’una all’altra, capace di contenere tutto ciò che in essa si genera, è uno dei cavalli di battaglia della Scuola di Francoforte (Adorno, Horkheimer, Pollock, Marcuse, ecc.) (7).

La Scuola di Francoforte generalizzò e portò all’interno della cultura accademica e della letteratura la concezione unilaterale delle caratteristiche del capitalismo nella fase imperialista esposta da ideologhi del capitalismo monopolistico come Sombart, Liefman e altri esponenti del e da teorici socialisti come Kautsky, Bukharin e Hilferding nella tesi del superimperialismo. La Scuola di Francoforte aggiunse di suo la tesi dell’illimitata capacità della classe dominante di manipolare le coscienze e, attraverso ciò, determinare l’azione delle masse (8).

La tesi dell’illimitata capacità della classe dominante di manipolare le coscienze e con ciò determinare l’azione delle masse era l’espressione teorica dell’impressione che aveva prodotto negli intellettuali idealisti (critici della società borghese) l’apparato propagandistico di manipolazione delle coscienze e dell’informazione che i governi dei paesi imperialisti misero in opera durante la prima guerra mondiale e gli analoghi apparati messi in opera dai regimi borghesi, fascisti, nazisti o democratici che si chiamassero, negli anni successivi. Gli intellettuali idealisti trascuravano di considerare le reali cause materiali delle guerre, dei regimi borghesi e del comportamento delle masse e attribuivano agli apparati di propaganda e di manipolazione gli effetti di quelle. Ma gli apparati di propaganda e di manipolazione potevano e possono avere efficacia solo sulla base dell’azione di quelle, come dimostrano innumerevoli episodi pratici, ad es. le ribellioni di massa esplose ad un certo punto della guerra imperialista nonostante gli apparati di propaganda e di manipolazione, la instabilità dei regimi borghesi moderni nonostante i loro apparati di propaganda e manipolazione, ecc.

Queste concezioni (direzione statale dell’economia e manipolazione illimitata delle coscienze) erano diventate luoghi comuni nella cultura borghese negli anni 50 e 60, cioè nel periodo della ripresa del capitalismo.

Gli esponenti del regime esultavano di questo finalmente trovato elisir dell’eterna giovinezza della società borghese.

I revisionisti si accodavano proclamando che era oramai possibile per lo stato dirigere a buon fine l’economia della società borghese e quindi sostituivano nel loro programma le riforme di struttura alla rivoluzione.

A sinistra, tra gli oppositori politici, i sostenitori di queste concezioni furono Panzieri, Tronti, Asor Rosa, Cacciari, Negri e tutta la scuola operaista (Quaderni Rossi, Classe operaia, Potere operaio, ecc.) che imprecava contro il piano del capitale e giurava sul primato della politica sull’economia.

Proprio partendo da questi ultimi, questa concezione aveva permeato anche il movimento rivoluzionario. Nonostante tutte le genuflessioni fatte a Marx, Lenin, Stalin e Mao Tse-tung, resta il fatto che padri spirituali del movimento del ’68 e dintorni furono più Marcuse, l’Universita di Berkley e l’Università Critica di Berlino che non i suddetti santi padri!

La presentazione che Curcio e Franceschini fecero in Gocce di sole della tesi dell’illimitata manipolabilità della coscienze e dell’illimitata capacità di determinare i comportamenti delle masse attraverso suggestioni e immagini era tanto disperatamente rivoluzionaria (9) e il prestigio degli autori ancora tanto alto, che essi riuscirono a far passare per un po’ di tempo e presso non poche persone come letteratura rivoluzionaria la loro sussiegosa e dotta rimasticatura delle fantasticherie esposte da Orwell in 1984 e da Aldous Huxley in Il mondo nuovo e in Ritorno al mondo nuovo arricchite delle immagini e suggestioni di alcuni film di fantascienza. Una critica esauriente di Gocce di sole venne tuttavia fatta, in campo rivoluzionario, dagli autori dello scritto Politica e Rivoluzione. Non ci interessa quindi entrare in dettagli a proposito dell’esposizione della coppia Curcio-Franceschini e rimandiamo alla critica citata.

Il motivo più profondo del momentaneo successo degli autori di Gocce di sole derivava tuttavia dal fatto che essi esponevano in forma concentrata, quindi facendone involontariamente risaltare l’assurdità e la genesi poliziesca (10), impressioni e teorie che, più o meno confuse, ristagnavano e ristagnano nelle teste di non pochi esponenti del movimento rivoluzionario e in un numero ancora maggiore di teste di ex rivoluzionari e di ciarlatani che popolano salotti, birrerie e librerie della nostra come di altre società imperialiste.

Era ad esempio l’estremizzazione e la versione farsesca della teoria del SIM (Stato Imperialista delle Muntinazionali) e di altre teorie analoghe che vedremo più avanti.

Tesi analoghe continuarono ad essere esposte per un po’ di tempo, anche dopo le di Curcio e di Franceschini dal movimento rivoluzionario, dai gruppi Badu Complot e Fili Scoperti Metropolitani che così vennero a configurarsi come una tendenza espressamente soggettivista ed idealista nell’ambito del movimento rivoluzionario.

Parenti prossimi di questi soggettivisti sono quegli esponenti del movimento rivoluzionario che ritengono che , ossia che la borghesia, mentre reprime, riduce i redditi e peggiora le condizioni di vita e di lavoro delle masse, può sviluppare ed ampliare le forme, le apparenze democratiche del suo regime, può cioè creare o lasciare aperti canali di espressione alle masse senza che questi si ritorcano contro di lei. Tutta l’esperienza, tutto il corso reale (quello reale però, non le chiacchiere!) smentiscono questa tesi. Buon ultimo esempio è l’introduzione dei referendum in campo sindacale patrocinata dai servi della borghesia per dar voce alla supposta e precipitosamente rimangiata dagli stessi promotori, perchè, nonostante gli errori d’avventurismo e di estremismo di alcune , gli si sono rivoltati contro e quindi sono diventati .

Dovremmo badare un po’ più ai reali movimenti e comportamenti delle masse e un po’ meno ai discorsi dei borghesi e di quelli che le ripetono.

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